Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE IX
IL LAVORO DEI PROFICIENTI1

[53] Le anime che progrediscono si dicono proficienti. Quando si è al passaggio dal primo stato al secondo, si sente una certa attrattiva di amore che non è l'amore perfetto, ma un amore che lo prepara. Poi si sente una grande fiducia in Dio e diffidenza di sé.
Un'anima passa dallo stato di incipiente a quello di proficiente:
1) quando si è purificata e non commette più peccati deliberati. Quando si commettono peccati veniali frequenti, l'anima rimane impigliata come in una rete e non può volare. Invece a questo punto, l'anima si è staccata dal peccato e dalle occasioni del peccato; conosce gli inganni del nemico, è abituata alla lotta e si diporta regolarmente tanto quando è nella consolazione come quando è nell'aridità.
[54] 2) Quando è fervorosa, cioè decisa di lavorare seriamente per raggiungere la perfezione.
3) Quando sente un vivo desiderio di stabilirsi in Gesù Cristo e di ornarsi di virtù.
Notiamo: lo scopo degli incipienti e dei proficienti è sempre lo stesso, ma gli incipienti lavorano specialmente per liberarsi dai difetti, e i proficienti lavorano specialmente per adornarsi di virtù e di meriti.
Il vero ornamento sono le virtù teologali, le virtù cardinali e le virtù religiose: acquistarle, possederle, perfezionarle.
Le virtù teologali vengono anzitutto infuse nel Battesimo; nella Cresima ne riceviamo una nuova infusione. Si chiamano teologali per tre motivi: a) perché si riferiscono a Dio; b) perché sono infuse nell'anima nostra da Dio; c) perché ci conducono a Dio: la fede ci conduce alla visione di Dio, la speranza al suo possesso e la carità all'unione con lui.
Le virtù teologali sono del tutto soprannaturali e rivestono le nostre facoltà spirituali: la fede penetra specialmente l'intelligenza; la speranza si riferisce alla volontà e la carità investe specialmente il sentimento. Sono la base di tutte le altre virtù morali
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e religiose. Signore, accrescete in me la fede, la speranza, la carità.
Queste virtù si devono esercitare spesso in vita, specialmente nei pericoli dell'anima, nelle tentazioni e in punto di morte.
Queste virtù divine ci acquistano molto merito perché ci uniscono a Dio e ci fanno vivere | [55] di Gesù Cristo e vivere di Cristo è santità. Esercitare la virtù della fede, credere fermamente, credere generosamente, allontanare tutto quello che è contrario alla fede: pensieri, sentimenti, ragionamenti.
Ora v'è la mania di pensare all'occultismo, alla radiestesia: credete al Signore, a quello che insegna la Chiesa. Credere giustamente, istruirsi nella fede, studiare il catechismo con amore.
Esercitare la speranza. Ci esercitiamo nella speranza ogni volta che preghiamo. Perché la speranza ha un doppio oggetto: il Paradiso e le grazie per arrivarvi. La preghiera ci porta a chiedere le grazie per meritarci il cielo. Non sia però una speranza vana e vuota la nostra! Alcune non credono mai di essere perdonate! Ma bisogna sperare nella misericordia di Dio: è disperazione non credervi! Ma io, se sapeste come mi trovo!. Sentite: C'era un ladrone che ne aveva fatte tante e per punire i suoi delitti fu crocifisso. Mentre gemeva sulla croce accanto a Gesù, fu ad un tratto illuminato da Dio, si pentì dei suoi misfatti e fu il primo, sul Calvario, a professare l'innocenza di Cristo in pubblico e quando tutti accusavano Gesù, egli lo difese e fu il primo a proclamarne la regalità. Meritò, per questo, non solo di esser perdonato, ma anche di essere canonizzato da Gesù stesso: unico esempio di canonizzazione fatta direttamente da Cristo2. Ecco la speranza. E se ne avessimo anche fatte tante come il buon ladrone, c'è ancora posto a rubare il Paradiso.
[56] Esercitare la carità. Una carità fatta non di sole parole, ma operosa, una carità che ci porti a compiere sempre con diligenza i nostri doveri.
Esercitare le virtù cardinali. La giustizia. Essere giusti specialmente parlando del prossimo. Guai ai calunniatori che tolgono la stima! Guai ai mormoratori! Scusare, difendere! E nell'interno andare adagio a pensar male, a sospettare. Giustizia nei beni di fortuna: se si è ricevuta l'offerta per un determinato bisogno
