11. «ASCOLTATELO!»
(Domenica II di Quaresima)
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 14 marzo 19651
Dobbiamo di tanto in tanto ricordare che ci aspetta il premio, la ricompensa eterna, il gaudio celeste. Se siamo tra le prove, le difficoltà, i piccoli sacrifici, ecc., sempre rallegrarci e incoraggiarci col pensiero del paradiso. Già, lassù ci aspettano i Santi2. E quanti saranno della nostra Famiglia Paolina lassù? Ci aspettano, e di là ci incoraggiano. E così Gesù ha voluto incoraggiare gli Apostoli perché stavano per subire una grossa prova, e cioè quando il Maestro sarebbe stato condannato, crocifisso e morto sulla croce.
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In quel tempo Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse in disparte sopra un alto monte. Là si trasfigurò davanti a loro. Il viso suo risplendeva come il sole e le sue vesti erano bianche come la neve. Ed ecco apparvero loro Mosé ed Elia che parlavano con Gesù. Pietro prese a dire a Gesù: «Signore, quanto è bello per noi lo star qui: se vuoi facciamo tre tende, una per te, una per Mosé e una per Elia». Mentre egli stava ancora parlando furono avvolti da una nube luminosa e dalla nube udirono una voce: «Questo è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo!». Udendo la voce i discepoli caddero bocconi per terra ed ebbero gran timore. Ma Gesù accostatosi, li toccò e disse: «Alzatevi, non temete». Ed essi alzando gli occhi non videro che Gesù. Mentre scendevano dal monte, Gesù disse loro: «Non parlatene ad alcuno della visione finché il Figlio dell'uomo non sia risuscitato da morte»1.
Ecco, la trasfigurazione. E volle Gesù che [ci] fossero tre testimoni, e cioè: Pietro, Giacomo e Giovanni, i suoi prediletti. Oh, ma da notarsi che Gesù si trasfigurò splendente come un sole e bianchissime le vesti sue. Apparvero Mosé ed Elia. Mosé ricordava la Legge ed Elia la Profezia dell'Antico Testamento. E indicavano che così era preparata la venuta del Messia, Gesù. E così Gesù volle presenti: Pietro, che indica la fede; e Giacomo, che rappresenta la perfezione, cioè la santificazione; e poi Giovanni, l'amore, che fu il discepolo dell'amore e che scrisse il quarto Vangelo e le tre Lettere e l'Apocalisse.
Allora la lezione: Gesù, avvolto, con Mosé ed Elia, avvolto nella nube, e il Padre celeste si fece sentire come era già stato quando Gesù fu battezzato. E la voce disse: «Questi è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo!»2. Si spaventarono i discepoli. Ma Gesù li confortò, li toccò: «Alzatevi, non temete». E allora non videro altro che Gesù.
Oh, allora dobbiamo ricordare ciò che dice il Padre celeste: «È il mio Figlio diletto», prima cosa. «Mi sono compiaciuto», seconda cosa. «Ascoltatelo!», terza cosa.
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[Primo]: «Figlio diletto» perché è la seconda Persona della Santissima Trinità. Il Padre, per via di generazione, ci dà il Figlio che è il Verbo eterno nel quale il Padre ebbe la sua immagine, la sua figura; la figura del Padre. E tutta la santità e tutta la potenza del Padre, nel Figlio santissimo, Figlio diletto. Il Padre e il Figlio. Quindi ricordarci di questo, che il Figlio di Dio è stato mandato per la creazione del mondo: omnia per ipsum facta sunt1. E il Figlio è stato mandato per redimere l'uomo caduto per il peccato. Il Figlio diletto. E quindi questo è l'amore che ebbe Dio per l'uomo. Il Padre, che amore per l'uomo! E cioè: sic Deus dilexit mundum ut Filium suum Unigenitum daret2. E cioè, il Padre amò così il mondo, l'uomo caduto, da mandare addirittura il suo Figlio perché s'incarnasse e redimesse l'umanità decaduta. Ecco la grande missione del Figlio di Dio, per l'amore del Padre.
