Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE VI
LOTTA CONTRO IL PECCATO

[55] Quando una suora chiede di cambiare confessore si conceda volentieri, eccetto che si sappia da ragioni fondate che ne deriverebbero degli abusi. Le Maestre che devono concedere questo, lo facciano volentieri e non dimostrino dispiacere, perché le persone timide non oseranno più. Se però una chiede spesso questo, e se sono molte nelle case che lo chiedono, lo si faccia sapere alla Prima Maestra, pur concedendolo sempre, sempre e volentieri.
Può essere che una persona non sia atta alla vita comune, anche nelle cose di spirito e potrà farsi santa altrove.
Però a questo riguardo non si riferisca volta per volta, ma solo quando il cambiamento diventa abitudine. D'altra parte, lo sappiamo, se il Diritto Canonico prescrive un confessore1, è segno che di regola, bisogna andare da quello, pur non escludendo le debite eccezioni.
La nostra casa è diventata una scuola di | [56] mormorazione, mi fu scritto. È vero che in qualche casa si favoriscono le mormorazioni. Forse la Maestra le sente volentieri e ne dà così occasione. Ebbi modo di accertarmi del fatto. Questo è uno di quegli abusi che a lasciarli introdurre si fa peccato grave.
Vi è pure qualche altro luogo - più raro però - ove si fa come una scuola di bugie, di falsità, mentre bisogna far scuola di schiettezza. Pensiamo a quale responsabilità una Maestra va incontro, promuovendo tali abusi. Se amate veramente le figlie e la Congregazione, la prima premura vostra è di cercare che la Prima Maestra senta tutte le figlie, affinché, da una parte possa provvedere ai bisogni di tutte e dall'altra corregga gli inconvenienti.
Quando seppi che era stato assegnato il Visitatore2, non feci neppure scopare, affinché, venendo, trovasse la casa com'è ordinariamente e si facesse l'idea esatta dell'andamento della Congregazione. Si usi prudenza in questo. Ma vedono il disordine!. Se vogliamo fare la lotta al peccato, bisogna che trovino
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com'è ordinariamente. Non preparare tutto bello per quel giorno lì... altrimenti non si potranno scoprire i difetti e, per conseguenza, non si potranno correggere. Quando c'è una visita, si faccia come gli altri giorni.
Ognuna aspetti a fare i propositi all'ultimo giorno, perché ho ancora molte cose da dire, se no rendiamo inutile il corso, e ognuna aspetti a parlare alla Maestra dopo il Te Deum. Non si | [57] deve aver bisogno di parlare neppure con l'infermiera, né con la cuoca; se vi è qualche necessità speciale si faccia un biglietto. State rigorose sul silenzio. Fatevi una santa solitudine, perché Dio parla nella solitudine. Non basta essere in clausura: le suore di clausura sanno sovente più notizie degli altri. Bisogna farsi una clausura nel cuore, altrimenti dove parla Gesù? Se la mente è piena di notizie, di tante cose, Dio non trova più un posticino. Abbiate divozione alla vita interiore. Non vogliate sapere sempre tante cose che non interessano... se si sa una cosa della guerra poi si ha voglia di saperne un'altra... Sappiate molto di Dio. Conoscete bene voi stesse e la divina volontà: questo è necessario, questo vi basta.
Nella lotta contro il peccato diciamo alcuni mezzi sui quali voi dovete riflettere e poi far riflettere le altre figlie.
Il primo mezzo è l'esame di coscienza. Tutte le anime devono farlo: sia le incipienti, sia le proficienti e sia le perfette. Varia però il modo di farlo. Gli incipienti per timore; i proficienti per amore; i perfetti per semplicità.
Siete sicure che tutte le figlie lo facciano? Avete distribuito i libretti?3. Vi è poi una maniera diversa nel fare i propositi, ma la lotta, l'esame di coscienza, deve farsi sempre. È l'ultima pratica che si dovrà lasciare, sul letto di morte, | [58] quando non si potrà neanche più fare la Comunione. Verrà un giorno in cui non si avrà più forza di andare in chiesa, di dire il rosario e di fare altre pratiche di pietà; ma la vigilanza e l'esame delle nostre azioni ci devono accompagnare finché conserviamo l'uso dei sensi.
Al mattino l'esame preventivo, specialmente sul proposito principale, andando ai casi particolari: Come farò lo studio, l'apostolato? Come custodirò il cuore, come mi comporterò colle
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le inferiori?, ecc. Quando invece un'anima trova più facile applicare un principio generale, come per es.: alla maggior gloria di Dio; la volontà di Dio; ciò che più mi costa, ecc., allora questo principio diventa un lume che rischiara tutta la giornata.
Nell'esame particolare si ritorna sul principio del mattino e si vede come lo si è praticato, notandone le mancanze e le vittorie. Nell'esame generale poi, si vede come si sono adempiuti i vari doveri e questo esame si deve fare alla sera riguardo alla giornata, alla fine della settimana nella Confessione. Ogni mese al Ritiro, ogni anno negli Esercizi.
Vigilate che le figlie facciano questo esame? Avviatele per tempo a questa ginnastica spirituale la quale è di capitale importanza nel progresso.
