Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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59. TUTTO VIENE DA DIO TUTTO DEVE TORNARE A DIO
(Domenica XVI dopo Pentecoste)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 26 settembre 19651

Lettura del santo Vangelo secondo san Luca.
Un sabato Gesù andò a pranzo in casa di uno dei principali farisei; questi gli tenevano gli occhi addosso. Ad un tratto gli stette davanti un idropico. Gesù disse ai dottori in legge e ai farisei: «È lecito o è proibito curare di sabato?». Quelli rimasero ammutiti. Allora egli prese per la mano il malato, lo guarì e lo congedò. Poi soggiunse. «Se il vostro asino o il vostro bue cade nel pozzo, non lo tirate subito fuori anche se è giorno di sabato?». Essi non seppero cosa rispondere. Notando poi che gli invitati sceglievano i primi posti, fece loro questa osservazione: «Quando sei invitato a nozze, non metterti al primo posto, perché potrebbe essere invitato uno più degno di te, allora il padrone di casa sarebbe costretto a dirti: 'cedigli il posto' e tu dovresti, e con quale vergogna, occupare l'ultimo posto. Al contrario, quando sei invitato, scegli l'ultimo posto in modo che il padrone abbia a dirti: 'amico mio, vieni più avanti'. E tu ti sentirai onorato davanti a tutti gli invitati. Poiché chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato»2.
Insieme i pensieri dell'Epistola.
Fratelli, vi prego di non perdervi d'animo a motivo delle persecuzioni che soffro per voi, dovete anzi esserne fieri. Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre di nostro Signore Gesù Cristo, sorgente e modello di ogni paternità nei cieli e sulla terra, perché vi conceda secondo le ricchezze della sua gloria, di essere fortificati dallo Spirito Santo in modo che la vostra vita interiore cresca sempre più. Cristo abiti, per la fede, nei vostri cuori. Siate radicati e fondati nella carità per comprendere con tutti i cristiani, quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, anzi possiate conoscere ciò che supera ogni esperienza: l'amore di Cristo; sarete, allora, ripieni della ricchezza di Dio. Egli, con la sua potenza ha vinto il (...) sorpassando infinitamente i nostri desideri e la nostra intelligenza. A lui sia gloria nella Chiesa e in Gesù Cristo nell'eternità. Amen
3.
Vangelo ed Epistola inculcano la vita interiore, e in modo particolare: fede, speranza e carità; ma soprattutto la carità, la carità da seguirsi secondo gli esempi di Gesù Cristo. La santità è nell'interno.
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Ecco allora, quanto al Vangelo: Gesù, visto l'idropico, lo guarì non tenendo conto di quello che erano i farisei e i dottori in legge, i quali pensavano di accusare Gesù perché guarisce l'idropico. Ma Gesù li confutò bene: se cade, anche di domenica, un bue o un asino nel pozzo (come sono i pozzi là, in sostanza sono fonti, adesso saranno anche migliorati) e anche [in] giorno di sabato erano pronti a liberare il bue caduto, e tirarlo fuori. E se si fa un miracolo per guarire? Non è cosa più importante guarire un povero ammalato? Ma il Signore Gesù li richiamò bene.
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Che ci sia l'umiltà nei cuori, non l'orgoglio, l'ambizione, la superbia, quando uno viene chiamato a un banchetto. E vedeva Gesù che andavano a gara a cercare i primi posti, mettersi ai primi posti. Ecco la superbia. E poi se viene qualcheduno più degno, il padrone di casa deve invitare qualcheduno di andare più indietro per dare il posto di onore per chi era invitato migliore, più degno: «Amico mio, vieni più avanti. E tu ti sentirai onorato davanti a tutti gli invitati». Cioè, quando uno si mette indietro e poi viene invitato a passare nei primi posti, e allora ne avrà [onore] costui, passando ai primi posti, ecco allora.
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L'Epistola, però, è anche più chiara, e riguarda specialmente la carità, cioè, l'intimità dell'anima nostra con Gesù: «Per questo piego le mie ginocchia dinanzi al Padre del nostro Signore Gesù Cristo, sorgente e modello di ogni paternità nel cielo e sulla terra, perché vi conceda secondo le ricchezze della sua gloria di essere fortificati dallo Spirito Santo in modo che la vostra vita interiore cresca sempre più. Cristo abiti, per la fede, nei vostri cuori. Siate radicati e fondati nella carità per comprendere con tutti i cristiani quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità della santità e della carità di Gesù Cristo. Anzi possiate conoscere ciò che supera ogni esperienza: l'amore di Cristo».
