Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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22. VIVERE NEL FERVORE

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 58, 11 maggio 19651

Il Veni creator si può recitare anche in lingua italiana. Resta più facile il senso, cioè [capire] le grazie che si chiedono nel Veni creator. Il Veni creator in modo particolare è per avere maggior luce spirituale, e poi la grazia per ottenere l'aiuto per progredire; essere illuminati e, quindi, fortificati nella santificazione.
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Ora, quando pensiamo alla nostra santificazione dobbiamo farci questa domanda: la nostra vita è in stato di fervore? Oppure: la nostra vita è in stato di tiepidezza? Oppure: la nostra vita è in regresso? Questo penso che non ci sia. Ma possono essere le tre condizioni: o di fervore, oppure di tiepidezza, o di regresso.
Ecco, per capire lo stato del nostro spirito, la condizione nostra: ci può essere uno che ha molta salute, e quindi energia, e lavora; quanto al fisico; e`così lo spirito. Ma anche se una ha poca salute può avere uno spirito fervente, vitale, generoso, perché è altra cosa la salute fisica riguardo alla salute spirituale. Poi ci può essere persona molto debole per il fisico, per la salute, poca energia, e quindi: o vi sono cose che provengono dal passato - la nascita magari - e quello che può essere la indisposizione attuale; quindi indisposizione. E poi quando arriva una malattia, una malattia che forse si prolunga e si aggrava poco a poco, come è nella vecchiaia.
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Ora, pensando allo stato della salute fisica, si capisce più facilmente lo stato psicologico o, meglio, stato spirituale, l'anima, ecco. Questo ci fa conoscere noi stessi: nosce te ipsum1: conosci te stesso. E questo è sempre da ricordarsi e non soltanto negli esami di coscienza, ma in particolare, nella Visita. Gesù che ci guarda dal tabernacolo, che cosa pensa egli, che ci penetra nell'interno, nell'intimo e della mente e del sentimento e della volontà, sì. E Gesù constata l'anima, la condizione dell'anima. Gesù ci guarda. E noi, con [la] fede e con la luce dello Spirito Santo, veniamo a capire il nostro stato di salute, salute spirituale, il che è tanto importante.
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Ora, il progresso dipende proprio dal fervore, dal fervore dell'anima. Ora, questo progresso, questo fervore, non riguarda solamente la pietà. Certo, partire dalla pietà buona, fervorosa. Ma questo fervore ha da estendersi a tutte le 24 ore della giornata, non soltanto quel tempo, quelle ore che ci sono per la pietà. E cosa vuole dire questo? Vuol dire che il fervore sta nell'impegnarsi a fare quel che è da fare, e farlo bene, ora per ora. E sì, la preghiera, ma poi c'è l'apostolato, ci sono i tempi di prendere il cibo, il tempo di riposare, la ricreazione, e anche il dormire deve essere secondo il fervore con cui si chiude la giornata e con cui si offre la giornata al Signore nel mattino: «Vi adoro, vi amo con tutto il cuore, vi ringrazio...». E poi la [sera] ringraziando il Signore perché ci ha creati, conservati, fatti cristiani, condotti nella Congregazione... e vi è da accettare e offrire il riposo al Signore. Come? Per mantenerci nel servizio di Dio, come quando facciamo la preghiera per il cibo, prima e dopo. Ma qualche volta si pensa che quello non meriti, e cioè: il tempo della notte, il riposo. No! Tutte le 24 ore sempre in questo senso: il Signore ci ha dato queste grazie, noi abbiamo da impegnare tutte le nostre ore per il Signore e offrirle per la sua gloria e per mantenerci nel servizio di Dio e nell'apostolato, sì. Perché? Perché bisogna prendere il cibo, bisogna prendere il riposo nella misura giusta, in maniera che non siamo dominati né dalla pigrizia, oppure da un soverchio... E quanto si domanda al fisico? Quanto non può dare di più.
