Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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7. CURA DELLA POVERTÀ *

Bisogna che consideriamo spesso l'esempio di Gesù giovanetto nella casetta di Nazaret, le sue virtù domestiche, familiari, cioè il suo spirito di raccoglimento, di ritiro, la sua sottomissione e umiltà, la sua diligenza nelle pratiche di pietà, la sua attenzione nella pulizia, nel lavoro, nell'uso degli abiti, degli strumenti da lavoro, nel prevenire ed assecondare tutti i desideri di S. Giuseppe e della santa Madonna. Quella è la casa delle virtù umane, cristiane, religiose, divine cioè soprannaturali.
Vi sono tante diciture oggi: Casa della moda, Casa dell'auto, ecc.; quella è la Casa delle virtù e vi è una bella differenza!
Fra le virtù da considerare nella casa divina vi è il lavoro e in particolare la cura della povertà.

1. La povertà è una legge naturale imposta a tutti gli uomini. È legge: «Chi non lavora non mangi»1. Farsi religiosi, non è trovare un posto in cui non si debba lavorare! Ma ci sono tanti che non lavorano!. Sì, ma ci sono anche tanti che si dannano, e tu vuoi dannarti?
Chi non adempie l'obbligo del lavoro trasgredisce un ordine essenziale, come chi fa vita cattiva, disordinata, disonesta. Ciascuno ha un suo lavoro: chi manuale, chi morale come confessare, far scuola, ecc., chi lavoro intellettuale. Dobbiamo fare tutto ciò che ci permette la salute.
Gesù che dall'età di dodici anni faceva le carriuole, credete che avesse proprio bisogno di fare sempre questo? Il lavoro è legge. Vi era una figlia che non voleva sporcarsi le mani, perché aveva portato la dote; sarebbe stato meglio che avesse portato la dote della laboriosità, sottomissione, ecc.
Non pensi di farsi religiosa chi non è laboriosa, attenta, industriosa nel suo ufficio, sia nella scuola che nel lavoro materiale, perché sono tutti egualmente nobili [gli uffici]. Gesù ha fatto per diciotto anni il falegname, per tre anni il predicatore e il confessore
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e per tutta la vita un lavoro spirituale, di preghiera, terminata con il grande sacrificio.

2. Il lavoro è legge cristiana. Il Profeta dice di Gesù: «Io sono nelle fatiche fin dalla mia fanciullezza»2, fin da bambino Gesù portava il suo secchiello, e poi a sette, a quattordici, vent'anni, trenta. «Fatigatus ex itinere»3, si riposa seduto sull'orlo di un pozzo, ma per aspettarvi la samaritana da convertire. E quando arrivano i discepoli a portargli il cibo e dicono: «Maestro, è tutto il giorno che non mangi, egli risponde loro: Io mi nutro di un altro cibo che voi non conoscete, mio cibo è fare la volontà del Padre mio»4. Difatti egli è là per convertire ancora un'anima e non riceve cibo. Vi sono persone che vogliono farsi religiose, ma pretendono di saltare la legge naturale e cristiana: «Non me lo date voi il cibo, diceva S. Paolo, questo pane l'ho guadagnato con le mie mani»5. Vi sono figlie che fanno il contrario della legge religiosa, cercano un posto per star comode dimenticando6 la legge naturale e cristiana.
Credete che la vita contemplativa in cui sempre si prega, sia meno faticosa? Lo è assai di meno la vita di lavoro materiale perché nella scala dei lavori, sono più faticosi quelli intellettuali e meno quelli manuali.

