Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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29. ISTRUZIONI SULLA GRAZIA *

[I. La grazia santificante]

Quanto a prediche ne sentiamo già tante, sentiamo sempre istruzioni o meditazioni. Piuttosto ora dobbiamo praticare e per praticare ci vuole la grazia. La grazia è un dono soprannaturale interno, per cui noi diventiamo figli di Dio. I doni non sono tutti interni, o meglio, alle volte la grazia, questo dono interno, ha forme sensibili, per esempio nel Battesimo, nella Cresima e in tutti gli altri sacramenti, e queste forme sensibili ci fanno vedere ciò che fa la grazia all'interno. Per esempio nel Battesimo, mentre l'acqua all'esterno lava la testa del bambino, all'interno la grazia monda l'anima dal peccato. Questo dono interno della grazia fa due cose, o meglio la grazia ha due effetti: vi è la grazia santificante, la quale fa bella l'anima, e vi è la grazia attuale, la quale rende forte l'anima.
La grazia santificante si chiama anche grazia abituale, che sta sempre in noi finché il peccato mortale non la scaccia. La grazia santificante è quella che ci fa ben visti da Dio, che ci rende cari a Dio e, man mano che si ricevono i sacramenti, la grazia in noi aumenta e diventiamo perciò sempre più cari a Dio. La grazia santificante è aumentata in noi dai sacramenti, sacramentali, preghiere e opere buone.
La grazia attuale o medicinale è una medicina che guarisce e fortifica. Quando per esempio una [persona] ha il vizio di dir bugie, ha una cattiva abitudine che la dispone al peccato, ha bisogno della grazia medicinale o attuale per aver forza a vincersi.
La grazia santificante ci fa cari a Dio, la grazia medicinale ci rende più forti. La grazia santificante è chiamata nella sacra Scrittura «veste nuziale»1 e sta sempre in noi; l'attuale invece ci è data solo quando ce n'è bisogno, per esempio non si ha voglia di
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pregare, si dice un Angelo di Dio per aver volontà, e allora si riceve la grazia attuale. Nella Comunione si ricevono tutte e due le grazie. In pratica, quanto più uno ha di grazia santificante, tanto più accresce la grazia attuale. La grazia santificante si chiama pure merito.
Supponiamo che una [persona] stia buona fino a ventidue anni, oppure S. Alfonso che scrisse molti libri: avranno gli stessi meriti di un bambino che muore appena ricevuto il santo Battesimo? No, ne avranno molti, molti, mentre il bambino ne ha pochi, ha solo quelli che riceve nel Battesimo. Il merito non è mai cedibile, è personale. Quando si prega per un altro, non gli si accrescono i meriti, ma gli si ottiene la grazia attuale. Bisogna che ciascuno si faccia i propri meriti. Il merito si può accrescere; ricevendo il Battesimo si ha un merito e basta quello per andare in paradiso. Il peccato mortale toglie la grazia e basta questo per andare all'inferno. Se uno sta buono, crescendo negli anni aumenta sempre il merito ricevuto nel Battesimo e, se fatta con intenzione buona, ogni opera buona lo accresce. Perciò è una grazia grande vivere a lungo; ma, non si dice che è una grazia morire giovani? Sì, ma per certe anime solamente e cioè per quelle che invecchiando sarebbero diventate cattive. Muore giovane chi al cielo è caro, ma non carissimo: il morir vecchi è una grazia più grande. Quanto più le opere si fanno con fervore, tanto più cresce il merito: merito, grazia santificante e veste nuziale vogliono dire la stessa cosa. Quando l'anima esce dal corpo, comincia a splendere e manda quella luce che fa vedere Dio, ed è la luce della gloria.
