Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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LA FEDE

[85] Le anime che progrediscono davvero nella via dello spirito, sono d'immenso vantaggio alla comunità. Esse irradiano il calore, il fervore spirituale che conservano nel cuore, poiché è impossibile esser caldi e non riscaldare attorno. Una figliuola che abbia molti lumi da Dio, perché lavora veramente nello spirito, anche senza farsene un programma positivo, li comunica alle altre; è una buona lucerna «ardens et lucens»1.
S. Giovanni Battista per progredire nello spirito e per darsi a una vita di preghiera e di mortificazione, si ritira nel deserto2. Ebbene: proprio dal deserto attira a sé le anime senza chiamarle ed è costretto a dar loro documenti di vita spirituale che non chiedevano più ai farisei e dottori della Legge, perché avevano capito che questi erano solo degli ipocriti.
Ché, se poi una persona è destinata a vivere | [86] tra sorelle, come le Figlie di San Paolo, e in mezzo al popolo nelle librerie, questa, se è veramente calda, nel suo cuore, se progredisce, se possiede davvero lo spirito di fede, comunica in tanti modi il bene: non solo perché dà il libro che contiene le verità, ma per il suo stesso comportamento.
Dio è il supremo Bene ed esercita una grande attrattiva sui cuori: ma essendo spirito, si fa quasi sensibile nei santi, nelle anime che sono investite della sua scienza, che sono piene del suo amore. E il popolo non conosce un libro migliore per trovare la via di andare a Dio, che la vita delle anime buone, dei sacerdoti santi, dei religiosi di vero spirito. Perciò, mentre ognuna lavora per sé, lavora nello stesso tempo, anche per la Congregazione e quindi non si creda che a pregare si perda tempo. Con la preghiera si guadagnerà anche per l'apostolato. Se nella comunità aumenta la spiritualità, essa farà presto gran progresso. Merita per questo grande elogio quella Santa3, canonizzata da poco, la quale fatta superiora, in breve giro di anni, col suo esempio tutte
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eccitò e sviluppò nello spirito: rinnovò la vita spirituale della congregazione. Un'anima calda, illuminata, vale assai più che non tre o quattro di spirito mediocre. Attente a non far numero. Far numero è aumentare il peso. Se accettate molte figliuole dubbie di salute, di lì a un po' avrete tutte malate. Se poi accettate figliuole dubbie nello | [87] spirito, dopo un po' di tempo avrete una Congregazione composta di elementi mediocri.
Facciamo poi cessare questa fama che v'è in giro, di essere scarse circa lo studio. Accettate quelle che hanno fatto almeno la quinta elementare. Pensate a quale responsabilità vi esponete per l'avvenire della Congregazione. E se non hanno un certo grado di istruzione, non capiranno neanche la vita religiosa; spesso, quando sanno poco, non si adattano a fare i lavori umili: ci vuole il dono della scienza dello Spirito Santo, dell'intelletto per capire la preziosità dei lavori umili4.
Il lavoro da compiersi nello stato di proficienti, oltre che l'attaccamento a Gesù Cristo, è l'esercizio delle virtù e in primo luogo delle virtù teologali. Le virtù più nobili sono le virtù infuse.
La fede è una virtù infusa nel Battesimo, insieme alla speranza, alla carità e alle virtù cardinali. La prima conquista che si fa delle virtù cardinali si fa quindi per la misericordia di Dio che le infonde.
Si chiamano virtù teologali 1) perché vengono da Dio; 2) perché riguardano il modo di acquistare Dio: la fede ce lo fa conoscere, la speranza ce lo fa desiderare, la carità ce lo fa amare; 3) perché ci conducono al conseguimento della vita eterna.
[88] In primo luogo viene la fede, non perché sia la più perfetta (la più perfetta è la carità); ma perché è la base delle altre virtù. Osservate una colonna: essa è composta della base, del fusto e del capitello. Il capitello è certamente la parte più bella della colonna, ma ciò che sostiene è la base, perché è il fondamento.
