Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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61. L'UNIONE SI FONDA SULLA CARITÀ
(Domenica XVII dopo Pentecoste)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 3 ottobre 19651

Il Vangelo da san Matteo, capo XXII.
I farisei si accostarono a Gesù, uno di essi, dottore in legge, volle metterlo alla prova: «Maestro, qual è il comandamento più importante della legge?». Gesù gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente. Questo è il primo e il massimo comandamento; ma ce n'è un secondo simile a questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Questi due comandamenti riassumono tutta la legge e i profeti». Poi Gesù approfittò dell'occasione per interrogare i farisei: «Che vi pare del Cristo? Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide». Ed egli: «Come mai Davide, ispirato da Dio, lo chiama Signore dicendo: Il Signore ha detto al mio Signore: siedi alla mia destra fino a che non metta i nemici a sgabello dei tuoi piedi? Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». Nessuno seppe rispondergli. E da quel giorno non osarono più interrogarlo2.
È anche da leggere l'Epistola.
Fratelli
- san Paolo -, io che sono prigioniero del Signore, vi scongiuro ad avere una condotta degna della vostra vocazione. Vivete con umiltà, con dolcezza, con pazienza; sopportatevi a vicenda per amore cercando di conservare la pace che vi unisce nello spirito. Formate un solo corpo, una sola anima e sperate da Dio lo stesso paradiso. C'è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio che è Padre di tutti, che è sopra tutti, che è in tutte le cose e specialmente in noi. A lui gloria eterna. Amen3.
Il Vangelo e l'Epistola si completano nel pensiero. Ecco, i farisei che volevano prendere in parola Gesù, e quindi: «Maestro, qual è il comandamento più importante della legge?». E il Signore diede la risposta, quel che riassume tutta la dottrina morale, tutta la dottrina anche teologale e tutto quel che è il culto. Tutto si riassume nei due comandamenti: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente». E il Signore voleva allargare la risposta. Aveva soltanto detto: qual è il massimo comandamento che riguarda Dio. Ma il Signore Gesù allargò la risposta, e cioè, anche quello che riguarda il prossimo, cioè: amare il prossimo. E occorre l'osservanza dei due comandamenti assieme, quello che del resto noi diciamo: «Vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa». Egli «bene infinito», e amare il prossimo come noi stessi.
I farisei non davano molta importanza all'amore del prossimo. Ecco, occorre che ci sia la carità; primo, verso Dio; secondo, verso il prossimo. Perché se si ama Dio, bisogna che si ami anche il prossimo, perché se si ama Dio bisogna anche amare le immagini di Dio, e sono gli uomini. L'uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio4. E se una persona è amata? Bisogna anche amare e rispettare l'immagine, la fotografia della persona amata, sì.
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Allora, nell'Epistola san Paolo insiste sull'unione, la carità vicendevole; perché abbiamo anche un'altra ragione, e cioè, l'unione, la «degna vostra vocazione». Quindi una unione, una vocazione. «Sopportatevi a vicenda per amore, cercando di conservare la pace che vi unisce nello spirito. Formate un solo corpo e una sola anima e sperate da Dio lo stesso paradiso. C'è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio che è Padre di tutti, che è sopra tutti. A lui gloria eterna.
L'altra domenica avevamo insistito sopra l'amore a Dio, e cioè: l'adorazione, ringraziamento, soddisfazione e supplica, in ordine a Dio. Ora quello che è da aggiungersi: la carità verso il prossimo. C'è questa ragione anche, oltre che il prossimo è immagine di Dio, ma c'è: «avere una condotta degna della vostra vocazione». Oltre alla ragione che il prossimo è immagine di Dio, vi è stata la vocazione; cioè qui, quelle persone - scriveva san Paolo - chiamate al cristianesimo; ecco la vocazione. Vi è poi anche la vocazione religiosa. Ma san Paolo qui, si è in ordine alla vocazione cristiana.
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Occorre che noi sentiamo in questo tempo, in modo particolare in questo tempo, che ci sia l'unione fra i cristiani, ecco. Uno degli scopi del Concilio Ecumenico è propriamente questa riunione dei cristiani, quelli che si sono separati, cioè quelli che hanno rifiutato l'obbedienza al Papa, l'unione col Papa. È necessario che noi preghiamo per tutti quelli che sono separati. E nella pubblicazione che c'è stata in questi giorni, c'era la statistica. I cattolici son 600 mila. E poi sotto c'è: 225 mila che sono protestanti. Ma poi ci sono anche le varie sette e poi le separazioni varie. Oh! È necessario che ci sia questa unione di spirito, sì. «E c'è un solo Dio, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio che è Padre di tutti, che è sopra tutti». E noi possiamo aggiungere: c'è un solo Pontefice Sommo, cioè: «Pasci i miei agnelli e pasci le mie pecorelle»1. L'unione, sì. Le discordanze procedono da tanti guai, disordini. Perché? Perché fondamentalmente è la superbia, oppure la voglia di libertà, non sottomettersi. L'unione, quindi. Pregare in questo tempo del Concilio Ecumenico. Le preghiere orientate verso questo, che è uno dei fini del Concilio Ecumenico, sì.
