Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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18. UMILTÀ, CARITÀ, VITA COMUNE *

Ho radunato qui voi, pur non essendoci tutte, per dirvi alcune cose. Anzitutto per le accettazioni: non si accettino tante figlie, ma quelle che si accettano siano scelte; cercate piuttosto di curare e formare bene quelle che avete. Mirare alle vocazioni tra le figlie dai 13 ai 15 anni e questo sia ad Alba come a Roma e dappertutto.
In secondo luogo bisogna che vi lasciate guidare, che abbiate pazienza perché voi siete tutte fanciulle ancora da formare, non sapete ancora tante cose, ma non posso neppur dirvele perché non siete ancora capaci di capirle.
Ora andate avanti in [questo] modo perché non posso dirvi le cose. Avete appena compreso adesso ciò che vi ho detto sei mesi fa. E se ci vuole così tanto tempo a fare un passo, vedete quanto stentate ad apprendere. Bisogna fare almeno un passo al mese, e non impiegare sei mesi a fare un passo. Bisogna che prendiate bene quello che dico a voi, e lo diciate anche alle altre. Non vedete che vi dico sempre più poco? Sono così preso tutto attorno dal lavoro che mi riduco a parlarvi sempre meno. Di quel che vi ho detto e specialmente di quello che vi dico ora, fatene tesoro, ritenetelo voi e ditelo alle altre che ora non sono qui.
Bisogna che siate più unite tra voi, e non confondiate Figlie di San Paolo e Pie Discepole che [fra loro] sono ben distinte, sono, se si può dir così, come in noi l'anima e il corpo. Le une sono l'anima, le altre sono il corpo, ma corpo e anima vanno uniti per formare una sola persona; le une tendono alla salvezza attraverso l'apostolato, le altre per mezzo dell'adorazione, il tutto è poi vivificato dal sacerdozio e dallo Spirito Santo che è in lui. Questo significa che noi dobbiamo molta riconoscenza ai sacerdoti della Pia Società San Paolo; noi non sappiamo quanto
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siamo costate ad essa e quanto ancora adesso pesiamo su di lei. Questo è niente, lo si fa volentieri.
Bisogna che facciate un passo avanti nell'umiltà e nella carità: le Figlie di San Paolo sappiano che non sono ancora capaci a scrivere e scrivono male, non hanno ancora raggiunto l'istruzione a loro [necessaria] e credono di sapere; le Pie Discepole stiano nella loro vita di umiltà e di raccoglimento, nell'umiliazione di non saper ancora pregare bene, far bene l'adorazione. Le Pie Discepole si salveranno e si santificheranno con l'adorazione, le Figlie di San Paolo con l'umiliazione di non saper insegnare.
Bisogna starsene molto umili, non vedete che non si può dare un incarico a qualcuna senza che se ne insuperbisca e mandi tutto a monte? No, non siate così, siate umili e vogliatevi bene, gareggiate nell'essere più servizievoli tra di voi. La vostra ambizione sia questa e non nel discutere [di chi saranno] i primi posti, pensando che le une siano migliori delle altre. Ricordate il fatto del Vangelo, quando gli Apostoli si discutevano i primi posti, e si cacciò in mezzo anche una donna, la madre di Giacomo e di Giovanni, per interpellare Gesù e chiedere per i suoi due figli i posti più vicini a lui; voleva perfino dare consigli a Gesù e disse: «Voglio...», anzi gli comandava di distribuire i posti com'ella voleva. Quante volte questi pensieri saranno venuti anche a voi! Gesù però disse: «Non sta a voi, non sapete quel che domandate»1. Che bella figura ha fatto quella donna! E S. Paolo dice: «La donna taccia, faccia silenzio nella chiesa, stia al suo posto»2. Dunque state al vostro posto, corrispondete alla vostra vocazione. Non posso neanche farvi i ritiri perché non fate profitto da un mese all'altro. Che cosa avrete da pensare in punto di morte, avrete forse da fare testamento? [Avrete] soltanto da portarvi appresso tutti i meriti che vi sarete fatti e nient'altro. Ebbene, fatevene tanti, lavorate per il cielo!