La fede è fondamento. Infatti, per sperare il Paradiso, bisogna che prima lo conosciamo; per amare Dio è necessario prima conoscerlo. La fede è radice di ogni giustificazione e di ogni santificazione in quanto che, l'anima che ha fede nella presenza di Dio e nei suoi attributi, si comporta secondo la legge di Dio. Se dobbiamo amare Dio, bisogna che crediamo alla sua amabilità.
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La fede ci consola nella vita presente, ci sostiene nelle fatiche dell'apostolato. Se non fosse per la fede, come vi sareste consacrate a Dio, come sosterreste le fatiche dell'apostolato? E i martiri come sopporterebbero i loro patimenti?
Oggetto della fede sono gli articoli del Credo; i misteri, quanto è contenuto nel catechismo, le verità insegnate dalla Chiesa, ecc. E perché crediamo? Perché ha parlato Dio, il quale non s'inganna né può ingannare. Di Dio non possiamo dubitare: egli non sbaglia mai. Oh, quanto siamo felici noi che abbiamo un Dio che ci ha parlato, che è venuto dal cielo a farsi nostro Maestro! Felici noi che abbiamo questa fede divina!
Ringraziamo il Signore che ci ha fatti nascere | [89] nella Chiesa cattolica, che ci ha dato la grazia di ricevere il Battesimo prima che avessimo l'uso di ragione. Ringraziamolo delle spiegazioni e delle istruzioni religiose che abbiamo ricevuto fin dalla tenera età. Ci fu spezzato per tempo il pane della verità. Oh, benedite e cantate al Signore un cantico di gioia e di amore!
In secondo luogo bisogna accrescere la fede: «Credo, Domine, sed adiuva incredulitatem meam»5. Come si aumenta la fede?
Le anime incipienti credono alle verità come sono state insegnate; ma le proficienti hanno lo spirito di fede, vivono di fede e le anime perfette hanno il dono della scienza e dell'intelletto che perfezionano la fede.
La fede è dono di Dio, ma accettato da un'anima libera; vi entrano quindi due elementi: l'infusione da parte di Dio e l'accettazione da parte della volontà. Perciò la fede si aumenta con la preghiera e con l'esercizio. Si accresce nello studio della religione: catechismo, sacra Scrittura. Ma notiamo che l'istruzione non è ancora la fede. Esercitata nella pratica è ben altro! Supponete che una persona abbia un forte mal di denti. Se essa lo sopporta con rassegnazione e dice: Il Padre celeste me lo ha mandato per il mio meglio, e lo considera come un dono di Dio, questo sì che è esercizio pratico della fede! Così quando una persona crede al confessore, a chi guida, nonostante tutte le ripugnanze che si sentono e tutte le obiezioni che si vorrebbero fare, allora la fede aumenta assai. | [90] Esercitare la fede. Se il Cottolengo diceva di veder nel povero la persona di Cristo, voleva con questo esercitare e fare esercitare la fede. Si vive di fede quando tutto viene
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riguardato sotto un aspetto soprannaturale. Perché fatichi? Per amore di Cristo. Perché taci e non fai valere le tue ragioni? Perché è meglio tacere e guadagnare dei meriti onde piacere a Dio. Non attenerci a quello che piace a noi o a ciò che ci pare evidente. «Bisogna credere - dice S. Ignazio - almeno fino a questo punto: dichiarare che una cosa è bianca se così dice la Chiesa o i superiori, anche quando noi siamo certi che è nera»6.
La persona che vive di fede, la trasfonde in tutti i suoi atti. E quindi, quando si leva, al mattino, il suo pensiero corre a Dio ringraziandolo che le concede ancora un giorno per farsi dei meriti e poi fa la pulizia al suo corpo come ad una pisside che dovrà contenere Gesù. Nelle sorelle vede l'immagine di Dio, della Madonna, nei superiori vede Dio stesso; nelle avversità vede la provvidenza di Dio, un dono del Signore che manda più croci a chi più ama. Vive di fede.
Se in religione non vivete di fede, dovrà essere ben dura la vostra vita! Le anime perfette poi avranno, insieme alla fede, i doni della scienza e dell'intelletto.
