19. LA CARITÀ *
All'inizio della meditazione la prima cosa da vedere è il proposito che vogliamo fare. Chi fa la meditazione con sapienza e con sistema, alla sera prima ne legge la conclusione, affinché l'anima al mattino, svegliandosi, e quando va alla Messa e alla Comunione, sappia già cosa chiedere: Cosa ho da domandare stamattina al Signore? Bisogna andare alla Comunione per avere la grazia di osservare il proposito fatto, il fine speciale della Comunione dev'essere quello. La Messa procede così: nell'Epistola e nel Vangelo si annunciano i propositi perché sono istruzioni; poi inizia la Messa che comincia dall'offertorio in cui si offrono i propositi fatti; si arriva [quindi] al suo centro che è l'elevazione, dopo questa viene la Comunione in cui si riceve la grazia per osservare i propositi fatti.
Quale proposito avete già fatto? Riflettete bene sulla carità vicendevole che non è compatirsi, ma portarsi aiuto, giovarsi scambievolmente, desiderarsi il bene, pregare. Molte pensano che la carità debba considerarsi sotto l'aspetto di non farsi del male, non darsi scandalo, non offendere, non portarsi invidia, non sparlare, ecc., ma tutto questo è carità, ma solo carità negativa. Non far peccato è già bene: che uno non muoia è già bene, ma se costui vive solo per stare in un letto, inerte, senza produrre, cosa importa che sia vivo? Di una suora che sia viva, ma che stia solo a letto, cosa se ne fa? È da portarsi all'ospedale. E noi siamo proprio gente da ospedale, se non osserviamo che la carità negativa.
Voi sentirete la sentenza di Gesù: «Avevo fame e mi avete sfamato». Non basta dire: O poveretto, ha fame! «Avevo sete e mi avete dato da bere»1. Cosa conta il dire: Poveretto, ha sete, se continua così muore con la gola secca!, e intanto lasciarlo lì. Se farete così non sarete da più del sacerdote ebreo o del levita che
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incontrarono in mezzo alla strada il povero viandante malconcio e passarono oltre. Il buon samaritano invece è smontato dalla sua cavalcatura, l'ha curato, l'ha caricato sul suo giumento, l'ha portato dall'oste, gliel'ha raccomandato e ha pagato quanto si richiedeva per curarlo. Chi ha amato il prossimo?, ha domandato Gesù concludendo la parabola: Chi ha esercitato la carità positiva2.
Il Diario spirituale riporta le parole di S. Francesco [di Sales]: Deh, quando sarà, che ci vedremo stemprati in dolcezza e soavità verso i nostri prossimi! Quando noi vedremo le anime loro nel sacro petto di Gesù!3.
Facciamo l'esame di coscienza e vediamo cioè se amiamo le anime e il prossimo per amore di nostro Signore Gesù Cristo. Egli ha amato tanto le anime che ha dato [per esse] il suo sangue e la vita. Gesù ci porta tutti nel cuore, non amore negativo quindi nel senso di non farci del male, ma Dio ci ha amati e ci ha creati e ci ha dato tutto; Gesù ci ha amati ed ha dato per noi la vita sulla croce: vedete che amore! Se noi ameremo come Gesù, non metteremo limiti al nostro amore.
È brutto che delle anime facciano l'esame di coscienza [solo] per vedere se non hanno offeso Dio, se non hanno commesso il male, e fanno consistere la perfezione nel non fare il peccato e non commettere imperfezioni. Questo non è [possibile] a noi; sentire le malizie, sentire nel cuore quella tempesta, quella volontà contraria, quella robaccia che pullula nel cuore è di tutti gli uomini, è effetto del peccato originale. Soltanto la Madonna che non ebbe malizia, che non fu macchiata dal peccato originale, ne fu esclusa; ma noi non siamo la Madonna. Non sentire lo stimolo del male, non è possibile ordinariamente. Invece bisogna guardare se si va avanti, se si ha la carità positiva, se si progredisce un po' tutti i giorni. Vedere se diventiamo più fervorosi, più zelanti nell'apostolato, nelle opere nostre, nelle industrie, nello spirito della vocazione, più retti nelle intenzioni, più puri per non sporcare l'ambiente dove siamo e non infettarlo con le nostre malizie, affinché gli altri possano respirare aria sana e nutrirsi di Gesù nella Comunione. [Esaminarci] se vogliamo dare
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più gloria a Dio, fare più bello il paradiso ai santi e al nostro prossimo. Bisogna vedere se esercitiamo la carità operativa, [perché] bisogna che andiamo avanti, che lavoriamo nella carità positiva, nelle opere nostre e bisogna che non ci siano sbagli, che guardiamo il particolare4: mettere un carattere5 dove ce ne va un altro, non va bene; piantare un cavolo dove va una cipolla, non va bene, non bisogna far così. Stiamo attente a fare bene e specialmente in ricreazione a creare un ambiente sacro, con discorsi santi, non scoraggianti. Quanto male capita, di cui non vediamo la ragione e ne siamo noi [la causa]! Il male commesso da noi influisce sugli altri, il peccato forma un ambiente dannoso ai polmoni degli altri, invece il bene è un profumo salutare che serve a rinforzare i polmoni delle persone che ci attorniano.