Ci sono parecchi lumi: il lume degli occhi che ci fa vedere le cose materiali; il lume della ragione che ci fa conoscere che Dio c'è; il lume della fede che ci fa vedere giusto tutto ciò che contiene il santo Vangelo, ci fa perciò credere in Dio; il lume della gloria che finalmente ci fa vedere Dio. Quanto più sono i meriti, tanto più sarà splendente la luce della gloria e tanto più vedremo bene Dio. Ogni anima avrà un determinato numero di meriti quando si presenterà al giudizio, ed è perciò che, come dice S. Paolo: «Stella a stella differt in claritate»2.
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La grazia c'è anche ora nell'anima, ma il corpo impedisce che splenda e ci faccia vedere Dio.
Possono tutti acquistare la stessa grazia e gloria? Chi non ha il Battesimo non merita. Per entrare in paradiso ci vuole uno dei tre battesimi: o di desiderio, o di sangue, o di acqua. Appena ricevuto il Battesimo, il bambino ha la grazia e ha i meriti del cristiano; con la Cresima si fa i meriti del soldato di Cristo e con l'Ordine quelli di suo ministro; ma tra i meriti di soldato e di ministro, vi sono i meriti della religiosa i quali [generalmente] sono almeno il doppio. Studiando il catechismo, la suora si fa almeno due meriti: quello della buona azione e quello della [virtù della] religione poiché in questa azione esercita la virtù della fede e della religione. Ciò che si dice dello studio del catechismo, si dice pure di ogni altra azione che si fa: se la suora vive secondo la Regola, ossia è osservante in ogni atto, anche il dormire le è di merito. Con un'azione si possono fare parecchi peccati, e con una azione si possono fare parecchi meriti.
Una suora proprio buona, la quale porti il suo abito col dovuto rispetto, il velo per modestia, anche quando fa caldo e le pesa e lo porta perché la Regola vuole così, si fa almeno quattro meriti: [tre] per i voti esercitati e [uno] per la religione. Vi sono opere che fanno [compiere] due o tre peccati, altre che fanno fare due o tre meriti; là perché si violano due o tre virtù, qui perché si praticano due o tre virtù. Ognuna si esamini: io ho la veste nuziale? Se la morte facesse cadere ora il mio corpo, l'anima mia che splendore darebbe? Ognuno riceve il premio secondo i suoi meriti.
«Stella a stella differt in claritate»: non è lo stesso vivere dieci o quarant'anni. Ma io starò buona quando avrò quarant'anni. Prima di tutto non sai se ci arrivi, e poi chi potrà darti i meriti dei venticinque anni perduti? Ma io mi pento in punto di morte. Va bene, ma pentendoti, acquisti i meriti perduti? Col pentimento tutt'al più potrai scancellare il male fatto, ma meriti non ne acquisterai. Alcune sono diligentissime e guadagnano ad ogni istante, altre non si curano, perdono tempo, lasciano passare di tutto nella loro anima, vanno all'eternità con le mani vuote.

