Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20. AMARE IL PROSSIMO *

Quando Raguele vide il giovane Tobia, senza conoscerlo: Oh, disse, quanto rassomiglia al mio cugino questo giovane! Sentendo poi che appunto era figlio di suo cugino Tobia, l'abbracciò strettamente e gli diede mille benedizioni, piangendo d'amore sopra di lui. Or perché questo? Non già per le buone qualità di lui, perché ancora non sapeva di che qualità fosse; ma perché, disse, tu sei figlio di una persona molto buona e ti rassomigli molto a lei1. Vedete quel che fa l'amore quando è vero. Se amassimo veramente Dio faremmo altrettanto con tutti i nostri prossimi che sono tutti figli di Dio e tanto rassomigliano a lui (S. Francesco di Sales)2.
Questo pensiero di S. Francesco è per dire che noi dobbiamo amare il nostro prossimo, le persone che ci circondano perché sono immagine di Dio e, come amiamo il Crocifisso benché non sia che un'immagine di Gesù, così dobbiamo amare il prossimo perché è immagine di Dio.
Nessuno si sogna di dire che quel crocifisso è Gesù, perché non è altro che un pezzo di legno, di metallo, di gesso o di scagliola, ma è l'immagine di Gesù, ed è per questo che noi l'amiamo, lo baciamo, lo veneriamo, facciamo la genuflessione, perché è ciò che vorremmo dare a Gesù stesso. Perciò quando noi parliamo con una persona, fosse anche un peccatore, dobbiamo portargli rispetto, ma non ai suoi peccati, bensì all'immagine di Gesù Cristo che è in lui, sebbene egli l'abbia sporcata gettandola nel fango. Noi non dobbiamo mai dire che quell'immagine di Dio è cattiva, indegna di rispetto, mai; dobbiamo dirlo ai peccati, ma all'immagine di Dio, no, infatti Dio ha detto: «Facciamo l'uomo ad immagine e somiglianza nostra»3. E noi, perché siamo esseri viventi, siamo immagini di Dio molto più che
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non un crocifisso che è inanimato. Dobbiamo sempre rispetto e venerazione al nostro prossimo, come lo portiamo al crocifisso, sia esso pur pieno di ragnatele, sciupato, imbrattato di fango, ma sempre immagine di Dio.
Esaminiamoci se rispettiamo negli altri l'immagine di Dio: dir male di una persona è dir male di Dio, come servire una persona è servire Dio. Perciò S. Camillo de Lellis4 si inginocchiava davanti ai malati, immaginandosi di servire Dio, ed il beato Cottolengo si avvicinava ai malati con la berretta in mano perché diceva: Se passassi davanti a Gesù Cristo mi scoprirei il capo, quindi devo farlo anche davanti a chi me lo rappresenta. S. Maria Maddalena de' Pazzi5 riguardava le sue sorelle come immagini di Dio e perciò le amava sempre di più.
È così che voi amate il vostro prossimo? Esaminiamoci se davvero amiamo il prossimo come immagine di Dio; se lo amiamo solamente perché ci è utile, perché è grazioso, ecc., non saremmo di più dei pagani. Se amerete solo così, povere figlie, come vi troverete in punto di morte! Anche i cagnolini amano chi dà loro del salame, ma amare chi non ci ama, servire chi ci porta rancore, beneficare chi ci vuol fare del male, dire bene di chi dice male di noi, questo, sì, è vero amore, è veramente meritorio.
Bisogna fare il massimo bene e specialmente a chi non ce ne fa.
La Congregazione delle Figlie di San Paolo è un istituto che riceve delle giovani piene di difetti, e magari che hanno commesso tanti peccati e si sono lasciate andare a tante miserie di superbia, pigrizia, alterigia, ecc. La Congregazione deve aiutarle a purificarsi6: dapprima far lasciare il peccato che è la cosa principale con confessioni, Esercizi, ecc., poi a poco a poco i difetti con avvisi, consigli, esortazioni, esempi, fino a rinnovarle. Se non liberate chi viene dai peccati e dai difetti, che bene fate?
Non bisogna criticare i difetti altrui e sparlarne, ma correggere, rifare con l'assistenza, con i consigli, con la preghiera, tacendo
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e sopportando pazientemente, aspettando i frutti di un lavoro costante.
La Congregazione deve fare il massimo bene, deve fare, per quel che può, sante le persone che vengono ad essa: togliere il male è il primo passo, ma non basta, bisogna mettere poi il bene. Dovete portarle gradatamente ad amare la povertà e a praticarla, portarle gradatamente alla mortificazione che è più che la castità, all'ubbidienza in tutto, all'orario, al cibo, a tutto ciò che forma il massimo bene che è la vita comune, e prima l'abbracceranno, più merito avranno. Se non fate tutto questo lavoro, sprecate solo tempo.
