Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XIX
L'OBBEDIENZA DI GESÙ

[111] Io sono convinto che le Figlie di San Paolo dicano tanti rosari. Lo recitano quando devono attendere un po', tra un'occupazione e l'altra, quando vanno da un luogo all'altro un po' distante, quando sono alla stazione in attesa del treno, sul treno, ecc.
Il rosario giova specialmente per la pratica della s[anta] obbedienza e per questo sono utili particolarmente i misteri gaudiosi e dolorosi.
Nei misteri gloriosi ci si presenta il premio per gli obbedienti: «Et exaltavit humiles»1!
Consideriamo pertanto l'obbedienza di Gesù secondo quanto ci dice S. Paolo: «Christus factus est oboediens» e fino a che punto? «usque ad mortem»2. Non come certe suore che sono obbedienti solo finché sono giovani.
Le congregazioni sono forti quando ci sono membri obbedienti.
Gesù si fece obbediente fino alla morte non | [112] solo fino a quando fu giovinetto. Non bisogna dire: Ora non sono più una bambina, ho raggiunto la maggiore età. Per una religiosa comincia proprio allora l'obbligo più stretto di obbedire. Voi dovete fare il contrario di ciò che si fa nel mondo. A ventun anno, le figliuole nel mondo si formano una famiglia, diventano libere. Voi invece cominciate ad obbedire, a praticare la castità, cominciate ad usare i soldi, ma praticate la povertà portandoli a casa. (Quando le propagandiste arrivano a casa, accoglietele bene, incoraggiatele, anche quando avessero fatto poco: hanno fatto la volontà di Dio e questo è tutto. Forse quel mattino che le propagandiste hanno fatto poco, saranno arrivate delle offerte da altre vie. Il Signore ha tante strade, anche non asfaltate, anche per via aerea!...).
Ho sentito una figlia che diceva riguardo a un comando della superi ora di una casa: La Prima Maestra non farebbe così!....
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Non dovete giudicare i comandi che vi vengono dati, a meno che questi siano evidentemente contrari alle regole scritte. Voi dovete ubbidire alle superiore delle case. S'intende poi che queste a loro volta debbono ubbidire alla Prima Maestra!
Dunque Gesù non obbedì solo fino a venticinque anni, ma fino alla morte. E a quale morte? Forse di polmonite? di tubercolosi? «Mortem autem crucis». Gesù si fece obbediente fino alla morte di croce per salvare noi da quella eterna: «Propter quod [et] Deus exaltavit illum»3. Per l'obbedienza | [113] Gesù ebbe un seggio alla destra del Padre: «Et dedit illi nomen quod est super omne nomen»4.
Consideriamo l'obbedienza di Gesù nell'incarnazione. Desolante era lo spettacolo dell'umanità travolta nel peccato. L'uomo doveva perire, ma il Figlio si presentò al Padre: «Se vuoi manda me»5. E il Padre lo mandò: «Corpus aptasti mihi»6.
«Quando giunse la pienezza dei tempi Dio mandò il suo Unigenito, fatto di donna»7. E dice ancora S. Paolo: «Come per la disobbedienza di Adamo, l'uomo meritò la morte, così per l'obbedienza di Cristo tutti siamo costituiti giusti»8. «Et Verbum caro factum est»9. «Et cum hominibus conversatus est»10.
Il primo mistero gaudioso ci ricorda l'obbedienza di Cristo nell'incarnarsi. E questo Figlio di Dio va a nascere a Betlem, per volontà di Dio.
Esce un editto di Cesare che prescrive il censimento. Giuseppe e Maria s'avviano verso quella città per dare i loro nomi. E, cacciati da Betlem, vanno a rifugiarsi in una grotta. Colà nasce Gesù per adempire la profezia: «E tu, Betlem, terra di Giuda, non sei la minima tra i capoluoghi di Giuda, poiché da te nascerà il Santo, il Dio d'Israele»11.
Il re Erode vuole la morte di Gesù: bisogna fuggire in Egitto. E Gesù compie la volontà del Padre e fugge in Egitto.
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È necessario andare a Nazaret per adempiere la profezia: «Quoniam Nazarenus vocabitur»12 e Gesù va a Nazaret.
[114] E quale fu la vita di Cristo fino a trent'anni? È tutta riassunta in brevissime parole: «Et erat subditus illis»13. Trenta anni per lui che ne visse solo trentatré, vuol dire dieci anni su undici.
Prima Gesù obbedì a Maria e a Giuseppe. Quando poi morì S. Giuseppe, Gesù obbedì solo a Maria con la stessa docilità.
Dite un po': In quella casa chi vi pare che avrebbe dovuto comandare? A chi avremmo dato il voto? A Gesù, non è vero? Era il più sapiente, era onnipotente, era il creatore del cielo e della terra!... Noi che vogliamo dare consigli a Dio, avremmo eletto per superiore di quella casa Gesù. Ma la SS. Trinità lo fece obbediente, lo sottomise a due creature. Mistero! È lo stesso mistero che si compie ogni giorno sull'altare: Gesù vi discende, obbediente alla volontà di un uomo che ve lo chiama.
