Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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9. LA VOCAZIONE *

La vita nostra se ne va un po' ogni giorno; come spendiamo il restante di vita che il Signore ci dà? Il giudizio che il Signore farà della vita nostra ci aspetta, egli giudicherà come abbiamo speso i brevi giorni della vita. La vocazione si compone di due parti: 1) è scelta di uno stato in cui santificarsi; 2) è corrispondere, cioè arrivare davvero alla santità proposta. È specialmente della seconda che intendo parlare.
Credete voi che sia tutto finito quando si è conosciuta la vocazione? Incomincia allora. Ci si mette sulla strada buona e questo è necessario, come per andare a Roma è necessario andare alla stazione, ma soprattutto bisogna camminare. Scelta la strada bisogna percorrerla, la scelta si fa in poco tempo, ma poi bisogna camminare. Perciò l'angelo diceva al Profeta: «Sei senza vigore, alzati, nutriti bene perché ti rimane da fare lunga strada»1.
Cos'è la vocazione? È la destinazione di un'anima, che Dio fa, ad una santità speciale. Tutti sono chiamati al paradiso, ma alcuni in uno stato più elevato, quindi Dio li vuole più vicini anche sulla terra e li invita con i consigli evangelici. Come si fa a conoscere se si ha questa destinazione? Dai segni perché tutta la volontà di Dio si conosce dai segni scritti, quali libri viventi, e dalle azioni. Quando dal camino esce del fumo si dice che in quella casa vi è il fuoco acceso; quando un'anima mostra una certa intelligenza (non è una buona donna, non una sempliciotta: i santi furono tutti semplici, ma non folli), un'intelligenza distinta nelle cose di Dio, questo è un segno. In secondo luogo, quando ha una volontà ferma, e non è una banderuola che tutti i momenti promette e manca e avrebbe bisogno di confessarsi tutti i giorni. E terzo, ha molta virtù, forza, gran cuore, cioè delicatezza, capisce il male del peccato, ama e tende alle cose di Dio, percepisce il prezzo delle anime, la necessità della meditazione, anima a cui non basta la Messa e Comunione quotidiana, ma
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vuole amare ancora la Visita, il raccoglimento, una vita che concentri tutto in Dio.
I tre segni di vocazione sono dunque: intelligenza delle cose spirituali; fermezza per bontà di carattere o per virtù: pochi propositi, ma praticati, non parole, ma azioni; inclinazione alla pietà fino al raccoglimento, fino ad un abito speciale che è proprio degli eletti da Dio.
Naturalmente questo fiore poi dev'essere posto in un vaso buono. Si mette forse il sangue di Gesù in un calice guasto? Ci vuole quindi anche una certa attitudine fisica. Alle volte quel dire: Io mi sento la vocazione, conta ben poco. Tu manifesti uno dei segni che ci vuole anche, ma è solo uno dei tre2: il giudizio poi sta al confessore per la parte interna, ai superiori per la parte esterna. Quando il giudizio è dato con ponderazione, Dio vuole che ascoltiamo e dà le grazie per correre su quella via. È di obbligo dunque per tutti, anche nel mondo, cercare di conoscere la propria vocazione. È molto pericoloso l'arrischiare di non corrispondere! Su un'altra strada come avresti pace, come avresti le grazie, come saresti tranquillo in punto di morte? Tutto questo riguarda il mettersi sulla buona strada; bisogna però anche percorrerla per arrivare a quel paradiso bello bello, che ci aspetta. Tutti dobbiamo fermarci e domandarci: Corrispondo? Ho mantenuto i miei propositi fermi, fatti il giorno della scelta? Mi sono fermata, seduta, o sono andata avanti con coraggio, slancio e generosità?
In quanti modi si può corrispondere? Secondo la tappa in cui si è: probandato, noviziato, voti annuali, voti perpetui; quindi ognuna guardi: la mia parte di strada l'ho fatta bene?
Probandato è il tempo in cui voi provate se la vita vi va, e siete provate se avete forza, intelligenza, inclinazione per questa vita. Cose da farsi in questo periodo [sono]: conoscere bene la Congregazione, con umiltà, imparare bene, non far le maestre, ma le brave discepole. È il tempo dell'umiltà ed esige grande sincerità e schiettezza prima di tutto con se stesse. Mi sento io? Comprendo, ammetto, abbraccio? Se sentite ripugnanza, l'animo che disapprova, non si può andare avanti. Io ammetto, ma provo un po' di difficoltà. Questo è naturale, dev'essere così; il
