62. «TI SONO RIMESSI I PECCATI»
(Domenica XVIII dopo Pentecoste)
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 10 ottobre 19651
Il Vangelo di san Matteo, capo IX.
In quel tempo: Gesù, salito sopra una barca, attraversò il lago di Genezaret e andò a Cafarnao, la sua città. Alcuni gli presentarono un paralitico disteso sopra un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Confida, figliuolo, ti sono rimessi i peccati». Subito alcuni scribi pensarono dentro di sé: "Costui bestemmia". Gesù, visti i loro pensieri, disse: «Perché pensate male nei vostri cuori? È più facile dire: ti son rimessi i peccati o dire: alzati e cammina? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo, sulla terra, ha il potere di perdonare i peccati: Alzati - disse al paralitico - prendi il tuo letto e ritorna a casa». Il paralitico si alzò e andò via. Le turbe, visto tutto ciò, si intimorirono e resero gloria a Dio che aveva dato agli uomini tale potere2.
Qui si parla in particolare del potere di Gesù Cristo di rimettere i peccati. Anche nella Epistola vi sono dei pensieri adatti a questo argomento.
Fratelli, ringrazio sempre Dio per la grazia che vi ha donato in Cristo Gesù. Uniti a lui, voi possederete tutte le ricchezze che è l'abbondanza di luce che viene dalla parola di Dio nella misura con cui testimoniate fermamente Cristo nella vostra Vita (...) a voi che aspettate la manifestazione di nostro Signore Gesù Cristo. Dio vi conservi, fedeli e senza peccato fino a quel giorno affinché possiate presentarvi irreprensibili davanti a Gesù Cristo3.
E cioè, che noi, prima di presentarci a Gesù, aver già ottenuto il perdono: «affinché vi presentiate irreprensibili davanti a Gesù Cristo». E mentre che siamo sulla terra noi possiamo pagare tutti i debiti, i debiti contratti con Gesù per i nostri peccati, e per le nostre debolezze, miserie. Domandar perdono al Signore e chiedere la sua misericordia è cosa che non è solamente vantaggio nostro, ma è una gloria a Dio, a Gesù Cristo. E cioè, significa che il Padre celeste ha mandato il suo Figlio sulla terra per pagare i debiti nostri e ottenere il perdono, rimettere i peccati per noi. Se il Padre celeste ha voluto mandarci [il Figlio] per questo, allora si allieta il Padre celeste, è glorificato il Padre celeste che ha mandato il suo Figlio, lo ha mandato per questo. E quindi, se noi domandiamo perdono dei peccati, e pentiti facciamo i nostri propositi, allora il Padre celeste ha ottenuto il suo fine, quello per cui ha mandato il suo Figliuolo: a salvare l'umanità. Perché Gesù Cristo ha pagato per tutti i peccati, tutti, con le infinite sofferenze interiori e fisiche, Gesù Cristo, infiniti dolori; e allora, per quanto siano i peccati dell'umanità, egli ha già soddisfatto per tutti. E anche se fosse stato soltanto un piccolo merito, come sarebbe stato una mortificazione e una preghiera, sarebbe stato per tutti, per soddisfare i peccati di tutto il mondo. Ma il Signore ha voluto pagare abbondantemente, ha voluto mostrare che egli li ha pagati per noi, i peccati.
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Però ci vuole sempre la disposizione, e cioè, ci vuole la fede; la fede che lui può rimetterci [i peccati]; e poi la fede che noi otteniamo la disposizione per avere il perdono.
«Alcuni gli presentarono un paralitico disteso sopra un letto». E ci fu la fede. Ecco, e così nel confessare.
Un paralitico disteso sopra un letto, e Gesù, vista la loro fede, ecco, disse al paralitico: «Confida, figliuolo, ti son rimessi i tuoi peccati». E cioè, il paralitico, la fede: «Confida, figliuolo», che vuol dire: fede, abbí fede, «ti son rimessi i peccati» ecco.
