42. OBBEDIRE ALL'AZIONE DELLO SPIRITO SANTO
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 4 agosto 19651
L'Inno che si recita prima della meditazione, e l'Oremus pure che si recita prima della meditazione, sono invocazioni allo Spirito Santo perché entri e occupi il nostro intimo, cioè: la nostra mente, il nostro cuore, la nostra volontà. Nella Pentecoste lo Spirito Santo discese sugli Apostoli e sopra la Vergine Santissima Ora, discendendo, lo Spirito Santo ha portato i doni intimi, oltre che gli altri doni che riguardavano la predicazione. I doni intimi, perché allora gli Apostoli ebbero più fede, ed ebbero più coraggio, ed ebbero più costanza e zelo per la salute delle anime; quindi sono stati come trasformati. Ora, allora è stato un fatto straordinario: avevano aspettato, atteso e pregato, gli Apostoli, con Maria ed hanno avuto le infusioni nello Spirito Santo, discendendo, così, come tante lingue di fuoco sopra coloro che erano presenti2.
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Ora, particolarmente nella meditazione, invocare lo Spirito Santo perché operi in noi; operi sulla mente: santificare la mente, l'aumento di fede, e che siano sempre più santi i nostri pensieri. E poi, la santificazione del cuore: che tutti i sentimenti si rivolgano a Dio, cioè, l'amore sempre più vivo a Dio, e l'amore, la carità sempre più intensa verso tutto il mondo e verso le persone con cui si convive. E poi la costanza, la fortezza per la volontà. Perché si fanno tanti propositi, e poi? Come noi [li] osserviamo sempre? Perché ci occorre più fortezza. Quindi l'opera dello Spirito Santo è nel nostro intimo. Comunica la grazia santificante, sì, ma comunica anche la grazia attuale, e cioè la santificazione degli atti interni: la fede, la speranza e la carità in noi.
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Ora, è bene riflettere sopra questo che già abbiam meditato ieri, e cioè, le due obbedienze. Perché la vita è tutta un'obbedienza. Il Padre ha creato la nostra anima e ci ha mandato su questa terra. È stato l'obbedienza. E poi tutta la vita dev'essere un'obbedienza: osservanza dei comandamenti e osservanza poi di tutti i doveri che sono nella vita quotidiana, le Costituzioni e gli uffici che ci sono dati, e quello che il Signore richiede da noi; alle volte vi è qualche sofferenza; alle volte si sente un tormento interiore di... interiore di tentazioni, di scoraggiamenti, ecc. Ci sono, quindi, le obbedienze; tutta la vita, anzi, è un'obbedienza, per quello che in particolar modo è all'esteriore, nell'esterno.
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E così durante la formazione si arriva alla osservanza della vita religiosa. E si imparano tante cose che riguardano lo spirito e che riguardano l'andamento quotidiano e il complesso della vita religiosa coi suoi articoli delle Costituzioni; e poi disposizioni che vengono date, gli insegnamenti, la preparazione agli uffici e tutto quello che si ha da fare nell'apostolato da voi: l'apostolato eucaristico, l'apostolato liturgico e l'apostolato del servizio sacerdotale. Ora, tutto questo che si vuole imparare e si vuole esercitare, ecco, si ha più preoccupazione di questa parte esteriore. Perché? Perché si abbia la buona suora. Ma abbiamo ricordato che ci può essere la buona suora e ci può essere la santa suora. Le buone suore che conducono la vita buona esteriormente e si conformano all'andamento ordinario della vita quotidiana.
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Ma vi è quell'obbedienza interiore allo Spirito Santo, ecco. E quando si son già fatti i voti perpetui o almeno i voti temporanei, si faccia il punto. E l'impegno principale: ascoltare, obbedire lo Spirito Santo. Ecco, l'obbedienza interiore per cui si arriva a una santità distinta, e cioè: arrivare a vivere di fede e di speranza e di amore a Dio. Quando non si fa questo, poi si sente la vita religiosa pesante e, magari, scoraggiamento e una certa indifferenza. Ma quando c'è questa obbedienza allo Spirito Santo, interiore, allora ci sarà sempre la vita gioiosa, cioè si vive poi sempre in letizia, la vita religiosa, e con sempre maggiore entusiasmo, e si vede poi che la suora progredisce progredisce sempre più e si differenzia, non tanto all'esterno, ma per quello che è lo spirito con cui opera.
