Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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8. SAPERE ACCETTARE LA PROPRIA CROCE
(Domenica di Quinquagesima)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 28 febbraio 19651

La preparazione alla redenzione, alla risurrezione di nostro Signore, cioè alla Pasqua. Questa preparazione remota delle tre settimane: Settuagesima, Sessagesima, Quinquagesima. Adesso si sta per entrare nella preparazione prossima alla Pasqua, quindi è l'inizio anche [della] Quaresima; poi ci sarà la preparazione immediata, imminente: sarà il tempo di Passione, dei 15 giorni, due settimane.
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La Scrittura che è nell'Epistola e nel Vangelo e anche nell'Introito, nel Tratto, ecc. è tutta piena d'insegnamenti, quasi non si sa che cosa si deva meditare di preferenza1. Ma specialmente tre punti, e cioè:
[Primo:] la carità nell'Epistola. Questa carità che riguarda Dio, l'amore a Dio, e la carità che riguarda il prossimo, le anime. E quindi la necessità assoluta della carità, cioè dell'amor di Dio, che vuol dire possedere la grazia di Dio. Perché un Musulmano, un Ebreo, che non hanno ancora la grazia, possono fare delle cose meravigliose, di opere anche di beneficenza e anche magari sacrificar la vita, ma se non c'è la grazia, tutto quello non ha merito per la vita eterna2. È una cosa buona nel senso naturale, ma non ha il merito per la vita eterna. Allora, se le anime sono senza peccati, si troverebbero come i bambini morti senza il battesimo, perciò non possono entrare in cielo, nella vita eterna. E quindi l'amore verso Dio.
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E poi l'amore verso il prossimo. Tutta la settimana bisognerebbe meditare quello che segue, cioè la carità verso il prossimo. «La carità è paziente, è premurosa, non è invidiosa, non offende ed è umile, non è ambiziosa, non cerca il suo interesse, non si irrita, non pensa male, non gode dell'ingiustizia ma del trionfo della verità. Colui che ama,tutto scusa, e tutto crede e tutto spera e tutto sopporta. La carità non finirà mai»1. Perché? Perché con la morte, cesserà la fede e cesserà la speranza e rimarrà in eterno la carità, l'amor di Dio, e l'amore ai beati, e l'amore di tutti gli uomini perché raggiungano la fede nel paradiso. Pensare sempre in questo modo soprannaturale.
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Stampiamo, in questi giorni, il libro di sant'Alfonso: La pratica di amare Gesù Cristo1. E ci sono dodici capitoli in quel libro, e ogni capitolo spiega la carità cos'è e come deve essere la carità, e cioè: la carità è paziente, un capitolo; poi, la carità è premurosa, un altro capitolo, ecc. Quanto è prezioso quel libro di sant'Alfonso! Quante migliaia e migliaia, più di un secolo continuano a ristampare. Questo è prima cosa.
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Secondo: Gesù predice la sua passione e risurrezione. Quindi la Chiesa ci fa pensare - siamo all'inizio [della] Quaresima e preparazione alla Settimana Santa, cioè alla settimana di redenzione e risurrezione di Gesù Cristo - le parole che [Egli] ha usato e [che] gli Apostoli non capivano.
«Gesù prese in disparte gli Apostoli e disse: Ecco noi andiamo a Gerusalemme e là si adempirà tutto quello che i profeti hanno predetto riguardo al Figlio dell'Uomo». Cioè, in Gesù Cristo si compiono tutte le profezie dell'Antico Testamento, secondo i profeti. «Andiamo a Gerusalemme e là si adempirà tutto quello che i profeti hanno predetto riguardo al Figlio dell'Uomo». E come? «Sarà consegnato ai Gentili (pagani), sarà deriso, maltrattato, coperto di sputi, flagellato e condannato a morte. Ma il terzo giorno risorgerà»1. Ecco la redenzione. La redenzione si compie e con la morte di Gesù Cristo e con la sua risurrezione e con l'ascensione al cielo. E così [noi] dobbiamo morire, e così dobbiamo poi risorgere, e così l'ingresso in paradiso. E intanto Gesù, il Salvatore, già ci aspetta in paradiso, aspetta tutte le anime che hanno creduto e che credono in Gesù Cristo. «E gli Apostoli non compresero nulla di queste parole, per loro era un linguaggio troppo oscuro e non afferrarono il senso»2.
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Terzo insegnamento da ricordare nella Scrittura:
Arrivati a Gerico incontrarono un cieco che domandava l'elemosina sul ciglio della strada, e sentendo passare la folla, domandò che cosa accadesse. Gli risposero che passava Gesù Nazareno. Allora si mise a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me». La gente in testa cercò di farlo tacere. Ma egli gridava ancor più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me». Gesù si fermò, lo fece venire vicino a sé, e gli domandò: «Cosa vuoi che io faccia per te?». «Signore, fa' che io veda». E Gesù rispose: «Va bene, vedi! La tua fede ti ha salvato». Sull'istante il cieco recuperò la vista e seguiva Gesù glorificando Iddio. Alla vista di quel miracolo, tutto il popolo si mise a proclamare le lodi di Dio1.
Quindi l' insegnamento riguarda la fede, la fede di questo cieco il quale continuava a gridare; e cioè, aveva fede che Gesù Cristo lo guarisse, gli ridonasse la vista. E siccome la fede era profonda: «Va bene, se chiedi questo, vedi»! E cioè: ora ti si aprino gli occhi.
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Oh, dunque, sono specialmente tre gli insegnamenti:
