Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XI
LA MEDITAZIONE

[182] Tutte le volte che si fanno gli Esercizi, si dice sempre una verità, la quale è un avviso di Dio, quella cioè di far bene gli Esercizi, perché potrebbero essere anche gli ultimi per qualcuno di noi; verità difficile da applicare a noi stessi, perché noi pensiamo sempre di vivere ancora per chissà quanto tempo. Eppure questa verità si verifica, e quando facciamo un nuovo corso di Esercizi, se vogliamo contarci, non ci troviamo più tutti, perché lungo il corso dell'anno la morte continua a fare il suo ufficio, quello di troncare la vita degli uomini e portarli nell'eternità. Finisce il tempo e comincia l'eternità. Noi abbiamo sovente fiducia di vivere, ma chissà se è stabilito così dal Signore!
Prepariamoci convenientemente quindi, chiudendo gli Esercizi con tale pentimento che se la morte ci cogliesse nel [183] | corso dell'anno, possiamo presentarci tranquilli al tribunale di Dio. Arrendiamoci alla grazia di Dio, cominciamo ad amarlo con tutto il cuore sopra ogni cosa; cerchiamo tutti i mezzi di perseveranza, e fra questi ottimo è quello della meditazione.
Consideriamo: 1) che cos'è la meditazione; 2) qual è la necessità; 3) modo di farla.

1. Meditare significa riflettere sopra una cosa. La meditazione è una riflessione su una verità che già si conosce allo scopo di ricavare utili ammaestramenti per la vita dell'anima e diventare migliori. Negli Esercizi ad esempio vi è una gran differenza fra istruzione e meditazione. Per esempio: si medita la certezza della morte e si sa già che morremo tutti; invece nelle istruzioni si tende a spiegare certe cose che non si sanno o si sono dimenticate.
La meditazione non è andare al catechismo, a scuola, a sentir l'istruzione del parroco, una conferenza sui doveri religiosi, ecc., no. Vi è gran differenza fra istruzione e meditazione. L'istruzione si rivolge alla mente, esempio: lo studio del catechismo, così la lettura spirituale, per conoscere la vita di una santa si legge, per conoscere cosa sia la rettitudine d'intenzione si legge. Nella meditazione invece, non si cerca qualcosa di nuovo, si approfondisce
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ciò che si sa già. L'istruzione si può paragonare all'atto di prendere il cibo e portarlo alla bocca, la meditazione a quello di masticare il cibo e renderlo sangue nostro.
[184] | Nella meditazione la mente riflette per tre scopi: per eccitare la volontà; per esaminare il passato; per proporre per l'avvenire.
Supponiamo, per esempio, che si voglia mettere in pratica l'avviso di Gesù: «Estote parati, quia qua hora non putatis, Filius hominis veniet»1. Star preparati vuol dire stare con l'anima pronta, senza peccato né grave né veniale, con la penitenza fatta, in istato di gran fervore. Dopo aver meditato l'anima dice: Voglio prepararmi così, con una buona confessione, evitando il peccato veniale, e domani mattina la mia meditazione sarà proprio su questo punto. Ecco che alla sera prima è già fatto il proposito, il quale è la prima cosa da farsi; chi non fissa prima il proposito perde il tempo a meditare. Se non si sa che meditazione si farà l'indomani, bisogna prendere il proposito degli Esercizi che si deve rinnovare ogni mattina, e se negli Esercizi il proposito fu un po' generale, si prende quello dell'ultima confessione. Ma io ho fatto il proposito di diventar più umile, e se la meditazione è sul paradiso, ad esempio?. E l'hai fatto per andare all'inferno? I propositi si accordano sempre con la meditazione, qualunque essa sia. Alla sera si fissa bene il punto a cui si vuole arrivare, poi l'indomani, per mezzo della meditazione si accende il fuoco nell'anima.
Al mattino quando vi svegliate pensate subito alla Comunione: Adesso vado alla Comunione, per aver la forza di mettere in pratica il proposito; ascolto la Messa per aver le grazie necessarie [185] | e poi alla meditazione accenderò il mio cuore di amor di Dio. Tutto questo con tranquillità, senza affanno. La meditazione è rinforzare con riflessioni il proposito; nella meditazione si esamina il passato, si propone per l'avvenire, si prega per avere la grazia di praticare i propositi.