È forse più degno di ammirazione che questo Figlio di Dio s'incarni e obbedisca a due creature, o che due creature gli comandino? Sono due misteri parimenti ammirabili e sublimi.
Gesù vedeva che molti comandi non erano ben dati, eppure obbediva sempre ed obbediva nelle cose minime della giornata. Maria e Giuseppe comandavano cose semplici, ordinarie: attingere acqua, portare il lavoro ai clienti e Gesù compiva tutto con semplicità. Egli che con un solo atto di volontà aveva creato il mondo! Nell'ubbidienza non prendeva tante pose, non stava a dire: lo faccio per merito di ubbidienza. No, no! così è scritto, così è comandato: si | [115] obbedisca con semplicità. Non state a obiettare: Ma qui siamo nel meridionale, bisogna agire diversamente; qui siamo in Argentina o negli Stati Uniti, ecc. Adattatevi alla volontà di Dio, dappertutto, non adattate la volontà di Dio alla vostra. Attente a questa volontà propria!
Sì, sì i voti, ma... che non mi mandino in propaganda... che mi facciano studiare... e si mettono tante condizioni!
In una casa una superiora diceva un giorno mentre impartiva un comando: Fatelo, fatelo, io non posso farlo perché ho studiato!. Testoline! Che cosa avete studiato? Se si studia veramente, si deve diventare più obbedienti.
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Gesù, nella Comunione potrebbe venire lui direttamente sulla lingua dei fedeli, senza servirsi del sacerdote; eppure si serve del sacerdote.
Se lo studio porta a questa indipendenza, maledetto studio! Non so dove possa nascere un ragionamento simile se non dall'Inferno, creato appunto per la superbia di Lucifero, che in cielo aveva gridato: «Io innalzerò il mio trono accanto al trono di Dio»14.
Gesù continuò ad obbedire anche durante gli anni della sua vita pubblica. Si capisce che non obbediva più a Maria, (come il sacerdote, una volta tale, non deve più obbedire alla madre sua in ciò che riguarda il suo ministero) ma obbediva al Padre celeste. E poteva ripetere: «Il mio cibo è fare la volontà del Padre mio che mi ha mandato»15. L'obbedienza sia il vostro cibo. Mangiate obbedienza, nutritevi di obbedienza!
[116] Ascoltate quanto ci racconta il Vangelo: «Un giorno Gesù si trovava in una casa e vi era gran folla ad ascoltarlo. Fuori stavano aspettandolo Maria e i cugini (erano cugini di Gesù i figli della sorella di Maria; nel Vangelo sono chiamati fratelli poiché allora si usava chiamarli così). Venne qualcuno in casa ad avvertire Gesù: Maestro, ci sono fuori ad aspettarti la madre e i tuoi fratelli. E Gesù rispose: E chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli? Chi fa la volontà del Padre mio, questi è mia sorella, mio fratello e madre»16. E cioè: chi fa la volontà di Dio entra nella parentela di Gesù. È misterioso forse questo? Se lo consideriamo superficialmente sì, ma se lo consideriamo profondamente, no.
Vi è forse venuta l'invidia qualche volta, per la Madonna? Ebbene, se fate la volontà di Dio acquistate verso Gesù la stessa parentela di Maria, diventate le madri di Gesù in quanto, diffondendo il suo Vangelo, generate Gesù nelle anime.
E chi mai può calcolare il bene che potete fare con tanti foglietti e libri e coll'esempio e con la parola?
Andiamo avanti: Gesù già ha istituito l'Eucaristia, già ha detto: «È necessario ch'io me ne vada»17, e già ha dato il permesso
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a Giuda: «Quello che vuoi fare, fallo presto»18. Ora si avvia all'orto degli ulivi. Sapeva che là sarebbero venuti i nemici a catturarlo, ma per volontà del Padre vi si reca ugualmente. Molte altre volte i nemici avevano | [117] cercato di catturarlo, ma poiché non era giunta ancora la sua ora, non era cioè volontà di Dio, egli non lo aveva permesso.
Ma ormai è giunta la sua ora. Ed eccolo là il Figlio dell'obbedienza: s'inginocchia, piega la testa fino a terra, è preso da una tristezza infinita, ma pure, ascoltate quale preghiera sublime egli eleva al Padre: «Se è possibile passi da me questo calice; però non la mia volontà si faccia, ma la tua»19.
Che l'obbedienza vi costi, non fa stupire, né che in certi momenti vengano mille obiezioni e ripugnanze: è l'infermità della carne. Gesù dice: «Non la mia volontà, ma la tua, o Padre». E obbedisce fino alla morte; ma per avere questa forza egli pregò.
