Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XXIII
I FRUTTI DELLO SPIRITO SANTO E LE BEATITUDINI

[192] Nel terminare questo sacro Ritiro, mi viene il timore che qualche anima non sia ancora del tutto persuasa di essere chiamata ad un'alta perfezione cristiana e religiosa. Se usciste dagli Esercizi con questa persuasione, sareste vittime di un grave inganno del demonio. E come lo so io? Ne sono certissimo perciò stesso che siete state chiamate alla vita religiosa. Ne sono tanto certo come sono certo che avete fatto la professione, i voti: v'è qualcuna che dubita di aver fatto i voti? Questo significa essere chiamate alla perfezione e quindi alla contemplazione. Tutte siete chiamate a questo! Almeno fino a questo primo grado: la contemplazione! Io non vi ho parlato di quei gradi straordinari: quelli sono grazie «gratis datae»1 che non dipendono dal vostro sforzo. Questo il Signore può farlo come vede meglio. Ve ne sono tanti di | [193] fenomeni mistici! Ma questi non dipendono da noi; non è il caso di aspirarvi. All'orazione di quiete però, bisogna sforzarsi di arrivarvi.
Ognuna veda qual è l'ostacolo che le impedisce di arrivare a questa meta. Bisogna che lasciamo libero corso alla grazia dello Spirito Santo.
Bisogna anzitutto pensare che le anime religiose sono chiamate certamente alla contemplazione acquisita e, sovente, come premio, anche a quella infusa, almeno in punto di morte.
Prepararvi adunque alla contemplazione senza aver fretta, ma neanche far troppo tardi. Abituarsi prima all'obbedienza completa, frenare le passioni, purificare il cuore.
Quando un'anima sente tedio della meditazione discorsiva e si sente portata all'affettiva, incominci; quando sente il desiderio di meditare una sola verità perché trova in essa abbondante pascolo, si fermi ad essa: sarà la contemplazione acquisita.
Può darsi che si abbia qualche luce e poi si cada di nuovo nelle tenebre.
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Alle volte certe anime per qualche segno speciale che notano in sé, si compiacciono e allora il Signore ritira i suoi doni. Sono sempre le anime umili che li ricevono.
Può darsi che un'anima, dopo aver letto vari libri, dopo aver sentito tante prediche, riassuma tutto in alcune poche verità che l'hanno maggiormente impressionata. Si fermi su quelle e le consideri: è lo Spirito Santo che: «Ubi vult, spirat»2.
[194] Quando però si incomincia, bisogna fare attenzione a non illudersi; ci vuole una direzione un po' larga: un saggio direttore che segua, e non preceda, che vigili contro la vanagloria e contro gli inganni del demonio.
S. Francesca di Chantal3 fino a che fu diretta da un certo confessore, non riuscì mai a fare un passo libero nella perfezione (quel confessore le faceva fare dei voti che non erano de bono meliori4); solo quando s'incontrò con S. Francesco di Sales, poté correre nella via della perfezione.
Attente a non deviare! Ogni tanto manifestarsi al confessore. E poi ricavare dalla contemplazione un massimo frutto, cioè: un'unione sempre più stretta con Dio, un tempio sempre più perfetto della SS. Trinità, incorporazione sempre più intima con Gesù Cristo; effusione sempre più grande di Spirito Santo.
Tutte siete chiamate alla santità. Arrivare almeno fino alla contemplazione acquisita; quella infusa l'avrete almeno in punto di morte, nelle ultime ore della vostra vita. Ma ci vuole l'umiltà, perché senza umiltà non vi può essere nulla di bene.
Avete meditato molte cose. Molte ve ne ha dette il Signore. Ora è il caso di fare come la Vergine Maria la quale: «Conservabat omnia verba haec, conferens in corde suo»5. Meditare ciò che si è udito. Imitare la Madonna; conservate tutte queste cose nel vostro cuore.