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Secondo luogo: che ci sia l'accordo fra i cattolici, ancora: l'unione di spirito, l'unione di attività, di collaborazione; sì, l'unione tra i cattolici. L'unione anche nelle famiglie. E questa unione nelle famiglie è cosa fondamentale: volersi bene vicendevolmente nella posizione rispettiva tra i genitori e tra i figli, ed i figli e i genitori. E poi c'è l'unione che dobbiamo considerare in quanto siamo consacrati a Dio per mezzo della vocazione. Eh! Sì, e sono altri motivi, quindi, di volersi bene e di rispettarsi e di aiutarsi e di pregare vicendevolmente. Si arriva a una vita di pace, una vita che sia riempita di meriti, nell'osservanza secondo le Costituzioni. Sentire le Costituzioni e leggere le Costituzioni e meditarle per praticarle, sì. Che vi sia veramente sempre l'unità di pensieri. È uno il fine: attendere alla perfezione; oltre che il fine della vita cristiana, attendere alla perfezione. Compatirsi vicendevolmente, rispettarsi vicendevolmente, pensare bene.
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Questa carità: prima, di pensieri; secondo, di desideri; terzo, di parole; quarto, di azione. Pensare in bene, interpretare in bene; e prendere dagli altri i buoni esempi; e cercare di imitare le persone con cui si convive quando queste persone sono esemplari, sì. Pensare in bene e desiderare il bene della santificazione di tutti i membri. Santificazione dei membri. I desideri.
E allora ci vuole la preghiera, ci vuole compatimento vicendevole, sopportarsi l'uno con l'altro, e, quanto più si può, aiutarsi vicendevolmente. Dare e ricevere il buon esempio, quando mancano le osservanze. Allora quali sono le impressioni che si lasciano agli altri? Bisogna che vicendevolmente diamo buon esempio, non soltanto nelle cose principali, ma anche quelle che sono - diciamo - meno... ma che il buon esempio riguardi le osservanze anche minori. Il silenzio a suo tempo; parlare a suo tempo; e prendere più facilmente le parti più umilianti, da parte nostra; e pensare di essere servizievoli vicendevolmente. Le opere.
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Quanto, poi, alla preghiera, si forma famiglia religiosa. Difatti il titolo è: "Famiglia" religiosa. E qui, quindi, bisogna che noi ci consideriamo famiglia, cioè membri l'uno con l'altro, e aiutarsi e, nello stesso tempo, pregare vicendevolmente. Se nella Congregazione si prega vicendevolmente, si dà esempio buono vicendevolmente, se si ha la pazienza di sopportarci nei nostri difetti, allora ci sarà un progresso, un progresso nello spirito.
Il Signore manderà vocazioni in proporzione che vede la Congregazione osservante. Perché? Perché il Padre celeste dove manderà i suoi figliuoli, le sue figliuole? Se c'è un padre che ha da mettere un figliuolo in collegio, cerca il miglior collegio, più adatto, non lo manda in un collegio disordinato. E così il Padre celeste manda i suoi figli, le sue figlie dove questi figli, queste figlie si trovino in ambiente di santificazione buona, praticante, osservante. E quindi si chiedono le vocazioni. E questo si deve fare Ma è il Padre celeste che manda i suoi figli, le sue figlie come vuole, e come egli vuole che [si] santifichino, e che ci sia, nella Congregazione, nell'Istituto, che i figliuoli o le figliuole possano santificarsi e, quindi, dare molta gloria a Dio e arrivare alla santità. Quindi, la prima preghiera per le vocazioni, la prima preghiera, è proprio di essere veramente religiosi, religiose; ecco, quella è la prima preghiera. Poi viene la preghiera orale; e possono venire anche i sacrifici per le vocazioni, cioè mortificazioni, ecc. Quindi, questa unione, ecco.
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Adesso l'esame di coscienza sopra i pensieri, sopra i sentimenti e i desideri, sopra le parole, sopra la preghiera, sopra la pazienza vicendevole, il buon esempio, la preghiera. L'esame, quindi, di coscienza: la carità, l'unione.
Oh! Poi ora, nelle preghiere della giornata, chiedere questa grazia: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, ecc.». Dio. Poi il prossimo come noi stessi. Insistere sopra questo punto: la carità vicendevole; l'unione della cristianità; tutti i cristiani; l'unione fra i cattolici; l'unione negli Istituti; l'unione in spirito e l'unione in opere. Ora, nell'ascoltare la Messa, queste intenzioni. E la vita religiosa è tanto più lieta, più incoraggiante, quanto più c'è la carità vicendevole.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 131/a (= cassetta 196/a). Voce incisa: "Domenica XVII dopo Pentecoste: meditazione del PM". Per la datazione, cf PM: «Pregare in questo tempo del Concilio Ecumenico». - dAS, 3 ottobre 1965 (domenica): «m.s. cappella CGSSP e Apostoline» (cf dAS in c9).

2 Mt 22,34-46.

3 Ef 4,1-6.

4 Cf Gn 1,26.

1 Cf Gv 21,15.16.17.