E l'amore: il Padre ci mandò il Figlio perché noi viviamo della grazia. Ecco la vita soprannaturale che ce la meritò mediante la passione e morte. E la grazia del Figlio incarnato e morto sulla croce, la grazia che ci dà è la stessa grazia che ha lui, quindi noi abbiamo la vita di Gesù Cristo in noi, quando si è ricevuto il battesimo e quando si vive in grazia. E certo la perfezione dipende dalla quantità di grazia che noi acquistiamo giorno per giorno. «Il mio Figlio diletto».
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Secondo: «Nel quale mi sono compiaciuto». Cioè, il Figlio piacque al Padre; il Figlio, il quale di obbedienza si è incarnato, è nato nel presepio; aveva condotto perfetta vita privata fino a trent'anni, e poi era ormai vicino la fine della predicazione, e cioè era già vicino alla morte, la passione e morte. Il Figlio aveva fatto tutto ciò che voleva il Padre e ancora il Figlio compirebbe quello che ancora rimaneva, cioè la passione e morte.
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Qui bisogna correggere una spiritualità non abbastanza perfetta. Bisogna che sia più perfetta. Alle volte contiamo sui meriti, su quello fatto. Noi abbiamo qualche merito facendo qualche opera buona. Ma quel che importa è che il Padre celeste veda in noi Gesù Cristo. Questo. Che meriti abbiamo? Nessuno per noi, proprio nessuno, solo in quanto Gesù Cristo vive in noi. E cioè, la sua vita vive sempre in noi quando facciamo opere buone e, facendo l'opera buona, egli aumenta la grazia, aumenta quindi la vita. E Gesù Cristo vive sempre meglio in noi man mano che si tende alla perfezione, all'osservanza religiosa, ecc.; ecco, la vita di Gesù Cristo si estende, si perfeziona in noi. Gesù Cristo che vive in noi.
Allora noi piacciamo al Padre quando c'è Gesù Cristo in noi. È quello che piace al Padre, non altro. E cioè, che noi piacciamo al Padre come Gesù Cristo stesso ha detto: Voi sarete [amati] dal Padre se amate me1. Cioè bisogna amare Gesù Cristo, vivere Gesù Cristo perché il Padre trovi la sua compiacenza in noi. [A] questo punto, anche molte anime, non arrivano completamente. Bisogna che noi mettiamo l'opera buona. Ma quando è che piacciamo al Padre celeste? Quando [Gesù] vive in noi, e quanto più Gesù Cristo vive in noi, tanto più piacciamo al Padre. Quindi allora il merito, allora aumenta la grazia, allora aumenta la gloria. È un po' difficile per anime che non riescono e contano sulle loro opere. Le opere bisogna farle, ma per noi avremo nessun merito; avremo merito quando c'è Gesù Cristo in noi e quando noi viviamo più perfettamente Gesù Cristo in noi. E allora, nella comunione, che Gesù [si] sostituisca al nostro io. Allora c'è l'amore di Dio: Vivit vero in me Christus2. È il momento grande della comunione.
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Terzo insegnamento: «Ascoltatelo!». Bisogna ascoltare Gesù. E come ascoltarlo? Come vien predicato dalla Chiesa, come è scritto nei Vangeli, come noi abbiamo imparato fino da fanciulli a conoscere Gesù Cristo. «Ascoltatelo!». Non ascoltare il mondo e le chiacchiere e cosa dicono o cosa non dicono gli uomini. Chi è da ascoltarsi? Dio, il Figlio di Dio incarnato. Il Maestro è uno: Gesù Cristo1; così egli ha detto. E: «Se voi mi chiamate Signore e Maestro, dite bene, lo sono difatti»2. Ecco il Maestro che dobbiamo sempre ascoltare e seguirlo; ascoltare e seguirlo.
