Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XVI
LA PRATICA DELL'UMILTÀ

[94] La divozione alla santa volontà di Dio è la prima, la più efficace ed è quella che ci conduce direttamente al Signore. Nessuna via può essere più sicura per arrivare al cielo.
Per togliere gl'impedimenti a compiere la divina volontà, vi sarà di molto aiuto leggere, nel corso dell'anno, il Diario spirituale1 in cui vi è una pratica da compiere ogni giorno. (La meraviglia che si prova davanti a qualche fatto riportato come esempio, in questo libro, dipende, in generale, dalla debolezza della nostra fede).
In quel santo libro si parla molto della pratica dell'umiltà cristiana e viene spiegata in tre punti: umiltà nei pensieri, nelle parole e nelle opere.
1) Umiltà nei pensieri. La pratica dell'umiltà cristiana nei pensieri dipende da questi due principi fondamentali: il Signore è tutto e noi siamo niente, e peggio che | [95] niente, essendo peccatori. Da questi principi dipendono altri ricavati dai santi.
Stimarci peccatori. Se riusciremo a convincerci d'aver offeso molto il Signore, di non essere neppure degni d'essere chiamati suoi servi, perché infedeli, faremo molto progresso nella via della perfezione. In quanti luoghi noi attiriamo castighi e discordie! In quanti luoghi impediamo il bene, le grazie di Dio alle anime che ci circondano!
Qui vediamo le cose alla superficie, ma vedremo poi chiaramente al giudizio di Dio di quanti mali siamo stati causa! Eppure ci stimiamo un granché e quasi quasi ci stupiamo che non ci usino tutto il rispetto, che non ci si lodi abbastanza!
Se il giudizio si facesse in questo momento, che posto ci toccherebbe? Non ci accorgiamo che c'è ancora in questo cuore un covo di serpenti, di passioni innominabili?
Stupiamoci di essere ancora sopportati da Dio, stupiamoci della nostra ostinazione, della nostra temerarietà nell'andare avanti
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così alla cieca, senza occuparci che l'anima languisca, gema, sia travagliata da molte malattie spirituali.
Se non sei ancora riuscita a crederti sinceramente la più grande peccatrice, peggiore dei demoni, non hai ancora fatto alcun progresso nella virtù. Se non ti credi indegna di stare colle altre, se non sei persuasa della tua debolezza, | [96] della tua cecità, della tua malizia, non credere di aver acquistato la virtù.
2) Pratica dell'umiltà nelle parole. S. Francesco di Sales diceva che non si deve parlare di sé né in bene né in male. Odiare le lettere in cui ci si dà lode. Temere sempre di essere circondate da persone che ci lodino: queste sono i nostri nemici più temibili. I nostri amici sono quelli che ci criticano, che ci biasimano, che ci mettono davanti i nostri difetti. Alcuni coprono il male che hanno e mettono in vista il bene che credono di avere. Sono anime rognose e se la credono tanto! E non si può mai dir loro una parola, un avviso perché si scoraggiano subito.
Alcune quando si sentono lodare gongolano di gioia e tirano fuori frasi fatte di umiltà tanto per farsi dire che sono umili. Anima rognosa, e non t'accorgi d'esser piena di croste, di vermi, di pidocchi, di pulci? Perché t'insuperbisci, polvere e cenere?
Quale brutta abitudine è quella di lodarsi, di dire e dire a chi vuol sentire e a chi non vuol sentire, le meraviglie che si crede di aver operato. E se si volesse fare un'accusa dettagliata di tutte le proprie mancanze, non si finirebbe più. E come si fa ancora a lodarsi?
Umiltà nelle parole: nel sentire le altre, parlando poco, adagio e bene; con sapienza, per dar lode a Dio. Umiltà nelle parole, nelle lettere che si scrivono, non adulare, non usare frasi prese | [97] in prestito nei libri devoti. Umiltà nel confessarci sinceramente e nel chiedere consigli.
La sapienza di Dio dà intelligenza ai piccoli, e quante volte vi è tanto da imparare da chi sembra scarso d'ingegno, ma che ha veramente lo spirito di Dio!
Si credettero santi e si paragonarono ai santi, ed invece erano pieni di imperfezioni e di peccati.
