Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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23. LA SACRA SCRITTURA E LA SPERANZA *

[Recitiamo] l'Atto di dolore. Considereremo tre punti sulle divine Scritture: 1) Le Scritture sono ispirate da Dio; 2) le Scritture aumentano la nostra speranza; 3) le Scritture sono salute spirituale e anche temporale per le nostre anime e i nostri corpi.

I. I libri della Scrittura sono divinamente ispirati.
I libri che si stampano sono quasi infiniti perché ogni giorno sono migliaia e migliaia gli autori che scrivono, migliaia e migliaia gli stampatori che stampano, migliaia e migliaia gli editori che presentano libri di ogni genere, dagli argomenti svariatissimi. La sacra Scrittura è di argomento divino, perché qui vi entra Dio che ne è l'autore vero. Voi tante volte avete visto come ciascun evangelista abbia accanto un simbolo: S. Giovanni l'aquila, S. Marco il leone, ecc. Essi simboleggiano, indicano la virtù superiore che era in essi quando hanno scritto. Nella santa Messa chi è che cambia il pane nel corpo di Gesù Cristo e il vino nel sangue di Gesù Cristo? È il prete o è Dio stesso? È Dio stesso, eppure noi diciamo: Il prete tale celebra Messa; ministro principale è Gesù Cristo, il sacerdote è il ministro secondario o ministro strumentale, che pronuncia le parole: «Questo è il mio corpo ecc.», ma non c'è nessuno che pensi che il sacerdote possa cambiare il pane nel suo corpo, è Gesù Cristo stesso che opera. Qualche cosa di simile avviene nelle Scritture: chi ha preso in mano la penna è quel determinato agiografo (sacro scrittore), sua è la lingua, forbita e più o meno elegante a seconda dell'istruzione, ecc., suo lo stile, ma il vero autore è Dio, lo Spirito Santo, e questo è di fede. E come c'entra lo Spirito Santo? Che fa, cosa opera in chi scrive la Bibbia lo Spirito Santo? Tre sono le cose che opera:
1) illumina la mente, ispira e cioè dice cosa si deve scrivere. Notate che l'autore può già sapere le cose che ha da scrivere, S. Giovanni,
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ad esempio, ci dice: «Vi abbiamo scritto le cose che abbiamo visto, ma non basterebbe il mondo a contenere i volumi, se dovessimo scrivere tutte le cose che Gesù ha operato»1. Quindi scrive solo in parte, e perché non tutto? Perché lo Spirito Santo ha indicato le cose da scrivere. Altre volte l'autore le ignora addirittura, come Daniele e altri profeti, e allora lo Spirito Santo gliele rivela.
2) Ha un'azione sopra la volontà e cioè la muove a scrivere, comanda: «Accipe librum, scribe»2. E in altro luogo della Scrittura: «Scrivi le cose che ti detterò»3. È lo Spirito Santo che comanda [loro] di essere suo docile strumento, come S. Giovanni, S. Luca, ecc., che scrissero per comando del Signore.
3) Guida e assiste in modo tale da produrre questi effetti:
- L'autore ha scritto solo ciò che ha voluto lo Spirito Santo. Noi avremmo voluto che scrivessero tanto della santa Madonna, della vita privata di Gesù, dove chissà quali tesori sono nascosti! E invece tutto è stato compendiato in poche parole: «Puer crescebat, et confortabatur plenus sapientia; et gratia Dei erat in illo»4.
- Scrisse però tutto ciò che voleva lo Spirito Santo, anche le frasi, le parole e perfino gli incisi.
- L'assisteva perché non cadesse in errore, adoperando quelle parole e quei modi di dire che corrispondessero perfettamente al pensiero di Dio. Cosa dobbiamo dunque pensare a riguardo dell'ispirazione dello Spirito Santo? a) Vedendo un libro della sacra Scrittura non dobbiamo dire: questo è di Mosè, questo è il Vangelo di S. Giovanni, ma questa è la parola di Dio scritta da Mosè, da S. Giovanni, ecc. b) Questi libri non hanno errore né di forma, né di sostanza, non vanno soggetti a dispute. Passeranno i secoli, si faranno sempre nuove scoperte, verranno i razionalisti a parlare di tempi sorpassati, ecc., ma Dio solo rimane sempre fermo e la sua Parola non passa, se vi si troverà errore è segno che non si conosce bene la Scrittura o che si giudica umanamente ciò che non è umano. c) Chi legge bisogna che si faccia discepolo umile di Gesù, bisogna che pieghi la mente e il cuore davanti
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a Dio: Maestro, insegnami; io sono così piccola e ignorante, vengo a te per aver lume.
Vorrei parlarvi degli autori, ma il tempo stringe: sappiate per ora che Mosè è la più bella figura dell'Antico Testamento. Leggete bene il poco che se ne dice nel Genesi, nell'Esodo, nei Numeri e nel Deuteronomio che è come un compendio di tutto.
S. Gabriele dell'Addolorata5 aveva una grande venerazione per la sacra Scrittura, quando la leggeva si raccoglieva tutto in se stesso, socchiudeva gli occhi, come un'anima che vuol togliersi dalla vista della terra per udire solo la parola del Padre, per immergersi nelle cose celesti. Aveva i passi più belli della Scrittura ricopiati sui margini dei quaderni per avere maggior comodità di impararli a memoria, per tenerli sempre sotto gli occhi. Si faceva cercare da persone esperte i passi più belli che parlavano della Madre dei dolori, della passione di Gesù, scriveva su cartoncini quelli rispondenti maggiormente al suo grande amore, alla sua tenerezza e tutto serbava e meditava nel suo cuore, come la santa Madonna: egli, il figlio dell'Addolorata.
Cantate il Laudate, pueri per ringraziare il Signore che ci ha lasciato i santi libri, egli il vero autore. A Dante s'intitolano strade, s'innalzano monumenti, s'intitolano associazioni, oh, come dovrebbero invece esser larghi gli uomini nel lodare questo magnifico autore dei libri sacri, quanta riconoscenza gli dobbiamo! [Recitiamo il] 1° mistero gaudioso.

