Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XVI
L'AMOR DI DIO

[137] Il venerdì è giorno consacrato alla passione di nostro Signor Gesù Cristo. Alle ore tre pomeridiane la Chiesa fa dare il segno con la campana per ricordare a tutti l'ora della morte di Cristo.
A Gesù che è spirato sulla croce, chiediamo di ricavare frutto da questi Esercizi e specialmente che ci dia la grazia di rispondere finalmente di sì e di non resistere più agli inviti che ci vengono abbondanti dal cielo.
Non vedete che dal cielo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo vogliono prendere possesso di questa nostra anima? Non vedete che Gesù ci vuol tutti suoi, che la Vergine intercede per noi, che gli angeli ci proteggono, che i santi sono tutti impegnati per noi, che le anime purganti ci supplicano la divina misericordia e che, d'altra parte, l'Inferno congiura contro di noi e noi ben sovente restiamo perplessi, titubanti? | [138] Ma finiamola una buona volta colle resistenze alla grazia e arrendiamoci a Gesù che molti anni fa, alle tre pomeridiane, spirava per noi!
Egli è qui presente: vi vede e vi abbraccia tutte nel suo cuore.
Sarà vero che in questi Esercizi trionferà la grazia sul nostro amor proprio, sulle nostre passioni, sullo spirito mondano, sui cattivi suggerimenti del diavolo? Sarà vero che Gesù trionferà sovrano nel nostro cuore e che lo Spirito Santo penetrerà, colla sua grazia, tutta l'anima nostra? Gesù è un amante appassionato che va in cerca di anime che corrispondano al suo amore. Lasciamogli la libertà di prender possesso del nostro cuore. Lasciamolo libero questo nostro amante e condanniamo tutte le nostre passioni che lo disgustano: la superbia, l'avarizia, la sensualità, l'ira, l'accidia, ecc. Regni sovrano Gesù.
Tutte le divozioni sono per ottenere una grande, unica devozione. Tutte le virtù sono per ottenere una grande virtù. Tutte le vittorie sono per ottenere una grande vittoria.
Qual è la divozione delle divozioni? L'amore. Qual è la virtù delle virtù? L'amore. Qual è la vittoria delle vittorie, il trionfo dei trionfi? L'amore.
Quand'è che l'anima è sulle soglie di questo nuovo reparto del tempio santo di Dio, la via unitiva? Quando comincia a predominare
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l'amore. Questo amore deve essere predominante | [139] nel periodo che precede la nostra morte, deve guidarci nel sacrificio della nostra vita, deve formare la nostra beatitudine eterna.
Camminare verso l'amor di Dio.
La carità è la terza virtù teologale. S. Paolo, dopo aver elencato vari doni dello Spirito, aggiunge: «Ora mi resta da indicarvi la via più breve: la carità. Si linguis hominum loquar et Angelorum, caritatem autem non habuero,... nihil sum»1. La carità è tutto: essa è pazienza, è fede, è speranza; in essa tutto si concentra: contiene tutto ciò che vi è di buono nelle altre virtù e aggiunge qualcosa di meglio. È l'essenza della perfezione. Chi ha cuore veramente sensibile, chi vuole veramente bene a Gesù, sa subito che cosa significhi amarlo.
È una tendenza, è un'inclinazione verso di lui.
Amore di compiacenza. Compiacersi che Dio sia Dio, compiacersi degli attributi di Dio: che egli sia l'Eterno, l'Immenso, la Bellezza, la Potenza, la Tenerezza, la Giustizia: che Dio sia Dio. Voi vi compiacete che il Papa è Papa; tanto più dovete compiacervi che Dio è Dio, che Gesù Cristo è Gesù Cristo. Dio è Bontà infinita ed è pure la nostra felicità. Noi siamo suoi figli. Dio è per noi e noi siamo per lui, siamo destinati ad unirci a lui.
Amore di concupiscenza. (Questa parola non c'è nei trattati, ma è ugualmente significativa). È l'amore che anela e desidera di unirsi a Dio: | [140] «Concupivit anima mea2, sitivit anima mea ad Dominum»3; «Come il cervo desidera la fonte dell'acqua viva, così l'anima mia desidera te, o Signore»4. Questo amore di concupiscenza vuol dire: desiderio di stare con Dio: «Cupio dissolvi et esse cum Christo»5. Desidero ardentemente di vederti, o Signore! Ecco l'ardore: desiderare ardentemente. Sulla terra si desidera ardentemente la Comunione, di stare in chiesa, e le anime perfette desiderano con veemenza il Paradiso, vedere il volto del Signore: «Vultum tuum, Domine, requiram!»6. Amano stare alla presenza di Dio. Sanno che egli ci penetra e che noi siamo in lui
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più che non sia il pesce nell'acqua: «In Deo vivimus, movemur et sumus»7. Oh, felici noi se stiamo in Dio!
Amore di benevolenza. Consiste nel voler bene, desiderare a Dio quel bene che gli manca (gloria estrinseca).
Per qual fine è stata istituita la vostra Congregazione? Per portare nel mondo la verità e la carità, affinché gli uomini diano gloria al Signore. Tutti coloro che peccano, che disubbidiscono a Dio, non gli danno gloria. Noi vorremmo lottare e vincere il peccato, spargere il bene dovunque; vorremmo andare e portare tutti al Signore. «Andate, infiammate e incendiate ogni cosa». Oh, potessimo portare tutti a Dio! Che grande aspirazione, che grande ideale! L'amor di Dio è necessario? Oh! È il primo e massimo comandamento8. Tutti gli altri comandamenti finiscono lì. L'adempimento della | [141] Legge è l'amore. È il comando per gli incipienti ed è tutto quello che resta per i perfetti. L'amore è la virtù più perfetta: «Maior est caritas!»9. È la virtù più trasformante, perché quando si ama Dio, tutto si vede sotto questo unico aspetto e tutto si misura alla luce dell'amore.