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usarla per quello, non per altro. Così, non dovete mai distogliere una persona dal fare un'offerta ad un altro istituto o ad un'altra persona, per convincerla ad offrire a voi, anzi dovete esser contente, incoraggiare. Se per es. uno aveva destinato un'offerta per il Cottolengo3, non dovete distoglierlo per averla voi.
Inoltre, attente a riferire alle Maestre cose che riguardano le altre; parlare dei loro difetti esagerandoli, attente! Giustizia poi anche nel non toccarvi colle mani perché questo eccita la sensualità e facilmente può indurre al peccato: evitarlo specialmente dopo i pasti.
Esercitare la fortezza. Forti ad accettare i mali della vita e anche la morte. Ma io ho tanta paura di quegli aeroplani e di quelle bombe!. È segno che non devi ancora morire, perché i moribondi hanno le grazie opportune!
Esercitare la prudenza. Prudenza, prudenza, prudenza. Prudenza a non svelare troppo il cuore a tutti. Prudenza nel riflettere a ciò che si dice e al modo con cui si parla. Quello che si dice ad | [57] una Maestra non sempre si può dire ad un'aspirante! Attente a non manifestare a tutti le vostre miserie, i vostri scoraggiamenti. Se quella è scoraggiata e tu aggiungi ancora il tuo malumore!... Invece di sollevarvi a vicenda, vi buttate giù! Se una è troppo libera e non ha molta attenzione nelle cose che riguardano la purità, non andarle assieme, ché se sono in due è peggio! Se poi in una casa v'è una che non osserva la povertà, non imitarla, ma fare attenzione e correggere benevolmente. Chiedete alla Vergine prudentissima questa virtù così necessaria alla vita pratica.
Esercitare la temperanza. Moderare i moti, le passioni. Raffrenare il cuore, non prendere decisioni sotto l'impulso di impressioni. Moderare i desideri buoni.
Esercitare le virtù religiose: la povertà, l'ubbidienza, la castità, l'umiltà.
Ornate il vostro cuore della virtù della povertà sia negativa facendo attenzione a non prestare o prendere cose senza permesso, a non sprecare le cose che si usano, a non tenere nulla di superfluo. E sia positiva: lavorare energicamente, cercare beneficenza, far iscrivere molte persone all' «Unione
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Cooperatori»4, specialmente i soldati morti in guerra, onde abbiano suffragi di S. Messe (so che a questo riguardo fate già molto, specie in alcune case).
Entra nella virtù della povertà anche il dovere di diffondere libri nostri: quelli degli altri si devono diffondere solo dietro richiesta, per rendere un servizio alle anime.
[58] Esercitare l'obbedienza. Obbedienza sia ai superiori vivi come ai superiori morti e cioè sia quando vi manifestano la volontà di Dio a viva voce e sia quando ve la manifestano a mezzo delle Costituzioni, circolari, lettere, segnali di orario, ecc.
Esercitare la virtù della castità. La purezza che da una parte è virtù negativa: non commettere peccati né di pensieri, né di opere, e dall'altra parte è positiva: consumare tutte le energie a servizio del Signore e delle anime. La vergine si conserva tale non per vivere nell'ozio e senza fastidi, ma per attendere con più energia alle cose di Dio e alle anime, senza trascurare l'anima propria.
Lo stato dei proficienti è dunque quello stato in cui le anime, oltre al lavoro di allontanare da sé il male, si dedicano particolarmente ad ornare l'anima di virtù.
Ma non illudetevi, ché anche in questo stato le tentazioni non mancano. I sette vizi capitali hanno un risveglio. Mortificati, essi tendono a rialzare la testa. È come togliere l'erbaccia in un giardino: dopo un mese ne rinasce più di prima. Il diavolo si risveglia e vi prepara dei terribili assalti; egli non viene più solo, ma porta seco altri sette diavoli peggiori di lui5. In questo periodo vi sono quasi sempre le tentazioni sulla vocazione. Vigilate, vigilate!
Come ci accorgiamo di essere verso la fine di questo stato e sulle soglie dello stato di perfetti? Quando si posseggono già le virtù | [59] teologali, cardinali e religiose; quando l'anima fa dei propositi e li mantiene; quando non solo ha dei buoni desideri, ma pratica realmente la virtù. Giunta a questo punto lo Sposo celeste attende l'anima per lavorarla direttamente con la sua grazia e arricchirla di nuovi e più preziosi ornamenti.
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ISTRUZIONE IX
IL LAVORO DEI PROFICIENTI

