Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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77. ALIMENTARE LA VITA INTERIORE
(Domenica tra l'Ottava del Natale)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 26 dicembre 19651

Il Vangelo di san Luca. In quel tempo: Giuseppe e Maria, madre di Gesù, erano pieni di meraviglia per quello che si diceva di lui. E Simeone li benedisse e così parlò a Maria, madre di lui: «Ecco, questo bambino è posto per la rovina e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione. E anche [a te] una spada trafiggerà l'anima perché si svelino i pensieri di molti cuori». C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuel, della tribù di Aser; questa era in età molto avanzata; dopo che si era sposata, aveva vissuto sette anni con il marito; poi rimasta vedova, aveva raggiunto gli ottanta quattro anni e non si allontanava mai dal tempio, serviva Dio notte e giorno in digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento cominciò a lodare Dio e a parlare del Bambino a tutti coloro che aspettavano la redenzione d'Israele. E quando essi ebbero adempiuto tutte le prescrizioni della legge del Signore, tornarono in Galilea, a Nazaret, loro città. E il bambino cresceva e si fortificava pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui2.
Questo tratto del Vangelo si legge poi nella Purificazione, che è 40 giorni dopo la nascita del Bambino3. Però vi sono tratti del Vangelo che riguardano i primi giorni, i primi tempi: dalla nascita sino ai giorni in cui il fanciullo Gesù era stato condotto al tempio, a 12 anni4. Gesù.
Ora noi adoriamo il Bambino Gesù nella grotta insieme alla Vergine e a san Giuseppe ed ai pastori. Conviene, in questi giorni, conviene considerare la vita privata di Gesù. Meditare i cinque misteri: l'annunziazione della Vergine Maria, e: Verbum caro factum est et habitavit in nobis5. E poi, dopo, la nascita, e poi la fuga in Egitto, e poi la presentazione di Gesù al tempio, e poi Gesù a 12 anni viene portato al tempio secondo la legge. Quindi i cinque misteri sono da considerarsi (...). E recitare il rosario bene, in questo.
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Per che cosa e quali sono le intenzioni e i frutti? La vita di umiltà di Maria, di Giuseppe, del Bambino.
Il Bambino, fuga in Egitto e poi il ritorno a Nazaret, la vita privata. Chiedere al Signore la grazia di santificare la nostra vita privata. Vi sono attività, cioè quello che si deve compiere come apostolato. Però, in particolare, quello che è necessario: la santificazione interiore, il lavoro spirituale. Certamente si ha da compiere l'apostolato, l'apostolato secondo la vocazione. E come sono gli apostolati, li avete, sì. Però, in primo luogo, la vita interiore, la vita interiore, cioè: aumento di fede; fermezza di speranza, e sempre più profonda speranza, fiducia; e poi l'amore a Dio, l'amore al prossimo. Che ci sia la santificazione nostra. La santificazione nostra poi si manifesta anche all'esterno, perché se c'è interiormente lo spirito di fede, la speranza, la carità, questa si manifesta poi all'esterno, perché è frutto dell'intimo della fede e dell'amore al Signore. Quindi in questo tempo considerare la vita di Gesù, e i pensieri e la vita di Maria, e la vita di san Giuseppe.
Oh! E tuttavia oggi ricordiamo quello che viene celebrato: la memoria del Bambino quando è stato portato al tempio; però, la fuga in Egitto; e il sacrificio, il primo martire santo Stefano1.
