Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XII
LA CARITÀ FRATERNA

[102] Le virtù infuse sono più nobili per la loro origine, perché vengono da Dio. La maggiore di tutte è la carità: «Caritas manet in aeternum»1 e, quanto più andiamo avvicinandoci all'eternità, tanto più dobbiamo studiarci di vivere di carità. Questa è la virtù principale delle anime perfette. Si può considerare la carità verso Dio e la carità verso il prossimo. Consideriamo ora quest'ultima: nella famiglia religiosa e nell'apostolato.
In ultima analisi, la carità verso il prossimo è amor di Dio: è amare Dio nel prossimo. Chi ama Dio, ama la sua immagine e le cose che sono amate da Dio. Si ha il dovere naturale di amare tutte le anime, perché tutte sono immagine di Dio. Si ha il dovere soprannaturale di amare le anime in grazia, quelle che lavorano davvero per farsi sante, perché più vicine a Dio. Alle anime in grazia e più sante si deve | [103] amore di compiacenza e ai peccatori amore di benevolenza.
Il maggior amore di compiacenza va quindi, alla Madonna, poi ai santi e agli angeli e gradatamente alle anime in grazia.
Venendo a noi e al pratico, occorre insistere e ritenere bene che v'è un obbligo più stretto di amore alle persone della nostra Famiglia Paolina: 1) perché consacrate a Dio (è maggior peccato offendere una persona sacra); 2) perché sono persone che hanno già lavorato tanto e sono tanto amate da Dio; 3) perché hanno con noi gli stessi fini, lo stesso ideale, compiono lo stesso apostolato, lavorano per un medesimo scopo, sono legate a noi con lo stesso intendimento, con forze unite; 4) perché quest'esercizio di carità è necessario ad ogni momento, ad ogni momento siamo vicine: vicine in vita, vicine in morte e dopo morte. Forse perché una è in chiesa (Paradiso) e l'altra in sagrestia (terra), dobbiamo essere disunite? No, ma anche dopo morte ci dev'essere il vincolo della preghiera da parte di chi rimane e dell'intercessione da parte di quelle che sono già nell'eternità.
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La carità dev'essere ordinata e deve cominciare da noi e dalle persone più vicine. Non siamo mica obbligati ad amare in primo luogo i cinesi!...
In questa carità fraterna che si deve esercitare nella vita religiosa, vi sono molte occasioni di meriti: il doversi sopportare vicendevolmente, | [104] l'occasione frequente di dover dire una buona parola, illuminare una persona dubbiosa, consolare un'afflitta, aiutarsi a compiere un lavoro, correggersi, darsi buon esempio, consigliarsi, pregare una per l'altra, ecc.
Le persone entrate in Congregazione, vi sono venute per trovare i mezzi atti a santificarsi: ebbene uno di questi mezzi è proprio l'esercizio della carità nella vita comune.
Gesù ritiene fatto a sé tutto ciò che si fa agli altri. Alle volte questa carità, questa benevolenza tra sorelle è difficilissima perché ci sono tante occasioni di malintesi per cui una è di peso all'altra. Bisogna tenersi dal dire tante parole, aver riguardo, pazienza! Questa carità è inoltre meritoria perché esercitata verso anime che ne sono degne: siamo tutte figlie dello stesso grande apostolo S. Paolo! Come si esercita questa carità?
Anzitutto col darsi buon esempio: è il primo apostolato a cui tutte sono tenute. Quindi pensino a quale responsabilità vanno incontro quelle che mettono abusi e discordie! Il secondo apostolato è la preghiera: si prega per le altre? Si desidera per tutte la santità? Il terzo apostolato è quello della stampa, di cui si parlerà in seguito.
Altro dovere di carità nella comunità è il compatimento. Se c'è qualche difetto, soffrirne, vedere se c'è qualche via per aiutare a correggerlo, ma non andare a diffonderlo dappertutto, non parlarne con tutti.
[105] Bisogna compatire e aiutare! Essere servizievoli, rilevare il bene. Pensar bene di tutte, insomma, parlar bene di tutte, far bene a tutte.
Pensar bene di tutte: non giudizi temerari, quindi, non sospetti! Chi non è buono, vede sempre negli altri i difetti che ha lui! Tante volte vediamo solo i difetti altrui e non i nostri. Abbiamo due bisacce, in quella che portiamo dietro, mettiamo i nostri difetti per non vederli e in quella che ci pende davanti mettiamo i difetti altrui per tenerli sempre sott'occhio e condannarli!
E se ci fu qualche mancanza evidente, scusare l'intenzione ed esser convinte che anche noi possiamo cadervi e forse con
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più facilità e più gravemente. E chi sei tu che ti poni a giudice dell'operato delle tue sorelle2?
Parlar bene di tutte: c'è tanto bene da dire, eppure quelle che hanno lo spirito maligno vanno sempre a scovare il male. E questo parlar male delle altre, vuol anche dire desiderare il male, mentre bisogna desiderare il bene a tutte, come fa Dio. Non essere gelose, maligne.
Fare del bene a tutte. Ci sono infiniti modi di fare questo bene, secondo le varie occasioni e le varie circostanze che si presentano nella giornata.
Qual è la carità degli incipienti, dei proficienti e dei perfetti?
La carità degli incipienti si esercita specialmente in questo:
non mancare di carità: non | [106] giudicare, non sparlare, non nutrire simpatie o antipatie, ecc.
La carità dei proficienti si modella su quella del cuore di Gesù: si studiano di possederne i sentimenti, le aspirazioni, i desideri.