II. I libri della sacra Scrittura sono per noi sorgente e aumento di speranza cristiana.
La speranza ha due oggetti: si spera il paradiso e si sperano le grazie necessarie per arrivarvi. Per avvivare la speranza nostra non vi è oggetto più conveniente della lettura della sacra Bibbia.
Una volta vi erano due persone che si preparavano a partire per un'importante missione; una di queste faceva i bauli e ammucchiava libri su libri, tanto che non sapeva più dove metterli e se ne doleva. Allora rivolto al compagno gli disse: E tu come fai? Non hai dei libri da portare?. E l'altro: Io porto con me la
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Scrittura sacra, e ne ho abbastanza perché il libro di Dio vale più che tutti i libri degli uomini messi insieme, io cerco Dio.
La sacra Scrittura aumenta la speranza cristiana per tre motivi:
1. Perché essa tiene viva in noi l'idea di Gesù. Dice la sacra Scrittura: «Solatium sacrarum scripturarum, librorum sanctorum»6, perché gli ebrei trovavano nella Scrittura la speranza delle promesse divine, quella speranza che avevano concepito nel paradiso terrestre i nostri progenitori e che, man mano che passavano i secoli, si andava realizzando.
2. I libri della Scrittura ci parlano del paradiso, infatti la sostanza di essi è questa: Uomini, sulla terra siete pellegrini, un'altra patria vi attende! Seicento volte si parla del paradiso in essi ed è la parola del Padre che dice: Vi attendo tutti lassù; come Gesù Cristo dice nel Vangelo: «Godete, in paradiso sarà grande la vostra ricompensa»7.
3. Ravviva la speranza di ottenere le grazie. Leggere l'assistenza di Dio al popolo ebraico ci fa comprendere come Dio ascolta le nostre preghiere ed interviene, dandoci quello che chiediamo. Almeno quattrocento volte in essi si parla della preghiera e si eccita la speranza e la confidenza. Oh, perché si vanno a cercare tanti libri spirituali! Molte anime sono proprio deviate, vanno a cercare libri e libri e non si saziano mai, sono sempre incostanti. Leggete la Scrittura, anime che cercate la verità, l'amore vero, e lì troverete tutto, vi sentirete saziate, il cuore pieno, perché vi si trova tutto ciò che si desidera, per la mente, per il cuore, per la volontà. Dio ha lasciato sulla terra agli uomini due conforti: l'Eucaristia e la Scrittura.
Cantate il Dixit Dominus8. Reciteremo il 3° mistero glorioso perché lo Spirito Santo ci faccia trovare nella Scrittura la nostra grande speranza e raddrizzi le nostre deviazioni e non andiamo a cercare le briciole lasciando il vero pane.

