Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XII
LA PUREZZA

[72] Dice S. Paolo: «Non sapete voi che i vostri corpi sono membra di Cristo?... Non sapete voi che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo... e che voi non appartenete a voi stessi?»1. Come membra di Cristo, è necessario che noi santifichiamo lo spirito e il corpo e come sue membra parteciperemo un giorno alla stessa sua gloria. S. Paolo dice ancora: «Questa è la volontà di Dio, che vi facciate santi, ut abstineatis ad omni immunditia»2. S. Tommaso3 si domanda quali siano i peccati più ignominiosi e risponde essere quelli contro la purezza. Questa virtù, sebbene non sia la prima in dignità, è però di tale importanza, che senza di essa non vi può essere nessun'altra virtù. A questo riguardo sono da notarsi tre cose:
1) In fatto di castità non si dà parvità di materia (il peccato può essere veniale solo da parte della conoscenza o del consenso). Se è volontario in causa, sarà grave o leggero a seconda se sono | [73] gravi o leggeri gli effetti che ne sono derivati. Es.: uno che alla sera vada a dormire ubriaco, o che abbia soddisfatto troppo la gola, alla notte facilmente farà dei sogni cattivi; così chi alla sera si è intrattenuto in discorsi frivoli, leggeri o, peggio, abbia avuto relazioni troppo spinte, si mette nell'occasione di fare sogni che turbano l'anima.
2) Quando il pensiero (non la fantasia) è deliberato, quando il cuore ha sentimenti decisi, quando si dicono parole o si fanno opere cattive, allora c'è il peccato grave.
Il voto di castità proibisce, come la virtù, ogni mancanza di pensiero, di parole e di opere, ma non è tutta qui la purezza. Possono essere gravi anche le affezioni troppo spinte, le sentimentalità esagerate, perché il cuore dev'essere tutto del Signore.
3) Vi sono peccati di lussuria consumata e quelli di lussuria non consumata; ma, comunque si dividano, essi sono sempre gravi.
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Com'è brutto il vizio dell'impurità! Rende l'uomo simile alle bestie. Il nostro corpo fu consacrato dal contatto delle acque battesimali, del sacro crisma, delle carni immacolate di Gesù Cristo. Con l'impurità ne facciamo un corpo di peccato. Più brutto ancora è questo vizio in un'anima consacrata a Dio.
Molte volte non si vuole il peccato in sé, ma intanto si mettono le cause: ci si abbandona a sentimentalità, ad affezioni pericolose (specie tra persone uguali), ecc. Se si vuole la | [74] causa, bisogna pur dire che si vuole l'effetto. Non si può giocare con Dio!
Bella invece è la virtù della purezza, perché esalta l'uomo e lo rende quasi pari agli angeli. Essa consacra tutto l'essere a Dio e chi la possiede avrà diritto ad una gloria speciale, ad un Paradiso bellissimo e seguirà l'Agnello immacolato ovunque egli vada4.
La religiosa, col voto di castità, per ogni tentazione che vince, per ogni atto d'amore che compie, guadagna un doppio merito. E il Signore effonde su di essa lo spirito di pietà, una pietà saporosa.
Tra Dio e l'anima pura avvengono delle comunicazioni intime, incomprensibili agli altri. Il Signore si serve di queste anime per la gloria del Padre suo, per compiere le opere più meravigliose e, sovente, di una debole creatura fa un'eroina.
I mezzi per conservare la purezza sono: la mortificazione e la preghiera.
Se il nostro corpo dev'essere considerato come il calice, come la pisside, bisogna che sia mondo, immacolato. Bisogna quindi mortificare i sensi: vista, udito, odorato, e specialmente la gola, la quale quando è assecondata rende il corpo ribelle. Mortificare il tatto: non abbandonarsi alla pigrizia, all'accidia, né col riposo troppo prolungato né col lavoro fatto a metà forze. L'oziosità è un grande pericolo. Porta facilmente all'impurità.