Esperienza di Cristo, della sua vita per tutte le anime (...). È tanto da notare questo: che va bene tutte le osservanze secondo le Costituzioni; sono necessarie queste osservanze; però queste sono come l'involucro o la scatola - diciamo così -; ma ciò che importa è ciò che è custodito dentro la scatola; e dentro ci sarà l'oro, per esempio, quello che importa; la scatola è una custodia, ma quello che importa è l'oro che c'è dentro. Quindi la cura è particolare proprio per quello che riguarda la carità, carità in Cristo e, per la nostra miseria, fede e speranza e carità. Queste sono le ricchezze, questo è veramente l'uomo.
La carità, cioè, quello che il Padre è amato da Gesù, amore infinito di Gesù al Padre, e quello che è la carità che Gesù Cristo ha avuto per noi nel morire sulla croce. La sua carità: «la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità», ecco.
Allora, non tanto quello che è l'osservanza esteriore; quella è la scatola; ma quello che è la santità è ciò che è custodito dentro: fede, speranza e carità; ma particolar modo la carità, perché la fede e la speranza sono i due passi per arrivare all'amore di Dio, al vero amore a Dio, quando cioè si cerca la gloria di Dio in tutto.
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Questo è, la gloria di Dio, è il vero amore alla Trinità. Perché il Signore ha creato il mondo per la sua gloria, e finché noi non entriamo in questa intenzione e in questo impegno di cercare la gloria di Dio... già si sarà sulla via di arrivare, ma la santità è poi quando si cerca la gloria di Dio. Allora non c'è più bisogno di purgatorio, perché il cielo è gloria di Dio, e i santi che entrano in cielo, glorificano Dio, e siccome hanno seguito e han cercato la gloria di Dio sulla terra, allora continuano in cielo a glorificar Dio e, glorificando Dio, son felici. La felicità dipende dal glorificare Dio. Ora, non sono molte le anime che arrivano bene a cercare propriamente la gloria di Dio.
Non notizie, non cose estranee, quelle che non ci spettano. Ma quello che è la santità è proprio ciò che è interiore. E questo amore di Dio è in proporzione in cui si cerca la gloria di Dio, ecco. Gesù lo insisteva che cercava la gloria del Padre: Venit ora, clarifica Filium tuum ut Filius clarificet te1. Perché? Perché clarificet te, e cioè, che il Padre sia glorificato. Oh! Mirare a questo. E tuttavia anche i santi arrivano non subito, non tanto presto. Perché? Perché già bisogna avere una intimità di amore a Dio e un'abitudine di sacrificare, di moderare, mortificare ciò che è umano per concentrare l'amore a Gesù Cristo, a Dio. Solo Gesù e Maria, solo loro han cominciato subito. Dall'esistenza di Maria e dalla incarnazione del Figlio di Dio nel seno di Maria, allora era già l'amore perfetto: cercavano unicamente la gloria di Dio; perché Maria: Immacolata Concezione. Oh! Ma anche i santi arrivano piuttosto tardi. Ma però bisogna tenderci. E tendere vuol già dire amare, vuol dire desiderare e, questo desiderare, è già amore, come desiderare un bene a un altro è già amore, anche se non si può dare subito, non si può fare subito il servizio agli altri. Oh! Questo interiore!
Questa facilità a occuparsi di questo e di quello e di cose che sono, non servono per noi! Tutto concentrare il cuore secondo la fede e la speranza e la carità! Allora ci avviciniamo verso quello che è la perfezione, quello che è cercare la gloria di Dio. E Gesù, chiaro. E la Scrittura, quando il Signore dice: «La gloria mia non la darò a nessun altro, la gloria viene a me»2. Sì, perché come egli è il principio di tutto, perché tutto è fatto da lui, deve tornare a Dio, alla gloria di Dio. Tutto viene da Dio e tutto deve andare a Dio.
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Chiedere al Signore questa santificazione interiore, per avere gli stessi pensieri e desideri e intenzioni di Gesù Cristo stesso durante la sua vita e durante il sacrificio della croce. La sua carità senza fine, perché tutto ha dato per le anime e per la gloria del Padre celeste: Venit ora, clarifica me ut clarificet te1, il Padre.
C'è bisogno di questa sapienza. Com'è difficile capire tutto il Vangelo! Ma non soltanto recitarlo o ricordare i fatti, le parabole e anche le varie esortazioni, bisogna proprio che ci sia entro, quello che è la fede, la speranza e la carità. Non molto, ma bene. Non molto leggere, ma leggere bene il senso delle cose. Purtroppo avviene che le osservanze, alle volte, sono piuttosto superficiali. Ma queste osservanze servono per custodire l'interiore; ma ciò che importa è di curare l'interiore, e l'esterno conserverà anche l'interiore. Occorre infusione dello Spirito Santo: fede, speranza e carità; allora la vita interiore progredisce.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 130/c (= cassetta 195/a.2). Voce incisa: "Domenica XVI dopo Pentecoste" (a questo punto si sente il suono delle campane del Santuario RA). Per la datazione, cf PM: «La santità è, poi, quando si cerca la gloria di Dio...». (cf PM in c126, c222, c332, c411). - dAS, 26 settembre 1965 (domenica): «m.s. cappella e Castelgandolfo...» (cf dAS in c9).

2 Lc 14,1-11.

3 Ef 3,13-21.

1 Gv 17,1.

2 Cf Is 42,8.

1 Gv 17,1.