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[II. Effetti della grazia]

La grazia è una radice sana: tutti i doni soprannaturali nascono da questa radice. Nel Battesimo si riceve la prima grazia, ma questa grazia contiene in sé già il germe di tutti i doni e grazie, contiene il germe della fede, della speranza, della carità, dei sette doni dello Spirito Santo, delle otto beatitudini, dei dodici frutti dello Spirito Santo. Siccome in una pianta naturale i frutti sono l'ultima cosa, anche in questa pianta spirituale i frutti sono l'ultima cosa che si sviluppa dalla grazia: prima di produrre i frutti, mette le radici che sono la fede, la speranza, la carità, poi mette tronco, foglie, fiori, con i sette doni dello Spirito Santo e le otto beatitudini evangeliche.
La grazia è come il granello di senapa, il quale da piccolo [seme] diviene una pianta tanto grande. Tutto quello che in un'anima si sviluppa di soprannaturale viene dalla grazia, senza la grazia non vi può essere [altro] dono di Dio. In noi c'è la grazia e tutte le virtù, che ci consigliano di chiedere, sono lo sviluppo della grazia. Quando chiediamo una grazia o un'altra, in definitiva, chiediamo sempre l'aumento di grazia. Quanto più si ha di grazia nell'anima, tanto più possiamo ricevere altri doni soprannaturali.
Quindi ne consegue che la Madonna, che aveva più grazia di tutti, più di tutti aveva i frutti della grazia; chi ha meno grazia possiede meno frutti.
La vera carità non può nascere se non dalla grazia. Quando si commette il peccato mortale, si perde tutto meno la fede, la quale resta sempre nell'anima, ma offuscata e smorzata. Anche la speranza è tolta? Sicuro, poiché, finché c'è il peccato nell'anima non c'è speranza di salvezza. Anche la carità? Certo, rimane troncata e spezzata. La carità verso Dio se va alla mente frutta la fede, se va nella volontà frutta la speranza, se va nel cuore frutta l'amore. Domandiamo quindi più grazia, più amicizia con Dio: che egli venga in noi e ci stia sempre, sempre più vicino.
Vedete come la nostra santificazione è unificata? Si chiede una virtù perché si ha in modo speciale bisogno di quella, ma si chiede grazia intanto, ossia tutto. Se la grazia va nella bocca fa parlare le parole di Dio, se va nelle orecchie fa sentire volentieri la parola di Dio, se va nelle mani fa diventare operosi della gloria di Dio. Dunque abbiamo la necessità di chiedere l'aumento
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della grazia. Quando uno riceve bene i sacramenti, questi frutti vengono, e danno non solo forza all'anima, ma anche al corpo, che ne risente gli effetti e diventa più robusto nel lavoro, più paziente nel soffrire. Nella resurrezione finale il corpo risentirà in modo speciale gli effetti della grazia. Allora l'anima verrà dal cielo vestita di gloria e di grazia, e col suo splendore illuminerà anche il cadavere e questo diverrà leggero, agile, splendente, sarà una vera stella.
Sulla terra la grazia produce ancora effetti ammirabili: raddolcisce le passioni e quindi, dopo aver fatto la Comunione, l'anima è più forte, è più coraggiosa; in lei vengono le virtù e la grazia cambia le passioni prima in pecorelle docili e poi in passioni di bene, di modo che l'ira che aveva prima diviene ira santa contro il peccato; la tristezza, pentimento del male fatto; la letizia delle cose materiali, letizia spirituale e si ha il gaudio nel soffrire. Oh, quando la grazia investe un'anima, è come quando si mette il lievito nella pasta: la fa crescere tanto da cambiarla in Gesù! Quell'anima poi parla come Gesù, pensa come Gesù, guarda come Gesù, ama come Gesù; non è più lei che vive, è Gesù che vive in lei. Gesù, come specie eucaristiche, sta poco nell'anima, ma come grazia vi sta sempre se non lo si scaccia col peccato mortale. L'anima in grazia conduce una vita umano-divina: di umano ha il suo corpo, di divino ha Gesù in sé. Anche in Gesù vi erano due nature, e la volontà umana cooperava con quella divina3. Così nell'anima in grazia è la volontà di Gesù che dirige, chi vive in lei è Gesù. Questa vita soprannaturale è la nostra incorporazione in Gesù. Tanto più abbiamo bisogno di grazia, tanto più abbiamo bisogno di Gesù. È molto diverso avere soltanto la prima grazia o avere tante grazie. La prima grazia si riceve nel Battesimo oppure nella Confessione se si è commesso il peccato mortale. Questo toglie tutto, l'anima che ha commesso il peccato mortale è di nuovo da principio, anzi è in
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una condizione peggiore. Quante più grazie si ricevono tanto più si attira nell'anima la vita soprannaturale, e da questa vita può svilupparsi una grande pianta il cui frutto è l'apostolato: allora l'anima può far del bene agli altri. Vedete, come possiamo trasformare la nostra vita? Noi possiamo diventare membra di Gesù, corpo di Gesù, anima di Gesù. Questa è la dottrina di S. Paolo che per il popolo4 è difficile, ma è facile per le anime le quali sono in grazia e amano il Signore. Quando noi siamo in grazia, siamo le membra di Gesù, quindi ci attende la stessa sua gloria; risorgeremo con lui, saremo membra sue. A Natale si chiede che Gesù nasca nel nostro cuore, perché egli venga nel cuore bisogna che togliamo il peccato, esso è [come una] pietra dell'anima e del cuore che soffoca Gesù e non lo lascia vivere.
Lasciamo vivere Gesù nel nostro cuore, non leghiamolo, non fasciamolo stretto; lasciamolo crescere un bel bambino paffuto, fino a quando, a dodici anni, farà stupire con le sue parole sapienti. Quando una religiosa è stata buona per alcuni5 anni, ha già Gesù adulto [in lei] ed ella può andare a fare l'apostolato con grande amore e zelo. Quando Gesù è cresciuto, viene la santa audacia di dire [a chi si avvicina]: Mi ascolti. Io sono Gesù. Sì, perché ella ha sulle labbra le parole di Gesù, nella mente il pensiero di Gesù e può dire come S. Paolo: «Vivo ego, jam non ego, vivit vero in me Christus»6. Come in Gesù, uomo-Dio comandava la volontà divina, così in quest'anima chi fa è Gesù.