Mortificare le relazioni. Ogni gruppo di persone | [75] stia moderatamente da parte. Può costituire un pericolo ad es. l'aver relazioni non necessarie con le bambine. Anche in questo punto occorre un po' di mortificazione; ma poi non solo con persone di diverso grado, o gruppo, bensì anche con le persone che stanno a fianco nell'esercizio dell'apostolato e specialmente con le malate.
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Vigilare molto per non conversare troppo con persone particolari, specie in luoghi appartati e nelle ore più difficili come sarebbero quelle che seguono i pasti e prima d'andare a letto. (Presto a letto e presto fuor di letto!).
Queste relazioni sono tanto peggiori quando avvengono per lettere o biglietti, sia che le persone stiano vicine e sia che stiano lontane.
Vigilare molto nelle librerie. Se vi sono persone che hanno tempo da perdere, sappiano che le Figlie di San Paolo non ne hanno. È meglio farsi dire che si è troppo asciutte, dure, anziché troppo gentili, sdolcinate.
Le Figlie di San Paolo siano circondate da un'aureola di semplicità e di riservatezza. Ci possono sempre essere dei maligni nel mondo, che ci calunniano, a questo riguardo, ma bisogna che le loro accuse siano sempre infondate!
Le simpatie, le debolezze di cuore non siano con nessuno, tanto meno con persone sacre, neppure sotto pretesto di direzione spirituale o di consigli speciali.
Su questo punto, quando si è in dubbio, scrivere alla Prima Maestra, o tenersi piuttosto dalla | [76] parte rigida, e star sicuri che il Signore, vedendo la nostra volontà retta, provvederà. In generale, riservatezza. Si parla spesso di queste cose, con persone troppo giovani, e se ne parla per solo gusto. Sono solo pretesti certi motivi che si adducono. Non si deve parlare spesso di questa materia neppure sotto aspetto di maggior bene. Qui sopra è bene non fermarsi molto neppure nell'esame.
Riservatezza nelle relazioni, negli scritti, con tutte le persone che ne circondano. Riservatezza vuol dire mortificazione. Il giglio deve crescere tra le spine.
La riservatezza va poi usata anche con se stesse e da sole.
Qualche volta qualche persona costituisce un vero pericolo per quelli che l'avvicinano, (è un vero serpe tentatore). Qualche volta si dice che si sente ripugnanza per la propaganda perché vi sono certi pericoli; ma poi si fomentano i pericoli stando a casa.
Certe letture non sono adatte in nessuna maniera per noi. La fantasia è molto pericolosa: una volta eccitata, va dove vuole e dove non si crederebbe e la persona finisce poi per essere un pericolo a se stessa, col tentarsi da sé.
Oltre la vigilanza e la riservatezza, che sono effetti della mortificazione, ci vuole la preghiera. Ricevere bene i sacramenti, specialmente
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la Comunione. Si facciano a tempo buone confessioni: brevi, ma fatte con molto dolore. Chi | [77] si confessa bene, in generale ne risente l'effetto per tutta la settimana, e nelle Comunioni, per gli atti di virtù che si compiono, si alimenta sempre più il fuoco dell'amor di Dio per l'infusione della grazia dello Spirito Santo e per il contatto con Gesù.
Ma il nostro cuore deve essere ben disposto per poter essere acceso (il legno verde, il legno impregnato d'acqua non si accende). Parlando del buon uso dei sacramenti, s'intende pure comprendere la Visita, l'assistenza alla S. Messa: tutto infatti si riferisce alla S. Comunione.
Dalla Visita l'anima deve partire irrobustita, incoraggiata.
La S. Messa poi, è medicina, come è medicina il nome di Gesù che in essa rinnova il sacrificio della croce.
Elevarsi, vivere molto elevati. Tenere la nostra mente elevata a pensieri celesti: il cielo, la Madonna, le feste liturgiche, le parole del Vangelo. Elevare la mente e il cuore. Quando la mente e il cuore sono elevati, non sentono il vento delle passioni.