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Bisogna che noi ci manteniamo secondo il volere di Dio. Perché c'è una sola santificazione nel mondo: l'obbedienza. La nostra vita è tutta obbedienza.
Il Figlio di Dio, il Padre lo ha mandato a salvarci, e il Figlio di Dio ha obbedito; il Figlio di Dio incarnato è nato a Betlemme e ha compìto la redenzione dell'umanità. Ora ci sono i comandamenti, ci sono gli obblighi della Chiesa che ci si impongono, ci sono le Costituzioni, ci sono gli uffici che sono assegnati, gli orari che sono determinati. E poi l'obbedienza è nell'interiore più che esteriore. Ma questo è da dirsi, e cioè: che noi facciamo l'obbedienza, e tutto in fervore. E Gesù prendeva il cibo. Il Bambino aveva preso il latte, il Bambino; poi più tardi il cibo, con gli Apostoli, il cibo; e si riposava, o bambino o fanciullo o quando aveva fatto una giornata di lavoro, di predicazione per avvicinare e predicare al popolo, e: Iesus autem dormiebat1. Gesù si era addormentato stando nella barca. Tutto.
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Il fervore deve essere e nella ricreazione e nell'apostolato, sia un ufficio o sia un altro. Il fervore sta nel fare le cose in ordine a Dio e farle nel miglior modo, cioè: impegnare la testa, la mente, per far sempre meglio; e poi dopo impegnare le forze perché si faccia con cura, attenzione; e impiegare il tempo che ci vuole e non impiegarne di più. Il fervore va [messo] quando c'è un rilento e si potrebbe fare di più, oppure si pretende di fare di più. Bisogna che noi stiamo in quello che il Signore vuole. Quindi in qualunque ufficio bisogna che ci mettiamo la testa, oltre il cuore; la testa, cioè il pensiero: il servizio che si dà a Dio; e poi l'impegno a farlo bene e a farlo in ordine a Dio e per dargli gloria.
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E se si è arrivati qui, a cercare la gloria del Signore, allora c'è già un certo stato di animo per cui si prepara l'anima al paradiso. Perché Iddio ci ha creato per la sua gloria. E siccome non capiamo subito quello che è la missione dell'uomo: dar gloria a Dio, poco a poco si progredisce, si capisce di più; e forse, e anche senza forse, molti non arrivano se non molto tardi a capire che siamo creati per la gloria di Dio e, cantando la gloria di Dio, avremo la nostra felicità eterna. Arrivare qui è segno che l'anima ha lavorato, ha lavorato perché si è già distaccata da tutto, l'anima, specialmente dall'amor proprio e da quello che è indifferente in certe cose o di... Allora poi il distacco, ma nello stesso tempo, l'amore, l'amore a Dio e orientati verso la gloria di Dio. Allora, sì, si arriva e si vive il fervore, e questo fervore porta alla gloria di Dio, [a] cercare la gloria di Dio, allora la preparazione a passare all'eternità, la preparazione è già fatta. E nella misura in cui si cerca la sua gloria, la gloria di Dio sulla terra, in cielo questa glorificazione di Dio è l'eternità, nella misura che sulla terra abbiamo cercato la gloria di Dio. Allora, sulla terra così, e poi in cielo corrisponde a quello che si è cercato la gloria di Dio. E un'anima sarà più avanti, e l'altra sarà più vicina alla Santissima Trinità, e altra meno. E allora la glorificazione è la felicità. Misura: secondo cerchiamo la gloria di Dio. Questo è vita di fervore in tutto, in tutto.
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Quando noi usiamo santamente il tempo, usiamo santamente le forze, l'intelligenza, la salute, quello che c'è, quando tutto è ordinato, e allora si è in stato di progresso, quindi fervore. Non fermarsi a pensare cose estranee; bisogna che noi usiamo l'intelligenza per le cose che riguardano Dio e la nostra vita, i nostri uffici. E cosa vale parlare di altri, sentire notizie che non portano nessun vantaggio per noi, ecc.?