Quando l'obbedienza vi costa, fate tante Comunioni, ascoltate tante Messe, pregate nella Visita al SS. Sacramento per ottenere la grazia di compierla sempre e bene.
Alle volte vi cambiano ufficio e ve ne danno un altro umiliante e ve lo fanno pesare. E se foste anche umiliate fino al punto di soffrirne in salute dite ugualmente al Signore: Voglio ubbidire fino al sudore; fino alla morte.
Il Cottolengo aveva un fratello eccessivamente pauroso dei morti. Perché si vincesse il Cottolengo lo mandava quasi ogni sera a benedire i morti dell'ospedale. Va' pure in convento, ora - gli diceva - ma prima recati a dare una benedizione ai morti; fermati a dire un De profundis20.
[118] Sì, ma mi pare di sentire i morti che si alzano, che mi vengono vicino... rispondeva tremando il fratello. Ma il Cottolengo non cedeva, e con qualche frase scherzosa lo induceva ad andarvi. L'obbedienza vi farà vincere tante difficoltà, tante tendenze cattive.
Gesù fu obbediente fino a bere l'amarissimo calice. E dopo aver accettato il calice venne il conforto21. Quando voi accettate
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volentieri le obbedienze costose, il Signore non vi lascerà senza conforto e aiuto. Ma non state tanto a dire che avete fatto l'obbedienza.
Gesù si avvia incontro a Giuda e porge le mani ai suoi nemici. Pensate: non le porge ad amici e persone che lo amavano, ma ai nemici.
È simbolica a questo proposito la cerimonia che si compie nella S. Ordinazione: agli ordinandi vengono legate le mani durante la Messa, dal Sanctus alla Comunione, dopo la quale il vescovo prendendo fra le sue, le mani dell'ordinando, dice: «Prometti obbedienza e riverenza a me e ai miei successori?». E gliele slega solo dopo che questi ha risposto: «Prometto». La religiosa deve legarsi le mani, cioè sottomettere la propria volontà a quella dei superiori, come Gesù che si assoggetta ai suoi nemici: «Questa è l'ora vostra e la potestà delle tenebre»22.
Pilato vanta potere su di lui e Gesù risponde: «Non avresti alcun potere se non ti fosse stato dato dall'alto»23. E per obbedienza accetta | [119] la croce, la riceve sulle sue spalle e la porta al Calvario. Era pesante quella croce!
Quante volte è pesante, faticoso, compiere la volontà di Dio! Ma pregate Gesù: egli farà il divin Cireneo. E portatela in silenzio la croce dell'obbedienza, come Gesù che non emise un lamento. Egli si lascia spogliare e quando i carnefici gli ordinano di stendersi sulla croce, obbedisce. E non ha bisogno che lo leghino: è legato dall'amore.
Lo crocifiggono sulla croce e lo innalzano. E Gesù vi rimane per tre ore perché tale era la volontà di Dio, e fu un miracolo questa resistenza perché era ormai già sfinito, dissanguato e avrebbe dovuto essere già morto; ma volle eseguire la volontà del Padre fino all'ultimo. Per eseguire questa volontà egli perdonò ai carnefici, per questa volontà fece a S. Giovanni il dono della Madre sua, per questa volontà si adattò e accettò la desolazione suprema: l'abbandono del Padre e la derisione dei nemici, finché poté dire: «Consummatum est!»24: quello che il Padre mi aveva assegnato, ecco tutto ho compiuto.
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Infine reclina la testa e spira. Prima piega la testa: non aspetta, per piegarsi, l'immobilità cadaverica, ma prima si piega per indicare l'ultimo atto di sottomissione, e poi spira.
Ma per tale obbedienza seguì la risurrezione, l'ascensione e l'esaltazione del nome di Gesù. E per tale obbedienza noi tutti fummo santificati.
Ecco la storia di un uomo obbediente: «In | [120] capite libri scriptum est de me ut faciam voluntatem eius qui misit me»25.
Si possa dire così della vostra vita. Essa porti questo titolo bellissimo scritto dagli angeli in cielo: Storia di un 'anima obbediente. Dal giorno della professione fino alla fine, fino a quando esalerete l'ultimo respiro. E andrete in Paradiso per obbedienza. L'ultimo vostro atto sia un atto di obbedienza: morirete in perfetto amor di Dio, poiché non v'è nulla che ci faccia amare tanto il Signore, quanto l'obbedienza.
Quando avete difficoltà e la testa è dura, andate in chiesa e pregate il Signore che prenda tutta la vostra libertà: «Accipe, Domine, totam meam libertatem»26. Spoglie della vostra libertà, farete con gioia il vostro ingresso nel cielo dove si fa sempre la volontà di Dio.
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1 Lc 1,52: «E ha innalzato gli umili».