La carità dei perfetti arriva all'immolazione: «Nessuno ha carità maggiore di colui che dà la sua vita per i fratelli»3. Bisogna spendersi, immolarsi per gli altri, sacrificando tutti i nostri gusti, tutte le nostre comodità e cercando di prestare sempre i nostri servizi. Chi ha ufficio di direzione deve sacrificarsi per gli altri. La carità del cuore di Gesù giunse all'immolazione.
Vi sono persone che hanno fatto voto di servizio, ossia impegno di servire tutti e soccorrere gli altri in tutti i bisogni.
Questo è voto da consigliarsi in primo luogo ai sacerdoti e poi a quelle persone che hanno qualche incarico di direzione (non si deve però fare solo per averlo sentito dire in una predica: bisogna che ci sia la possibilità di mantenerlo, per un precedente lungo esercizio e poi il consiglio del confessore).
I perfetti mettono tutta la vita a servizio del prossimo.
Siamo servi degli altri? Guidare vuol dire servire, diventar servi di tutti, sopportare i capricci e le infermità di tutti, come fece Gesù. Chi guida dovrebbe offrirsi vittima per i peccati di coloro che gli sono soggetti. Però per fare queste cose bisogna già possedere una certa virtù ed essere persuasi che di tali peccati si è | [107] la causa, se no la superbia ne guadagnerebbe. Anzitutto bisogna riparare i nostri peccati: se non si parte di lì, la superbia
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si nutre anche di questo. A questo punto è necessario parlare di un argomento delicato che richiede tutta la vostra attenzione e molto amore al cuore di Gesù.
Per vivere la carità (non per farne solo qualche atto) bisogna essere persuasi che la nostra carità è perfetta quando rassomiglia a quella di Gesù. Ora, come ci si presenta Gesù? Come Verità, Via e Vita. Come il Maestro che ci istruisce, che ci offre l'esempio della sua vita e la sua grazia.
Ogni anima che vuol vivere la carità dovrebbe, ad imitazione di Gesù, dare alle anime la verità, dare buon esempio (via) e la grazia, con la preghiera (vita). Ma anche come comunità bisogna avere questa carità e riprodurre Gesù Verità, Via e Vita.
Ora, la vostra Congregazione è compita nelle sue parti, perché vi è chi dà la verità, chi dà le opere e chi dà l'Eucaristia.
La comunità, composta delle Figlie, delle Pastorelle e delle Pie Discepole, dev'essere la vera immagine di Cristo, del suo corpo mistico. Perciò deve circolar tra di voi una carità intima. Dire: fra tutte riproduciamo il Cristo. E quanto più si darà perfettamente, alle anime, la verità, l'opera e la grazia, tanto più si riproduce perfettamente Gesù Cristo. È quindi un attentato contro la comunità mantenere dei | [108] dissapori tra i vari gruppi. È un guastare l'opera di Cristo. Che, se nelle altre congregazioni le mancanze di carità hanno un certo peso, nella vostra hanno un peso assai più grave.
L'unità si trova in Cristo e nell'obbedienza alla Superiora generale. Le mancanze servono a distruggere la comunità. Si deve servire al Corpo mistico di Gesù Cristo. «Pro corpore eius quod est Ecclesia»4.
Tutte quelle che amano veramente la Congregazione, si mettano ad essere le sorveglianti della carità (ma sorveglino specialmente se stesse) perché non venga fuori nulla che offenda la carità. La carità esercitata su questo punto ha il merito quattro o cinque volte maggiore.
Nella Chiesa chi sono i veri nemici? I nemici più temibili sono quelli che rompono, tra i cristiani, l'unità di obbedienza al Capo supremo. E così nella vostra Congregazione. È immensamente più alta la grandezza della vostra Congregazione di quanto
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voi crediate! Altro che zelare, con delle sciocchezzuole, le proprie idee sbagliate!
Togliere ogni occhio torvo, ogni dissapore, ogni sospetto, ogni sinistra interpretazione, ogni esagerazione e tutte devono zelare che la comunità sia un'aiuola fiorita ove Gesù si pasce e distribuisce a tutti i suoi doni di grazia e di amore.
Fate una preghiera speciale per questo: riuscire a stabilirci nella vera carità è uno dei fini principali degli Esercizi.
[109] Domani io celebrerò la S. Messa al S. Cuore con questa intenzione.
Esaminatevi bene su questo punto. Carità, carità, carità e carità non solo negativa, ma anche positiva: vicendevole preghiera, vicendevole buon esempio, vicendevole aiuto in ogni cosa.
Ognuna si tenga bene nella sua missione, ma bene! Tenersi bene nella dottrina vera, nostra, non nelle dottrine profane. La vostra dottrina non è quella delle maestre comunali. La vostra dottrina è la teologia, l'istruzione catechistica, la S. Scrittura. Non abbiate mai la tentazione di preferire le altre materie a quelle che costituiscono il vostro apostolato. Non abbiate mai la tentazione di suddividere le forze!
Tenete bene il tesoro che Gesù ha affidato alle Pie Discepole: l'Eucaristia. Tenete bene il tesoro delle opere che Gesù ha affidato alle Suore di Gesù buon Pastore.
Ognuna è abbastanza ricca e nell'occasione felicissima di farsi tanti meriti, di farsi santa.
Ho visto l'elenco delle vostre sorelle defunte: sono già numerose, formano una vera comunità. Lassù non avete bisogno di spedire circolari né di andare a far delle visite. Voglio dire: la vostra carità deve avere il suggello in morte. Quelle che sono di là pregano per voi e voi dovete mandar loro dei suffragi. Amarsi in vita per amarsi in morte e dopo morte.
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1 Cf 1Cor 13,8: «La carità non avrà mai fine».

2 Cf Rm 14,10.

3 Gv 15,13.

4 Col l,24: «A favore del suo corpo che è la Chiesa».