[Primo,] carità verso Dio e verso gli uomini. Anche amore alle anime purganti da ricordare, e tutti quelli che sono gli uomini sulla terra e anche i peccatori e tutti quelli che han bisogno di vivere in grazia e quindi di essere preparati alla salvezza, al cielo. E poi non si può amare Iddio senza amare insieme il prossimo, perché: come potrebbe uno amar Dio e non amare il prossimo?1. Il prossimo è l'immagine di Dio. Se noi amiamo il Crocifisso che è immagine di Gesù Cristo, questo è l'amore a Gesù Cristo stesso. Ora ogni creatura è immagine di Dio e quindi bisogna amare il prossimo che è immagine di Dio. «Facciamo l'uomo a immagine e somiglianza nostra»2 - ha detto Dio nel creare Adamo - «a immagine e somiglianza nostra». Così siamo immagine e somiglianza di Dio per la nostra ragione, la nostra intelligenza che il Signore ci ha infuso.
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Secondo, allora va bene la Via Crucis. E quindi la predizione di Gesù Cristo agli Apostoli: «Ecco che andiamo a Gerusalemme, il Figlio dell'Uomo sarà imprigionato ingiustamente, deriso, condannato a morte». Sì, poi risorgerà. Allora la Via Crucis sta bene e, specialmente nel tempo di Quaresima, la mortificazione.
E una volta che Gesù aveva annunziato la [sua] passione e morte in croce, allora Pietro pieno di zelo: «Dio te ne scampi, Signore, questo non ti accadrà mai!»1. Ma il Signore rispose: Non tentare, non tentare. Perché, cioè, sarebbe contro la volontà di Dio il non sacrificarsi, Gesù. Perché era la volontà del Padre celeste che il Figlio fosse crocifisso e morisse sulla croce. Allora Gesù lo sgridò.
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Oh, meritiamo che Gesù ci sgridi. E vogliamo amare Dio e guai se abbiam da soffrire qualche cosa. Ora: «chi vuol venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua»1. Ecco, accettare la nostra croce, quindi portarla con Gesù Cristo. «Chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Fino alla morte, quando faremo il sacrificio della vita, ecco, con Gesù Cristo.
Unirsi alla passione di Gesù Cristo, non che sia la Via Crucis soltanto un ricordo o una preghiera qualunque, bisogna che nell'intimo noi ci uniamo a Gesù Cristo che soffre, che è condannato, che è sulla croce e che muore. E allora la preparazione col sacrificio nostro, la preparazione alla morte. Non lasciamo andare Gesù Cristo da solo a soffrire e a morire come sono scappati via gli Apostoli. È stato detto e scritto questo: Troppi cristiani amano Gesù, ma senza la croce, ecco; [amano] un amabile Gesù quando soltanto benedice e assolve e ama. Non amate soltanto un Gesù amabile, ma Gesù crocifisso. Troppe anime realmente hanno una divozione molto superficiale. Guardare, essere divoti di Gesù immolato.
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[Terzo:] e che cosa vale la Messa, che è immolazione, se non c'è la fede viva, se non capiamo la Messa bene? "Eh, c'è questa cerimonia, si è fatto così", ecc. Ma l'essenziale è ciò che costituisce la Messa con la Parola e il sacrificio. Allora che sentiamo bene la Messa e che facciam bene la Via Crucis. Quindi rimproverava quell'autore: Amate Gesù crocifisso, non solo un amabile Gesù quando perdona, quando benedice.
Bisogna che seguiamo Gesù sulla croce, la morte accettata bene. E poi la fede della risurrezione e dell'ascensione, quando dopo il giudizio universale: «Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio»1.
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Oh, dunque, questi sono specialmente i tre insegnamenti. E quindi: la carità verso Dio, verso gli uomini; secondo, ricordo della passione; e ancora, il terzo punto, aver fede, aver fede.
Fede in che cosa? Di avere l'aumento della fede. Fede di che cosa? Di una speranza ferma, cioè nella passione di Gesù Cristo, nel sangue che lui ha versato per noi; quindi la comunicazione della grazia che viene da Gesù Cristo a noi; e poi, sequela, seguire Gesù Cristo, quindi la speranza; e terzo, l'amore di Dio e l'amore al prossimo.
Ci vuole questa fede: che il Signore aumenti in noi lo spirito di fede; e la fermezza in Gesù Cristo, nei suoi meriti e nella volontà di seguirlo e di imitarlo; e terzo, amare Dio come Gesù Cristo amò il Padre e amò le anime fino a dare la sua vita.
E ciascheduno prenda l'insegnamento che crede meglio da meditare; d'altra parte si possono continuare a meditare lungo la settimana un po' l'uno, un po' l'altro di questi argomenti.
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Si ha molta voglia di "sentire" prediche; ma quello è, alle volte, una scusa di non aver voglia di meditare, perché è più facile stare a sentire e basta. Ma quella non è la meditazione. La meditazione dev'essere un'esposizione di verità, di insegnamenti, ma poi quel che forma la meditazione è la seconda e la terza parte, se no, quanti non fan la meditazione; la seconda e terza parte: prima di applicarcela a noi, e riflettere, e far l'esame di coscienza, e fare i propositi, e poi pregare per osservare i propositi. Troppe cose che danno pena; questo: che non si fa la meditazione vera, moltissime [volte].
Allora meditiamo bene: sulla carità, sulla passione di Gesù Cristo e sullo spirito di fede. E poi, anche se non ci predicassero tanto spesso, sarebbe meglio. Le meditazioni di sant'Alfonso, ad esempio, di santa Teresa del Bambino Gesù, santa Teresa la grande, santa Gemma Galgani, e tante anime, tanti sacerdoti1... E perché ci son tanti santi tra i Fratelli, santi canonizzati? Perché meditano di più.
Allora tutta la settimana abbiamo degli argomenti da meditare. Poi ci sarà, sicuro, le Ceneri che ci fan ricordare: quia pulvis es et in pulverem reverteris2.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 124/b (= casselta 174/b). Voce incisa: "Domenica di Quinquagesima: meditazione del PM". In PM, nessun indizio cronologico (cf PM e nostra nota in c84). - dAS, 28 febbraio 1965 (domenica) «m.s. cappella Casa Generalizia e meditazione».