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Questi tre discepoli dovevano essere già più preparati, certamente, e allora Gesù prese questi tre perché dovevano già essere meglio preparati.
«Essi, alzando gli occhi, non videro altri che Gesù. E mentre discendevano dal monte, Gesù disse loro: Non parlate ad alcuno della visione finché il Figlio dell'Uomo non sia risuscitato da morte». E cioè, non abbiamo da chiacchierare molto, abbiamo da amare molto, da vivere Gesù Cristo. E come lo si ama? Prima di tutto coi pensieri giusti; avere i pensieri di Gesù Cristo e avere i sentimenti di Gesù Cristo e avere i voleri, cioè le opere buone, le virtù che sono state in Gesù Cristo e che devono essere in noi. Allora vive Gesù Cristo in noi. E quindi tutta la nostra attività interiore ed esteriore che rappresenti e sia l'espressione esterna che Gesù Cristo è in noi.
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Ecco allora, conoscere sempre meglio in che cosa consiste la santità e la perfezione. Certo, per la Professione coi voti c'è un impegno di vivere sempre meglio Gesù Cristo, e cioè, seguire la vita che Gesù Cristo ha vissuto e come egli vuole. Se vogliamo perfezionarci, se vogliamo piacere al Padre bisogna che seguiamo Gesù Cristo. E se Gesù Cristo stesso l'ha detto: Il Padre vi ama se mi amate voi1. Il Padre celeste ci ama se noi amiamo Gesù Cristo e se Gesù Cristo vive in noi. Allora il Padre celeste contemplandoci, guardando noi, vede in noi l'immagine di Gesù Cristo, e allora si compiace se l'anima è in queste condizioni spirituali, condizioni e stato spirituale.
Oh, giova più pregare che non parlare. Ma penetrar bene il senso di quello che ha detto il Padre: «È il mio Figlio diletto»; e: «nel quale si è compiaciuto»; e: «Ascoltatelo!». Tre pensieri. È quanto il Padre ha voluto farci sentire, e cioè che gli uomini si rivolgano a Gesù Cristo e vivano Gesù Cristo sempre meglio. Questa è la santificazione. Allora: «Mi sono compiaciuto». Quando Gesù Cristo è in noi, il Padre celeste si compiace di noi in quanto noi viviamo il Figlio suo, Gesù Cristo. Meditare poi tutto quel che Gesù Cristo ha detto. «Ascoltatelo!».
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Nella giornata teniamo presente questo. Questo è un saggio che ha voluto, Gesù Cristo, dare ai discepoli, ai tre discepoli affinché non si scoraggiassero quando sarebbero stati sotto prova, quella loro. E ricordare sempre che, se dobbiamo fare qualche sacrificio, sempre voltare gli occhi in sù; lassù i giusti ci aspettano1. Il Padre celeste ci aspetta, aspetta tutti i suoi figli nella sua casa paterna.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 125/a (= cassetta 175/b). Voce incisa: "II Domenica di Quaresima: meditazione del PM". In PM, nessun accenno cronologico. Nelle meditazioni nn. 11. 14. 17. 18. non vi è alcun indizio cronologico in PM e il dAS conferma esplicitamente solo le date delle meditazioni nn. 17 e 18. Però sono tutte registrate sullo stesso nastro e di seguito, perciò anche le altre date sono state ritenute dello stesso anno. - dAS, 14 marzo 1965 (domenica): «m.s. cappella Casa Generalizia e Castelgandolfo..." (cf dAS in c9).
2 Cf Sal 141,8.
1 Mt 17 1-9.
2 Mt 17,5.
1 Gv 1,3.
2 Gv 3,16.
1 Cf Gv 14,21.
2 Gal 2,20.
1 Cf Mt 23,10.
2 Cf Gv 13,13.
1 Cf Gv 14,21.
1 Cf Sal 141,8.