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La tiepidezza è quando si perde qualche cosa: o non si impegna bene l'intelligenza, o non s'impegna bene il cuore nel fare le cose o per fare le cose bene secondo l'obbedienza, oppure distrazioni volontarie. E poi, si compie per tanto tempo lo stesso apostolato, e si fa così, un po' come distratti, con tiepidezza fino a essere stanchi, annoiati.
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E vedere, quindi, se c'è il fervore nelle 24 ore della giornata. Quindi tutte le 24 ore. Il Signore ce le ha date 24 ore, e ogni giorno che ci dà, son 24 ore. E allora dobbiamo, nelle 24 ore, arricchirci di merito, anche se si dorme. E quando Gesù si addormentava, supponiamo sulla barca, serviva il Padre celeste, compiva la volontà del Padre celeste. Egli, il Figlio di Dio, aveva detto: «Padre, se vuoi, manda me»1. E accettò l'obbedienza del Padre celeste fino a quando: «Nelle tue mani raccomando il mio spirito»2.
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E tante volte c'è un rilievo, qualche cosa che non si deve applicare alle persone, ma si può ricordare in generale: tiepidezza nell'ultima infermità, nell'ultima malattia; ed è lo specchio e il risultato di quello che c'è stato nella vita. E invece, se c'è stato nella vita fervore, e c'è, questo fervore, nella malattia, in quelle ore che ci avvicinano al passaggio all'eternità. C'è proprio la tiepidezza, alle volte. Persone che sono state così, son vissute così, e sono così quando stanno per passare all'eternità. Certamente lì non c'è ancora l'ingresso immediato in cielo, se è così, specialmente per noi che abbiamo l'impegno di coprire il primo articolo delle Costituzioni1. E poi vi sono ammalate, malati che si avvicinano alla morte e si sente come sono stati fervorosi.
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Oh, allora, vedere un po' come noi siamo intimamente: c'è il fervore? o c'è un po' di tiepidezza? o c'è il regresso? Non dire: "Perché adesso non siamo più giovani". Eh! E cosi: "Tante cose spettano a quelli che sono in formazione, o che hanno fatto le prime Professioni". Ma se poi andiamo indietro e facciamo le cose meno bene nell'età avanzata? Oh! Alle volte si pensa che così si resta dispensati da certe cose: e badare poco a quello che è la precisione, a quello che sono i tempi destinati a un ufficio o a un altro, a un lavoro, a un altro, come... ecco. Quindi, vedere lo stato nostro. Quando c'è il fervore si cammina, si cammina verso il paradiso. E questo è fervore. Ma quando uno si ferma, oppure fa dei passi indietro...
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Oh, pensare giornalmente e impegnando le 24 ore della giornata, se c'è veramente progresso. Le 24 ore possono essere state, per una persona, piene e fervorose, quelle 24 ore, perché ci ha messo l'intelligenza, ci ha messo la volontà, ci ha messo il cuore, e allora la giornata è piena: dies plenis in eis1: giorni pieni in loro. Ma quando vi sono cose, o perché non si fanno bene, o perché si pensa di essere come dispensate, e poi perché si è abituate a fare la stessa cosa... la stessa cosa può essere ripetuta per tutta la vita, come per tutta la vita si deve mangiare, ma nel senso che bisogna prendere il cibo, nel senso che si devono fare i doveri quotidiani. Sempre in quei pensieri, in quelle finalità, in quei fini, quelle intenzioni; e poi con l'applicazione delle forze secondo che abbiamo; e poi secondo il nostro cuore è unito al cuore di Gesù; come operava Gesù. Pensare Gesù e pensare Maria là, a Nazaret, e poi nella vita pubblica, e poi nella vita dolorosa, ecco. Sì, che quella è stata una morte fervorosa: «Nelle tue mani rimetto il mio spirito»2. Ecco, allora il fervore per tutti quando... E se c'è un poco di tiepidezza bisogna che ci scuotiamo un po', bisogna che ci scuotiamo, e cioè, che ci mettiamo tutto il nostro essere, tutta l'applicazione del nostro essere, tanto per la comunione come per andare a dormire; messi nel posto... ecco, il posto secondo le disposizioni nostre.