Il secondo mezzo per combattere il peccato è la Confessione, che cancella i peccati passati e ci previene per l'avvenire. Non sto a ripetere, per la Confessione, le cose che già si sono dette | [59] altre volte. È utile però ricordare che la prima preoccupazione dev'essere quella di assicurare il dolore. Vi sono alcune che si preoccupano soverchiamente da chi andranno a confessarsi e del come dovranno esprimersi. La preoccupazione vera sia per il dolore. Ma c'intendiamo?
Il diavolo, alle anime scrupolose mette in testa il timore di non aver detto tutto. Ma preoccupatevi del dolore. È questo che assicura il perdono! Ma guardate all'essenziale! Preoccupatevi del pentimento, nel vostro banco, quando vi preparate alla Confessione. Com'è facile perdere tempo! E se vi viene la tentazione di essere più lunghe in Confessione, siate più lunghe nella preparazione, nel dolore. Vi assicuro che, se c'è il pentimento, verranno pure tutte le altre disposizioni.
La religiosa, per eccitarsi al pentimento deve ricorrere, oltre che ai motivi comuni, ai motivi di religione: Io, con la mia vita tiepida, reco danno alla Congregazione. Specialmente se si ha qualche ufficio di vigilanza: chi è a capo o si salva con altri o si perde con altri.
Vi è l'obbligo di essere più delicati, più generosi con Gesù che ha avuto con noi tante premure e tanta generosità e predilezione.
Le nostre case dove c'è Gesù presente, devono essere un luogo di raccoglimento, di preghiera, di carità, di esercizio di virtù. Dietro il bel nome di clausura non deve stare il peccato, non si
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deve usare più libertà, ma più delicatezza. Si riempia ogni locale di pazienza, di carità, di | [60] preghiera. Gesù sta con noi, e noi stiamo con lui? Come lo trattiamo questo ospite divino? Bisogna che accogliamo Gesù come l'accolse Maria a Betania, affinché al giudizio possa dirci: «Io sono venuto da voi e voi mi avete accolto bene»4.
Quante spine metto sul capo di Gesù! Si moltiplicano i miei giorni e io moltiplico le mie imperfezioni. Quanti meriti perdo con questa mente che va dietro a tante fantasie inutili e dannose, con questa facilità di parlare!. Che utilità vi potrà portare per es., il parlar tanto sulla guerra?...
Se c'è un dolore vivo, intenso, non mancheranno mai le altre disposizioni, né il perdono.
Alle anime scrupolose si consiglia sempre l'esame breve, perché esse si preoccupano dell'esame anziché del dolore. Poco esame e molto dolore!
In quanto al numero delle confessioni, si tenga presente che esse dovrebbero essere cinquantadue all'anno, ossia una alla settimana5 come regola generale, sebbene molte volte si debba anticipare o posticipare.
E, ne farete due in una settimana, per mettervi a posto! Tenete da conto i sacramenti. Vigilate anche sulle Confessioni delle altre, in quanto che frequentino regolarmente, ma specialmente si sia di esempio. Questo è un punto delicato in cui la vigilanza può meno, ma l'esempio buono sarà molto efficace.
[61] Terzo mezzo per evitare il peccato è la vigilanza. Vigilare nelle case. E abbiate pazienza! Quelle che sono a capo, oltre alla penitenza della vita comune, facciano anche quella di vigilare. Ma sia una vigilanza sapiente, non da poliziotti o carabinieri! Mai mettere lo spionaggio! Rigettate subito le accuse non chieste, che spesso nascondono intenzioni storte. Non fate buon viso a quelle che vengono a riferire sempre! Vi sono delle superiore che ci stanno a sapere se si dice qualche cosa di loro: hanno così timore che si sparli di loro, che schiacciano quelle su cui hanno qualche sospetto. Povera carità! Ho sentito io stesso questa frase: «Se volessi, ti schiaccerei!». E quest'altra: «Vi faccio vedere io che cosa sa fare una donna!...». Oh, via! non dite sciocchezze,
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non perdete la testa! Ecco che cosa sa fare una donna: Eva che ha rovinato l'umanità. Cosa sa fare una donna: Maria, la Corredentrice dell'umanità.
Vigilanza: e quindi, nelle camerate disporre bene i letti, non mettere vicine due che tendono ad amicizie particolari. Vigilanza che non si separino in propaganda. Vigilanza che non vadano dove non devono andare, che non leggano ciò che non devono leggere. Una vigilanza giusta, oculata, sapiente, continua, premurosa: fare in modo che non si trovino sole, senza appoggio, che ci sia la dovuta libertà di coscienza.
Dimostratevi sempre contente che le suore scrivano al Centro: non comprimete. Vi guadagnerete | [62] più affezione e dissiperete tante nubi. E se dovete fare attenzione alle lettere che scrivono e che ricevono, non dovete però comprimere. Non si aprano mai le lettere personali quando sono veramente personali e quando questo aggettivo non è solo un pretesto. Voi non dovete sospettare delle anime, ma sospettare che lo spirito del mondo entri nelle anime. Sospettare del demonio che attira le anime nella trappola, non sospettare delle anime. Non fate certo peccato a sospettare del diavolo!
Dimostrate serena fiducia di tutte. Quante volte questa fiducia dà coraggio e sviluppa tante energie.
Lottare dunque, affinché non entri il peccato in nessun luogo, in nessun tempo, sotto nessuna forma.
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1 Cf CDC (1917), can. 520.

2 Era P. Angelico d'Alessandria, ofmc. Iniziò la visita apostolica nel gennaio 1941.

3 Allude al libretto dell'esame di coscienza su cui ogni giorno si annotava l'impegno circa il proposito principale.

4 Cf Mt 25,31-46.

5 Cf CDC (1917), can. 595/1/3.