Può darsi che a qualche anima queste cose non abbiano fatto grande impressione perché già | [195] illuminata antecedentemente. E può essere che a qualcuna invece abbiano fatto molta impressione e che abbia sentito l'invito del Signore: «Ascende superius!»6.
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Questi inviti bisogna meditarli e seguirli. Si può fare per molto tempo la meditazione su ciò che avete sentito in questi Esercizi; chi ha raggiunto già la contemplazione (almeno acquisita) può averne anche per tutto l'anno o anche per più tempo ancora.
«Conservabat omnia verba haec, conferens in corde suo»: meditare specialmente quello che Gesù ha fatto sentire in particolare al cuore di ciascuna quando facevate i riflessi, nel recitare il rosario, nella Comunione, ecc.
Se avessimo ancora avuto un giorno di Esercizi, avremmo potuto fare ancora una meditazione sulle Beatitudini e una sui frutti dello Spirito Santo. Tuttavia accenniamo a due pensieri.La grazia dello Spirito Santo operando sulla mente questi sono virtù cardinali. Per perfezionare queste sette virtù (tre teologali e quattro cardinali) lo Spirito Santo interviene coi suoi sette doni. Le quattro virtù cardinali si estendono ancora e ciascuna produce come tre raggi: abbiamo così i dodici frutti dello Spirito Santo.
«Quando un'anima corrisponde fedelmente alle grazie attuali che mettono in moto le virtù e i doni, produce atti di virtù imperfetti e penosi | [196] a principio, poi migliori e più saporiti che riempiono il cuore di gaudio santo. Sono questi i frutti dello Spirito Santo che si possono definire: atti virtuosi che sono giunti ad una certa perfezione e che riempiono l'anima di santo gaudio.
S. Paolo ne enumera dodici: Fructus autem Spiritus est: caritas, gaudium, pax, patientia, benignitas, bonitas, longanimitas, mansuetudo, fides, modestia, continentia, castitas7. Ma non è a credere che S. Paolo ne abbia voluto dare una lista completa: onde S. Tommaso fa giustamente osservare che quello è un numero simbolico il quale indica tutti gli atti di virtù in cui l'anima trova consolazione spirituale»8.
Qui per carità non intendiamo la semplice virtù, ma il fiore della carità: la dolcezza, la mansuetudine. E l'anima caritatevole vive nel gaudio, nella pace, è paziente, è benigna, possiede la fede, la longanimità, la bontà, la mansuetudine, la continenza, la
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castità verginale. L'anima diviene così come una pianta carica di frutti. I tre rami più grandi sono le tre virtù teologali che si ramificano nelle quattro virtù cardinali e su ogni ramo si sviluppa una abbondante fruttificazione.
Quando l'anima è così ben radicata e ricca di frutti della grazia, sente in sé una certa beatitudine, una gran contentezza: è il preludio del premio e della beatitudine eterna. «I frutti quindi si ottengono col coltivare le | [197] virtù e i doni, e coi frutti vengono le beatitudini, preludio della beatitudine eterna»9.
«Le Beatitudini sono l'ultima corona dell'opera divina in noi. [...] Nostro Signore nel discorso del monte, le riduce a otto: la povertà di spirito, la dolcezza, le lagrime, la fame e la sete di giustizia, la misericordia, la purità di cuore, la pace, la pazienza in mezzo alle persecuzioni »10. Il gaudio di ognuna di esse prelude al gaudio che in cielo ne sarà il premio.
«Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli»11. S. Francesco d'Assisi rese la povertà sua sposa. Che bel morire quando si muore in una stanza povera e squallida! Oh, questa stanza povera sarà cambiata in una reggia ricchissima nel cielo!
Le Beatitudini sono quasi sul confine fra il tempo e l'eternità.