2 Fil 2,8: «(Cristo) facendosi obbediente fino alla morte».

3 Fil 2,8-9: «... e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato... ».

4 Fil 2,9: «... e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome».

5 Cf Is 6,8.

6 Cf Eb 10,5: «Un corpo invece mi hai preparato».

7 Cf Gal 4,4.

8 Cf Rm 5,18.

9 Gv 1,14: «E il Verbo si fece carne».

10 Bar 3,38: «Per questo (la sapienza) è apparsa sulla terra e ha vissuto fra gli uomini».

11 Mt 2,6.

12 Mt 2,23: «Sarà chiamato Nazareno».

13 Lc 2,51: «... e stava loro sottomesso».

14 Cf Is 14,13.

15 Gv 4,34.

16 Cf Mt 12,46-50.

17 Cf Gv 16,7.

18 Cf Gv 13,27.

19 Cf Mt 26,39.

20 Cf Sal 130. Salmo penitenziale che la liturgia cristiana usa anche come preghiera per i defunti.

21 Cf Lc 22,43.

22 Cf Lc 22,53.

23 Cf Gv 19,11.

24 Cf Gv 19,30.

25 Cf Eb 10,7: «Sul rotolo del libro di me è scritto, che io faccia il tuo volere».

26 S. Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, n. 234c.