Abbiate tanta carità tra di voi, state ben unite le une alle altre e tutte al sacerdote, per mezzo del quale arrivano [a voi] le grazie e lo spirito. Siate suore e non solo brave donne! Avete bisogno
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ancora di apprendere tutto, quindi andate avanti perché il Signore ha tante grazie da darvi. Escludete tutte le non adatte, ed escludete [anche] le dubbie, sono sempre queste che fanno più rumore e infine hanno influenza sulle altre perciò recano danno; vogliate bene alla vostra Congregazione. Alcune poi non si possono più mandar via perché hanno fatto dei sacrifici per la Casa, ma [siate] attente ora nella scelta e non sopraccaricatevi di queste, bastano quelle che ci sono.
Parlate poco, più poco parlate e meglio è, bisogna che accorciate tutte un po' la lingua, tante cose dette all'impensata portano conseguenze, e a mettersi poi a posto ci vuol del tempo. Si dovrà piuttosto subirne il castigo, perché rompono la carità e l'unione e si perde la pace.
Impuntarsi, credere di sapere, impedisce l'avanzamento, ed è male. Siamo solo ad Alba, ricordatevi, e l'alba, cioè l'albeggiare della giornata, è solo il principio, e prima di giungere al meriggio, ce ne vuole ancora del cammino! Quindi, avanti, avanti!
Da tutto questo ne è venuto un altro squilibrio, ed è che si dà poca importanza alla vita comune. Anche nelle case fuori, si stia alla vita comune, sono proprio lì i meriti. Adesso si faccia per circa quattro mesi da tutti la meditazione sull'umiltà e sulla carità, [usando il] Diario spirituale3. Avete già meditato sopra l'umiltà, come quei santi gareggiavano nell'essere servizievoli, nell'umiliarsi? State nel vostro spirito, siate equilibrate. Non datemi dei soldi perché ne avete bisogno voi, ditelo [anche] alle Figlie fuori, che mangino e si aiutino per star bene e servire bene il Signore. Datemi [invece] altro, cioè il frutto di quanto noi vi diamo, datemi beni spirituali, buon spirito. Voglio che in questi due mesi nell'adorazione mettiate l'intenzione per acquistare l'umiltà e la carità. Adesso mi pagherete anche per quel che vi ho detto, voglio raccogliere il frutto, perché non voglio venire qui inutilmente! E cosa mi date? In questi venticinque anni e prima ancora che fossi ordinato sacerdote, da quando avevo capito l'idea della Casa, già vi portavo nel cuore e pregavo per voi e ogni giorno vi ho tenute presenti nel santo Sacrificio della Messa. Datemi quel che vi ho detto sopra.
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Come la morte è il massimo castigo che Dio abbia inflitto all'uomo per il peccato originale, così quando si manca alla carità subiamo in noi stessi questo massimo castigo, ossia uno stato di separazione dell'anima dal corpo. Quando dopo il giudizio saremo eternamente uniti si godrà lo stato perfetto. Ora voi siete in un periodo di castigo. Sarete perfette quando avrete perfetta carità, cioè [sarete] unite tra Figlie di San Paolo e Pie Discepole; non essere unite è la morte, è la morte come la separazione dell'anima dal corpo. Se ora non fate come ho detto, non mi lascerete neanche fare quello che ho in mente di fare, cioè di unirvi.
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* Conferenza, in dattiloscritto, carta vergata, pp. 2 (21x31), tenuta ad Alba il 25.07.1932, dal Primo Maestro. Sono due fogli incollati insieme; alla fine è riportato: “Festa di S. Giacomo, 25/7/1932”. Gli argomenti trattati e il linguaggio usato riflettono la situazione del momento nella Famiglia Paolina. Nell'originale il titolo è: “Conferenza del Primo Maestro”.

1 Cf Mt 20,20-23.

2 Cf 1Cor 14,34.

3 Diario spirituale - Scelta di detti e fatti di santi e di altre persone di singolare virtù, PSSP, Roma-Alba 1927.