2. È utile la meditazione? Vi sono persone nel mondo, che credono tempo perso il meditare: Oggi non ho fatto la meditazione, perché non ho avuto tempo. Senti, non scusarti col dire che non hai avuto tempo, perché in primo luogo ti sei consacrata
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al Signore per santificarti l'anima e se ti manca il tempo, ciò dev'essere proprio per le cose di spirito? La scusa è valida solo in caso di malattia in cui si supplisce come si può, con uno sguardo al Crocifisso, col rosario, ecc., ma una Figlia di San Paolo deve sapere che se le manca il tempo, ciò deve essere per altre cose, mai per le cose dell'anima. Come può mancare il tempo se la si deve fare prima di ogni altra cosa? Sono dovuta partire. Potevi farla in treno. Quando si fanno viaggi lunghi, si può mangiare sul treno e, non vi si può meditare?
La meditazione è masticare un pensiero santo con la mente, quindi, anzi è molto buono farlo, tirar fuori magari il libro fin dal principio del viaggio, perché è un licenziarsi dall'attaccar discorso con le persone che ne circondano, alle quali si dice con le opere: Non disturbatemi!.
Le Figlie di San Paolo stimeranno la meditazione tra le prime cose da farsi.
[186] | La meditazione si deve fare, perché è prescritta dal Diritto canonico, dalle Regole e data per consiglio anche alle persone del mondo. I santi consigliavano sempre la meditazione. La sacra Scrittura dice che il mondo va male, perché in esso non si medita2. La meditazione è utile, perché quando si fa, o il peccato nell'anima non c'è o si scaccia presto, o si lascia di fare la meditazione o si cessa di peccare; come l'esame di coscienza non sta col peccato veniale, così la meditazione non sta col peccato grave.
Per le Figlie di San Paolo il pericolo maggiore non sta nel lasciare la meditazione, ma nel non farla bene.

3. Per far bene la meditazione bisogna occupare tutto il tempo assegnato, seguire il metodo della Congregazione, onorando Gesù Maestro Verità, Via e Vita.
Supponete di far la meditazione per mezz'ora; bisogna dividerla in due parti: quindici minuti e quindici minuti. Nella prima parte vi sono due punti e nella seconda uno. In principio si vuol onorare Gesù Maestro che dice: «Io sono la via, la santità, la virtù»3. Egli ha seguito perfettamente i comandamenti, i consigli evangelici, le virtù. In principio della meditazione si legge o si sente, ad esempio, qualche cosa sul giudizio universale, la manifestazione
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delle coscienze, l'entrata dei reprobi nell'inferno, l'ingresso dei beati nel paradiso, ecc. La lettura non deve durare più di sei o sette minuti; si legge una volta bene. Poi si [187] | passa alla seconda parte e si rilegge, perché si deve leggere tre volte, la prima per vedere quali propositi ricavare, la seconda per confermarli con gli esempi dei santi; la terza, per accendere il cuore.
Nella terza parte bisogna fare tre atti: 1) esame sulla vita passata eccitando il dolore, vedendo come si lavora sul proposito principale, facendo atti di pentimento. 2) Riguardo al presente, si fa il proposito sul proposito degli Esercizi o del ritiro o dell'ultima confessione, pensato già la sera prima. Se la meditazione si fa da sole, tutti questi atti si fanno meglio che in comune, se però c'è già in mente il proposito e si lavora spiritualmente, perché se non si lavora di spirito, è assai più comodo stare mezz'ora a sentire e poi basta. Ma così, sarebbe lo stesso che andar davanti ad una tavola ben imbandita e non assaggiar nulla. La meditazione richiede lavoro da parte nostra, e dice S. Francesco di Sales, che è assai più faticoso fare una buona meditazione che non lavorare o studiare. 3) Per mantenere il proposito bisogna pregare. Propositi ne facciamo un mondo, ma non sempre vanno a maturità. Può darsi che la pianta in primavera sia carica di fiori variopinti e in autunno dia pochi frutti, perché il temporale o il vento hanno fatto cadere i fiori.
Bisogna dunque pregare per avere la forza di mantenere i propositi fatti. Si può recitare una terza parte di rosario, le Litanie del sacro Cuore, della Madonna; pregare S. Paolo, l'angelo [188] | custode che ci aiutino a ricordare il proposito durante il giorno e a praticarlo.
Fate bene al mattino la vostra meditazione, con tranquillità e poi pensate all'apostolato, agli altri: Ma io ho fretta. Se hai fretta - diceva un cardinale ad un direttore di giornale - fa' la meditazione un po' più lunga e vedrai che le cose si sbrigheranno da sé. Non è il correre che conta, è l'arrivare a tempo! Al mattino nutrite bene l'anima con una bella Comunione e con una santa meditazione, quando l'anima è ben nutrita, robusta, resiste fino alla sera, ma quando si nutre poco poco, dopo un'ora sente già il languore. È difficile che un'anima che non medita si mantenga senza peccati veniali, senza colpe, perché avviene come quando una persona si lascia indebolire fisicamente, anche se prima era forte,
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ogni lieve malanno ne danneggia l'organismo e può anche condurla alla morte.
Se trovate difficoltà nel meditare consigliatevi bene, sono questi i punti su cui dovete chiedere consiglio: sul modo di far meglio la meditazione, ascoltare bene la Messa, come pure sullo studio, sull'apostolato e sulla pratica della povertà.
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1 Mt 24,44: «State pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà».

2 Cf Sal 118,92 (Volgata).

3 Cf Gv 14,6.