Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XVIII
I DONI DELLO SPIRITO SANTO

[154] Facciamo un atto di umiliazione e chiediamo misericordia perché qualche volta abbiamo dimenticato quello che forma la regola base del vostro Istituto: le suore sono chiamate in aiuto nell'apostolato. Queste sono le parole per cui sono state approvate le Regole. In aiuto, non dirigenti. Come le suore che aiutavano quel parroco di cui vi ho portato l'esempio. E io sono stato forse debole; ho lasciato una libertà che è una licenza e che non posso quindi lasciare dare.
Il sacerdote deve dare l'indirizzo: non deve entrare nei minimi particolari, ma senza di lui non si deve iniziare nulla. Tutto deve partire di lì. Non può stare un centro senza che la direzione venga dal Primo Maestro. Insomma bisogna fare come una parrocchia in cui tutte le | [155] suore agiscono in dipendenza del parroco. È lui che dirige, sebbene non abbia quella direzione particolare esterna di ogni suora, la quale viene dalla superiora che distribuisce alle singole il proprio lavoro. L'Italia deve essere una grande parrocchia1.
Ho celebrato, per questo, una Messa di riparazione. Ma sappiate che se v'allontanate di qui, andrete fuori strada. Il diavolo cerca sempre di portare la discordia. Bisogna che intendiamo bene le cose di Dio.
Voi, in particolare, m'avete già scritto delle cose, qui sopra, che sono molto belle e giuste; si vede quindi che lo Spirito Santo ispira pure molte di voi: è una stessa voce che illumina e chi ha fatto il decreto, e chi guida e chi ascolta.
Veniamo ora alla considerazione.
La prima parte della via unitiva è la cura e l'esercizio dei doni dello Spirito Santo.
Come si arriva alla santità, cioè ad una più completa inabitazione della SS. Trinità nella nostra anima, ad una più perfetta incorporazione a Cristo, ad una maggiore effusione dello Spirito Santo in noi?
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I tre gradi sono: 1) Virtù naturali (la madre che usa ogni riguardo, come per es. il non dire mai delle bugie al bambino, per educarlo bene, ha una prudenza naturale). 2) Sopra le virtù naturali si viene a mettere la grazia che procede dal Battesimo e dagli altri sacramenti. Questa grazia trasforma le virtù naturali in soprannaturali | [156] e produce quindi le tre virtù teologali e le quattro cardinali. 3) Quando queste sette virtù si possiedono in un certo grado, possono essere perfezionate mediante la sovrapposizione dei doni dello Spirito Santo. Quando l'anima si è esercitata a lungo nell'amore e si è accostata a Gesù Cristo, egli le manda lo Spirito Santo coi suoi doni. «Rimanete a Gerusalemme, finché non avrete ricevuto lo Spirito Santo»2, disse Gesù agli Apostoli. Ed essi rimasero e lo Spirito venne e perfezionò, con i suoi sette doni, le virtù teologali e cardinali che già possedevano3.
«Il dono del consiglio perfeziona la virtù della prudenza facendo giudicare prontamente e sicuramente, per una specie di intuizione soprannaturale, ciò che conviene fare, specialmente nei casi difficili».
«La pietà perfeziona la virtù della religione che è annessa alla giustizia, producendo nel cuore un affetto filiale a Dio e una tenera devozione alle persone o alle cose divine».
«La fortezza perfeziona la virtù dello stesso nome, dando alla volontà un impulso e un'energia che la rendono capace di operare o di patire lietamente e fortemente grandi cose, superando tutti gli ostacoli».
«Il timore perfeziona la temperanza, inclinando la volontà al rispetto filiale di Dio e allontanandola dal peccato perché è offesa di Dio».
«La scienza perfeziona la fede facendoci | [157] conoscere le cose create nelle loro relazioni con Dio».
L'intelletto perfeziona la speranza donandoci «una penetrante intuizione delle verità rivelate, senza tuttavia svelarcene il mistero».
La sapienza «perfeziona la carità in quanto ci fa discernere e giudicare Dio e le cose divine nei loro più alti principi e ce li fa gustare».
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I doni si riversano sul buon cristiano e ne perfezionano le qualità sia intellettuali che morali.
La prudenza è perfezionata dal dono del consiglio. Infatti: l'uomo prudente va adagio a prendere delle decisioni; si consiglia prima con Dio nella preghiera e poi anche con chi lo guida. Coloro che hanno già coltivata questa virtù della prudenza, domandino il lume dello Spirito Santo col dono del consiglio.