L'amore rende l'anima semplice. Libera il cuore da ogni vano desiderio. Trasforma la vita, il modo di parlare, di pensare. È un fuoco divino che investe il legno delle nostre passioni e le brucia. Le anime perfette sono consumate da questo amore e non sentono più il sacrificio ché, se si fatica, si ama anche questa. L'amore, oltre ad essere trasformante, è unificante, ossia tende a unirci a Dio10. L'anima amante non è in pace se non è unita a Gesù, se non trova Gesù, e prova fatica a non pensare a Dio.
S. Luigi, che si era abituato a pensare continuamente a Dio, provava gran fatica a distrarsi da lui e la sua anima non trovava riposo che in Dio. Quest'amore unitivo va sempre più facendosi sentire fino a raggiungere quella vetta sublime che S. Giovanni della Croce chiama «matrimonio spirituale»11.
L'amore ha molti gradi, si trova in tutti gli stati, ma con diversa intensità.
Nello stato di incipiente l'anima ama Dio lottando contro tutto ciò che può essere offesa di lui, sia grave, sia leggera. È il
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principio, ma è già tanto, perché non si disgusta più Gesù con dei peccati.
[142] Le anime proficienti si concentrano in Gesù. Per esse Dio si è, per così dire, sensibilizzato in Gesù Cristo: «Et verbum caro factum est!»12. Il loro maggior impegno è di stare in Cristo. E perciò studiano di pensare come Gesù, vivere come Gesù, sentire come sente Gesù. Con la dottrina «Via, Verità e Vita» si entra decisamente nello stato di anime proficienti. L'anima vuole che Gesù prenda possesso intero di lei: che prenda possesso della sua mente, della volontà e del cuore. Qui non è solo più evitare il peccato, ma è vivere di Gesù: c'è tutto un lavoro immenso di trasformazione: «Vivit vero in me Christus»13.
Finalmente v'è il grado più perfetto che sta nell'unione. Il Ven. Olier14 riassume questo stato in poche parole: «Vivere sommamente uniti a Dio per mezzo di Gesù Cristo»15.
Le anime che possono varcare le soglie di questo stato, sono quelle che hanno già compiuto tre lavori: si sono purificate dalla loro volontà e non vogliono altro se non quello che vuole Dio. Lo stesso bene lo vogliono solo moderatamente e solo in Dio: se piace a lui. San Francesco di Sales diceva: «Da molto tempo io non desidero che pochissime cose e queste poche cose le desidero con tanta calma e in una maniera così mite che nulla più mi disturba». Purificazione intera della volontà: non voglio il bene più di quello che lo vuole Iddio e se Dio permette il male, lo permetto anch'io. Lasciamo che lo Spirito Santo operi in | [143] noi e che formi un vero organismo spirituale. Non leghiamo questo Dio. Lasciamo che faccia, che operi; ma lasciamolo interamente, non solo con le parole, non con patteggiamenti. E se anche egli mi stritolasse e mi riducesse a niente, io continuerei ad amarlo e a proclamare che egli è amabile, dicevano i santi.
Perché mai i martiri erano contenti e benedicevano Dio anche nel loro martirio? Perché non domandiamo addirittura di entrare nelle intimità dell'amor di Dio? Perché poniamo tante limitazioni all'opera sua?
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Sentire il bisogno di riposare in Dio.
La preghiera dell'anima perfetta si riduce a poche cose, si semplifica. L'anima gode una gran pace, una grande libertà di spirito. Sotto una semplice verità, alla sua luce, vede tutto, come da un piccolo foro si può scoprire un immenso orizzonte. Nella semplicità di un principio essa tutto vede e tutto sente.
Per il Cottolengo questo principio era la frase: «In Domino»16 e questo comprendeva tutto il suo programma. Era la sua dottrina suprema, era la pratica di tutti i comandamenti e consigli.
Ecco quindi che noi comprendiamo come S. Giovanni, il grande dottore della carità, giunto al termine della sua vita, ripeteva sempre la stessa predica: «Figliuolini miei, amatevi scambievolmente»17. «Chi ama vede Dio, chi non ama è nella morte»18. Egli era l'ultimo degli Apostoli, l'ultimo superstite, aveva visto e udito | [144] tante cose, ma diceva solo senza stancarsi: «Amatevi»: questo basta. Basta l'amore19.
Volga presto la nostra vita verso questo mare che è l'amore. L'amore ci investa tutti: sia il nostro peso dolce che ci porti ovunque, che ci guidi nelle nostre relazioni esterne e nel nostro lavoro intimo: «Amor meus pondus meum: eo feror quocumque feror»20. Aiutiamoci tutti nella preghiera, affinché questi Esercizi siano efficaci. Prendete una direzione più ferma verso l'amore.
Si brucino ormai nell'amore tutte quelle cose che ci sono state finora. Più arriverete alla semplicità dell'amor di Dio e più vivrete nella pace, non in una pace senza lotta, ma in una pace divina. Via le molte parole. Chi ama veramente, non ha bisogno di molte parole. Non ha che un lavoro da compiere: con semplicità, con tranquillità. Prima di giungere a questo amore, però, bisogna passare per due notti: la notte del senso e quella dello spirito, sempre nella semplicità, verso il vero amore che è forte come la morte21.
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1 Cf 1Cor 13,1-2: «Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità... non sono nulla».