III. «Evangelica lectio sit nobis salus et protectio»9.
Così legge quasi ogni giorno il sacerdote nel breviario. Cosa
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vuol dire che la lettura del Vangelo ci è salute e protezione? Oggi vedremo solo come [il Vangelo] sia nostra salute: a) perché in sé è grande merito; b) purifica l'intenzione e dispone a guadagnare meriti; c) aiuta il perfezionamento spirituale.
a) È un grande merito, infatti la Bibbia è chiamata il grande sacramentale, quindi la lettura della Bibbia ha in sé un grande merito presso Dio. Vi sono persone che vogliono fare un po' di bene, ma non hanno mezzi per fare dei legati o dicono che non hanno tempo, hanno poca salute per darsi ad opere pie, dicono che non sanno che cosa fare; ebbene, non hanno tanti mezzi? Invece di far celebrare una Messa, ne ascoltino due; invece di far carità, mangino Gesù Eucarestia; sono infermi, leggano quanto possono della Bibbia e, se non possono leggere a lungo, ne leggano un passo e lo ruminino, lo vivano, essa è salute. La Chiesa vuole che si legga la Bibbia perché non vi è opera maggiore di essa, lì sono tutte le opere buone e le opere di misericordia spirituale e corporale, tutte sono commendate e raccomandate.
b) La lettura della Bibbia non solo spinge al bene, ma fa progredire. I libri tanto più fanno del bene e hanno forza quanto più è santo lo scrittore, perché egli infonde la sua vita nelle parole. Abbiamo tanti libri scritti da valenti uomini, ma ad esempio quelli scritti da S. Ignazio, quanto bene operano nelle anime! Dipende dalla santità dell'autore. La Messa è celebrata da tutti i sacerdoti ugualmente; ma perché certe persone la vogliono celebrata da quel sacerdote? Perché ne conoscono l'intemerata vita e hanno più fiducia nelle sue preghiere e nel suo fervore. Lo stesso avviene per i libri scritti da diversi autori; ma quale virtù ha se il libro è scritto da Dio! Perciò la Bibbia ha in sé una forza, una spinta al bene che nessun altro libro può avere, perché santissimo è il suo autore, anzi è la stessa santità. Inoltre, se gli altri libri spingono alla virtù, e quindi a chiedere grazia, la Bibbia contiene invece in sé la grazia perché quel Dio che è la verità è anche la grazia e, se si comunica alla mente, si comunica anche alla volontà e al cuore.
c) Chi trova difficoltà nella pratica della virtù legga la Sapienza, l'Ecclesiaste o l'Ecclesiastico, le Lettere di S. Paolo, che danno particolare vigore perché comunicano la sodezza di virtù di chi le scrisse. Per questo il Vangelo e le Scritture in generale sono «salus et protectio».
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Vi era in tempi antichi un santo10 tanto amante delle sacre Scritture, a cui in tempo di persecuzione il tiranno impose di consegnare tutti i libri sacri che possedeva, minacciandolo di togliergli la vita se avesse ricusato di farlo. Il santo, che nella lettura della parola di Dio trovava il suo cibo quotidiano e la forza per mantenersi fedele anche nella persecuzione, condotto dinanzi al tiranno che gli ripeté l'ingiunzione, rispose: Io non vi darò nulla, perché i libri che voi mi chiedete sono per me la vita, quindi che importa se non mi togliete la vita del corpo, ma mi private di essi? Io vi darò, se volete, la vita del mio corpo, e voi mi libererete da un laccio, ma non vi darò mai, io vivente, ciò che costituisce per me cibo e vita. La Scrittura sia proprio il nostro cibo e ci infonda la vita.
Canteremo ora il De profundis11 per tutte le negligenze nostre nel leggere le Scritture e per le negligenze degli uomini tutti, anzi per la loro freddezza nell'accogliere la lettera del Padre. Si vedono a volte belle biblioteche private ricche di eleganti volumi, di trattati di scienza umana, ma andate un po' a cercarvi il libro dell'unica scienza necessaria, la parola di Dio!
Per le strade non si vedono che vetrine di librai cariche di ogni sorta di libri, per le vie bancarelle in cui si offre ogni libro, ogni giornale illustrato, tutto ciò che gli uomini scrivono e stampano, ma andate a cercarvi la parola di Dio! Non c'è posto per essa. Dio è escluso, gli uomini non lo vogliono e ripetono con le opere ciò che un giorno fu detto di Gesù Cristo: «Non vogliamo che costui regni su di noi»12. «Crucifige, crucifige eum»13. «Et lux in tenebris lucet, et tenebrae eam non comprehenderunt»14.
S. Paolo vecchio, presso a morire, scriveva al suo discepolo: «Vieni presto, desidero tanto vederti una volta ancora, e porta con te i miei libri, il mio conforto, perché possa ancora leggerli una volta»15.
[Preghiamo il] De profundis e il 4° mistero glorioso.
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* Ora di adorazione, alla Famiglia Paolina, in ciclostilato, fogli 4 (22,5x35), tenuta ad Alba il 20.11.1932, dal “Primo Sig. Maestro”.

1 Cf Gv 21,25.

2 Cf Ap 1,11: «Scrivilo in un libro».

3 Gf Ger 30,2.

4 Cf Lc 2,40: «Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui».

5 Gabriele dell'Addolorata (1838-1862), al secolo Francesco Possenti, di Assisi. Dopo una giovinezza spensierata entrò nell'Ordine dei Passionisti e in cinque anni si fece santo.

6 Cf Rm 15,4: «In virtù della consolazione che ci viene dalla sacre scritture, dai libri santi».

7 Cf Mt 5,12.

8 Cf Sal 110,1: «Il Signore ha detto…».

9 «La lettura del Vangelo sia per noi salvezza e protezione».

10 Si allude a Felice, martire nella persecuzione del sec. III in Numidia, Africa settentrionale. Nell'ora di adorazione n. 24, al II punto, il Primo Maestro ritorna a parlare di questo santo martire “che aveva appreso un grande amore alla Scrittura” specificandone il nome.

11 Cf Sal 130,1: «Dal profondo…».

12 Cf Lc 19,14.

13 Cf Gv 19,6.

14 Cf Gv 1,5: «La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta».

15 Cf 2Tm 4,9.13.