Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE VII
LA RETTA INTENZIONE

[43] Nelle nostre azioni, quanto [più] vi è di amor proprio, tanto meno vi è di amor di Dio, e quanto più v'è di amor di Dio, tanto meno v'è di amor proprio. Quando un'azione ripugna molto, è più facile che sia di volontà di Dio. Guadagnate quanto potete nella vita!
Fare le cose con amore e per amore di Dio significa, in pratica, aver retta intenzione. Così, per es., il farle per Gesù, per la Madonna, per le anime del Purgatorio, per la conversione dei peccatori, per la salvezza dei nostri cari, per i missionari; in preparazione o ringraziamento alla Comunione, per ottenere la grazia di far meglio la Confessione, per partecipare a tutte le Messe che si celebrano nel mondo, per Gesù crocifisso, per raggiungere la perfezione, la santità, la gloria di Dio, ecc. In sostanza, è retta | [44] intenzione tutto quello che ci porta a Dio direttamente o indirettamente; tutto quello che tende a Dio, che va a Dio. È una sola la linea retta, ma essa è formata di infiniti punti.
La retta intenzione è quella che sta più a cuore ed è maggiormente nelle mire della vostra Congregazione. Come si vede realizzata questa retta intenzione tra voi? Anzitutto con l'offerta del cuore a Dio, appena svegliate. Inoltre in tutte le aspirazioni e giaculatorie della giornata, ma particolarmente nella preghiera Cuore divino di Gesù che si dice prima di ogni azione. Sulle intenzioni espresse in questa preghiera, si fonda tutta la nostra vita di pietà, di studio, di apostolato, di patimenti. Tutto offrire a Gesù per mezzo del Cuore immacolato di Maria: il cuore più santo, più perfetto dopo quello di Gesù. E quali sono queste intenzioni? Sono quelle stesse del Cuore di Gesù e quelle che egli ha nel momento più solenne della sua vita: quelle con cui s'immola per gli uomini. Sono le più sante, le più ampie, le più perfette, le più intense, perché sono infinite.
Le nostre intenzioni offerte con quelle di Gesù, acquistano merito grandissimo, primo, perché le intenzioni di Gesù sono tante e sono espresse fervidamente. È per questo che la retta intenzione nell'Istituto è curata con tanta delicatezza e con continuità: si desidera cioè che non solo sia messa al mattino, ma
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che sia rinnovata molte volte nel giorno. Non i nostri interessi,non i nostri desideri, non il nostro cuore, | [45] ma i desideri, gli interessi, il cuore di Gesù trafitto. Nelle Messe che sono circa quattrocentocinquantamila, Gesù rinnova continuamente tutte le sue intenzioni e noi offriamo al Padre tutte le Messe. Questa retta intenzione non è altro che amore. Di essa vi sono vari gradi. Vi è la retta intenzione degli incipienti, dei proficienti, dei perfetti1. Gli incipienti hanno retta intenzione di evitare i peccati e far opere buone per schivare l'Inferno, i patimenti eterni e del Purgatorio, di acquistare meriti per il Paradiso.
I proficienti mirano di più agli interessi di Gesù. E i perfetti non hanno altro di mira che Gesù e la gloria della SS. Trinità. Questo domina in essi. Sono spogli di sé e dominati dall'amore perfetto: il male lo evitano per amore e il bene lo operano per amore.
Quali condizioni ci vogliono perché l'anima faccia tutto per amore? Anzitutto condannare ogni cosa che abbia di mira l'amor proprio, l'interesse, la stima, il rispetto per sé, il proprio comodo. Fin dal mattino, nella Comunione, condannare qualunque intenzione che non piaccia al Signore, ancorché venga improvvisa: Non voglio che alcuna mia intenzione sia rubata dal nemico. E se nella giornata v'accorgete che qualche intenzione storta si frammischia alla retta, bisogna scacciarla con prontezza.
Inoltre, fatta l'opera, attente a non pensarci e a non parlarne, perché il parlarne ci porta facilmente alla vana compiacenza.
Gli Apostoli, tornando dalla prima loro | [46] missione, erano gongolanti di gioia per il bene fatto e avevano gran voglia di raccontare a Gesù le loro imprese (avevano perfino scacciato i demoni!). Ma Gesù che cosa rispose? «In hoc nolite gaudere»2. Tanto meno bisogna compiacersi quando si sta a capo! Dar conto dei sudditi perché i superiori devono essere informati, è dovere, ma mescolarvi l'amor proprio, la superbia, allora attenzione a distinguere bene! Quando c'è il dovere di render conto, a chi si deve rendere? A tutte le sorelle? No. Ai superiori, da soli, mettendovi pure qualche atto di umiliazione sincera. In modo che l'amor proprio, stia giù, giù, giù: metterci un piede sopra e poi
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un altro piede. E possibilmente essere sempre le ultime a parlare, non le prime. Alle volte il merito non è di chi guida, ma di chi ha più umiltà: è qui che si guadagna più merito! E il frutto maggiore è di quella che sta sotto e prega di più, di quella che asseconda in tutto il volere di chi è a capo. Gesù non ha bisogno delle nostre opere e attitudini. Egli si serve delle cose che non sono per confondere quelle che sono3. C'è pericolo che al giorno del rendimento finale ci troviamo a mani vuote, mentre quelle a cui forse abbiamo voluto insegnare saranno ricche di meriti. Attente, nelle azioni, a non mescolarvi il nostro io.
E vi sono alcune che raccontano a tutte virtù e meriti; a tutte: a chi vuol sentire e a chi è già stanco di sentire. E fanno il panegirico di se stesse. Non perdete i meriti!
[47] Per favorire la retta intenzione, preferire le opere più umili, eccetto che qualcuna in queste opere non voglia farsi dire che è umile: questo sarebbe superbia e amor proprio raffinato.
Fare ciò che è comune, ma in modo non comune, con una retta intenzione fatta di amore. Retta intenzione non soltanto nell'abbracciare la vita religiosa, ma in tutti gli atti di questa vita. Retta intenzione non solo all'inizio dell'azione, ma anche nel corso di essa; non solo all'inizio della giornata, ma anche nel corso di essa.
E quando abbiamo compiuto fedelmente il nostro dovere, ripetere quello che ci ha insegnato Gesù: «Servi inutiles sumus: siamo servi inutili!»4.
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1 Classificazione dell'itinerario spirituale, variamente sviluppata dai maestri di spirito, trova la sua espressione originaria in: S. Tommaso, Summa Theologica II, II, 24. 9.

2 Lc 10,20: «Non rallegratevi però [in questo]... ».

3 Cf 1Cor 1,27.

4 Lc 17,10.