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La nostra conclusione è quello che deve essere il frutto di questa giornata: la vita interiore. La vita interiore ci fa orientare verso Dio, la sua gloria, cercare la sua gloria. E, per arrivare a glorificare Dio, se si vuole glorificare Dio al massimo: in Cristo. Perché? Perché noi glorifichiamo la Santissima Trinità passando attraverso a Gesù Cristo. Man mano che noi viviamo di Gesù Cristo si arriva a glorificare sempre maggiormente Dio. Bisogna considerare che da noi non possiamo far nulla e non avremo mai nessun merito se non passiamo attraverso a Gesù Cristo: sine me nihil potestis facere1: senza di me potete far nulla. Si possono fare tante opere buone e, tuttavia, se non c'è la grazia, se non si vive in Cristo, quelle azioni sono vuote; sono buone secondo la natura, ma non sono buone e non sono meritorie secondo la fede; [sono buone] secondo la grazia che c'è in noi. Quindi ci sia la vita interiore. E sempre ci sono i propositi e si ricavano dagli Esercizi Spirituali. Ma quello che rende tutto santo e soprannaturale è: sentire la fede; seguire Gesù Cristo; e amare Dio e il prossimo come noi stessi, cioè, le tre virtù teologali. Allora noi pensiamo come Gesù Cristo, e operiamo come Gesù Cristo, secondo Gesù Cristo, e amiamo Dio Padre come Gesù Cristo amava il Padre. Ecco allora siamo veramente, praticamente cristiani. Cristiani, perché? Perché viviamo Cristo. Il nome di "cristiani" è venuto dopo una decina d'anni da che Gesù Cristo era salito al cielo. È stato chiamato il gruppo dei fedeli, hanno cominciato a ricevere il nome di cristiani; la prima volta che si è fatto il nome di cristiano. Perché? Perché si è seguaci di Gesù Cristo. Oh! Il nome di "cristiano" vuol dire che noi pensiamo e noi speriamo e noi sentiamo in Cristo. Ecco, siamo veramente cristiani, cristiani ordinari; e poi, si aggiunge la vita religiosa, e quindi cristiani-religiosi. Prima avevamo altro nome.
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Oh! Allora l'esame di coscienza sopra a questo: la fede. Se c'è la lettura del Vangelo e si amano le singole parole del Vangelo, quello che si legge ogni giorno, un tratto nella Visita, ecco, [è] il pensiero di un cristiano: pensa come un cristiano. E siccome noi abbiamo da operare, e che le nostre opere siano meritorie, allora la nostra vita è di un cristiano, cioè, di imitazione di Cristo: povertà, castità e obbedienza. E poi se il nostro cuore è orientato verso Dio, la gloria di Dio e l'amore a Gesù Cristo, ecco allora siamo, abbiamo meritato il nome di cristiani. Sentirsi cristiani, tutti. E quando un'anima si consacra a Dio, che abbia una fede più profonda, una speranza più ferma e un amore a Dio totale; amore a Dio e, attraverso a Dio, le anime. Quindi, la vera vita cristiana. Aggiungendo quello che Gesù Cristo ha invitato: «Se vuoi esser perfetto, vieni, seguimi»1; sì, «seguimi», allora una vita cristiana più intensa, più perfetta, e allora si passa alla vita religiosa. E noi interroghiamo noi stessi quanto c'è di nostra fede e di speranza e di carità.
Vi sono questi propositi che vengono fatti specialmente negli Esercizi o nel ritiro mensile, ma bisogna sempre pensare che il fondamento e ciò che ci costituisce cristiani: la fede, la speranza e la carità. Poi esercitiamo la speranza imitando Gesù Cristo in qualche cosa, ma sempre bisogna che siano i tre punti: una fede più viva: pensare soprannaturalmente; e seguire Gesù Cristo: come egli ha operato, la sua vita; e come egli, Gesù Cristo, ha cercato la gloria del Padre e la salute delle anime. Stabilirsi bene in questa vita cristiana e, migliorando, allora si aggiunge la vita religiosa.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 133/a (= cassetta 203/b). Voce incisa: "Domenica tra l'Ottava del Natale: meditazione del PM". Per la datazione, cf PM: «Oggi ricordiamo la memoria del Bambino quando è stato portato al tempio... e il primo martire s. Stefano». - dAS, 26 dicembre 1965: «Celebra [il PM] verso le ore 5 e tiene meditazione alle PD di CGSSP».

2 Lc 2,33-40.

3 In realtà il Vangelo che si legge per la Purificazione è: Lc 2,22-32.

4 Cf Lc 2,42-52.

5 Gv 1,14.

1 S. STEFANO, diacono protomartire, nell'anno 33; la sua festa principale è al 26 dicembre e, al 27 dicembre, presso i Greci. L'invenzione del suo corpo, il 3 agosto nell'anno 415; il 7 maggio si ricorda la sua traslazione.

1 Gv 15,5.

1 Cf Mt 19,21 e par.