E poi vi erano coloro che erano sempre pronti ad accusare Gesù. «Subito alcuni scribi pensarono dentro di sé: costui bestemmia». Gesù, visti i loro pensieri... perché pensavano così: come mai lui, uomo, poteva rimettere i peccati? E chi può rimettere i peccati se non Dio?1, pensavano. E Gesù: «Perché pensate male nei vostri cuori? È più facile dire: ti son rimessi i peccati, o dire: alzati e cammina? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo sulla terra ha il potere di perdonare i peccati: Alzati - disse al paralitico -, prendi il tuo letto e ritorna a casa».
«Sappiate che il Figlio dell'uomo... ». Perché si chiama Figlio dell'uomo? A indicare che poi vi sarà l'uomo, il sacerdote che assolve per il potere di Dio. «Il paralitico si alzò e andò via. Le turbe, visto tutto ciò, si intimorirono e resero gloria a Dio che aveva dato agli uomini tale potere».
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Ecco, tale potere: «Ricevete lo Spirito Santo e a coloro a cui avete rimesso i peccati, saranno perdonati; quelli a cui non li perdonerete, allora non saranno perdonati da Dio»1.
E perchè? quando non sono rimessi i peccati? Quando non ci sono le disposizioni. Qualche volta si considera, così, le pratiche di pietà come abbiano solo il valore ordinario; e può esserci la Via crucis, e può esserci la lettura spirituale o l'esame di coscienza. Queste son pratiche di pietà da farsi. Però, quando si arriva ai sacramenti è un'altra preghiera, è la preghiera sacramentale, quindi occorre una preparazione e il complesso delle disposizioni per ottenere il perdono. E poi, tra i sacramenti in cui opera Gesù Cristo - nei sacramenti opera Gesù Cristo con la sua grazia -, poi c'è il valore ancora tra i sacramenti; il valore principale è l'Eucaristia dove Gesù Cristo è in persona. Quindi bisogna distinguere tra le pratiche di pietà e i sacramenti, e, tra i sacramenti, l'Eucaristia. Bisogna considerare bene la diversità.
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Vi sono troppe persone le quali hanno un concetto non giusto. Non bisogna che noi diciamo: la vostra pietà non è buona. Ma istruire perchè diventi buona. La pietà, quella che dà la santità, è la vita di Cristo in noi; non è soltanto una pratica di pietà; è la sostanza della santità, è la sostanza la vita di Cristo in noi. E nella misura che siam santi, nella misura in cui Cristo è in noi. Perché allora san Paolo: Vivit vero in me Christus1: Vivo io - dice san Paolo - ma non sono io che vivo, ma vive in me Gesù Cristo; e cioè la grazia nuova; cioè, la vita corporale c'è, ma c'e la vita spirituale, soprannaturale: Cristo che vive in noi.
È ben diverso quello che riguarda le pratiche ordinarie da quello che riguarda, invece, il sacramento, e specialmente tra i sacramenti, l'Eucaristia.
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Oh, perché si dice: «Se non rimetterete i peccati non saran rimessi? Perché viene, alle volte - che è chiaro - che non c'è la sincerità; qualche volta non hanno il pentimento, e allora non può essere assolto; non ci sono le disposizioni. Ora, anche se non ci sono stati i peccati, ma si vede che l'anima, dopo anni ed anni, è sempre allo stesso punto e che non ha [fatto] un piccolo progresso, almeno, che cosa serve l'assoluzione? Piuttosto risulta che non c'è il pentimento, il dolore (...) dei peccati. Ma il confessore potrebbe assolvere e non potrebbe assolvere, a un certo punto. Sì. «A chi non rimetterete i peccati non saranno rimessi»1. E vanno a confessarsi e continuano, ed anni, e poi sono sempre più pieni di difetti e di imperfezioni e di venialità; anche solamente venialità. Ma allora vi è una disposizione sufficiente per ricevere l'assoluzione, cioè il dolore vivo e il proposito fermo? Ecco, queste son le disposizioni assolutamente necessarie.