«Beati i miti!». Essi si guadagnano i cuori degli uomini; guadagnano la benevolenza di tutti. Nessuno è più amato che i miti.
«Beati quelli che piangono!». Dà più consolazione un atto di dolore accompagnato da lacrime sincere che non lo stato di peccato in cui, sebbene dilettata nei sensi, l'anima trova la più grande amarezza per il rimorso. Nel pentimento si cominciano a provare i gaudi del cielo ove si fa più festa per un peccatore che si converte che per novantanove giusti12.
«Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia!». Essi saranno certamente saziati. Il | [198] Signore esaudisce certamente questi desideri. E se non concede la santità a chi gliela chiede, quale altra grazia vorrà mai concedere? Se non esaudisce questi desideri, quali vorrà esaudire? «Quaerite primum regnum Dei»13, ci ha detto Gesù.
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«Beati i misericordiosi!». Eh, se voi siete tanto buone da perdonare qualunque offesa, il Signore perdonerà voi pure, poiché noi speriamo il cielo per la misericordia di Dio.
«Beati i puri di cuore!». Quanto più il cuore è puro, tanto meglio potrà contemplare Gesù in cielo. I cuori puri gusteranno Dio e la sua bontà fin da questa terra.
«Beati i pacifici!». Quelli che mettono dappertutto la pace, sono amici di Dio che è il Principe della pace.
«Beati i perseguitati per causa della giustizia!». Eh, beati quelli che sono contrariati: si faranno santi e guadagneranno il cielo. Godete ed esultate, perché una grande ricompensa vi attende in cielo! Oh, adunque, ecco che questo Spirito Santo già inonda l'anima di una tale dolcezza che è pregustazione del gaudio del Paradiso. E in Paradiso non vi sarà solo la pregustazione, ma la gustazione, il gaudio completo ed eterno.
Volgiamo l'occhio a questo Gesù benedetto che si è degnato parlarci e diciamogli un bel grazie. Ringraziamo la Madonna e S. Paolo che ci ha accolte come sue figlie.
E voglio raccomandare: parlar poco prima | [199] di partire. Avete un tesoro di santo fervore, di buoni principi e di sante idee. Custoditelo, questo tesoro, nel vostro cuore! Cominciare subito a mettere in pratica, riprendere i vostri doveri con sollecitudine, diligenza e semplicità.
Custodite il cuore raccolto. Non lasciatelo divagare, dissipare. Non apritelo a tutti.
Fatevi una cella in cui regni Gesù. Parlate cuore a cuore, bocca a bocca con lui. Che il vostro cuore non abbia intenzioni storte, aspirazioni vane. Ora vi avete messo l'aspirazione santa di raggiungere la perfezione. Non voltate più tanto facilmente a destra o a sinistra.
Avanti, avanti! La via è ancor lunga e più ne percorriamo e più ne rimane da percorrere.
Ma il vostro cammino sarà coronato dalla gloria del cielo!
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1 Le grazie “gratis datae”: concesse gratuitamente, sono carismi dati a un'anima per l'utilità spirituale degli altri.

2 Gv 3,8: «... soffia dove vuole».

3 Giovanna Francesca Frémiot di Chantal (1572-1641), collaborò con Francesco di Sales alla fondazione dell'Ordine della Visitazione.

4 «Circa il bene migliore».

5 Lc 2,19: «Serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore».

6 Lc 14,10: «Passa più avanti».

7 Gal 5,22-23 : «Invece è frutto dello Spirito: la carità, la gioia, la pace, la pazienza, la benignità, la bontà, la longanimità, la mansuetudine, la fedeltà, la modestia, la continenza, la castità» (Volgata).

8 Tanquerey, Compendio di teologia ascetica e mistica, n. 1359.

9 Tanquerey, Compendio di teologia ascetica e mistica, n. 1360.

10 Tanquerey, Compendio di teologia ascetica e mistica, n. 1361.

11 Mt 5,1-12.

12 Cf Lc 15,7.

13 Mt 6,33: «Cercate prima il regno di Dio».