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Ieri, mi pare verso le quattro, le cinque, ecco, mi han telefonato che all'improvviso era morta una suora della clinica di Albano. Ed erano tutti ammirati della bontà di quella suora che era lì ricoverata (non delle nostre suore). Tutti stimavano quella suora che da qualche tempo era ricoverata lì, ed era consigliera dell'Istituto, del loro Istituto. E, era sempre edificante nel pregare, nell'aver pazienza, nell'aver bontà con tutti, ecc. Un embolo improvvisamente. È stato un istante passare all'eternità. Era una delle migliori suore del loro Istituto1.
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Ecco, anche all'esterno poi si viene un po' a rilevare. Ma quello che è principalmente, è nell'intimo del cuore. E quindi fare tutto quel che c'è da fare nell'ufficio della giornata, farlo bene; e questo è già una parte importante; l'impegno di farlo bene e che sia anche con buon risultato. Sì, quello che si ha da fare nella giornata: e il canto delle Lodi, e le preghiere che si dicono nell'assistere alla Messa; e poi nei vari uffici in cui siete distribuite, ecc., tutto questo si vede anche all'esterno che c'è diligenza, applicazione. Ma soprattutto questa parte interiore deve formarsi; dopo che si è formato la suora, nella vita esteriore della suora, negli uffici, ecc., ci sia proprio la suora santa nell'interno, ecco. Perché lo Spirito Santo effonde le sue grazie nell'intimo. E per questo l'insistenza: fede e speranza e carità.
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Fede. Ecco gli Apostoli ricevettero lo Spirito Santo. E prima non conoscevano ancora, non capivano quello che Gesù predicava; tante volte non capivano. E fino all'ultimo momento, quando è partito Gesù, fino a quel momento pensavano ancor sempre ad avere una cosa esteriore, e cioè che sarebbe stato un regno e che gli Apostoli sarebbero stati dei ministri del regno, in sostanza. E così risulta dagli Atti degli Apostoli1, questo; quindi c'era ancora poca fede. Avevano già avuto il comando di predicare e andare in tutto il mondo e guidare le anime e santificarle2. Ma erano cose esteriori, [come cose] esteriori quasi li prendevano, ma non capivano interiormente lo Spirito. E allora, il dono della fede.
Occorre che cresca in noi la fede. Esempio: quando noi arriviamo a dire: beati quei che sono i poveri; beati quelli che soffrono3. E quanto ce ne vuole, però, per questo; che è capire secondo la fede, che tutto quello è tutto mezzo per dare gloria a Dio e per un maggior premio, una maggiore felicità nel cielo.
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E così la speranza, la fiducia nella grazia che ci infonde i doni della grazia, e gli aiuti della grazia per fare il bene e per fare le cose santamente, interiormente, e considerar tutto nel senso che ci serve a santificare l'anima nostra, sì. E allora, tutto quel che si fa nella giornata aumenta, aumenta di meriti e di unione con Dio. E fare poi tutti i lavori, tutto ciò che si fa nella giornata, negli orari, tutto nel senso che operava Maria, interiormente.
Gesù, ecco, Gesù visse poverissimamente cominciando dalla grotta di Betlemme. Era padrone di tutto, il Figlio di Dio incarnato, egli aveva creato il tutto; ma per ossequio al Padre, l'estrema povertà. Non aveva una culla e non aveva un letto per morire, ma la croce; quello è stato il letto di morte. Oh! Perché? Perché l'intimo.
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E così l'effusione dell'amore a Dio. Quando si arrivi a cercare la gloria di Dio, sì, c'è l'amore a Gesù, c'è l'amore in generale a Dio; ma ci può essere un grado e ce ne può essere un altro grado. Ci possono essere cinque gradi, ma si può arrivare a dieci gradi, quando noi aspettiamo che lo Spirito Santo accenda in noi il fuoco di amore a Dio.
