41. MIRARE ALLA SANTIFICAZIONE INTERIORE
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 3 agosto 19651
Abbiamo considerato il valore dell'obbedienza2, il valore dell'obbedienza perché tutto il nostro essere: a disposizione di Dio; e cioè, che in tutto facciamo il volere di Dio.
Il Signore creandoci ci ha destinati per una via, per compiere sulla terra una missione, e in fondo, alla fine: la santificazione e, quindi, l'eterno premio. Partiti dalle mani del Padre celeste, Creatore, siamo venuti su questa terra, e poi compiamo quello che è nei disegni del Signore e, dopo, che arriviamo al gaudio eterno. Se noi abbiamo corrisposto nella nostra vita, l'ultima volontà del Padre celeste: «Vieni» - l'ultima volontà - «Vieni», e cioè, «nel gaudio del tuo Signore»3, ecco. E creandoci il Signore ci ha dato le disposizioni, le qualità; e così poi nel battesimo, nella cresima, negli altri sacramenti il Signore ci ha dato le grazie per corrispondere al volere di Dio.
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La grande obbedienza che avete fatto è stato la risposta all'invito di Dio, cioè, la vocazione. E poi, questa vocazione si ha da compiere nei disegni di Dio, e cioè: le Costituzioni quali sono insegnate in quei circa 500 articoli, delle Costituzioni. E poi quello che viene disposto nei particolari di orari, di uffici che sono assegnati, le varie cose che abbiamo da compiere nella giornata; gli orari, e fare bene quello che ci è assegnato, perché così viviamo di obbedienza. E alle volte vi son difficoltà, alle volte ci sono tentazioni, alle volte ci sono umiliazioni, alle volte ci son malattie, e poi viene il tempo in cui il Signore ci richiama. Tornare a Dio. Così, come ha fatto il Figlio di Dio incarnato. E cioè: Veni in mundum - disse Gesù -. Son venuto nel mondo son venuto sulla terra. Exivi a Patre, veni in mundum1. Sono uscito dal Padre e son venuto nel mondo a fare quel che era il volere di Dio, cioè, la redenzione. E poi: iterum relinquo mundum1. Ora lascio il mondo e torno al Padre. Questa è la biografia di Gesù nel sunto. E così è la biografia nostra in riassunto. Questo riguarda le opere, le cose piuttosto esteriori, in un certo senso. Ma vi è quello che è l'obbedienza interiore, ecco.
Abbiamo considerato piuttosto l'obbedienza nell'esterno, supponiamo negli orari; ma poi vi sono i voleri di Dio intimi, nella nostra anima, la grazia di Dio, opera dello Spirito Santo. Ora, lo Spirito Santo non ci dà solamente la grazia, supponiamo, nella preghiera; particolarmente nei sacramenti: la Messa, la Confessione, la Comunione, e poi la preghiera che c'è nel corso della giornata, le Adorazioni.
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Vi è una specie di santità [comune] e una specie di santità particolare.
Santità [comune:] quando si è nella comunità e si seguono gli orari, si seguono le disposizioni; se si segue quello che riguarda, nelle Costituzioni, povertà, castità, obbedienza; vivere quella vita per cui si dice: quella è una buona religiosa, ecco, sì.
Ma ciò che c'è nell'intimo, con la grazia, la grazia dello Spirito Santo. Ma lo Spirito Santo sempre opera in noi: quello che sentiamo, alle volte, e cioè il timore di Dio, il desiderio di amare il Signore, i sentimenti di affetti per il Signore, la docilità nell'interiore e l'impegno che i propositi della giornata siano seguiti momento per momento, tutto; e tutto fatto secondo l'ispirazione di Dio; sì, gli inviti continui che abbiamo nell'intimo.
San Francesco di Sales descrive molto bene l'azione dello Spirito Santo, il quale Spirito Santo vuole che ci sia la santificazione interiore della mente e la santificazione del cuore e la santificazione della volontà; l'intimo, l'intimo. È molto diverso fra una suora e l'altra; fanno magari lo stesso ufficio, hanno lo stesso orario, le stesse condizioni di vita, ma vi è una santificazione comune e si dice: quella è una buona suora. E vi è una santificazione non comune, e cioè, quella interiore. Quale diversità fra l'uno e l'altro di noi, di ogni suora e di ogni persona. L'azione dello Spirito Santo: le ispirazioni, gli inviti e, qualche volta, i rimorsi, e qualche volta anche scosse dalla tiepidezza, dall'indifferenza o dal fare le cose materialmente. Che non si facciano solamente materialmente le cose, ma con l'elevazione a Dio. Cercare la gloria di Dio e unirsi sempre di più intimamente a Gesù Cristo.
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Viene considerato, ad esempio: c'è chi fa la lavanderia e farà il rammendo. Maria faceva la lavanderia e faceva il rammendo. Ma quale diversità fra una persona e l'altra! Maria ha fatto la tunica per Gesù; ha fatto il rammendo, il rammendo per Gesù, per san Giuseppe. Ma quale diversità fra il suo spirito in cui faceva le cose, rispetto a noi! E così, anch'ella riposava, dormiva, mangiava, faceva le cose ordinarie: e l'orto, e poi le spese che dovevano fare, e poi le varie cose, e filare il fuso, ecc. Altro è l'intimo di Maria! E quale è l'intimo nostro? Ecco, l'intimo.