Come siamo noi? Ci contentiamo della carità negativa? «Avevo fame e non mi deste da mangiare, avevo sete e non mi deste da bere... andate via da me, andate all'inferno»6. Il sacerdote ebreo non ha ucciso il ferito, ma non l'ha [nemmeno] aiutato, e quel poveretto sarebbe morto lì da solo, se non l'avessero soccorso. Questa è la carità negativa. E voi la esercitate la carità con le anime? Il vostro lavoro richiede una grande carità, è sempre far carità, è addirittura una professione di carità. Guai a voi, se non aveste la carità! Sareste da meno di una donna comune, perché almeno quella dà dei figli a Dio per rendergli gloria, e voi bisogna che gli diate anime; invece sarà maggiore il premio di quella donna, di quella madre di famiglia che ha in casa una nidiata di bambini che vedete uscire al mattino, come tanti coniglietti: questo è amor di Dio! La santa Madonna ha dato Gesù e gli apostoli, e noi cosa diamo al Signore? Quante volte siamo da meno dei secolari! E l'impedimento è tutta quella gonfiatura che si ha, per cui non si capiscono più le cose di Dio e il prezzo delle anime. Bisogna che costruiamo, che abbiamo la carità positiva; l'abbiamo noi?
«Ero affamato e mi avete sfamato; ero assetato e mi avete dato da bere; ero carcerato e mi avete visitato; ero ospite e mi avete accolto e ricevuto bene; in verità, qualunque cosa avete
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fatto ad uno di questi piccoli l'avete fatto a me»7. Il bene rimane fatto a Gesù, e dice S. Francesco di Sales: Quando noi vedremo il nostro prossimo nel sacro petto di Gesù? Il nostro prossimo sta appunto là, dentro il petto e nel seno del divin Salvatore, in maniera che l'amante Signore muore di puro amore per lui!.
Bisogna che preghiamo il Cuore di Gesù che ci faccia simili a lui nella carità: Cor Jesu sacratissimum, miserere nobis.8
Ci vogliono tante grazie per correggere questo nostro cuore, perché diventi operoso, ripieno di carità attiva, operosa, ricostruttrice. Carità di pensieri per procurare maggior gloria a Dio, maggior bene alle anime, maggiori aiuti alle vocazioni, sollievo alle anime del purgatorio, conforto ai moribondi. Carità di parole: cosa fate in ciò? Vi sono anime che producono il cento per uno, altre distruggono il cento e resta solo l'uno e attorno a loro tutto è secco perché non hanno l'acqua della grazia; altre rinverdiscono tutto e, piantassero [anche] un bastone secco, lo vedreste rinverdire. Certe donnette, di un peccatore ne fanno un gran santo, ed è proprio il bastone secco che rinverdisce, perché c'è l'acqua della grazia che lavora.
E il vostro esempio com'è, è edificante? Se tutti facessero come facciamo noi, la comunità andrebbe bene? Nell'apostolato sarebbero copiosi i frutti? E nelle opere? Bisogna che scendiamo proprio al particolare, perché qui ce n'è per tutte: da chi aggiusta le calze, a chi mette insieme i caratteri, innaffia il giardino, fa i conti, ecc. E le spedizioni, ad esempio, bisogna che siano ben fatte; tutto sia ben fatto, per piacere a Dio.
