Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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13. LA SANTISSIMA TRINITÀ NELLA NOSTRA VITA *

Questa sera con la nostra volontà, con il nostro cuore e con la nostra lingua canteremo un bell'inno alla santissima Trinità, e incominciando l'ora di adorazione fissiamo gli occhi della nostra mente lassù, dove vive e regna la santissima Trinità, servita dagli angeli, ossequiata dalla santissima Vergine, lodata da tutte le creature celesti. Canteremo perciò il «Laudate Dominum, omnes gentes»1, e tutti piegheremo il capo riverentemente al Gloria al Padre, gloria al Figlio e allo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli!
Col 1° mistero glorioso chiederemo la grazia della fede nella santissima Trinità.

I. Il mistero della santissima Trinità è il più augusto fra i misteri di nostra santa religione. Stamattina la Chiesa ci ha fatto recitare un inno speciale alla santissima Trinità, che compendia quanto dobbiamo credere, il dovere che abbiamo di credere alla santissima Trinità, i benefici che noi attendiamo dalla santissima Trinità. L'inno è il Simbolo Atanasiano che dice in principio: «Chiunque vuole essere salvo, è necessario, prima di tutto, che abbia la fede cattolica, che creda in un solo Dio, ma in tre persone, non confondendo le persone, né separando la sostanza, perché altra è la persona del Padre, altra la persona del Figlio, altra la persona dello Spirito Santo, ma il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono un'unica divinità; uguale è la gloria, coeterna la maestà. Come è il Padre, tale è il Figlio e tale lo Spirito Santo. Increato il Padre, increato il Figlio, increato lo Spirito Santo. Immenso il Padre, immenso il Figlio, immenso lo Spirito Santo. Eterno il Padre, eterno il Figlio, eterno lo Spirito Santo, e tuttavia non sono tre eterni, ma un solo eterno. Così, non sono tre increati e tre immensi, ma un solo increato, un solo immenso.
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Similmente è onnipotente il Padre, è onnipotente il Figlio, è onnipotente lo Spirito Santo, tuttavia non tre onnipotenti, ma un solo onnipotente. Così è Dio il Padre, Dio il Figlio, Dio lo Spirito Santo, ma non sono tre Dei, sibbene un solo Dio. È Signore il Padre, Signore il Figlio, Signore lo Spirito Santo, tuttavia non tre Signori, ma uno solo è il Signore. Il Padre non è stato fatto da nessuno, né creato, né generato. Il Figlio è generato solo dal Padre, non fatto, né creato, ma generato. Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, non fatto, né creato, né generato, ma procedente. Dunque, uno è il Padre, non tre Padri, uno è il Figlio, non tre Figli, uno è lo Spirito Santo, non tre Spiriti Santi. E in questa Trinità, nulla viene prima né dopo, nulla è maggiore o minore, ma tutte e tre le persone eterne ed uguali. Così per ogni cosa detta sopra, l'unità nella Trinità, la Trinità nell'unità è degna di venerazione. Chiunque vuole essere salvo, creda così della santissima Trinità»2.
La mente della Chiesa viene chiarita dalle parole del divin Maestro, perché il Vangelo dice: «Euntes ergo, docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti»3.
Questo mistero è il principio della nostra esistenza e il fine della nostra vita, l'alfa e l'omega, e come nulla esiste senza un principio e un fine, così tutti siamo chiamati ad amare e godere in cielo la santissima Trinità.
Confessiamo con fede questo mistero cantando il Credo, il simbolo della fede: credo nel Padre, nel Figliuolo e, successivamente, nello Spirito Santo. [Recitiamo il] 2° mistero glorioso.

II. Al Padre si attribuisce la creazione, il governo del mondo e le opere di potenza; al Figlio le opere di sapienza, la luce degli uomini, naturale e soprannaturale; allo Spirito Santo le opere di amore e di bontà, la santificazione delle anime nostre. E il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo hanno fatto consiglio e di là è uscito
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il decreto: «Faciamus hominem ad imaginem et similitudinem nostram»4. Ma sotto questo decreto ve n'era un altro nascosto: Se l'uomo cadrà, il Figlio di Dio non lo rovinerà, ma andrà a salvarlo. E sotto questo decreto ve n'era ancora un altro: Lo Spirito Santo effonderà la sua grazia e l'opera della redenzione sarà continuata nei secoli da lui. Tre decreti questi che si susseguono l'un l'altro e sono tre decreti di amore che fanno sgorgare dal nostro cuore e prorompere le nostre voci in un canto di lode e di gloria. La Chiesa non può aspettare a tributare questa lode alla fine del mondo, e già precede unendosi ai cori degli angeli, alle schiere dei beati, a cantare un inno di giubilo e di ringraziamento per omnia saecula saeculorum.
Il sacerdote invita: Sursum corda!: in alto i cuori; e il popolo risponde: Sì, li abbiamo elevati al Signore; e il sacerdote: Rendiamo grazie al Signore Dio nostro; e il popolo: Sì, è cosa veramente degna e giusta.
Voce di popolo, voce di Dio e il sacerdote la prende, la conferma e la offre a Dio: è il Prefazio. Giunti al Sanctus, sanctus, sanctus, la Chiesa trionfante si unisce alla Chiesa purgante e militante, e nel canto che segue sono riassunti i tre punti principali: conoscere, prestar fede, confessare la santissima Trinità, perché chi l'avrà confessata nel tempo, Gesù Cristo lo riconoscerà davanti al Padre.
Canto del Prefazio e del Sanctus. [Recitiamo il] 3° mistero glorioso.

