Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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V
LA CONFESSIONE

[33] La Confessione sacramentale agisce ex opere operato, cioè in forza del sacramento, invece la confessione spirituale (esame di coscienza) ottiene il perdono ex opere operantis, secondo le disposizioni dell'individuo che si esamina.
La confessione spirituale ha dei vantaggi sulla confessione sacramentale. Uno è questo: si può fare in un minuto, quando si vuole. Conviene quindi farla molto spesso. Diceva S. Agostino: «Noverim te, Domine, noverim me!: Ch'io conosca te, Signore, e che conosca me»1.
Con l'esame di coscienza ci possiamo confessare ogni giorno; la Visita dà una forza straordinaria, quando in essa si fa bene l'esame di coscienza. S. Paolo dice: «Probet», cioè: ciascuno si pesi2. Non basta dare uno sguardo all'ingrosso come chi pesa un sacco a vista, ma usando una bilancia perfetta, cioè mettendosi con calma [34] | davanti a Dio ed esaminandosi con diligenza. Così la confessione è quasi fatta. Facendo bene l'esame di coscienza si è molto brevi in confessione. È una bruttissima cosa dire molto al confessore e niente al Signore. Ciò dimostra che si è disordinate di spirito, pasticcione, non adatte per farsi suore. Il disordine di spirito indica mancanza di vocazione. La preparazione migliore alla confessione è l'esame di coscienza quotidiano. Il dolore si deve eccitare prima della confessione. Il confessore non dovrebbe mai trovarsi nella necessità di interrogare, né di eccitare al dolore, perché queste cose le deve solo fare cogli ignoranti o negligenti o incapaci. Ora le Figlie di San Paolo non devono essere né incapaci né negligenti né ignoranti.
Quante confessioni sono nulle perché si fanno senza dolore, solo per chiacchierare! Bisogna essere brevi in confessione: chi ha molto dolore desidera ritirarsi presto nel banco per parlare a Gesù.
Non c'è sacramento contro cui il diavolo abbia teso tante insidie, quanto la Confessione.
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Bisogna intendere la confessione secondo i grandi dottori: S. Antonino di Firenze3, S. Alfonso de' Liguori, ecc. Che la confessione sia intesa male dai secolari è perdonabile, ma voi, suore, dovete prendere la confessione come l'ha istituita Gesù Cristo.
Quando davanti a Gesù fu condotta l'adultera, egli non la guardò neppure in faccia, non le chiese: Che hai fatto?, o Che scuse porti a [35] | tua difesa?. Di fronte a quella confessione, a quel dolore non disse altro che: «Dove sono i tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata? Nemmeno io ti condannerò, va' e non peccare più»4. Così fece di Zaccheo, al quale non diede che uno sguardo5; della Maddalena che gli bagnò i piedi con le lacrime del suo dolore e li asciugò coi suoi capelli: «Molto ti è perdonato, perché molto hai amato»6. Egli non voleva neppure sentire molte parole, gli bastava vedere il dolore. Il figliuol prodigo cominciava ad accusarsi; il padre non lo lasciò neppure finire7.
La confessione è un gran beneficio, perché:
1) Rimette i peccati passati. È gran cosa sapere che i nostri peccati sono stati perdonati da Dio, per mezzo del sacerdote che parla a nome suo. I peccati ci sono e vorrebbero coi rimorsi dilaniarci l'anima, ma il pensiero che là in quell'angolo di chiesa, nella penombra, davanti a Dio solo ed al sacerdote che lo rappresenta ci siamo confessati, può consolarci e metterci l'animo nella pace e nella fiducia.
2) Dà la possibilità di meritare, cosa che è impossibile in istato di peccato.
3) Restituisce i meriti persi col peccato.
4) Ridona pace e conforto.
5) Illumina. L'indirizzo che dà il confessore dev'essere solo interno dell'anima; ciò che riguarda l'esterno deve venire dalle Maestre. E questo vuol dire che non bisogna andare a raccontare le cose della Casa, le difficoltà di indole esterna, ecc., ma se [36] | c'è stato un dissenso, dite francamente e senza raggiri: Ho mancato di carità e basta. Al confessore dovete dire solo i peccati, e ciò
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che ha stretta relazione con i peccati, cioè le cause e le conseguenze di essi, quello che riguarda voi e non quello che riguarda le altre.
6) La confessione cancella gran parte della pena dovuta al peccato: chi ha invidiato spesso trova malevolenza, aridità, poiché il Signore manda sempre la pena corrispondente, ma la confessione cancella in parte questa pena che si deve pagare o in un modo o in un altro, o in questa vita o in purgatorio.
7) La confessione preserva dalle cadute. Gesù è colui che toglie i peccati del mondo, i peccati passati e anche i futuri. Gesù disse al paralitico: «Ti sono rimessi i tuoi peccati, va' e non commetterne più»8. Così ci dice in confessione e la grazia sacramentale della confessione ha proprio lo scopo di preservarci dalle cadute. Però non bisogna mettersi nelle occasioni pericolose.
La confessione è segreta, è circondata da molte grazie, non si fa una volta sola. Abbiamo promesso tante volte di non più peccare, poi siamo ricaduti, e Gesù non ci nega mai il perdono.
La confessione è una penitenza; in essa c'è sempre un'umiliazione, quando non vogliamo scusarci e accusare gli altri. Il nascondere, attenuare o scusare le mancanze, è segno di poco dolore: bisogna dire anche poche cose, ma chiare. Il diavolo concentra i suoi sforzi su questo punto, non potendo allontanare dalla confessione, cerca di [37] | impedirne i buoni effetti. Chi fa bene l'esame di coscienza, si confessa anche bene.
La confessione è libera, la libertà però è concessa in grado tale da non abusarne. Non bisogna badare all'uomo, ma a Gesù Cristo che egli rappresenta. Quanto meno si guarda l'uomo, tanto più si sente la virtù del sacramento. Il modo di confessarsi è identico a quello che si deve tenere nel fare l'esame; da notare solo che la disposizione principale è il dolore: se c'è questo c'è schiettezza, brevità, si riceve il perdono, si ricava molto frutto, e settimana per settimana si fa un grande progresso nella virtù.
Invece ci sono certe confessioni che valgono proprio zero, se pur non sono sacrileghe.
Col dolore si assolvono anche le cose gravi. Si ha un bel parlare, ma senza il dolore [non] si perdona nulla. Vi sono persone che hanno pianto per tutte le storie di questo mondo, e per nostro
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Signore non hanno riserbato due lacrime. Quegli occhi che hanno spesso indotto gli altri al peccato, hanno servito per offendere Dio, piangano almeno una volta i peccati, se no come faranno a vedere Dio, la Madonna in paradiso? Bisogna che mettiamo qualche lacrima di quelle della Maddalena, di S. Margherita da Cortona, di S. Pietro. Il dolore deve essere vero, non finto: vi sono pochi che hanno il dolore vero e dopo la confessione sono proprio come prima. Se uno è pentito, anche se in seguito ricadrà ancora, avrà la grazia di risorgere nuovamente e farà progresso nella via dello spirito.
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1 Cf S. Agostino, Soliloqui II,l.

2 Cf 1Cor 11,28.

3 Antonino (1389-1459), sacerdote domenicano, Vescovo di Firenze, fu pure valido scrittore.

4 Cf Gv 8,10.

5 Cf Lc 19,5.

6 Cf Lc 7,47-48.

7 Cf Lc 15,21-22.

8 Cf Mc 2,5.