Inoltre, mezzo efficacissimo per conservare il giglio della purezza, è la divozione alla Madonna. Recitare ogni giorno il rosario intero perché la Madonna ci custodisca pure e immacolate. Nelle tentazioni pensare subito a Maria, correre a lei.
Non dovete però, da quanto abbiamo considerato, ricavare motivi di scrupolo. Quando un'anima è retta, lavora, è difficile che dia un pieno | [78] consenso alle tentazioni. Per questo si consiglia di badare piuttosto alla parte positiva: lavorare, applicarsi intensamente ai propri doveri. Chi lavora solo a metà forza sarà certo più tentato, perché il demonio ne approfitta.
Togliere certe corrispondenze che sono proprio pericolose. Quando occorre veramente chiedere qualche consiglio, chiedetelo a persone anziane. Alle volte capitano cose che saranno forse fatte in buona fede, ma che non sono certo ispirate da prudenza.
Felici noi se in punto di morte potremo dire di non avere rimorsi di coscienza su questo punto. Allora potremo morire colla viva fiducia di sentirci ripetere da Gesù Cristo: «Veni, sponsa Christi, accipe coronam!»5.
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L'anima eucaristica comprende quali sono i desideri di Gesù e si accende di volontà e si rinforza nel proposito di voler attendere all'apostolato.
Eucarestia e Bibbia si accordano molto bene, così si accordano bene Apostolato-stampa ed Eucarestia. Nella Scrittura è la presenza della Sapienza di Dio, cosicché l'Eucarestia e la Bibbia si completano, come afferma l'Imitazione di Cristo3.
Eucarestia e Bibbia formano l'apostolo della stampa. Siano queste due cose inseparabili e inseparate nei vostri cuori.
E come si può amare Gesù e non desiderare che la sua parola giunga a tutto il mondo? E | [81] come si possono sostenere le fatiche dell'apostolato senza la forza dell'Eucarestia che è il nostro nutrimento spirituale? Voi avreste motivo di lamentarvi se non fossero uniti apostolato ed Eucarestia: sarebbe come se vi mandassero al lavoro malate e inferme. Se voi siete anime eucaristiche, non vi occorrono tanti consigli nel modo di fare l'apostolato. Gesù vi renderà sempre più sapienti e prudenti.
Le persone prima di raffreddarsi nell'apostolato, si raffreddano nella devozione all'Eucarestia e quando si sbaglia nell'apostolato è sempre perché non è molto viva la devozione all'Eucarestia.
Dall'Eucarestia la prudenza, la semplicità, lo zelo, l'amore alle anime, alla Chiesa, la gloria di Dio e la pace degli uomini.
Il primo mezzo che devo suggerirvi, per dovere di coscienza, è questo: siate anime eucaristiche, e sarete apostole ferventi.
Secondo: mantenete nell'apostolato la retta intenzione.
La piccola entrata che deriva dall'apostolato viene da sé: non deve essere il fine. Il fine è la gloria di Dio.
La retta intenzione è quella mira alta che si ha quando si cerca la gloria di Dio. Vi sono tante intenzioni rette; le migliori però sono quelle che ha Gesù quando s'immola sui nostri altari.
Gesù camminava da una città ad un'altra, da una casa all'altra e predicava alle moltitudini | [82] anche quando era stanco del viaggio (allora non c'erano i treni e le automobili). Le turbe alle volte gli facevano ressa e non vi era neppur più il tempo di mangiare.
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1 1COR6,15.19.

2 1TS 4,3: «... che vi asteniate dalla impudicizia».

3 Tommaso d'Aquino (1225-1274), domenicano, uno dei massimi teologi e dottori della Chiesa.

4 Cf Ap 14,4.

5 «Vieni, sposa di Cristo, ricevi la corona». Dalla Liturgia: Comune per una vergine.

3 Cf Imitazione di Cristo IV, XI, 2. Cf in modo particolare: F. Chiesa, Ego sum vita, PSSP, Alba 1927, p. V. Vi troviamo il clima eucaristico e biblico della FP.