E così la carità. La preoccupazione di salvar tutto il mondo con la vita santa; meritar le grazie per tutta l'umanità: e per i sacerdoti e per i religiosi e per tutti i peccatori; e poi che il Signore sostenga il Papa, illumini i vescovi e tutti i religiosi e i cristiani. Quando c'è proprio questo amore, questa bontà, e allora si eliminano dal cuore tante cosette di invidia, di orgoglio, di altri sentimenti. E qualche volta si passa un po' della giornata, alcune ore, magari, in cui [ci] si applica solamente di fare la cosa all'esterno e non si arriva [ad] accendere il fuoco nell'intimo; noi. Allora giova di tanto in tanto, nel corso dell'apostolato: anima mia, adesso cosa pensi? Ecco. E allora ci rimettiamo con l'unione con Gesù della comunione, e quindi è come una comunione spirituale; è un istante, si può dire, ma ci mettiamo subito nell'unione con Gesù per la effusione dello Spirito Santo. Sì, noi invochiamo Gesù Maestro, ma il Maestro ha detto: «Quando vi manderò lo Spirito Santo egli vi suggerirà tutto e vi spiegherà tutto quello che io vi ho predicato»1, diceva Gesù, il Maestro, agli Apostoli.
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Quindi, dopo la Professione - parliamo così -, dopo la Professione, mirare al lavoro interiore più che all'esterno; perché quanto all'esterno si è già presa l'abitudine; appunto si è già arrivati alla Professione; e l'aspirante viene promossa appunto; specialmente la novizia è già ammessa perché all'esterno è già una buona suora. Ma di lì si comincia la santità. Non è che si sia formato (...), ma si arriva appunto in uno stato superiore. Prima era la vita cristiana, poi: «mi avete condotto in questa Congregazione»1. Allora sopra, e in quello, c'è tutto il lavorìo interiore. E allora si progredisce; e a 30 anni, 40 anni, 50 anni, secondo che il Signore conserva la vita, il progresso. E la persona arriva, a un certo punto, in cui vive proprio di fede: Vivit vero in me Christus2. Gesù Cristo che vive in quest'anima: vive nella mente e vive nel cuore e vive nella volontà. Allora si è in quella posizione di santità, quando vivit vero in me Christus e cercare unicamente la gloria. Questi due punti che sono l'altezza della vita religiosa e di santificazione, e cioè: vivit vero in me Christus, e cercare soltanto la gloria di Dio: omnia in gloriam Dei facite3. Si arriva a far tutto a gloria di Dio.
Quindi, questa obbedienza allo Spirito Santo, interiore: quell'ispirazione, quegli inviti dello Spirito Santo e quelle ispirazioni che riguardano le varie azioni; e comprendere gli uffici e come spendere le ore dalla levata fino al riposo, e come santificare il riposo stesso, sì. Quindi, diventare obbedienti all'opera dello Spirito Santo, interiore. Non ci lascia lo Spirito Santo, ci assiste momento per momento, e ci ispira, c'invoca, ci dà la grazia; in questo senso che invoca, cioè, che noi ubbidiamo, che noi corrispondiamo. E quindi l'anima diventa veramente di una vita interiore; non solo una vita esteriore, ma la vita santa interiore.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 172/b (= cassetta 189/a). Per la datazione, cf PM: «È bene riflettere sopra questo che abbiamo già meditato ieri e cioè le due obbedienze»(cf PM in c478). «Abbiamo ricordato che ci può essere la buona suora e la santa suora (cf PM in c478)». «Ieri mi hanno telefonato che all'improvviso è morta una suora della clinica di Albano (defunta il 3 agosto 1965; cf numero marginale 490 e relativa nota)». - dAS (cf c468).
2 Cf At 1,14.
1 Si tratta di suor Michela Fortuna delle suore di S. Dorotea della Frassinetti defunta appunto all'ospedale di Albano il 3 agosto 1965.
1 Cf At 1,6.
2 Cf Mt 28,19.
3 Cf Mt 5,3-10.
1 Cf Gv 14,26.
1 «Vi adoro...» Cf Le Preghiere della Famiglia Paolina, o.c., p. 14.
2 Gal 2,20.
3 1Cor 10,31.