Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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17. L'UMILTÀ DEL CUORE *

Gesù ci disse: «Imparate da me che sono mansueto e umile di cuore»1. Un pensiero di S. Francesco di Sales [afferma]: Tutto lo studio e la perfezione dei santi sta in queste due cose: Fare e soffrire. S. Giovanni della Croce2 [dice]: Tutta la perfezione sta nel mortificare noi stessi per amore di Gesù, e specialmente umiliare il proprio cuore: chi non riesce a mortificarsi e mettersi sotto i piedi di tutti sarà sempre indietro nella perfezione, ancorché avesse il dono dell'orazione. S. Teresa [aggiunge]: «Io vedo molte anime perdere tempo nella vita spirituale perché non cominciano con l'umiliare se stesse, il che è principio di perfezione».
Gesù doveva avere un nome sopra ogni altro nome, eppure per lui [a Betlemme] non c'era posto, fu cercato a morte, fu esiliato e quando tornò in patria dovette rifugiarsi a Nazaret, fu crocifisso, e la sua vita si chiuse col trionfo dei suoi nemici. Eppure anche come uomo Gesù era il più santo di tutti gli uomini.
«Humiliavit semetipsum factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis. Propter quod et Deus exaltavit illum»3. Gesù fu esaltato perché si era umiliato. Chi non fa come Gesù che è la Via, sbaglia strada. Eppure sono tanti che non rinnegano se stessi: fanno anche molto, amano di operare, ma intanto è ben poco ciò che guadagnano per il cielo. Chi guadagna è colui che ama la vita nascosta, che opera solo per amore di Dio. La santità non sta nel fare, ma nell'umiliarsi. Sì, fare anche, ma prima dell'operare esteriore bisogna che sia ben formato l'interno. Che vale dipingersi il viso, se si hanno i polmoni malati? Si vedrà al giudizio di Dio che molte anime hanno seguito la moda spirituale.
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Oggi vi sono tanti scrittori che vogliono essere cristiani, ma che scrivono in modo urtante, dimostrando la loro sfacciataggine. Diciamo: O Gesù, voglio imparare la lezione di nascondimento, di spirito interiore, di vita umile che tu mi dai.
Esaminiamo un po' il nostro cuore e vediamo se cerca di primeggiare anziché tendere alla vita nascosta. È contento dell'umiliazione? Cerca la croce ed il servizio? Ha il dolore dei peccati? Sente il bisogno di Dio, della grazia? Ha tendenza alla sottomissione, si lascia guidare? «Chi è il primo tra voi, sia come vostro ministro»4.
Chi sa di più, chi ha maggior abilità, ha più conti da rendere a Dio: O Gesù, io vedo il mio cuore tanto dissimile dal vostro, eppure mi credo quasi perfetta, compatisco gli altri.
Se passando gli anni, noi crediamo di poter pretendere dagli altri onore, stima, ricompensa, ci sbagliamo di molto. Dobbiamo persuaderci che abbiamo molta responsabilità, che abbiamo tanti doveri verso gli altri, che davanti a Dio può essere più grande quell'anima che fa la prima Comunione, mentre noi, con tante grazie ricevute, aumentiamo nella malizia, nella stima di noi, nella superbia.
Preghiamo la santa Madonna, la Vergine umilissima a volerci ottenere l'umiltà del cuore. Condanniamo la facilità a condannare gli altri: più siamo vuoti e più vogliamo condannare.
L'umiltà è la virtù più dimenticata, ma è la più bella davanti all'occhio di Dio il quale ci ha espressamente detto di imitarlo in questo. L'anima pia senza l'umiltà è come un corpo senz'anima. Se per la nostra superbia dicessimo anche cento atti di dolore non faremmo ancora abbastanza. La via della santità è sempre disertata perché in essa vi è l'umiliazione.
«Humiliate capita vestra Deo»5, ma umiliate specialmente il vostro cuore e chiedete al Signore Gesù che lo faccia simile al suo.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 1 (21x31), tenuta ad [Alba] il 19.07.1932, dal “Rev.mo P. Maestro”.

1 Cf Mt 11,29.

2 Giovanni della Croce (1542-1591), spagnolo, sacerdote, mistico, carmelitano, Dottore della Chiesa. Scrisse opere di teologia mistica. Collaborò con S. Teresa d'Avila per la riforma del ramo maschile dell'Ordine del Carmelo.

3 Cf Fil 2,8-9: «Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato».

4 Cf Mt 20,27.

5 Cf «Inchinare il vostro capo a Dio». Invito dell'orazione finale sul popolo, Messa mercoldedi delle ceneri.