Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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32. LE GRAZIE DEL NATALE *

In questo giorno così bello, così caro, così sereno, certamente Gesù Bambino ci porta tutte le sue grazie più belle. È venuto dal cielo appositamente, non come crediamo noi che bisogna pregare molto per ottenere le grazie, è lui che viene dal cielo a offrircele e ci prega di chiedergliele, perché il suo cuore ha un grande desiderio di darle. Sapessimo quanto ci ama Gesù Bambino, il nostro cuore certamente sarebbe tutto preso d'amore per lui!
Pensiamo che i nostri cuori sono conosciuti a uno a uno da lui, i nostri nomi sono tutti scritti in quel cuoricino, egli conosce tutti i nostri bisogni e ancora più di quanto sappiamo esprimerli noi.
Andiamo da quel Bambino dunque, e chiediamogli prima di tutto i tre doni di cui già avete sentito parlare.
Molta scienza della religione, cioè molta fede, ma non nel senso in cui noi la intendiamo di solito che è fiducia, speranza, ma quella fede che ci porta a chiedere certe grazie al Signore e ci dà fiducia di riceverle. Una fede veramente religiosa che siamo figli di Dio, creati per il paradiso, che siamo sulla terra per poco, che quaggiù abbiamo nelle mani il tesoro dei tesori: il tempo; che il nostro Padre è ricco; che Gesù è nel Tabernacolo per darci infinite grazie; aver fede che chi ci guida è il rappresentante di Dio, è illuminato per questo; che le sorelle sono immagini di Dio, quindi amarle, desiderare loro il maggior bene, che si facciano sante; che l'apostolato non è un lavoro come quello della sarta o un altro qualunque, ma è un insieme di opere fatte per portar luce alle anime che aspettano, e qui ci vuol tanta grazia, perché chi può capire proprio bene questo? Quindi fede nel modo di farlo, con delicatezza e precisione, con mani e cuore puri; fede particolarmente sui Novissimi, pensarvi e ricavarne frutto dalle verità del giudizio, del paradiso, dell'eternità. Le anime che hanno fede, ovunque siano, non dicono mai: ora sono sola,
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ora non mi vede nessuno, nessuno può saperlo, pensano che l'occhio del Signore è vigile: Dio mi vede, e basta.
Per il cuore: chiedete più amore al Bambino, a questo caro Pargoletto nato or ora. Noi dobbiamo amar Dio sempre con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta la volontà, ma nell'anno, per eccitare la nostra devozione, la Chiesa ha stabilito diverse feste. Chi non amerà quel Bambino che ruba il cuore anche ai bambini, quel fantolino in poveri panni, bello, amabilissimo, chi non l'amerà? Poi viene il venerdì santo, giorno tutto di mestizia, e chi non si commuoverà, chi non piangerà la propria iniquità nel vedere quel sacro corpo sfigurato, pendente da un legno di croce, per i nostri peccati? E nella festa del santissimo Sacramento, chi non sentirà il cuore riempirsi di gioia pensando che con un miracolo di amore quel caro Gesù si è dato a noi per sempre? E la festa del sacro Cuore, che muove i cuori più induriti, perché se un'anima si dà ad amare quel Cuore, per fredda che sia, non può non sentirne il calore e sentirsi attirata; quante meravigliose conversioni opera sempre la devozione al sacro Cuore!
La maestosa liturgia della Chiesa ci presenta queste bellissime feste, ma il Natale ha un'attrattiva speciale per la sua semplicità; contemplando quel Bambinello adorato dagli angeli, dai pastori devoti, contemplando quel Bambino così piccolo che già soffre tanto, quel Bambino che è la calamita dei cuori, chi non lo amerà? Chi non ama un bambino in una famiglia? Esso ne è la gioia, ma che dire allora di quel Bambinello che era la gioia di Maria e di Giuseppe, che gli angeli si prostravano ad adorare, baciandone i sacri piedini e le manine? Caro Bambino, che deve accendere i nostri cuori di amore! Facciamo come S. Francesco d'Assisi, che se lo prendeva fra le braccia, se lo stringeva al petto, con tali slanci d'amore da provare tutto un paradiso in terra!