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Possiamo fare un po' di esame di coscienza e possiamo fare i propositi, perché nella meditazione specialmente c'è la riflessione e la preghiera, perché non è finita la meditazione quando si sente una predica. Quando c'è la predica-istruzione, è istruzione come catechismo. Ma quando vi fan la meditazione bisogna che dopo noi ce l'applichiamo, che noi facciamo l'esame di coscienza se noi abbiamo seguito, e come è stato, e domandare perdono di quel che è stato manchevole, e ringraziare il Signore di quel che è stato fatto bene e di quello che vogliamo fare in avvenire, e di quello che vogliamo domandare al Signore con fervore per veramente progredire. Sì, l'applicazione. Se no, si è fatto un'istruzione, ma non si è fatto la meditazione. Ma si penserà: finita la meditazione che è predicata? O che si fa subito l'applicazione, oppure si protrae anche nella Visita; ma che si mettano quelle applicazioni, quello che abbiamo sentito e su cui fare gli esami di coscienza, su cui vogliamo fare i propositi, su cui vogliamo pregare. Sì, così. Quindi, molte volte si finisce con che cosa? Speriamo che ci sia sempre la meditazione. Ma diversamente, in certi casi, se non viene applicato dal predicatore, bisogna che l'uditore applichi, altrimenti applichi dopo; diversamente non si è fatta la meditazione.
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Adesso, conclusione. Vedete, generalmente quando tengo la meditazione, dalla metà in avanti faccio l'applicazione. Non, ripetere l'istruzione, ma l'applicazione per cui chi sente è portata a fare un po' di esame e poi a fare i propositi, e poi a invocare le grazie per mantenerli e per progredire nel fervore della vita, sì.
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Oh, fortunate voi che avete, sì, le ore vostre impegnate, ma avete le vostre ore tranquille di Adorazione, ecco. Entrare nella conversazione tra l'anima e Gesù. Tesi verso il Signore con tutto il nostro essere. E al fine, cercare la gloria di Dio, come è Gesù che sta glorificando dal tabernacolo, sta glorificando il Padre celeste. Che abbiamo gli stessi sentimenti con le adorazioni, coi ringraziamenti, con le soddisfazioni, con le domande; chiedere le grazie che ci sono necessarie, sì. Così, andate avanti. Sempre progredire in questo senso. La vostra vita sarà veramente santificata così. Ringraziare il Signore della vocazione e proprio di aver questa vostra vocazione, alla discepola di Gesù Maestro.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 130/a (= cassetta 180/a). Per la datazione, cf PM: «Molti non arrivano se non molto tardi a capire che siamo creati per la gloria di Dio e cantando la gloria di Dio avremo la nostra felicità eterna» (cf anche PM in c126, c332, c441, c663). - dAS, 11 maggio 1965: «Alle ore 6,30 meditazione alle PD del vocazionario di Roma».

1 Massima scritta in caratteri d'oro. in lingua greca, nel tempio di Apollo a Delfi, attribuita ai Sette Savi, che sono: Talete, Biante, Pittaco, Solone, Cleobulo, Chilone, Mirone. Socrate (470-399 a.c.) fece suo questo motto.

1 Cf Mt 8,24.

1 Cf Is 6,8; Eb 10,7.

2 Lc 23,46.

1 Il primo articolo delle Costituzioni dice: Il fine generale della Congregazione religiosa «Pie Discepole del Divin Maestro», è la gloria di Dio e la santificazione dei membri... (Cost. delle PD, 1960).

1 Cf Sal 72,10.

2 Lc 23,46.