Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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34. ESERCIZI SPIRITUALI: CONOSCI TE STESSO
(Introduzione)

Esercizi Spirituali (27 giugno-4 luglio 1965) alle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 27 giugno 19651

In un certo senso voi fate gli Esercizi Spirituali tutto l'anno. Però questi sono i giorni che nell'anno sono più preziosi in quanto anche occorre esaminarsi sopra la vita spirituale che si è condotta nel corso dell'anno, sì. E allora, in questi giorni di silenzio con le persone e di conversazione con Gesù, una conversazione più intima. E quando c'è il silenzio, allora il dialogo tra Gesù e l'anima; e quanto meno parliamo con le persone, con gli uomini, e allora la conversazione con Gesù viene alimentata, e la voce di Dio la si comprende meglio; e poi l'anima risponde meglio agli inviti di Gesù.
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Parlando degli Esercizi, vi sono due parti: la prima parte, riguarda la purificazione; la seconda parte, riguarda la santificazione. Purificazione di quello che non è ancora buono in noi; e poi santificazione: migliorare per arrivare a una santificazione più perfetta. Due parti, quindi, gli Esercizi. E poi vi è la terza parte che è per tutti gli otto giorni, e cioè, la preghiera; la preghiera, ecco. La preghiera è per tutti i giorni degli Esercizi anche per quei giorni in cui vi sarà la istruzione nelle conferenze per la vita religiosa e gli apostolati.
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In primo luogo, la purificazione. I primi giorni, quindi, degli Esercizi: cominciar subito dall'esame di coscienza; dall'esame. Purificazione.
Ecco, la purificazione riguarda tutto il nostro essere. Noi portiamo le conseguenze del peccato originale, e nonostante che ci sia stato il battesimo, nonostante quindi che sia rinata in noi la vita seconda, cioè, oltre la vita umana, la vita spirituale, la vita di grazia, la vita soprannaturale, nonostante, ci son lasciati a noi come risultati e come conseguenze; il peccato originale tolto, ma ci sono ancora le conseguenze, e cioè le concupiscenze che sono in noi; e le concupiscenze sono specialmente contenute lì, nei sette peccati capitali, ma poi si estende più avanti. Quindi, togliere quello che vi è in noi, sì, di male, di difettoso.
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È vero che, per lo più, non ci son peccati, ma i difetti; è diverso. Dei difetti ne portiamo sempre con noi e moriremo con dei difetti; tutti. Ma si cerca di detestarli tutti e combatterli in quella misura che noi possiamo portare per togliere, e mentre che si detestano e si cerca di evitarli, non c'è nessun consenso e quindi non c'è nessun peccato. Non formarsi degli scrupoli, ma la cosa chiara come è, né più, né meno, né scusarsi; né scusarsi perché qualcosa c'è comodo di fare; né scusarsi neppure per scrupolo; neppure credere di aver peccato, tante volte; e i difetti non son sempre da accusare perché non è necessario; così; invece si può insistere sopra quei punti su cui intendiamo di emendarci.
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I primi giorni quindi, l'esame; e poi questi tre giorni, o almeno i primi giorni, o saranno due, saranno tre: pregare molto per scoprire i nostri difetti e per detestarli in quanto si devono detestare; e poi, nello stesso tempo, l'esame di coscienza nella Visita e nella confessione. Con la confessione si chiude - diciamo così - la prima parte degli Esercizi, la parte di purgazione, ecco.
Oh, allora, l'esame di coscienza. L'esame di coscienza va preceduto dalla preghiera. Che lo Spirito Santo illumini! Conosci te stesso, ecco. Che noi conosciamo noi stessi. Alle volte ci ricordiamo dei difetti degli altri e non pensiamo, così, ai difetti nostri. E tante volte commettiamo delle cose che son diventate come un'abitudine, eppure non sono quelle che piacciono al Signore, tante volte.
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Venendo, quindi, e dando un ordine: dopo aver pregato per avere i lumi di Dio, per conoscere noi stessi: nosce teipsum1, conosci te stesso:
In primo luogo: quello che è il dovere principale della vita religiosa. Qual è? Attendere alla perfezione. Qual è l'essenza della vita religiosa? È la consacrazione, per progredire, per attendere alla perfezione usando i tre mezzi: povertà, castità, obbedienza. Quindi, la prima domanda: è passato un altro anno: ho progredito o non progredito? Perché essendo il primo dovere della vita religiosa: «Se vuoi essere perfetto...»2, allora questa è la prima domanda da farsi. Rispetto all'anno scorso, all'ultimo corso degli Esercizi, supponiamo, come è passato l'anno? In che cosa ho progredito? Sì, in che cosa ho progredito?