III. La nostra vita dovrebbe essere un continuo Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto, perché questa sarà appunto l'eternità, poiché la vita presente è preparazione all'eternità. Chi dovesse andare in un paese straniero, bisognerebbe che prima ne imparasse la lingua; ora, essendo questo il linguaggio degli angeli, dei santi e nostro per l'eternità, abituiamoci fin d'ora ad esso.
Nell'anno si celebrano tante feste ad onore dei santi, della santissima Vergine, di nostro Signor Gesù Cristo, dello Spirito Santo, ma tutte si riducono a una conclusione, a una festa sola: la santissima Trinità. «Soli Deo honor et gloria: tutto termina in Dio e a Dio solo onore e gloria»5.
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Noi faremo all'augustissima Trinità una protesta di fede e di amore, ma prima [facciamo] un esame di coscienza. Siamo stati noi fedeli a recitare sempre bene il Credo? Abbiamo sempre detto con amore e convinzione l'Atto di fede e specialmente la conclusione di esso: Accrescete la mia fede? Abbiamo inchinato costantemente il capo alla preghiera: Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo? Abbiamo sempre fatto con riverenza e precisione il segno di croce? Con questo segno ci ha segnati la prima volta nostra madre e poi la nostra madre Chiesa, con questo segno essa benedirà l'ultimo nostro cammino: «Proficiscere, anima christiana, de hoc mundo, in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti»6. Vorremmo allora inchinare il capo alla parola che viene dopo: Spirito Santo, che in te si è effuso a santificarti!
E la Chiesa benedirà il nostro cadavere e la nostra fossa nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.
In questo tempo grandi masse di fanciulli sono strappati a Dio e costretti a gridare: Iddio non c'è. E noi gridiamo invece: Iddio c'è e ci ha creati, ci governa, ci guida con provvidenza infinita. Ripariamo a questo grido che offende la santissima Trinità.
Cantiamo l'inno di riparazione in unione alla santissima Vergine che Dante descrive attorniata dai santi, dagli apostoli, dai vergini, dai martiri con i simboli della loro santità, mentre tutti si inchinano riverenti alla santissima Trinità e Maria santissima intona con voce celestiale il Magnificat, il suo inno di ringraziamento e di lode7.
Cantiamolo ora anche noi con amore, unendoci a colei che è il capolavoro della santissima Trinità: Maria santissima! Magnificat e 4° mistero glorioso.
Recitiamo il 5° mistero glorioso per poter comprendere bene nelle successive domeniche di Pentecoste il santo Vangelo, che presenta i doveri nostri riguardo alla santissima Trinità.
Per ottenere una larga benedizione dal Padre e dal Figlio e dallo Spirito Santo, canteremo l'inno: Benediteci, o Signore.
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* Ora di adorazione, alla Famiglia Paolina, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 3 (22,5x30,5), tenuta ad Alba il 22.05.1932. Non è indicato l'autore, però dall'insieme si suppone sia il Primo Maestro. Il titolo dell'originale è: “Onoriamo la SS. Trinità”.

1 Cf Sal 117,1: «Lodate il Signore, popoli tutti».

2 Il Simbolo pseudo-atanasiano sorge tra il 430 e il 500 in Francia per opera di autore ignoto. Nel corso del tempo sia in Occidente che in Oriente raggiunse tale importanza che nel Medioevo fu equiparato a quello apostolico e niceno e fu usato nella liturgia del Breviario Romano. Cf Denzinger H. - Hunermann P., o. c., p. 45.

3 Cf Mt 28,19: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».

4 Cf Gen 1,26: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza».

5 Cf 1Tm 1,17.

6 Cf Rituale del sacramento dell'Unzione, da “Raccomandazione dei moribondi”, orazione quando sembra imminente il momento della morte: «Parti, anima cristiana, da questo mondo, nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo».

7 Allusione a quanto Dante Alighieri, autore de La Divina Commedia, descrive negli ultimi canti del Paradiso, particolarmente XXIII, XXXI, XXXII, XXXIII. In essi il poeta con toni di alta poesia partecipa all'esaltazione di Maria circondata dai beati della corte celeste.