Chiediamo poi più forza per la volontà, più forza nella virtù, più devozione, più amore alla preghiera, più calde Comunioni; ditelo a Gesù che vi scaldi il cuore, perché se è già stato posato una volta sulla paglia pungente e al gelo, non volete che si ripeta nel vostro cuore! Più devozione alla Messa: chiedete tante grazie quando Gesù è là innalzato sulla croce e prega per noi il Padre, più amore a quel Gesù che agonizza e sanguina per nostro amore. Più devozione alla Visita: fatela sempre più fervorosamente,
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più intelligentemente, fate ora un passo avanti che vi gioverà molto per lo spirito, fate entrare la vostra pietà eucaristica sotto i tre fini: Gesù Maestro Verità, Via e Vita, è la nostra devozione, ne avrete molto profitto e riceverete più grazie. Noi abbiamo tanto bisogno di grazie, perché non siamo [una congregazione] come le altre, la nostra vocazione è speciale. Tutto sia fatto secondo i tre fini; proponetelo e, andando ai piedi di Gesù nel presepio, presentate il proposito, lo gradirà tanto!
Mettete pietà e devozione in tutte le cose vostre, fate tutto religiosamente: pietà e devozione nel canto, nel dire i rosari più adagio e con più devozione, cantate bene le lodi, con sentimento, vestite l'abito sacro baciandolo sempre, con molto rispetto, velatevi religiosamente il capo, cingetevi devotamente i fianchi, pensate che il vostro abito è un sacramentale, non è l'abitino di una compagnia qualunque, è tutto sacro, è il vostro scudo, il vostro distintivo, abbiatene rispetto.
Vi sono anime che di tutto il giorno fanno un atto continuo di pietà, tengono presente un'immagine della Madonna dove lavorano, tratto tratto le indirizzano devote giaculatorie, tengono in tasca la corona di modo che possano facilmente stringere il crocifisso con atto di amore, portano sul petto la medaglia della Madonna, mandano spesso infuocate aspirazioni a Gesù, se vedono i muri di una chiesa, li attraversano col cuore, arrivano al Tabernacolo, ne passano la porticina e ardimentose vanno, come colombe, a dissetarsi a quella fonte di grazie che è il Cuore eucaristico di Gesù.
Esse vivono sempre come in chiesa, l'ambiente che le circonda è tutto sacro e da tutte le immagini, dalla natura, dalla presenza di chi le guida, si innalzano al Signore, lo vedono nelle sorelle, lo servono nei loro uffici, lo cercano in tutto, e la loro vita è un continuo atto di religione, esse sono vere religiose. E noi siamo così?
Oh, purtroppo ci siamo abituati a un cuore arido, freddo! Accendetelo in questa occasione, datelo al Bambino perché lo infiammi. Via, quel fare indifferente e distratto, cominciate a scaldarvi, cercate tante piccole occasioni per scuotervi, tenete sempre davanti un'immagine mentre lavorate, pensate spesso che Gesù è proprio qui vicino a voi nella chiesa, fate più comunioni spirituali, più pietà, più devozione in tutto. La nostra vita deve diventare così: fervente, devota, dev'essere un'abitudine a fare
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la vita del cielo. Che faremo in cielo quando saremo con gli angeli? Li venereremo. Quando vedremo i santi e abiteremo con essi, che faremo? Li venereremo. Quando saremo con la santa Madonna, con la santissima Trinità, che adorazioni, che slanci proveremo! Figuratevi se non sentiremo calore nel cuore! Ma chi se ne va freddo dalla terra, chi non ha desiderato di vivere in sì bella compagnia, volete che sia subito ammesso in quella fornace d'amore? Dovrà certo andare ad accendersi nella fornace di purificazione finché non sarà ben caldo.
Nel Natale siamo soliti farci gli auguri ed essi esprimono un desiderio di bene che abbiamo per gli altri, però questo atto può essere anche una cosa profana e civile, come avviene fra le persone del mondo. Fra noi invece gli auguri siano proprio l'espressione del bene che auguriamo dal Bambino alle anime che ci sono care, alle anime che dobbiamo beneficare con la preghiera, quindi siano sempre santi e portino i doni abbondanti di Gesù Bambino.
Il Bambino ha tanti doni e cerca di riempirci, di fare il colmo nel nostro cuore, vuol mettervi la misura colma, riboccante, scossa; ma ci sono alcune che vanno a lui col cuore gonfio, e cosa potranno ricevere? Può essere riempito d'altro un pallone già pieno d'aria? Nulla vi entra più. Così sono i cuori superbi, alteri, mentre coloro che vanno [a Gesù] con cuore puro, vuoto, riceveranno «mensuram bonam... et superfluentem»1.
Non potremo nemmeno riceverli tutti i doni che Gesù Bambino vuol darci, egli ce ne porta tanti, accettiamone però molti, molti, prendiamone più che possiamo.
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* Meditazione, in ciclostilato, fogli 2 (22x35,2), tenuta ad Alba il S. Natale 1932, dal “Primo Sig. Maestro”.

1 Cf Lc 6,38: «Una buona misura e traboccante».