[III. La grazia attuale]

Maria è la piena di grazia. Ecco, l'Angelo le dice: «Non temere, o Maria, poiché hai trovato grazia presso Dio»7. Noi abbiamo perduto la grazia e per riaverla dobbiamo andare da Maria.
Maria è piena di grazia, Gesù è anche pieno di grazia, è lo stesso? No, perché Gesù è la grazia, l'autore della grazia, Maria invece è il canale della grazia. Bisogna andare dalla Madonna o
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da Gesù per avere la grazia? Fa lo stesso. Se andiamo dalla Madonna, ella è il canale della grazia e, per darla a noi, la va a prendere da Gesù, quindi andiamo da Gesù per mezzo di Maria.
Ma, e non si può andare direttamente da Gesù? Sì, ma Gesù dà le grazie a Maria. Gesù è la fonte, Maria il canale e, quantunque non sia ella la fonte, pure ha grazia per tutti, poiché prende dalla fonte, da Gesù. Gesù è pieno e della sua pienezza di grazia ne dà a noi; Maria è sempre piena come il rubinetto collegato alla fontana, il quale per quanta acqua si prenda, pure è sempre pieno e se non fosse pieno non potrebbe dare acqua.
Nessuno ha amato il Padre come Gesù, e il Padre di lui disse: «Questo è il mio Figlio diletto»8. Gli altri [figli] gli sono cari, ma Gesù [é il] diletto, perché più di tutti gli altri possiede la grazia. Noi per ottenere la grazia andiamo generalmente dalla Madonna e «Qual vuol grazia e a lei non ricorre, sua disianza vuol volar senz'ali»9. Maria è il canale per il quale l'acqua salutare della fonte Gesù, viene a noi, e l'acqua salutare che a noi giunge è la grazia: grazia santificante o abituale, grazia attuale o medicinale.
Nella sacra Scrittura la grazia è anche paragonata al fuoco, il quale investe il ferro10 e di ferro e fuoco fa una cosa sola. Così, la grazia di Gesù quando viene in un'anima non si ferma solo all'esterno, ma la penetra tutta e la trasforma in Gesù Cristo.
Abbiamo già visto la grazia abituale o santificante, veniamo ora a parlare della grazia attuale.
La grazia attuale è diversa dall'abituale. Questa si può paragonare ad un abito che copre l'anima ed è permanente in lei, mentre l'attuale è come il paracqua che si adopera solo quando piove, cioè quando ce n'è bisogno. Vi sono delle opere facili, per compiere le quali non è necessaria la grazia attuale, ma ve ne sono delle difficili, per compiere le quali c'è bisogno della grazia attuale. Il primo ufficio della grazia attuale è quello di medicare, il secondo è quello di aiutare a compiere l'atto o fortificare. Ma oltre a questi ne ha ancora un altro, cioè quello di elevare le nostre opere buone a merito. Quando noi compiamo azioni soprannaturali non siamo soli, ma c'è Dio con la sua grazia in noi. Per esempio un ebreo che faccia l'opera buona di educare bene
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sua figlia, fa un'opera buona? Sì. Merita per il paradiso? No, perché in sé non ha grazia. Invece nostro padre, che speriamo in grazia, e ci ha educate bene, merita con la sua opera buona? Sì, merita per il paradiso perché ha la grazia e questa eleva l'opera buona del padre ad azione soprannaturale, la quale merita anche un premio soprannaturale: il paradiso; mentre l'opera puramente naturale dell'ebreo merita un premio naturale: il limbo.
Il paradiso è un premio soprannaturale, è la gloria stessa di Gesù che egli dà a noi, e cioè ci fa coeredi suoi. L'ebreo non merita, perché non è in grazia e quando non si è in grazia non si merita. Chi è in peccato mortale, deve tralasciare per questo le opere buone? No, perché il compierle anche in peccato è un'opera che dispone alla conversione, ma quest'opera non acquista merito. Acquista merito l'opera buona fatta in grazia, la quale è accolta da Gesù ed elevata a opera soprannaturale.
Della grazia attuale medicinale non ne abbiamo sempre bisogno, ma in pratica sì, perché non si può andare a lungo senza questa grazia. La grazia attuale di elevazione, invece, questa sì, che è sempre necessaria per meritare.
