ISTRUZIONE II
LA VOLONTÀ DI DIO
[13] Il divino volere sopra di noi è questo: che ci facciamo santi. Ora per farci santi non c'è altra via che questa: compiere la divina volontà, e tutte le altre cose che ci vengono suggerite hanno tutte questo scopo: condurci a compiere la volontà di Dio. In sostanza, la nostra santificazione consiste nell'unione con Dio; unione di volontà in primo luogo, perché anche l'unione della mente e del cuore si riducono poi all'unione della volontà.
Il fiat di Dio creò il mondo; il fiat di Maria attirò il Figlio di Dio in questa terra, con l'incarnazione; il fiat nostro, detto proprio di cuore, ci farà guadagnare il Paradiso.
Tutto l'impedimento alla santità, sta nella nostra volontà. Dobbiamo dunque togliere via la nostra volontà e far posto a quella di Dio.
Vediamo in che modo:
1) La nostra volontà è molto spesso contraria a quella di Dio: noi sentiamo nel nostro | [14] intimo come due voci: quella di Dio e quella della nostra natura, delle nostre passioni. La volontà nostra è quella che ci ha portati al peccato, alla colpa. Se noi abbiamo peccato è perché abbiamo voluto fare quello che piaceva a noi, quello che accontentava di più la nostra superbia, la pigrizia, la sensualità, la gola, ecc.
Ed ecco che in noi vi sono due leggi: «Video aliam legem in membris meis repugnantem legi mentis meae»1.
Abbiamo fatto purtroppo la nostra volontà anche contro i comandamenti espliciti di Dio in cose gravi o in cose leggere, invertendo l'ordine delle cose. Dio è il padrone: «Io sono il Signore Dio tuo»2 e noi siamo le sue piccole, povere creature. Dobbiamo quindi ubbidirgli. Egli è il Padre, e noi siamo suoi figli. Quale ingratitudine mostruosa dire al Signore colle parole o, peggio ancora, coi fatti: «Non voglio!». Il peccato è un grido dell'anima
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contro il Signore. Dio promette il Paradiso a chi fa la sua volontà e il peccatore gli risponde: Io preferisco soddisfare la mia passione, i miei gusti anziché fare ciò che tu ordini.
Nella natura tutto obbedisce a Dio; solo l'uomo può liberamente obbedire a lui o negargli obbedienza; ma quando gli nega obbedienza, si fabbrica la propria rovina.
Si sono sempre osservati i comandamenti? i voti? Si sono prese bene le disposizioni dei superiori che erano l'espressione della volontà di | [15] Dio? Fare un buon esame di coscienza dopo aver pregato per aver la luce sufficiente.
L'esame di coscienza va fatto sempre sui propositi principali che si hanno, ma negli Esercizi si deve fare un esame generale che ci richiami ai comandamenti, ai voti, agli uffici che si hanno, a tutto quello che il Signore ha voluto disporre di noi.
Nel fare l'esame di coscienza durante l'anno, talvolta si rimane troppo fissi sul proposito principale: questo è il lavoro ordinario che abbiamo da fare, ma durante gli Esercizi dobbiamo fare un esame più generale che comprenda tutti i comandamenti.
Talvolta non si cura la preghiera (e questo è contro il primo comandamento). Talvolta si hanno ancora delle convinzioni, dei pensieri troppo mondani, troppo naturali.
Il secondo comandamento riguarda specialmente i voti. Qui vi è molto da esaminare, non è vero? Eh, sì, quante volte si è solo religiose di nome, senza la sostanza, senza l'osservanza dei voti! Tal ora vi è qualche cosa anche contro il terzo e gli altri comandamenti. Ci si esamini a fondo in questi Esercizi. Si veda ancora qual è stata la nostra disposizione a fare la volontà di Dio in modo particolare nelle contrarietà.
2) Dopo l'esame ci vuole un gran dolore: Ecco, dica l'anima, io ho voluto fare la volontà mia invece di quella di Dio, l'ho disgustato questo Padre amorosissimo. Eppure io dovrei vivere | [16] in una santa indifferenza, lasciarmi guidare dalla volontà di Dio.