Questi due doni lo Spirito Santo li comunica | [91] secondo i nostri sforzi e secondo la sua liberalità. Il dono della scienza fa considerare le creature tutte in ordine a Dio. Il dono dell'intelletto ci fa penetrare i misteri di Dio (non capirli, ma penetrarli). Santa Maria Maddalena7 alla vista di un frutto si elevava a Dio e piangeva di consolazione pensando che Dio da tutta l'eternità aveva pensato a creare quel frutto per suo amore.
Il S. Curato d'Ars vide parecchie volte al fondo della chiesa un contadino il quale se ne stava cogli occhi rivolti all'altare senza proferir parola. Interrogatolo un giorno che cosa facesse in quell' atteggiamento, il contadino rispose: «Cosa volete che vi dica: io vedo lui e lui vede me; io contemplo il suo cuore ed egli vede le mie miserie». Vedete la penetrazione dei misteri?
L'incipiente crede che nell'Eucaristia vi sia Gesù e il proficiente vive di questa fede, ma il perfetto contempla il mistero. È mirabile questo dono della scienza in S. Francesco d'Assisi che considerava tutte le creature suoi fratelli e sorelle8. E quando ad es., vedeva un gruppo di uccellini che coi loro
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beccucci prendevano l'imbeccata dalla mamma il suo cuore si elevava a considerare e a benedire la bontà di Dio.
Per chi ha il dono della scienza le sorelle sono anime consacrate a Dio, degne quindi di ogni rispetto e tutta la natura non è che il linguaggio di Dio. E perciò il Profeta esclamava: «Coeli | [92] enarrant gloriam Dei...»9. «Domine, Dominus noster, quam admirabile est nomen tuum in universa terra!...»10.
Per questo dono della scienza i santi erano portati spontaneamente ad elevarsi a Dio. Il dono dell'intelletto ci fa conoscere ciò che vi è nei segreti di Dio, nei misteri e a volte, in un certo grado, illumina la mente in modo tale da farci capire qualcosa dello Spirito Santo, della passione. Lo Spirito Santo si rivela a queste anime. S. Paolo ha scoperto e spiegato tutta la mistica (quella che apprendiamo nei nostri trattati).
Chiedere i doni della scienza e dell'intelletto è perfezionare la vita ed è esercitare la fede nello stato di anime perfette.
Nella grazia è già compreso questo, ma bisogna che si svolga per arrivare ad una certa perfezione. Vi sono dei sacerdoti che hanno l'intuizione dei cuori. Quante volte voi domandate una cosa e vi rispondono tutt'altro: i superiori e i sacerdoti sono illuminati da Dio, hanno il dono dell'intelletto. Oh, credete proprio che sia falsa la parola di Gesù: «Chi ascolta voi, ascolta me»11? E perciò quando vi si dice: Tu non hai la vocazione, fai bene a prendere un'altra strada; ovvero: Tu sei veramente chiamata: va' avanti, bisogna credere perché i superiori hanno il dono dell'intelligenza. Alle volte si sente quasi un istinto a non andare con una persona, a non mettersi in una occasione: perché? È il dono dell'intelligenza.
Quella felice serenità delle anime sempre | [93] unite a Dio, che dappertutto portano Dio, e parlano di Dio è effetto del dono dell'intelligenza e della virtù della fede.
Vedete che il cammino è indefinito e non si raggiungerà mai neppure il grado di fede che aveva la SS. Vergine nell'istante della sua concezione. Chiediamo quindi al Signore le virtù teologali e i doni dello Spirito Santo per ottenere un continuo perfezionamento.
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1 Cf Gv 5,35: «... che arde e illumina».

2 Cf Mt 3,1-12.

3 Sembra trattarsi di Maria di S. Eufrasia Pellettier (1796-1868) canonizzata nel maggio del 1940 da Pio XII.

4 Il testo, dall'inizio fino a questo punto, è stato ristampato in RA, 9 (1949) 1-2.

5 Mc 9,24: «Credo, Signore, aiutami nella mia incredulità».

6 Riprende in modo libero il pensiero di S. Ignazio, riportato in Tanquerey, Compendio di teologia ascetica e mistica, n. 1064.

7 S. Maria Maddalena de' Pazzi (1566-1607), monaca carmelitana nel monastero di Firenze.

8 Cf S. Francesco d'Assisi, Cantico delle creature.

9 Sal 19,1: «I cieli narrano la gloria di Dio...».

10 Sal 8,10: «O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra».

11 Lc 10,16.