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Oh! Gesù con questo miracolo ha dimostrato che lui è venuto per assolvere i peccati, cioè per pagare per noi, pagare per i nostri debiti; i debiti pagati da Gesù nelle sue sofferenze, per noi. Pensare le pene che ha sentite Gesù nel suo cuore, nel Getsemani, quando egli accettava la morte di croce: Fiat voluntas tua1. E in questo aveva presente tutti i peccati dell'umanità, i nostri compresi. E allora, il dolore che dobbiamo avere, egli che ha soddisfatto ai nostri peccati.
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Oh! Allora adesso, quali grazie domandiamo in questa meditazione? Che le nostre confessioni siano sempre migliori. E quindi la preparazione. La nostra preparazione, in primo luogo: pregare per ricevere bene il sacramento; secondo, l'esame; l'esame in primo luogo per quei difetti, per quelle mancanze che sono frequenti; allora l'esame di coscienza; e, nell'esame, interrogarsi: ma dopo 52 confessioni nell'anno, c'è stato qualche progresso? Oh! Allora ci viene un po' il dubbio: le mie confessioni erano veramente accompagnate dal pentimento, dalle disposizioni? Quindi l'esame di coscienza; terzo, eccitarsi al pentimento, anche se sono la minima venialità; allora la confessione avrà ottimo frutto. È vero che, quanto ai peccati veniali, non è che sia obbligato a confessarli sempre, ma bisogna sempre che si sottoponga al confessore qualche cosa dei peccati; perché possa assolvere bisogna che ci sia... Adesso c'è l'accusa. L'accusa riguardo al passato, in generale; e il confessore già conosce (...) e se non conosce: Mi accuso dei peccati della vita passata (...) riguardo alla preghiera (...). Che ci sia veramente qualcosa da assolver (...). Poi i propositi. I propositi non soltanto in generale, ma venire anche a qualche risoluzione in particolare; cioè usare questo mezzo o quell'altro per evitare quel che c'è stato di meno buono, oppure quello che è stato di mancanza. Ci sia veramente il proposito, (...); e se c'è il dolore fermo, c'è anche il proposito, sì, e viceversa; sì, sono uniti dolore e proposito.
Quanto all'accusa e quanto ai consigli e l'assoluzione, pensando al Crocifisso nel recitare l'Atto di dolore, la croce di Gesù Cristo, è lì che Gesù ha pagato per tutta l'umanità. Ed egli aveva presente tutti i peccati dell'umanità, egli. E noi abbiamo contribuito alla sua passione e morte coi nostri peccati. E allora le disposizioni. Il Signore nel sacramento comunica la grazia e comunica anche il dono, e cioè, l'aiuto per evitare il male, l'aiuto.
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E, dopo, la penitenza da fare secondo il confessore ha detto. Ma non bisogna sempre pensare che basti quella piccola penitenza che dà il confessore; bisogna compensare, riparare. E come riparare? e come far penitenza? Cambiando vita. Quella è la vera penitenza. E se ho mancato in parole, adesso vigilare sulla mia lingua; e se ci sono stati altri peccati, fare al contrario di quel che si è fatto prima; quel che si era fatto di male, adesso facciamo il bene; al contrario del male facciamo; e se la preghiera non era ben fatta, ora ci si sforza di arrivare al raccoglimento e pregare con umiltà e fede. Sì, questo grande sacramento della penitenza, come lo stimiamo? come lo riceviamo? quali frutti ha dato finora? E...
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1 Nastro 131/b (= cassetta 196/b). In PM, nessun accenno cronologico. - dAS, 10 ottobre 1965 (domenica): «m.s. Messa e meditazione alle PD di CGSSP».
2 Mt 9,1-8.
3 1Cor 1,4-8.
1 Cf Mc 2,7.
1 Cf Gv 20,22-23.
1 Gal 2,20.
1 Cf Gv 20,23.
1 Mt 26,42.