La giustizia è perfezionata dalla pietà che è amore filiale, confidenziale verso Dio. Pietà che si abbandona in Dio, eccita nel cuore non solo un amore iniziale verso Dio, ma un vero amore di amicizia.
II timore viene a sovrapporsi alla temperanza: chi ha il timore di Dio, frena le sue passioni, si mortifica.
Chi vuole perfezionare la virtù della temperanza, chieda il dono del timor di Dio.
Con la virtù della fortezza si arriva ad un certo punto nel soffrire i mali, nel farci violenza, ma per andare più avanti bisogna chiedere allo Spirito Santo il dono della fortezza che ci | [158] farà mettere mano alle opere di Dio anche quando ciò costa. Ma questo mi porterà disturbi, contraddizioni, mi farà perdere il raccoglimento!. Ma perché costa vorremmo lasciar perdere tutto? È certo che nel vostro apostolato incontrerete tante difficoltà e qualcuno prenderà occasione di dire: Eh, che cosa fanno? Se foste dodici suore, chiuse in una camera a cucire libri senza fare altro, allora nessuno vi contraddirebbe. Se S. Paolo non avesse predicato, non avrebbe avute tante sofferenze, ma il mondo sarebbe da convertire. Bisogna aver coraggio a prendersi le responsabilità altrimenti non avete vocazione a far le superiore. Ah, io vorrei star tranquilla col Signore!. Ah,... va' a muffire. Ci vuole fortezza! In una casa sentii che pregavano male. Lo dissi alla Maestra e mi rispose: Me n'ero accorta anch'io ma non osavo dirlo. Ma ci vuole energia, coraggio a fare le osservazioni quando è necessario. Se non si ha questa fortezza non si può fare il proprio dovere, quando si ha della responsabilità rispetto alle altre.
Il dono che perfeziona la fede è la scienza, che ci fa vedere le cose in ordine a Dio e ci inclina a credere ai misteri della fede. L'intelletto perfeziona la speranza e ci fa considerare le cose in ordine al fine. Come debbo servirmi delle cose per conseguire la vita eterna?
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La sapienza, scienza saporosa, ci perfeziona nell'esercizio della carità verso Dio e verso il prossimo. Non solo ci fa conoscere Dio, ma ce lo | [159] fa gustare. Non solo ci fa conoscere i bisogni del prossimo, ma ci porta a soccorrerlo.
Come si lavora in questo campo? Amate! Dimorate nella carità! Lo Spirito Santo poiché è amore si effonde tutto nell'anima che ama e la trasforma, e uno può amare stando alla presenza di Dio, un altro operando tutto per la sua gloria. I santi si servivano di una massima per le loro meditazioni e relazioni col prossimo: si sono semplificati nella carità.
S. Roberto Bellarmino4 dapprima era tanto complicato (studi, grandi trattati, controversie, ecc.); poi ridusse tutti i suoi trattati ad un piccolo catechismo.
Man mano che ci si perfeziona, ci si semplifica sempre. Come fa colui che cerca tante perle, ma poi, avendone trovata una più preziosa, vende tutte le altre per avere quella5. Questa perla è la carità, l'amor di Dio. Quindi: chiedere sempre i doni dello Spirito Santo, ma non rompersi la testa a chiederli uno per uno, ma prenderli tutti assieme, mirandoli tutti alla luce di una sola massima, sotto un solo principio: «Omnia in uno videt, sperat, diligit»6.
Piaccia al Signore far progredire le sue anime e condurle ad un amore molto intenso, trasformante, unificante.
La carità è la regina: essa comanda l'esercizio delle altre virtù e ci porta alla Trinità santissima per mezzo di Gesù Cristo che è la Via.
Arrivata a questa via unitiva, l'anima resta | [160] presa dallo Spirito Santo e finisce coll'essere direttamente e totalmente sotto la sua azione. Egli si forma dell'anima una colomba candidissima che è lui stesso e l'anima, perduta in Dio, diventa come il ferro nel fuoco che, dopo un certo tempo, non si distingue più dalla brace.
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1 Cf Istruzione XIII, pp. 321-326.

2 Cf At 1,4-5.

3 Le definizioni dei vari doni sono prese alla lettera da Tanquerey, Compendio di teologia ascetica e mistica, nn. 1321, 1325, 1330, 1335, 1340, 1344, 1349.

4 Roberto Bellarmino (1542-1612), gesuita, cardinale, teologo, svolse un ruolo determinante nel Concilio di Trento.

5 Cf Mt 13,45.

6 «Vede, spera, ama tutte le cose sotto un unico principio».