Chissà certune [in che cosa] fanno consistere l'amor di Dio! Hanno un conto da fare e lo fanno sbagliato, e l'amor di Dio dov'è? La macchina, la lasciano andare a vuoto9, dove sta l'amor di Dio? Credete che consista nel mettersi un velo? Esso non copre che le nostre infermità ed è appunto per aiutare a fuggire le tentazioni. C'è un gran bisogno di conoscere dov'è il vero bene, dov'è il vero progresso spirituale, che consiste nel compiere bene le cose che si fanno momento per momento. Se non state attente alle vostre macchine, ai vostri studi, ai vostri lavori quotidiani, alle scarpe che sono quasi rotte, alle piccole cose che adoperate,
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volete esercitare la perfezione nel volare sui campanili? È molto difficile camminare nella perfezione, ma è anche molto facile: chi momento per momento non sta attenta, non riesce mai, perché l'esercizio della perfezione è la carità positiva, che è fatta di piccole cose; chi invece fa bene le cose piccole momento per momento, alla sera trova tutto dorato, perché avesse avuto anche solo da fare quattro passi, li ha fatti con decoro. La perfezione unisce a Dio, essa è la volontà di Dio: non opere che distinguono dunque, queste sono solo una strombazzatura che fa il diavolo, per riempirci le orecchie ed allontanarci dalla vera perfezione che consiste nel far bene momento per momento la volontà di Dio.
Facciamo i nostri propositi con umiltà, in cose piccole, non pensiamo al martirio, quando non siamo neanche capaci di sopportare una puntura di spillo, un rimprovero senza lamentarci, in pace.
Non crediate di capire qualche cosa di tutto questo, se il Signore non vi dà la grazia: Cara e tenera mia Madre Maria...10
Quando non fate bene le cose che vi sono affidate, non servite bene il Signore; arrivate ad una certa età, non vi si può mettere a far l'assistenza alle altre. Se durante il lavoro lasciate andare in giro la testa, questa va in giro e, non servendo il Signore, serve al diavolo e alle volte al fumo. Bisogna che stiate molto attente alle cose minute e ci mettiate mente e cuore, a Dio bisogna dare l'intelligenza, oltre le forze. Certune in quanto a forze fanno fin troppo, ma la testa... Il Signore non si contenta del servizio esterno. Chi vi porta il latte, basta che vi porti i recipienti pieni, il latte buono e siete contente; delle sue intenzioni non ve ne importa, che lo faccia col cuore o no, non ve ne curate; ma per il Signore non è così, non basta il servizio esterno, egli vuole la mente ed il cuore, egli vuole che ci sia il raccoglimento, l'attenzione, l'amore.
Altre si lamentano per le tentazioni cui vanno soggette e fanno disperare il confessore e chi le guida, perché non mettono al servizio di Dio la mente ed il cuore e allora il diavolo lavora e occupa mente e cuore per conto suo, e porta distrazioni, agitazioni, scrupoli, tentazioni, ecc. Dite loro: Va' a lavorare, ma mettici
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la mente ed il cuore! Il Signore misura in primo luogo il nostro amore, poi il nostro servizio [compiuto] con tutta la mente ed il cuore, in terzo luogo con tutte le forze, ma se non ascoltiamo il Signore nel primo comandamento, lo ascolteremo negli altri?
Bisogna che vi esaminiate di più se servite Iddio con la mente, perché questa spesso va a passeggio. Così, quanto tempo perdete! Quelle che amano il Signore con la mente e con il cuore, quanto bene fanno e quanto progrediscono! Quelle che lasciano lavorare la fantasia non trovano mai le vie per riuscire e dove passano lasciano l'impressione del disordine interiore.
Chiudete spesso il cuore nel Tabernacolo e a doppia chiave, perché non scappi più; chiudete bene nel Tabernacolo la vostra testa, mettetela sotto i piedi della Madonna. Servite bene il Signore e dategli davvero mente e cuore, vedrete così scomparire molte tentazioni, perché i quattro quinti delle tentazioni ve le procurate da voi. Chi serve bene Gesù con la mente e con il cuore diventa raccolta come la Madonna.
Gesù vi benedica e si prenda le anime vostre e il vostro cuore.
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* Meditazione, in ciclostilato, fogli 3 (21,5x34) tenuta ad Alba il 28.07.1932. Nell'originale il titolo è “Meditazione sulla carità”; non è indicato l'autore, ma dal contenuto si può attribuire al Primo Maestro.
1 Cf Mt 25,35.
2 Cf Lc 10,29-37.
3 Cf Diario spirituale, o. c., p. 390.
4 Originale: Andiamo al minuto.
5 Elemento tipografico usato nella composizione a mano.
6 Cf Mt 25,41-42.
7 Cf Mt 25,35-40.
8 Cuore sacratissimo di Gesù, abbi pietà di noi.
9 Originale: A rifondo.
10 Cf Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 28.