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Ora, per crescere nell'amore di Dio bisogna che ci distacchiamo dalle cose della terra, per amare Iddio sopra ogni cosa, cercando la gloria di Dio e l'unione più intima con Dio. Allora noi abbiamo come i tre mezzi per distaccarci da noi, dall'amor proprio, e dalle cose della terra. Ora, nell'anno, dopo 52 confessioni, dopo 360 comunioni, supponiamo, e 360 volte l'Adorazione che fate, ecc., si è progredito, ecco, nell'amore a Dio, nella ricerca della gloria di Dio? Sì. E siccome quel che ci trattiene dal volo verso Dio, verso la felicità, verso il cielo è sempre o ciò che è esterno, l'attaccamento, quindi la povertà, esame sulla povertà; secondo, attaccati al nostro corpo, cioè qualche cosa che son delle passioni interne, quindi il voto di castità: se noi siamo già col cuore rivolto al Signore, e usare il nostro corpo santamente; e terzo, l'obbedienza, e cioè, distacco dalla nostra volontà per prendere solo, sempre, tutta la volontà di Dio, ecco. Quindi il compito della vita religiosa è il perfezionamento.
E vi sono suore che, anno per anno, vanno migliorando e la loro vita religiosa è sempre più perfetta, ecco il progresso. Se noi non progrediamo è segno che non abbiam fatto il nostro dovere, e allora una confessione è necessaria. Si, questo si dovrebbe, almeno questo, fare una volta al mese, nel ritiro mensile: questo mese, ho peggiorato in qualche cosa? E, qualche volta, costatiamo che c'è stato un vero progresso e qualche volta, invece, forse anche un regresso.
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[1.] Quindi la povertà. La povertà, nel senso spiegato dalle Costituzioni, e come è stata spiegata la povertà religiosa, e quello che c'è di attaccamento alle cose esterne e anche per quello che può riguardare o la famiglia o altre soddisfazioni personali; [delle] cose, non mai poter dire: questo è mio, mai! Nella vita religiosa non c'è il mio né il tuo, c'è solo Dio, e se c'è qualche proprietà, è della Congregazione, che vuol dire essere di Dio, sì. Oh!
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[2.] Così, si ha da esaminare su quello che riguarda la castità, cioè, che non siamo legati dalle voglie sensuali, carnali. Oh! Ci può essere la gola, ci può essere, invece, il tatto; può esser l'occhio, può esser l'udito, può essere anche quello che è la lingua, ecc. Non solamente quello che propriamente riguarda il voto della castità, ma quello che serve per vivere più perfettamente la castità, cioè, più santamente il corpo.
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3. L'obbedienza: quando c'è l'attaccamento alla nostra volontà; quando cerchiamo di fare tutta la volontà di Dio; e quando vogliamo, invece, aggiustarci le cose a nostro modo in maniera di fare poi un po' la nostra volontà, l'obbedienza non è pura, allora, non è pura. Non ci siano le preferenze, sì. Qualche volta bisogna dire che una persona non può fare una cosa, e allora può esporre il proprio bisogno o la propria difficoltà; poi se viene confermato quel che è detto, allora si obbedisca, sì.
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Perché ci sono i voti? Per la perfezione, perché l'anima spicchi il volo verso Dio, la santità, la gloria del Signore: omnia in gloriam Dei facite1. Tutto alla gloria di Dio: sia che mangiate, sia che beviate o qualunque altra cosa che facciate, omnia in gloriam Dei facite. Quando poi si arriva a questo: cercar la gloria attraverso a Cristo, Gesù Cristo Maestro, Via, Verità e Vita, allora si è sopra la via della perfezione più elevata. Certo ci saranno sempre imperfezioni e dei difetti, ma non si vogliono assolutamente assecondare.
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Quindi, in primo luogo è questo: son passati, supponiamo, ciascheduna, dagli ultimi Esercizi ad oggi, 360 giorni, supponiamo; questi giorni sono veramente stati dei giorni di santificazione? Perché ci aggiunge, il Signore, giorni a giorni, anni ad anni anche? Per darci il tempo a progredire. Se una è scolara, supponiamo, comincia con la prima elementare, e un anno e poi un altro anno, e poi il terzo anno; e se è sempre nella prima elementare? Così, se noi fossimo sempre allo stesso punto, sì, se noi stessimo sempre allo stesso punto.