«Ecce serva tua!»3. Domandiamoci un po' se in fondo siamo indifferenti a una vita lunga o breve, a una vita più o meno comoda; a stare fra persone che ci vogliono bene o fra altre che non ci stimano affatto, che non ci danno soddisfazioni, che non sono mai contente di quello che facciamo; alla salute o alla malattia,
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alla gioia o alle pene, all'onore o ai disprezzi? C'è in noi questa santa indifferenza, oppure la nostra volontà entra ancora un po' dappertutto? Guardiamo alla volontà di Dio come al sole, oppure lasciamo che nel nostro cuore entrino certe passioncelle che magari sono coperte, palliate, ma che sono proprio opposte alla volontà di Dio? Ah, finché faccio ciò che piace a me, finché ascolto la voce della mia natura, io non sono di Dio: non sono neanche del mondo, ma sono di me stessa!
Dopo l'esame ci vuole l'accusa, poi il proposito. Il proposito generale potrebbe essere questo: Mettermi in guardia contro me stessa, vigilare sempre perché la mia volontà non abbia il sopravvento. Il proposito allora si ferma qui: Dubitare sempre di quello che preferiamo e desideriamo noi. Avviene pure che mentre diciamo: accetto la volontà di Dio, miriamo a farci stimare e quindi a soddisfare quella segreta tendenza che abbiamo a farci notare, ad attirare su di noi la stima di coloro che ci circondano. L'accusa dev'essere anzitutto sincera. Occorre | [17] notare bene questo: se anche nelle cose spirituali è entrata ed entra la nostra volontà, la nostra soddisfazione, il nostro gusto, perché bisogna cercare sempre in ogni cosa tutto e solo il volere di Dio, tutta e sola la volontà di Dio.
Chi passa tutto il giorno nella pazienza, nel lavoro, mirando solo a fare la volontà di Dio, senza stimarsi affatto, senza chiedere nulla per sé, questi accumula tesori inestimabili di meriti. Chi fa il contrario accumula paglia secca.
Imponiamo un po' qualche penitenza a questa nostra volontà che vuol sempre dominare. S. Filippo4 diceva che la santità sta tutta nelle due dita che indicano l'altezza della fronte, per dire che la santità sta nel piegarsi a fare la volontà di Dio e nel rinnegare la nostra. Ma se ci arrabattiamo dal mattino alla sera per accontentare noi stessi vogliamo che il Signore ci dia poi il premio? Forse noi crediamo di farci tanti meriti e invece non ce ne facciamo affatto, perché cerchiamo di fare solo la nostra volontà. E allora da chi ci aspetteremo la ricompensa? «Jam recepisti mercedem tuam»5, ci dirà il Signore. Hai fatto quello che hai
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voluto e questo sia la ricompensa. Non illudiamoci, dunque, non inganniamo, non tradiamo noi stessi.
Facciamo penitenza col rinnegare la nostra volontà e fare sempre quella di Dio. Questa è la principale e massima penitenza, quella che piace tanto al Signore. Facciamola anche per i peccati della vita passata e facciamola in modo che tolga | [18] tutto, anche la pena temporanea dovuta alle nostre colpe.
Esercitiamoci poi nelle occasioni di scegliere - quando possiamo farlo - le cose che sono più contrarie ai nostri gusti: le persone con cui andare, i lavori da fare e il modo di farli, gli oggetti, ecc. I santi facevano appunto così e alcuni fecero anche il voto di contraddirsi in tutto. Noi non siamo in grado di fare il voto e quindi non facciamolo, ma per andare contro alla nostra natura, alla nostra volontà, per esercitarci nella virtù, dobbiamo fare come hanno fatto i santi.
«Age contra!». Fa' contro. Tanto ci faremo santi quanto andremo contro la nostra volontà.
Ah, potessimo davvero dare a Dio tutta la nostra volontà! Potessimo dire con tutta schiettezza: «Fiat voluntas tua sicut in caelo et in terra!»6. Sia fatta, o Signore, la tua santa volontà in terra, come la fanno i tuoi angeli e i tuoi santi in cielo!
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1 Rm 7,23 : «Nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente».
2 Es 20,2.
3 Cf Lc 1,38: «Ecco, la tua serva!».
4 Filippo Neri (1515-1595), apostolo di Roma, fondatore della Congregazione dell'Oratorio.
5 Cf Mt 6,2.5: «Hai già ricevuto la tua ricompensa».
6 Mt 6,10.