La Congregazione ha dei tesori spirituali: la Messa, e quindi farne sentire molte e bene; le funzioni, farle amare; la chiesa, farla amare, averne cura e abbellirla. Per i tesori spirituali della confessione, Comunione, Visita, bisogna aiutare le persone a farle bene, a ricavarne il massimo profitto spirituale; bisogna indurre le anime a perfezionarsi giorno per giorno. La Congregazione ha i grandi tesori, non solo dei comandamenti, ma dei consigli; bisogna farli amare, perfezionarsi in essi. Bisogna indurre le anime alla santificazione, poi all'apostolato perché il primo fine è santificare noi, il secondo è santificare gli altri, ma non può esserci il secondo se non c'è il primo. Questi sono i tesori di cui dovete arricchire le anime che vengono in Casa. La Congregazione non ha case, non ha campi, ma ha tesori di pratiche di pietà, di Comunioni, di adorazioni, di Messe; ha la povertà, ha la mortificazione, la perfezione dell'ubbidienza nella vita comune, la compagnia di persone pie, l'orario, l'abito santo. Con questi tesori dovete far ricche le anime, chiamare le vocazioni, farne delle sante. Voi le arricchirete e, venuto il giorno della morte, le consegnerete a Dio dicendo: Vedi come te le consegno pulite, arricchite di oro, di argento e di pietre preziose, vedi come le ho abbellite, purificandole dai peccati, dalle imperfezioni per farle care a te. [E alla sorella] potrete dire: Anima, ti ho amata, ti ho presa sporca, scalza, stracciata, come un fanciullino abbandonato, ti ho accolta come il padre del figliuol prodigo, ti ho ripulita, calzata, vestita bene; ora va' in cielo, ti ho preparata per far bella figura in quella nicchia che il Signore ha predisposto per te nel suo tempio!
Quanto più farete con l'esempio e con la parola, tanto più raggiungerete il primo fine. Bisogna apprendere bene la vera vita
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comune, in tutto, con mente e cuore, non solo con il corpo; del corpo non solo non se ne fa niente, si può mandare al camposanto; noi vogliamo anime, non solo corpi, anime da far sante, da arricchire per il cielo.
Non andate fuori dalla vita comune, stateci bene dentro, ciascuna per conto suo, non fatela diventare come un abito pieno di bucherellini, che non serve più a niente, non sdruscitela, non sporcatela. Tenete ferme le ore di silenzio, le piccole osservanze, perché l'apostolato della stampa è cosa delicatissima, quindi per esercitarlo bisogna che la vita comune sia santificata dall'osservanza. Ognuna badi a ciò che fa, al proprio comportamento, a tutte le minime cose; se una sciupa tutto, un'altra non osserva mai il silenzio, dove va a finire la vita comune? Tante piccole cose mal fatte concorrono al raffreddamento di essa, e allora [dove va] il bene dell'apostolato?
Se diamo a tavola un pane già mezzo sporco, che i topi hanno già rosicchiato, che pane è? Così sono certe vite comuni! Lo presentereste al re quel pane? No, e al Signore Iddio, re dei re, osereste presentarlo?
Non seminate di imperfezioni la vita di perfezione; non abbiate tanta fretta di fare la promessa di maggior perfezione, ma di praticare la maggior perfezione. Vorrei che tutte fossero richiamate sui loro punti particolari. Se avete da piegare un foglio, piegatelo bene; se avete da dare due punti, dateli bene, non fate le cose a caso. Quanto spreco di intelligenza e di cuore si fa specialmente da quelle che studiano, per cui non si fanno più sante! Si sprecano molti anni nello studio e se si cresce solo in vanità e orgoglio, cosa si può essere davanti a Dio? Se lo studio non porta a capire che si è niente, non è buono, è solo superbia. Ed ecco perché le più belle intelligenze finiscono in una nullità. Ed hai un bel cambiarle d'ufficio, bisogna cambiare la testa e il cuore!
Vigilate, vigilate, o figlie, affinché Dio sia contento di voi. La santità è difficile per chi non cura le cose minute, ma è anche facile per chi guarda di fare le piccole cose per il Signore con la mente e con il cuore, minuto per minuto. Come fa l'orologio a segnare [le ore] sempre bene? Esso ha la sferetta minutaria che regola gli impercettibili movimenti, e tutto procede sempre regolarmente; se essa si guasta, le altre sfere più grandi non funzionano più con esattezza.
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Bisogna far bene minuto per minuto, non vivete di fantasia, ma di realtà. Il Signore non si serve con il fumo, ma con le opere, non con le parole, ma con i fatti, non si serve con il sapere di tutti, ma [con il conoscere] noi stesse, stando unite a lui, facendo bene le cose sotto il suo sguardo. Vigilate molto affinché il diavolo, nemico della perfezione, non vi inganni: difficilmente il diavolo tenta l'anima religiosa in cose gravi, ma in piccole cose, sì.
Se il tubo dell'acqua potabile è tutto bucherellato, come arriverà l'acqua ai rubinetti? Attenzione a tutti i movimenti del cuore e dello spirito affinché siano tutti del Signore.
Il Signore vi benedica con la sua amplissima grazia e aumenti in tutte il desiderio della santità.

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* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 3 (20,7x31), tenuta ad Alba il 29.07.1932. Nell'originale non è indicato l'autore, e il titolo è: “Ancora sulla carità”.

1 Cf Tb 7,2-6.

2 Cf Diario spirituale, ed. cit., pp. 391-392.

3 Cf Gen 1,26.

4 Camillo de Lellis (1550-1614), nato negli Abruzzi, sacerdote, fondatore della Congregazione dei Ministri degli infermi.

5 Maria Maddalena de' Pazzi (1566-1607), monaca carmelitana scalza nel monastero di Firenze.

6 Originale: ripulirle.