Abbiamo progredito? Primo dovere, quindi, è il primo articolo delle Costituzioni, sì.
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In secondo luogo, altro esame: le Costituzioni.
Le Costituzioni sono il direttorio spirituale, il direttorio della vita religiosa; lì ci sono più di 500 articoli. Ora, questa osservanza è l'esercizio dell'obbedienza, ecco; e, quindi, nell'osservanza, degli articoli delle Costituzioni, questa osservanza, arricchisce l'anima religiosa immensamente. E si osservano le Costituzioni, quasi non ci si bada, alle volte; ma sono proprio un arricchimento continuo di grazia, di santità. Quindi, dopo il Vangelo, ci sono le Costituzioni. E non abbiamo da chiedere molti consigli, abbiamo da rileggere il Vangelo e le Costituzioni, ecco.
Vedere un po', quando si viene a fare gli Esercizi Spirituali, il Vangelo e le Costituzioni sono i due libri che devono essere compagni nel corso di Esercizi, e se non ci sono, o si procura, oppure si sanno già a memoria, secondo i casi.
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Oh, dopo questi esami che riguarda il progresso e riguarda l'osservanza dei voti e l'osservanza delle Costituzioni, tre punti ci sono da esaminare. Cioè: come uso la mente? l'intelligenza? come uso la mia volontà? come uso il mio sentimento, il mio cuore? Ecco, le potenze interiori: l'intelligena, la volontà, il cuore, il sentimento, in sostanza.
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[1.] Santifichiamo la mente: ci sono veramente impegni per imparare sempre di più, conoscere sempre di più? E sia quel che riguarda l'istruzione religiosa, le meditazioni, le letture spirituali, le conferenze che vengono date, i catechismi; e poi tutto quel che è per la lettura spirituale e per le altre cose di dovere; per esempio, se una va a scuola, che studi, che non perda il tempo; come usa l'intelligenza; non pensieri inutili, vaghi, pensieri di mondo ancora pensare; e sete di notizie che non ci interessano, e poi discorrere e portare anche alle altre persone un po' di distrazioni, ecc. Ecco, il nostro interno, la nostra mente, com'è? Si cacciano via tutti i pensieri di superbia, tutti i pensieri che riguardano la purezza, l'invidia, le resistenze alla grazia di Dio, ecc.? L'esame. Come santifichiamo la prima potenza che il Signore creandoci ha dato all'uomo? Sì. E ancora: si va crescendo nella fede? che questa appartiene all'intelligenza, cioè la sottomissione: io credo, anche se non capisco. Non capisco certamente il mistero eucaristico, non capisco certamente il mistero della Trinità, ecc. Come lo pensiamo? E mai, mai seguire dubbi, ma una fede sempre più profonda quando si riceve la comunione, quando si dicono le orazioni, quando si entra in chiesa. Come è guidata la nostra intelligenza? Persone che fantasticano, portano anche alle altre notizie che distraggono.
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2. Esaminare la nostra volontà. Fiat voluntas tua sicut in coelo et in terra1. Che noi facciamo sulla terra l'obbedienza come la fanno gli angeli in cielo che son sempre disposti al volere della Trinità. Abbiamo la vita di Gesù, e cioè: erat subditus illis2. Figuriamoci! Egli era il Figlio di Dio incarnato, era la Sapienza, e stava soggetto a Maria, per quanto santa; a Giuseppe, per quanto santo, ma due creature. Son di Dio, e nello stesso tempo non hanno il sapere, affatto, quello che è la sapienza di Dio, che è seconda Persona della Santissima Trinità, il Figlio di Dio che è incarnato.
Noi, abbiamo questa docilità nella obbedienza, nelle sottomissioni. Sì. E fare quello che è disposto o nei comandamenti o nelle Costituzioni o nelle disposizioni che vengono date da chi deve governare l'Istituto o guidare un reparto, ecc. La disposizione, la docilità, ecco, a quello che viene detto. Può essere che una cosa, qualche volta, possa presentare una difficoltà, però presentata la difficoltà, ci sarà la conferma oppure si toglierà quella disposizione. La docilità. Fino a quanto? Gesù, arrivato sul calvario, spogliato, amareggiato di fiele e mirra, l'ordine di distendersi sulla croce; e poi docilmente ha allungato le braccia, le gambe per essere inchiodato. Fino a quel punto. E cioè: usque ad mortem... propter quod Deus exaltavit illum3. Quando c'è questa volontà, che è l'umiltà pratica, l'umiltà, questa. E perché il Figlio di Dio incarnato, Gesù Cristo, exaltavit? Il Padre lo ha esaltato, lo ha risorto e glorificato in cielo e siede alla destra del Padre. Perché il Signore ci vuole in paradiso, ma vuole che passiamo per quelle vie che egli, o ci ha indicato egli medesimo, o è indicato dalle persone che hanno l'incarico.