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Vi sono di quelli per cui tutto è precisione esterna; magari forse per tutta la giornata, oppure varie ore, non si sente l'unione con Dio, non si rettifica le intenzioni, non si chiede: l'intimo, il mio spirito, i miei sentimenti, i miei desideri, sono quelli di Dio? quello che [faccio] adesso piace a Dio? piace? E poi, se c'è un pensiero cattivo, se c'è un pensiero di superbia, un pensiero di invidia, un pensiero quasi di dispetto verso quel che vien disposto, ecc... L'intimo, per cui noi dobbiamo metterci a posto di tanto in tanto.
Altro, quindi, è la vita regolare; e questo ha il suo valore, e serve anche per l'interiore. Ma c'è questa disciplina interiore, questa vita interiore per cui lo Spirito Santo guida l'anima ispirando pensieri di fede, pensieri di fiducia in Dio, la speranza, e l'amore a Dio, i desideri di Dio, la gloria di Dio. E poi quello che è virtù della religione, come facciamo le cose riguardo ai doveri religiosi. E poi quel che riguarda la giustizia, la temperanza, la prudenza, la sottomissione, l'umiltà. E poi tutte le altre virtù. Quando si arriverà? Quando noi realmente sentiamo: «Beati i poveri» ecco, e «beati i miti, e beati quei che soffrono e beati coloro che han fame e sete della giustizia di Dio, ecc.»1; quando proprio l'intimo c'è, e vive quindi in noi Gesù Cristo per opera dello Spirito Santo, per la sua grazia.
Vedere se noi curiamo quasi soltanto la santificazione esterna, oppure anche tutto e, particolarmente, la santificazione interna. E quello che dobbiamo-fare con l'obbedienza esterna, come noi lo facciamo? o perché è disposto e perché bisogna essere fedeli altrimenti c'è il richiamo, oppure perché invece si sente l'adesione, la gioia di fare questo o quello nello spirito soprannaturale?
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E quindi c'è una santificazione comune e c'è la santificazione piena, cioè, non soltanto tutta l'esteriorità, ma si è alimentati e guidati in tutto dallo Spirito Santo. Sentire, sentire, ecco. E qualcheduno può fare la difficoltà: "Ma io ci metto tutta l'applicazione a far bene questo lavoro". E si fa bene questo lavoro, sì, esteriormente; ma si fa anche interiormente?
Quindi, vi sono come due santificazioni: la santificazione comune per cui si seguono le cose, così: e non vi è richiamo, e non vi sono osservazioni; e vogliamo far quel canto, e vogliamo fare quell'altra cosa come è disposta, tutto. Ma è molto diverso fare il canto e le cerimonie da... diverso dal farlo esteriormente rispetto a farlo interiormente. Oh, allora vediamo che vi è tutta un'azione di obbedienza esteriore e di vita regolare esteriore, e vi è tutta una santificazione dell'intimo: della mente, del cuore, della volontà, delle intenzioni, dei richiami, dei pentimenti, e poi dei desideri, e la speranza; voglio dire, i desideri, e quello che è la speranza dell'aumento di grazia; quello che noi sentiamo dentro.
E sì, in quelle due pagine, san Francesco di Sales dipinge bene quello che deve essere la vita di santificazione interiore, quella - diciamo - obbedienza, quell'assecondamento allo Spirito Santo. Alla fine poi c'è la corona di tutto quel che si sarà fatto nell'interiore, e cioè: mirare soltanto alla gloria di Dio. Quello poi, la corona, e quello prepara l'ingresso immediato in paradiso.
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Tenere almeno presente questo: ci può essere la buona suora e ci può essere la santa suora. Domandiamo al Signore che si diventi veramente intimamente santi, intimamenti santi, sì. E questo rimanga come un pensiero di guida perché possiamo raggiungere la vera santità. Perché tutto il resto è ordinato alla santità interiore: tutto quel che vi è nelle Costituzioni e tutto quel che vi è... sono gli uffici, gli orari, ecc. Che in tutto ci sia la santificazione. E come? Si riassume in pensieri di fede, speranza e carità o, se vogliamo più estendere, secondo i sette doni dello Spirito Santo. Quindi, almeno arrivare a questo punto, di una certa umiltà: che abbiamo ancora da raggiungere quello che è più intimo. Almeno pensare così. Che non venga il pensiero vano: "Io esteriormente non son mai rimproverato, le mie cose sono ordinarie"; ecc. Ma c'è altro, c'è altro. Diverso dall'uno e dall'altro.
Quindi: mirare alla santificazione interiore. L'esteriore è come il corpo, ma la santità è vita interiore, quando Gesù Cristo vive in noi. «Sono la Via e la Verità e la Vita»1. Questo: mirare a quella santificazione interiore.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 172/a (= cassetta 188/b). Per la datazione, cf PM: «Abbiamo considerato l'obbedienza piuttosto nell'esterno... ma poi vi sono i voleri di Dio intimi... opera dello Spirito Santo...». «Ci può essere la buona suora e la santa suora». - dAS (cf c468).
2 Don Alberione fa riferimento a una precedente meditazione sull'obbedienza, ma questa non ci è pervenuta.
3 Mt 25,21.23.
1 Gv 16,28.
1 Cf Mt 5,3-10.
1 Gv 14,6.