3. Il lavoro è legge religiosa. La legge religiosa obbliga alla povertà: si rinunzia a quello che si ha, si dipende dalla congregazione e si hanno le cose in uso, ma anche questo uso è dipendente cioè sottomesso ai permessi.
La legge della povertà ci porta però ad altri vantaggi7, a lavorare sempre religiosamente a beneficio cioè della vita religiosa, ed ha doppio merito, sarebbe lo stesso che far sempre tovaglie per la chiesa, paramenti sacri, ostie, ecc. Tutto il vostro lavoro è così, perché è lavoro di religiose ed ha molto più merito di qualunque lavoro fatto in famiglia.
Ora alcune applicazioni: usar bene ciò che si ha in Casa: avete una bella chiesa, utilizzatela bene, pregate bene,
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cantate bene; la confessione, Comunione, Visita, sia tutto ben fatto. La chiesa ci è data come mezzo per la santificazione nostra e per le vocazioni. Diceva S. Paolo: «Gesù Cristo è vostro»8, perciò sappiatene approfittare9, chiedete molto, domandate grazie maggiori, virtù più alte, meriti infiniti, fate atti di amore più accesi, più frequenti, Gesù è ricco, chiedete, chiedete.
Credete che qui sia come a casa, dove avevate la parrocchia in cui andavate qualche volta? Qui i mezzi sono più grandi, ma anche il resoconto al giudizio sarà più grande, quindi sappiatene usare [bene]! Avete molte scuole, maestre che sanno, prediche continue, anche troppe, prendete nota di tutto, sappiatene usare e profittare per progredire, fate tesoro di tutto perché questi sono i grandi mezzi che la provvidenza vi dà. Non andate a cercare cose speciali, ma prendete bene questi mezzi e sappiateli usare. Avete il catechismo, il Vangelo, studiateli bene, usateli bene, non cercate altro.
Io non cerco figlie che sappiano ricamare, ma che sappiano cucire le lenzuola spesse, resistenti; non cerco figlie che sappiano fare i biscottini, ma sostanziose pagnotte, polente; io non cerco figlie che parlino di estasi e cose simili, ma che sanno dire: Il Signore mi ha chiesto questo, eccomi, sono pronta. Non siate tanto astratte come chi, per guardare sempre le stelle, finisce con il cadere nel pozzo.
Fatevi svelte, positive, non compiacetevi delle parole che sono niente: «Christus non sibi placuit»10. Guardate il nostro modello, è crocifisso «et in labore»11 dalla sua giovinezza. Spose di Gesù crocifisso, volete perdervi in sdolcinature? La legge cristiana è molto diversa da come facciamo noi, fatevi degne di questo Gesù che vi chiama a sé.
Approfittate dei mezzi di apostolato: avete le macchine, i libri, le librerie. Approfittate proprio di questi mezzi per fare del bene? Un poco sì, ma andate ancora avanti, se si è arrivati a sei bisogna arrivare a nove e a dieci. Avete tanti mezzi in mano, sappiateli utilizzare! Se avete un crocifisso, servitevene per baciarlo, per dire delle giaculatorie più accese, se avete già l'abito esso vi ricordi sempre il dovere della mortificazione.
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Vedete che belle giornate, che annate piene di salute avete davanti a voi, fatevi sante adesso che è il tempo. Fino a quando volete aspettare? Inoltre [fate] molta economia nelle cose che si devono usare, ma usatele bene. Tenete da conto l'ultimo pezzo di carta. Certi sciupii non dovrebbero esistere, tenete in ordine dappertutto: nell'apostolato, nei libri, nell'usare le varie cose. [Ci sia] molta diligenza nelle spese, si scriva a casa e dove si deve scrivere quanto è doveroso, quanto è buono, ma dove si può mandare una cartolina, non si mandi una lettera, quando si può mandare più cose insieme, fatelo! Si vigili molto perché il Signore chiederà stretto conto di tutto.
Sono annate di mortificazione generale queste, per disposizione del Signore che vedendo gli uomini solo intenti a soddisfarsi e ad attaccarsi alla terra, ha mandato loro una quaresima di trecentosessantacinque giorni per richiamarli alle cose celesti. Fate la massima economia affinché possiate far la carità, perché ce n'è grande bisogno. Sappiate tenere da conto anche uno straccio, un pezzo di carta, un filo, per aiutare le vocazioni che ne hanno tanto bisogno in periodi così difficili. I tempi di carestia, di pestilenza, di guerra furono quelli in cui i religiosi si fecero tutto a tutti e diventarono per loro più economi.
Per diventare più caritatevoli bisogna che vi industriate in tutti i modi. Lavorate! È legge naturale e senza lavoro non si va in paradiso; non sperate di andarvi in carrozza! Abbiate cura delle vostre cose, non siate irriflessive! Gesù aveva cura delle minime cose, non scopava via un trucciolo che cadesse dal tavolo di S. Giuseppe perché doveva servire a cuocere la minestra per la piccola famiglia.
Credete, non l'abbiamo proprio ancora lo spirito di Gesù Cristo in tante cose e bisogna che lo acquistiamo.
Essere spilorci è diffidare della misericordia del Signore, ma sciupare è abusarne. Bisogna usare di tutto come si deve, così vi perfezionerete sempre più e sarete sempre più degne di quel Gesù che vi ha chiamate.
Non arriveremo mai alla povertà12 di Gesù che ebbe un po' di paglia ad accoglierlo alla sua nascita, una misera stanzetta, un albero sotto cui passare la notte e spesso neanche quello, e un duro tronco di croce su cui morire. Cerchiamo di avvicinarci sempre di più a questo divino modello.
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* Istruzione, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 3 (22,5x32), tenuta ad Alba il 30.03.1932 dal Primo Maestro.

1 Cf 2Ts 3,10.

2 Cf Sal 88,16.

3 Cf Gv 4,6: «… stanco del viaggio».

4 Cf Gv 4,31-34.

5 Cf 1Cor 4,12.

6 Originale: distruggendo.

7 Originale: cose migliori.

8 Cf 1Cor 3,23.

9 Originale: sappiatelo usare.

10 Cf Rm 15,3: «Cristo non cercò di piacere a se stesso».

11 Cf 2Cor 11,27: «Fatica e travaglio».

12 Originale: al punto.