Oh, allora, abbiamo da esaminare bene la volontà nostra, la resistenza, qualche volta; e certe volte è utile, si può passare da questa strada o da quell'altra. Forse l'una vale l'altra; ma chi dispone indica una strada e bisogna prendere quella che è indicata, non l'altra.
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[3.] Poi il cuore, esaminare i sentimenti, i sentimenti che possono essere, che riguardano un po' tutti i sette vizi capitali. E c'è la superbia, e c'è l'invidia, e c'è l'attaccamento alle cose; e poi dopo, desideri che sono di contentamento delle passioni.
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[4.] Quindi i sensi alle volte seguono un po' il sentimento, il sentimento imperfetto, sì, quando pure non è peccaminoso. E la curiosità di veder tutto e quindi di sapere, ecc. E così l'abuso degli occhi. E che questi occhi si adoperino per il bene!
E l'udito?. Che non ascoltiamo quello che non va ascoltato: ascoltare delle critiche, mormorazioni, supponiamo, riguardo alla carità. Non ascoltarle, nessuno, quello che dissipa il nostro cuore. E poi, invece, adoperare l'udito per imparare a scuola, imparare nella meditazione, imparare quello che viene insegnato, ecc. Allora usare l'udito per le relazioni sociali, per quello [che] si deve condurre avanti l'apostolato, ad esempio. E così ci possono essere tutti gli altri sentimenti, e non solamente quello che è attaccamento, ma anche quello che per noi ci porti alle occasioni pericolose.
E poi l'uso della lingua. Sempre usata in bene? o non sempre usata in bene?
C'è poi il gusto. E noi decidiamo di prendere un cibo e prenderne più abbondante o no, secondo che sono i gusti?
E il tatto? Il tatto è il senso più sviluppato nell'uomo, perché: vista, udito, gusto, lingua, odorato, sono nella testa; ma il tatto è in tutto il corpo. Ad esempio, la pigrizia è per tutto il corpo; e così, schivare la fatica o prolungare, secondo il giusto, il riposo, soddisfare le altre tendenze. Ecco, esame, quindi, per quello che riguarda i sensi esterni.
Perciò l'esame sulla mente, sulla volontà, sul cuore.
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Altro proposito da esaminare, quello che si è fatto negli Esercizi ultimi. E vedere un poco se si sono osservati i propositi fatti nell'ultimo corso di Esercizi. E di lì si trae poi la conseguenza se abbiamo progredito, o meno progredito.
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Allora noi presentiamoci davanti a Gesù crocifisso, e abbiamo santificato tutto il nostro essere, ecco. Gesù ferito in tutte le sue parti: il corpo, il suo spirito, il suo cuore, tutto. Egli ha sofferto per noi. Togliere quello che non piace a Gesù, ecco. Ma portare poi nella seconda parte degli Esercizi, la santificazione del nostro essere, in questa maniera. Non scoraggiarsi, andare con calma, pensare che il Signore vi ha chiamato proprio per darvi maggior lume per "conoscere te stesso": nosce teipsum1. Conosca tu, conosca te stesso. Alle volte crediamo di saper tanto degli altri, o sapere che abbiamo studiato, ecc., e tante volte non abbiamo letto il nostro io che è il nostro libro interno. Nosce te ipsum. Rifletti. Persone che pensano così facilmente agli altri, non pensano a se stessi; sanno magari i difetti degli altri, non conoscono i propri.
La prima parte di Esercizi andrà bene, non spaventatevi affatto, no. Noi sappiamo che il Signore vi ha chiamate àppositamente perché alla sua luce noi veniamo a conoscere noi stessi e poi santificare noi stessi.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 81/a (= cassetta 185/a). Per la datazione, cf PM: «Parlando degli Esercizi...». - dAS, 27 giugno 1965: «Verso le 6 di sera [il PM] tiene l'introduzione degli Esercizi alle PD». - VV: «Esercizi: Ariccia 27 giugno-4 luglio 1965. 27 giugno: Introduzione: Silenzio e purificazione».

1 Massima scritta in caratteri d'oro. in lingua greca, nel tempio di Apollo a Delfi, attribuita ai Sette Savi, che sono: Talete, Biante, Pittaco, Solone, Cleobulo, Chilone, Mirone. Socrate (470-399 a.c.) fece suo questo motto.

2 Mt 19,21.

1 1Cor 10,31.

1 Mt 6,10.

2 Lc 2,51.

3 Fil 2,8.9.

1 Massima scritta in caratteri d'oro. in lingua greca, nel tempio di Apollo a Delfi, attribuita ai Sette Savi, che sono: Talete, Biante, Pittaco, Solone, Cleobulo, Chilone, Mirone. Socrate (470-399 a.c.) fece suo questo motto...