[78] Invochiamo gli aiuti della grazia celeste sia per meglio conoscere queste cose che meditiamo e sia per ottenere il coraggio di venire alle riforme necessarie e sia per volgere tutto il nostro cuore al Signore onde pregare digne, attente ac devote1.
Gli Esercizi devono dare molto frutto ma è necessario che presentiamo al Signore una volontà docile: Signore, che cosa volete da me? Ecco la vostra serva: fate di me quello ch'è più utile per la vostra gloria. Io mi metto nelle vostre mani come un palloncino nelle mani di un bambino: Signore, giocate con me e su me, perché voi siete Padre amoroso e non cercate che la vostra gloria e il mio bene. Io sono persuasa che qualunque sia la strada per cui volete ch'io passi, qualunque siano i sacrifizi che mi chiediate, in qualunque ufficio mi mettiate, farete tutto per il mio meglio. E di chi mi fiderò se non | [79] di voi? Oh, noi non cerchiamo veramente il nostro bene, se no, non saremmo così ostinati, così superbi, così duri nel resistere alle divine ispirazioni! Oh, quando sarà che gli potremo dire: Io sono completamente di Dio, io non gli resisto per niente: «Loquere, Domine, quia audit servus tuus!»2.
Se non date interamente la volontà a Dio, gli Esercizi avranno scarso frutto. Facciamo regnare Dio in noi, non la nostra volontà, i nostri capricci! Se saremo tutti di Dio, egli sarà tutto nostro e noi lo possederemo in eterno. Oh, sì, chiediamo spesso perdono al Signore di questa nostra ostinazione, di questa resistenza alle divine ispirazioni. È tanto tempo che Dio parla al nostro cuore e noi non lo ascoltiamo: siamo sordi e sordi da tanto tempo. Non abbiamo da confonderci, da umiliarci?
Quali sono le persone che si trovano nello stato di proficienti? Sono quelle che hanno già una sovrabbondanza d'amore.
Nello stato di incipienti predomina il timore del castigo e la speranza del premio: l'anima trasforma l'amor proprio, trasportandolo dalle cose naturali alle cose soprannaturali. Virtù proprie
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degli incipienti sono il timore e la speranza. Lavorano per accumulare la grazia, ma specialmente «propter retributionem»: «Signore, ho piegato il mio cuore alla tua volontà, per la speranza della retribuzione»3. Generalmente il probandato e il noviziato compiono già questo lavoro.
[80] I proficienti non lavorano più tanto per timore, ma per amore: la loro divozione spiccata è Gesù Cristo. L'anima si concentra in Gesù: ha visto che Gesù è la vera Via per andare al Padre. Ha conosciuto che bisogna imitare i suoi esempi e si dà davvero allo «studium Christi». Predomina l'amore e l'orazione non è più tanto discorsiva, ma affettiva.
Lo stato dei perfetti è di quelle anime che hanno acquistato già un certo grado di unione in modo che vedono tutto sotto un solo principio, tutto nella semplicità. Ridiventano semplici per virtù come il bambino lo è per natura. Quella semplicità per cui san Reginaldo4 poteva scrivere di S. Tommaso: «Aveva l'anima di un bambino». La via dei perfetti è la via della semplicità: amore di semplicità. La loro orazione è orazione di semplicità; la loro divozione è lo Spirito Santo.
Parliamo in particolare, ora, dei proficienti. Sono quelli che hanno già operato tre generi di purgazione: purgazione dal peccato fatta con tante penitenze, come facevano i santi, i quali, entrati in questa via si davano ad asprissime penitenze, specialmente mortificazioni di gola. Vedete per es. un S. Francesco d'Assisi che, dopo aver sentito la prima chiamata del Signore, sottopose subito il suo corpo a penitenze, umiliazioni e macerazioni d'ogni genere, per cui ebbe la fortuna di sentirsi una gran calma e pace nell'anima e la voce del Signore che lo rassicurava del suo perdono.
[81] La seconda purgazione avviene quando l'anima assoggetta le passioni: rimane padrona dei sensi, della fantasia, della lingua, della gola; padrona dei propri affetti e sentimenti; non trova difficoltà a prendere ciò che disgusta il palato; non v'è pericolo che dalla sua bocca escano parole amare (a meno che sia cosa involontaria). Non vi sono più antipatie e simpatie.
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La terza purgazione consiste nel liberarsi dalle cose esterne: non le fa più impressione ciò che si dice di lei, sia di bene e sia di male. Sta tranquilla senza lasciarsi turbare. È indifferente a tutto. Non ha più desideri: trovarsi in un ufficio o in un altro. Non preferisce la salute o la malattia. Non chiede né rifiuta. È disposta a tutto, anche a fare brutta figura in un ufficio distinto in cui non è capace. Dà i dovuti comandi anche quando sa che ciò le servirà di umiliazione. È disposta a ritrattare il male.