La grazia è Gesù, ed egli ha detto: «Sine me nihil potestis facere»11. Nihil: niente! Non molto, non poco, ma niente. Quindi, altro che insuperbirsi!
Da noi non siamo capaci a fare niente, ciò che facciamo è frutto della grazia, perché insuperbirci? Che sciocchezza è mai la superbia! Eppure, quanto danno reca alle anime, quanto bene, quanti meriti porta via!
Certe opere si possono fare senza l'aiuto speciale di Dio, ma quando si tratta di opere per il paradiso, ci vuole la grazia. È di fede che non possiamo andare a lungo senza la grazia, quindi chi cessa di pregare non ottiene la grazia e non fa più bene; è di fede che anche un santo ha bisogno della grazia per perseverare; è di fede che c'è bisogno della grazia per meritare; è di fede che una non può vivere da vera religiosa senza la grazia.
Qui s'intende sempre la grazia attuale, la quale ha due effetti: medicare ed elevare. Il fortificare si unisce al medicare, perché in pratica è la stessa cosa. La grazia che eleva è indispensabile, la grazia che medica viene data a chi prega e chi non prega non
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l'ha, e non può salvarsi. Iddio ha dato all'uomo delle grazie senza che gliele chiedesse, come il Battesimo; ma all'adulto non gliene dà se non prega, e perciò chi non prega certamente si danna, mentre chi prega ottiene le grazie e si salva.
Per meritare per il paradiso bisogna che l'anima sia in grazia e non abbia superbia. Chi è superbo non si fa alcun merito, perciò bisogna sempre stare umili e dire: La mia opera non vale proprio nulla se Gesù Cristo non vi mette la sua grazia. L'opera mia senza la grazia è un'opera senz'anima, quindi è morta.
Ci vuole proprio tanta e tanta umiltà: gran disgrazia insuperbirsi! Uno perde insuperbendosi tutto il bene fatto; quando uno fa un po' di bene e lo racconta per vanità, quel bene non ha più alcun merito.
Stiamo attenti, perché la superbia ne fa perdere tanto di bene! Quindi è una sciocchezza ben grossa lavorare e poi perdere. Eppure ci sono tante persone che perdono molto e mettono il loro bene in un sacco bucato, perdendolo così tutto per strada. Figliuole, fate tutto per il paradiso, non perdete niente. Le vostre forze siano tutte per Gesù. Chissà quali lavori vi aspettano, quali opere da compiere! Ma se per caso vi prende la superbia, perderete tutto e al giudizio, cosa porterete? Guardatevene, perché i diavoletti vi stanno attorno come ladruncoli per rubarvi il bene. La superbia è una gazza che ruba i meriti e proprio i più belli. Che follia lasciarseli prendere, eppure, quanta gente folle c'è al mondo!
Esaminiamoci se non abbiamo perduto niente.
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* Istruzioni, in ciclostilato, fogli 5 (22,5x35), tenute ad Alba il 10.[12].1932, dal “Primo Sig. Maestro”. Sono tre istruzioni e sebbene non sia scritto che si tratta di un ritiro, si è conservata l'impostazione propria del ritiro.

1 Cf Mt 22,12.

2 Cf 1Cor 15,41: «Ogni stella differisce da un'altra nello splendore».

3 Originale: “Anche in Gesù vi erano due nature, ma la volontà era una sola, quella divina”. Probabilmente chi ha preso gli appunti non ha colto esattamente il pensiero del predicatore. Il catechismo della Chiesa Cattolica riportando quanto definì il Concilio di Costantinopoli III (681) dice: Cristo ha due volontà…non opposte ma cooperanti… La volontà umana di Cristo «segue, senza opposizione o riluttanza, o meglio, è sottoposta alla sua volontà divina e onnipotente» (cf Catechismo della Chiesa Cattolica, Parte prima, Sezione seconda, Capitolo secondo, Articolo 3, Paragrafo I, IV).

4 Originale: volgari.

5 Originale: dodici.

6 Cf Gal 2,20: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me».

7 Cf Lc 1,30.

8 Cf Mt 3,17.

9 Alighieri Dante, La Divina Commedia, Paradiso XXXIII, 13-15.

10 Originale: fuoco.

11 Cf Gv 15,5: «Senza di me non potete far nulla».