3) Umiltà nelle opere, nella vita. Cercare gli abiti più usati, gli uffici più umili. Cercare di non distinguerci in nulla, non fare nessuna eccezione, e quando si devono fare per malattie, prenderle come occasione di umiliazione. Così i malanni che mole stano
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l'organismo, il quale cadrà poco per volta, mentre si va verso la tomba.
Pensare spesso a quello stato umiliante in cui ci troveremo poco dopo la morte, quando dovranno far presto a portarci via dalla casa, affinché non l'appestiamo col nostro fetore; quando il nostro cadavere sarà messo nel sepolcro; quando i vermi ci rosicchieranno tutta la carne e non rimarranno che le ossa spolpate, quando non saremo altro che un pugno di polvere. E l'anima? Sarà stata degna di entrare in cielo?2.
Umiltà nello scegliere gli uffici, quando dipende da noi. Il Figlio di Dio si è fatto uomo non per essere servito, ma per servire3. Alcune si credono di saper dare consigli a tutti, anche al Papa, anche a Dio.
Umiltà nei fatti, nelle opere, nella vita. E se | [98] non sarete così, fatene pure delle opere meravigliose: sarete sempre degne di disprezzo davanti a Dio.
Quando si ricevono osservazioni, l'umile rientra in se stesso, ma il superbo si irrita. E talvolta si rivelano anche coloro che sembravano virtuosi.
Pratica di umiltà nell'obbedienza, nel servire gli uguali, nello stimare gl'inferiori, nel farsi piuttosto discepoli che maestri. Pratica dell'umiltà nel prendere bene le malattie, le contrarietà.
Quella persona lì si permette di sentenziare, di disapprovare per fare sfoggio di quello che crede di avere. Ma non senti il fetore dei tuoi peccati? Perché non riconosci la tua ignoranza? Perché disprezzi gli altri quasi fossero inferiori a te, mentre forse ti vincono in virtù e in ogni altra cosa?
Ah, se Dio ci retribuisse come meritiamo, non meriteremmo forse di stare sotto i piedi dei demoni?
Pregate il Signore che vi lasci nell'umiliazione; e se non sapete stare in alto senza che vi vengano le vertigini, pregate il Signore che vi tenga sempre fra gli stracci. È meglio che non ci conceda mai nessun successo se noi non siamo capaci di servirci del successo per umiliarci e per benedire il Signore.
Siamo così fatti, che bisogna prenderci con le lodi. Oh, povera nostra virtù! Oh, quanta materia da scontare in Purgatorio!
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Quanto tempo | [99] ci staremo! Infelice chi, aumentando i suoi giorni, non fa che aumentare le sue pretese e raccontare il bene passato; e così, oltre che non si fa il bene per il presente, si perde ancora il merito per quello passato. Se il successo per noi è un pericolo, chiediamo l'umiliazione al Signore perché questo sarà la nostra salvezza.
Leggete bene ciò ch'è scritto sul Diario spirituale e sull'Esercizio di perfezione4 del Rodriguez e, dopo averlo letto, vi stupirete come mai il Signore ci sopporti ancora malgrado le nostre ingratitudini, la nostra superbia, la nostra pigrizia, la nostra ira, il nostro attaccamento alla terra. Non c'è forse da stupire se il Signore ancora ci sopporta colmandoci di grazie? E queste non sono cose che si dicano solo così per fare impressione. Ce ne accorgeremo poi al giorno del giudizio quanto esse siano vere!
Resti questa meditazione il terzo ricordo dopo quello dell'apostolato e dell'Eucarestia, con quello principale della volontà di Dio.
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1 Diario spirituale, ed. cit. I vari argomenti sono distribuiti secondo i mesi dell'anno. L'umiltà è il tema per il mese di febbraio (pp. 49-90).

2 Cf Sant' Alfonso, Apparecchio alla morte, I, 1 -3.

3 Cf Mt 20,28.

4 A. Rodriguez, Esercizio di perfezione e di virtù cristiane, 6 voll., PSSP, Alba 1933. L'opera era continuamente consigliata come testo di meditazione (cf EC luglio 1935, agosto 1936, ecc.). L'autore, Alfonso Rodriguez (1531-1617), religioso gesuita, dotato di doni mistici.