Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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10. LA CARITÀ DI FAMIGLIA *

La carità di famiglia è quella virtù che deve dare la dolcezza di vivere insieme. Oh, quanto è buono vivere insieme alle sorelle! Se vi volete bene, certamente la vostra vita è più tranquilla, più serena. Questa è la carità: volervi bene. Nostro Signor Gesù Cristo [quando era] su questa terra ci ha tanto raccomandato la carità, anzi ha detto che è il distintivo dei suoi figli, dei cristiani: «Da questo vi distingueranno»1. La carità è benevolenza vicendevole. S. Giovanni, l'apostolo del cuore di Gesù, predicava sempre la carità: «Vogliatevi bene, figliuolini... Se farete questo, basta»2. Il demonio è odio, Dio è carità: quindi, se noi amiamo veramente il prossimo, siamo davvero figli di Dio. I cristiani si distinguono perché hanno la carità, le religiose devono distinguersi per una maggior carità, amore soprannaturale, intimo, operativo.
Bisogna che vi vogliate sempre più bene, ogni giorno attingere carità nella Comunione, ogni giorno distruggere i difetti nella carità e fare opere di carità. E tutto questo perché quel che merita il paradiso è proprio la carità, e Gesù giudicando ne terrà conto. Dunque chi non ha carità con i piccoli, gli infermi, i deboli specialmente, non andrà in paradiso: «Andate via da me...»3.
La carità non è solo un consiglio, ma un obbligo, un comandamento, il secondo, dunque osservare questo è massimo e gravissimo dovere. Se dite di amare Dio e non avete compassione del prossimo, il vostro amore a Dio conta niente. Non importa distinguersi in altre opere, basta avere umiltà e carità. Nella carità bisogna incominciare dalle sorelle, dalla famiglia, prima di tutto amare e soccorrere le sorelle perché la carità, dice S. Tommaso, dev'essere ordinata. Bisogna che siate unite alla vostra Congregazione, alle vostre sorelle in tutto: orario, vitto, pensieri,
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sacrifici. La disgregazione delle famiglie è la rovina della società e la disgregazione delle famiglie religiose è la rovina della Chiesa. Bisogna che vi vogliate bene; questa è la prima carità che si richiede, questa vi farà sante.
La vostra famigliuola deve riprodurre la sacra Famiglia che era unita in tutte le circostanze, in Egitto, a Betlemme, al Tempio, ecc. Stare insieme quanto si può; naturalmente qualche giorno si sente ancor più il bisogno di stare unite con le poche sorelle [della comunità] e poi con il pensiero, affetto, interesse, cuore alla Casa Madre. Inoltre la vostra carità deve unirvi in un cuore solo con le vocazioni che devono ancor venire, con le sorelle del cielo e forse anche del purgatorio: esse vi amano e voi amatele. Amare le bambinette e di più le birichine, le bisognose, le anziane, quelle già passate nell'eternità, e tutta la Casa: avere una carità universale. Non fare distinzioni: Ma questa è del mio paese! Certo che ci potrà essere qualche minima cosa per cui necessariamente ci si sente più unite, ma questo non viola la carità. Questa è più garbata: e noi cosa ne sappiamo se riflette o meno un'immagine di Dio più bella?
S. Giacomo dice: «Tu perché vuoi far distinzione tra fratello e fratello?»4. Non giudicate gli altri perché facilmente potreste sbagliarvi. Se avete delle preferenze, vadano per quelle che ripugnano alla vostra natura. Le simpatie o antipatie sono la distruzione della carità: Ma io le voglio tanto bene, è garbata, gentile, mi dà sempre delle noci. «Se amate solo chi vi ama... sarete da più dei pagani?»5. Le simpatie e le antipatie sono molto dannose e danno come il tono alle nostre relazioni, per cui si scusano tutti i difetti di una sorella e nessuno dell'altra. Ma quella è una persona di paradiso, l'altra d'inferno. Oh, io credo che siano piuttosto tutte e due da purgatorio, cioè che abbiano buona volontà e uguali difetti.
Peggio poi [sono] le amicizie particolari, la facilità a stare sola con quella sorella con cui si esprimono certi affetti, si critica, peggio ancora quando si dà scandalo.
La carità dev'essere soprannaturale; molti credono di aver carità perché vanno d'accordo con tutti, ma questo è naturale,
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anzi alle volte è debolezza. Bisogna avere l'aiuto soprannaturale per saper amare bene le sorelle, quindi fede, speranza e carità sono le virtù che costituiscono la santità e si devono sempre chiedere, ma in modo speciale [la carità]: «Major autem eorum est charitas»6.
Assistere, ammaestrare, sgridare, far bene la scuola, aiutare le meno intelligenti, confortare sono tutti uffici della carità: quindi aiutare perché si facciano sante. Poi la carità è paziente: ce ne vuole! La pazienza è la virtù che fa i santi.
Venendo ognuna ha portato i propri difetti, e la Scrittura dice: «Ut discamus alter alterius onera portare: affinché impariamo a portare gli uni i pesi degli altri»7. Cosa volete, dei difetti ne abbiamo tutti e questo è certissimo. [Ad esempio] S. Teresina e la sorella che le spruzzava l'acqua sporca in faccia8: si vede che non si tratta di sopportare il martirio, ma che queste cose fanno i martiri della vita comune.
Alle volte non piace il modo di fare di chi ci sta attorno, ma se lasciamo sfuggire questi piccoli meriti, e poi? Crescete, crescete nell'amore di Gesù, nelle virtù piccole e non pensate a grandi eroismi: quella vita quotidiana di pazienza, maniere buone, condiscendenze è il martirio più bello dello spirito.
Poi la carità «benigna est», quando fa un servizio non umilia, non è amara; fate carità con carità. «Benigna est, non agit perperam, non quaerit quae sua sunt»9; non cerca la stima, ma il merito davanti a Dio.
Vogliatevi dunque bene come tante sorelle, nel Signore: quando siete sane e quando siete ammalate, unite e lontane, quando avete il nervoso, quando non c'è la luna e quando c'è, in vita e nell'eternità.
La vostra carità dev'essere indistruttibile e anche in paradiso umile e piena di gaudio, perché la fede cessa, la speranza pure, ma la carità mai.
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* Meditazione, in ciclostilato, fogli 2 (21,5x34), tenuta dal Primo Sig. Maestro, ad Alba il 13.05.1932.

1 Cf Gv 13,35.

2 Cf 1Gv 4,7-11.

3 Cf Mt 25,41.

4 Cf Gc 2,3-4.

5 Cf Mt 5,46-47.

6 Cf 1Cor 13,13: «Ma di tutte più grande è la carità».

7 Cf Gal 6,2.

8 Cf S. Teresa di Gesù Bambino, Opere complete, Libr. Edit. Vaticana-Ed.. OCD, Roma 1997, p. 271.

9 Cf 1Cor 13,4-5: «È benigna la carità…, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse».