64. «VENITE ALLE NOZZE»
(Domenica XIX dopo Pentecoste)
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 17 ottobre 19651
Il Signore offre la salvezza a tutti gli uomini, e vi sono quelli che corrispondono e vi sono quelli che non corrispondono. Allora, nell'eternità: il paradiso, l'inferno e, temporaneo, il purgatorio.
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In quel tempo: Gesù si rivolse ai principi dei sacerdoti ed ai farisei con questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un re che celebrava le nozze a suo figlio. Mandò i servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma quelli non vollero venire. Mandò ancora altri servi dicendo: Dite agli invitati: il mio pranzo è già pronto, ho ucciso buoi e animali grassi, tutto è preparato; venite alle nozze. Ma quelli non se ne presero cura e andarono chi al suo campo, chi ai suoi affari; altri poi, presi i servitori, li oltraggiarono e li uccisero. Avendo udito quanto era accaduto, il re si adirò e mandò i suoi soldati a sterminare quegli omicidi e a incendiare le loro città. Quindi disse ai suoi servi: Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. Andate dunque ai crocicchi delle vie e chiamate tutti quelli che troverete. Usciti per le strade, i servi radunarono quanti trovarono, buoni e cattivi, e la sala delle nozze fu piena di convitati. Il re venne a vederli, ma vi notò un uomo che non era in abito da nozze, e gli disse: Amico, come mai sei entrato senza l'abito da nozze?. Quello non rispose. Allora il re disse ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nel buio; ivi sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti»1.
La parabola è questa: «Il regno dei cieli è simile ad un re che celebrava le nozze di suo figlio». E cioè, il Padre celeste che fa le nozze del suo Figlio, il Figlio di Dio incarnato. E le anime che sono innocenti e sante sono unite a Gesù: le nozze dell'anima con Gesù Cristo. Questo è il paradiso.
Allora il Signore «mandò i servi a chiamare gli invitati alle nozze». E questi servi sono i predicatori che devono preparare alle nozze, cioè l'ingresso in paradiso, l'anima unita a Gesù.
«Ma questi non vollero venire». E così gli Ebrei, molti non vollero venire, cioè non hanno voluto ascoltare l'invito.
Allora «mandò ancora altri servi dicendo: dite agli invitati: il mio pranzo è già pronto». E cioè, il Signore continuò a mandare predicatori in tutto il mondo, ma non accettarono, anzi perseguitarono i predicatori. E ne hanno fatto tanti martiri.
«Ma quelli non se ne presero cura e andarono chi al suo campo, chi ai suoi affari». Indifferenza ai predicatori.
«Altri poi presero i servi, li oltraggiarono e li uccisero». Sono i martiri nella Chiesa.
Allora «avendo udito quanto era accaduto, il re si adirò e mandò i suoi servi a sterminare quegli omicidi e a incendiare le loro città». E così, avvenne la distruzione di Gerusalemme. Ora il Signore ha invitato altri, invitò i pagani che siamo noi.
«Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. Andate, dunque, ai crocicchi, nelle vie, e chiamate tutti quelli che troverete». E siamo noi, Gentili di tutte le nazioni. E quindi i predicatori si sono orientati, gli Apostoli, e poi i successori; in tutte le regioni portarono la parola di Dio.
«Usciti per le strade, i servi radunarono quanti trovarono, buoni e cattivi». E così, buoni e cattivi, tutti moriamo.
E allora «quando la sala era piena trovò, il re, uno che non aveva l'abito nuziale». Cioè non aveva l'innocenza, la grazia.
«Allora il re disse ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nel buio - e il buio è l'inferno -, ivi sarà pianto e stridor di denti. Perché molti sono i chiamati - tutto il mondo -, ma pochi gli eletti».
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E quanti sono gli uomini che vivono sulla terra? E tutti son chiamati al cielo. Ma che cosa avviene? Avvengono le persecuzioni. Vi sono però quelli che sono fedeli, quelli che han condotto una vita santa, specialmente i predicatori, quelli che hanno diffuso il Vangelo.
Oh! Le nozze sono l'incontro di Gesù con l'anima. Quando l'anima è uscita dal corpo, quando è innocente, c'è lo sposalizio col Figlio di Dio; ma quando l'anima non è ancora del tutto purgata, il purgatorio; e quando l'anima è macchiata di peccato grave, l'inferno. Abbiamo sempre da tener gli occhi al futuro, al momento in cui cioè, passeremo da questa vita all'altra vita. E quale sarà l'incontro della nostra anima con Dio, con Gesù Cristo? E dall'incontro uscirà una delle tre sentenze: o ingresso immediato in paradiso; o in paradiso, ma prima la purificazione; oppure l'inferno eterno. Sta a noi mirare a quelle nozze eterne dell'anima con Gesù Cristo, in eterno.
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Ora, bisogna meditare molto di più (...) i novissimi. L'Apparecchio alla morte. Quando noi eravamo studenti chierici, per due mesi, ottobre, novembre, fino a metà di dicembre, si faceva sempre la meditazione sui novissimi: la morte, il giudizio, ecc. Perché è la base di tutto, e cioè, la considerazione tra la vita presente e la vita eterna. E a che cosa serve la vita presente? Per prepararci alla vita eterna; cioè, guadagnarti i meriti per avere il premio, per essere uniti sempre, su questa terra, uniti a Gesù, e allora l'unione a Gesù in cielo, in eterno, il gaudio eterno. Se l'anima è sempre unita a Gesù Cristo, passa al di là e continua l'unione con Gesù Cristo; di qua, secondo la fede; e di là, secondo la visione di Dio. Quindi è utilissimo questo fare le meditazioni sui novissimi. E quel libro è uno di quelli più pubblicati. Sono due secoli da che è stato scritto, e 350 edizioni, e tradotto in 24 lingue e in altri dialetti. E noi, [Società] San Paolo, già dieci volte l'abbiamo stampato; e adesso, la decima volta, ristampato in molte copie; perché i fedeli, le anime, veramente che considerino che cos'è la vita, che cos'è la morte, che cos'è l'eternità.
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La vita religiosa si sceglie per avere un gran paradiso, più bello, ecco. E vi è la minaccia per chi non corrisponde; e vi è chi corrisponde più o meno, sì. Perché, quando c'è la vera vocazione, si vuole prepararsi bene all'eternità, quindi la vocazione all'eternità. E poi se si considera che si vuole arrivare a un paradiso più bello, ecco la vocazione, la Professione, cioè, alla vita più perfetta; non solo la vita cristiana, ma la vita più perfetta. Ora, questa vita più perfetta; di là, la vita più gloriosa; di là, bisogna che sia la vita nostra religiosa perfetta.
E vi è la povertà, la castità, l'obbedienza? E la fede in noi, la speranza in noi, l'amore di Dio in noi? Come viviamo, come siamo? Non basta né il vestito, né la Professione. Bisogna viverla. E può essere che tanti sono nel mondo, e non hanno un abito particolare, e non han fatto la Professione, e vivono santamente; anime che vivono di fede, anime delicate, anime che pensano sempre che la vita presente è per il cielo, ecc. E quanti cristiani superano i religiosi! Padri e madri di famiglia, alle volte. Allora noi abbiam sempre da considerare la vita nostra; la via l'abbiamo presa. Bisogna vedere se poi la viviamo realmente, sempre di più. E le comunioni, e le Visite, e le preghiere e le riflessioni sono mezzi per unirci sempre più a Gesù. Dare sempre maggior gloria a Dio, e stabilire la nostra vita in Gesù Cristo, Via, Verità e Vita. E migliorare la preghiera, migliorare la preghiera.
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Oh! Ecco, la conclusione deve essere questa: L'Apparecchio alla morte. Oh! In questi giorni, religiosi e sacerdoti, hanno detto: ma noi gli Esercizi vogliamo farli sui novissimi e non [su] altro.
E se noi abbiamo continuato, come chierici, per sette anni, ogni anno due mesi impegnati nella meditazione sull'Apparecchio alla morte, questo ha servito così, che le vocazioni corrispondevano molto di più. E quando non si meditano le cose eterne, la gioventù, è attirata dal mondo. E anche vocazioni che non corrispondono, ecco, è perché non hanno riflettuto abbastanza che cos'è la vita, cos'è il passaggio dalla vita alla eternità.
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1 Nastro 131/c (= cassetta 197/b). Voce incisa: "Domenica XIX dopo Pentecoste: meditazione del PM". Per la datazione, cf PM: «Bisogna meditare molto di più i novissimi, l'Apparecchio alla morte» dAS, 17 ottobre 1965 (domenica): «m.s per Messa e meditazione alle PD».
1 Mt 22,1-14.