2 Cf Sal 119,20: «Io mi consumo nel desiderio ».

3 Cf Sal 42,3 : «L'anima mia ha sete di Dio».

4 Sal 42,2.

5 Fil 1,23: «Desidero essere sciolto dal corpo per essere con Cristo».

6 Sal 27,8: «Il tuo volto, Signore, io cerco».

7 At 17,28: «In lui viviamo, ci muoviamo, esistiamo».

8 Cf Mt 22,36-37.

9 1Cor 13,13: «Di tutte più grande è la carità».

10 Cf Tanquerey, Compendio di teologia ascetica e mistica, n. 1219.

11 Cf S. Giovanni della Croce, Cantico spirituale, 22, n. 3.

12 Gv 1,14: «E il Verbo si fece carne».

13 Gal 2,20: «Non son più io che vivo, ma Cristo vive in me».

14 Jean Jacques Olier (1608-1657). Francese, sacerdote, fondatore della Società di S. Sulpizio per la formazione sacerdotale.

15 Riportato in Tanquerey, Compendio di teologia ascetica e mistica, n. 308.

16 «Nel Signore».

17 Cf 1Gv 4,7.

18 Cf 1Gv 3,14.

19 S. Girolamo nel Commento della lettera ai Galati 6,10, riferisce che S. Giovanni vecchio ripeteva sempre ai discepoli: «Figlioli, amatevi l'un l'altro, se fate questo basta».

20 S. Agostino, Le Confessioni, XIII, 9: «È il mio amore il peso che mi trascina e dovunque io sia tratto, è quel peso a trarmi».

21 La pagina 144 è quasi identica a HM II/2, 79, p. 242.