2 Cf Missale Romanum, Dominica in Quinquagesima. - Epistola, 1Cor 13,1-13; Vangelo, Luca 18,31-43; Introito, Sal 30, 3-4; Tratto, Sal 99,2-3.

1 Cf. Missale Romanum, Domenica in Quinquagesima. Epistola, 1Cor 13,1-13; Vangelo, Luca 18,31-43; Introito, Sal 30,3-4; Tratto, Sal 99,2-3.

2 Cf 1Cor 13.3.

1 Cf 1Cor 13,4-8.

1 S. ALFONSO DE' LIGUORI, La pratica di amare Gesù Cristo. - Qui vi è l'accenno all'ultima delle diverse edizioni di questo libro, fatte dalla Pia Società San Paolo. Il libro uscì in 11.ma edizione, nella collana "Ut Innotescat", II Serie; b) Ascetica.

1 Cf Lc 18,31-33.

2 Cf Lc 18,34.

1 Cf Lc 18,35-43.

1 Cf 1Gv 4,20.

2 Cf Gn 1,26.

1 Cf Mt 16,23. Più esattamente: «Lungi da me, satana, tu mi sei di scandalo».

1 Cf Mt 16,24.

1 Cf Mt 25,34.

1 Sono ricordati qui alcuni Santi e Sante che, durante la loro vita, erano soliti meditare la Passione di Gesù Cristo, e che nei loro scritti trattarono questo argomento.

2 Gn 3,19.