A questo punto le anime entrano nello stato dei proficienti. In pratica però non v'è una divisione netta fra i vari gradi perché le virtù si attirano vicendevolmente essendo tra loro connesse, onde anche nel primo grado si può già possedere un certo grado di amore di Dio. La virtù propria dell'anima proficiente è l'amore a Gesù Cristo. Questo predomina nella meditazione che è affettiva, nella Visita e nella Comunione.
Il Padre celeste, che l'anima incipiente teme e da cui spera il premio, indica all'anima chi è il vero Maestro, qual è il cuore in cui deve | [82] confidare. E l'anima si volge a Gesù Verità, Via e Vita. Ama molto la lettura del Vangelo, la vita di Gesù e desidera farlo conoscere e farlo amare.
L'anima proficiente non trova più gusto nei libri, se non vi trova il nome di Gesù. Non trova più nessuna conversazione che l'attragga se non quella in cui si parla di Gesù. E anima proficiente dev'essere ogni anima religiosa. E se non siete qui, siete andate indietro. E molte sono venute ad un chiacchierume che toglie lo spirito religioso! È quel criticare le sorelle, gli altri, specie quando la lingua si mette contro i sacerdoti! Oh, bisogna che si venga proprio all'amore di Gesù! Quanto abbassa il livello morale della Congregazione questo chiacchierare!
Avendovi dato il Vangelo, l'Eucaristia, la Messa, avreste dovuto entrare nella via illuminativa o dei proficienti, fin dai primi anni della professione. Camminare in questa via è camminare dietro Gesù e camminare dietro Gesù è camminare nella luce: «In lumine tuo videbimus lumen»5. «Unus est Magister vester»6.
Secondo lavoro delle anime proficienti è, oltre alla conoscenza del Maestro, l'imitazione delle sue virtù. Esse per es. non
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lavorano per l'acquisto dell'umiltà solo teoricamente, ma trovano che l'umiltà è Gesù e meditano questa virtù in Gesù. Così per la pratica della carità, non trovano l'esempio tanto in altri santi, ma amano andare alla fonte: Gesù. Così della castità. E sanno che Gesù non solo le rende caste, ma ruba il loro cuore e a poco a poco si sentono | [83] trasformare in lui. Così della virtù della pazienza. Ma esse non trovano più altro esemplare e ragionamento se non l'esempio di Gesù. E l'anima è soddisfatta in Gesù: capisce tutto in Gesù. Quando si ama Gesù, tutti i ragionamenti che sembra abbiano un'ombra di verità, scompaiono come una goccia in un grande oceano.
Ma perché fanno così? Che cosa ho fatto da meritare questo!.... E che cosa aveva fatto Gesù da essere così maltrattato? Finora a noi non è toccato questo! L'amore aggiusta tutto. Senza di esso la testa resta dura: non si capisce, non si crede.
Le anime proficienti si esercitano soprattutto nell'amore e la scuola del vero amore la trovano nell'Eucaristia.
Ma dov'è l'espressione più grande dell'amore se non nell'Eucaristia? Ma non è pazzo d'amore, Gesù, a voler rimanere in così grande umiliazione? Non si è abbassato, umiliato troppo il Dio del cielo nel farsi cibo per venire nel nostro cuore? Che cosa vi può essere di più atto a guadagnare il nostro amore se non la S. Messa in cui Gesù rinnova il suo supremo sacrificio? È nella Messa ove Gesù ci prova il suo infinito amore. E vuole che questo amore lo studiamo e lo comprendiamo.
Altra divozione di queste anime è la Visita: è una necessità per le anime proficienti. Andare alla Messa è dei semplici cristiani; alla Comunione è dei buoni cristiani; ma è di religiosi perfetti fare bene la Visita e con fedeltà.
[84] Quando si è giunti a fare perfettamente la Visita si sta già per passare allo stato delle anime perfette.
Nello stato di proficienti non solo si coltiva l'amore a Gesù, ma si lavora per l'acquisto delle virtù teologali e morali: così si compie il quadro.
Non affannarsi tanto a ricercare in quale stato l'anima si trova, ma soprattutto camminare, progredire.
Chiedete una grande cognizione di Gesù, un grande desiderio di imitarlo. Desiderio di amare Gesù e di condurre altre anime alla conoscenza, all'imitazione, all'amore di Gesù e soprattutto diventare e formare anime eucaristiche.
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1 A. Tanquerey, Compendio di teologia ascetica e mistica, nn. 963-971.

2 Cf Lc 23,40-43.

3 Con questo nome si designa la Piccola Casa della divina Provvidenza di Torino, fondata da S. Giuseppe Benedetto Cottolengo.

4 Cf «Unione Cooperatori Apostolato Stampa». Gli associati avevano diritto alla celebrazione di Duemila Messe.

5 Cf Mt 12,43-45.

1 «Degnamente, attentamente e devotamente».

2 1Sam 3,10: «Parla, o Signore, perché il tuo servo ti ascolta».

3 Sal 119,112.

4 Risulta si tratti di fra Reginaldo da Piperno (+ 1290), confidente, confessore e amico di S. Tommaso. L'esempio è tratto da: Diario spirituale, ed. cit., p. 68.

5 Sal 36,10: «Alla tua luce vedremo la luce».

6 Mt 23,10: «Uno solo è il vostro Maestro».