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paradiso è in salita, ci vuole maggior forza. È appunto lì che dimostri il dominio e la volontà abbastanza robusta nel dire ogni giorno sì alla volontà di Dio. Abbi coraggio, figliuola, ma se non ti senti, sii sincera con te stessa: Io non mi sento, non ho coraggio. Non dire: Adesso mi devono conoscere, bisogna che faccia la devota. La sincerità vi metterà nella volontà di Dio e voi farete proprio bene.
Noviziato. L'esame [si fa] su tre cose: 1) Se avete applicato l'intelligenza, la volontà, il cuore. Il noviziato è la prima prova, in esso bisogna studiare bene la vita della Congregazione, guardare cosa è, i vantaggi, i doveri che importa, i sacrifici che consiglia. Questo si fa ogni giorno con la conferenza. In questo periodo esaminarsi se ci si è avvicinati di più alla Casa per conoscerla, se si sono imparate bene le pratiche di pietà: Messa, Visita; catechismo, prediche.
2) Se si dà prova delle virtù. Siete ferme? Nel mondo è naturale che succedano alti e bassi, ma la vita religiosa mette in uno stato di costanza. Se fate bene il noviziato, dopo un mese dovete sentirvi ferme: è il tempo della fermezza. Ci vuole già l'esercizio delle virtù. Castità: non basta non far peccati, bisogna concentrare tutta l'intensità del cuore ed amare il Signore. Ubbidienza: fare ciò che è comandato, non ciò che sembra bello; come dicono in Casa, non come dicono gli altri. Su questo punto è facile intenderci, bisogna che vi diate alla Congregazione pienamente, senza disputare. Quando foste fuori e vi dicessero di far diverso, dovete essere decise e ferme a dire: La volontà di Dio per me è la Congregazione; […]3. Infatti dice S. Paolo: «Se venisse anche un angelo del cielo a dirvi diverso, non credetegli»4.
3) Formarvi alla povertà, ma una povertà che non è miseria, viltà, ma che ci fa diventare attivi, abbracciare la vita di Gesù, [essere contenti del] puro necessario anche scarso, come Gesù. Poi dare tutte le forze alla Congregazione secondo i propri doni. [E questo:] se avete preso l'inclinazione a fare le pratiche di pietà, non come si facevano a casa, ma [come si fanno qui,] tutte uguali; se avete con le sorelle un unico andamento spirituale e
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materiale, di un solo colore. Siate del vostro spirito, affinché alla fine vi sentiate bene, non naturalmente, per avere la bocca piena di dolce, ma per il piacere di essere nella volontà di Dio: Sento pena, ho le lacrime, ma mi sento bene; mi sembra che il Signore debba essere contento. Il confessore mi ha detto di sì, la maestra mi ha detto di sì. Questo è il segno che vi siete preparate convenientemente.
Voti annuali. Perfezionano il noviziato e l'esame di coscienza è [da farsi] sul fervore. È proprio il tempo del fervore, del calore spirituale. Questo tempo è caratterizzato dalla grande dedizione dell'anima a Dio. Se questi anni portassero languore spirituale: non povertà ma singolarità, non ubbidienza ma giudizio sulle cose, per carità, non fate i voti perpetui! Portare fervore nei voti, nell'apostolato e in tutti i doveri della vita religiosa, questo si deve fare durante i voti annuali. Vorrei farvi tanto del bene in questo! Capite bene, perché ne avete bisogno, chiedete tanti lumi e tante grazie.
Voti perpetui. Richiedono specialmente costanza nello spirito di povertà, ubbidienza, castità, appreso e mai diminuito. Il treno partendo va adagio e fa il suo probandato, ma poi va veloce e nelle pianure vola per ore ed ore; così voi nel noviziato e durante i primi voti avete preso la corsa. Poi bisogna diventare sapientissime nell'apostolato, ingegnosissime nella povertà, perderete le forze, ma acquisterete giudizio, costanza nel correre e nel crescere ogni giorno nella conoscenza delle cose, nell'essere sempre ferme nelle virtù e nelle pratiche di pietà, fino a staccarsi dalla terra e dire con il salmista: «Ormai ho conosciuto il Signore»5, avanti, di corsa per tutta la vita!
Ricordate bene che ogni tempo ha le sue tentazioni, perché ogni tempo deve avere quei meriti che si fanno superando e vincendo le tentazioni.
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* Meditazione, in ciclostilato, fogli 2 (21,5x34), tenuta ad Alba il 10.5.1932, dal Primo Maestro.

1 Cf 1Re 19,5.7.

2 Originale: è solo un terzo

3 Originale: “Se posso adempiere ai miei doveri sto, altrimenti non sto e mi rifugio sotto le ali della Congregazione”. È sembrato bene omettere questa frase.

4 Cf Gal 1,8.

5 Cf Gb 42,5.