Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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LA DOLCEZZA

[63] Quando si fanno i propositi bisogna convincersi che la pratica di essi richiederà molta pazienza, molto sacrificio, ma bisogna disporvisi. Non vi è umiltà senza umiliazione cioè senza pazienza. «Afferunt fructum in patientia»1.
Figlia della pazienza è la dolcezza, la mitezza. La dolcezza è una certa soavità di pensiero, di tratto e di parole.
Bisogna distinguere la dolcezza dalla docilità e dalla sdolcinatura. La docilità è il fiore dell'ubbidienza e la sdolcinatura è il vizio opposto alla dolcezza. Come il timor di Dio non è la disperazione, così la dolcezza non è la sdolcinatura. La dolcezza è una mitezza nel pensare, nell'operare e nel parlare; è il fiore della carità, mentre la sdolcinatura è un'affettazione del tutto naturale. D'ordinario coloro che sono sdolcinate sono pure iraconde.
Dolcezza è sinonimo di mitezza. Gesù ha voluto proprio che lo imitassimo nella mitezza del cuore2. In questa virtù | [64] della mansuetudine vuole che direttamente impariamo da lui. S. Francesco di Sales dice che la mitezza è dappiù della castità3. Questa si può trovare più spesso che non quella. Ciò si spiega dal fatto che la virtù più importante è la carità, e il fiore della carità è la dolcezza.
La dolcezza non esclude l'ira. S. Alfonso4 dice che vi sono persone che mancano molto, perché non si arrabbiano mai. Se la maestra non tenesse la disciplina, mancherebbe di ira, non sarebbe dolcezza la sua, ma sdolcinatura, infingardaggine. Gesù, il re mansueto, si adirò santamente contro i venditori del tempio5. Eppure non ha ecceduto, come non ha ecceduto lanciando i suoi «guai»6 ai farisei ipocriti.
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L'ira che è vizio è quella tendenza a vendicarsi, ad opporsi irragionevolmente agli altri. La dolcezza è opposta a quest'ira. Il divin Maestro, pur non risparmiando agli Apostoli le parole forti e chiare, era sempre dolce e mansueto con loro. Molte volte ebbe da correggerli e da riprenderli, ma in che modo lo fece? Quante volte dovendo correggere a tempo opportuno si esercita la pazienza, lo zelo e la dolcezza, nell' attendere il momento buono, nel fare la giusta osservazione ed in bel modo!
La dolcezza bisogna esercitarla con Dio, con noi stessi e col prossimo. Dio è dolce e mansueto: attende il peccatore e non si stanca, chiama le anime tiepide e non desiste. Quanta pazienza ha il Signore con noi! E noi, perché diciamo una cosa e non si fa subito, dobbiamo | [65] adirarci? Dio aspetta pazientemente: anche noi dobbiamo aspettare con pazienza. Perché quella persona ci sembra che non si corregga subito dobbiamo armarci d'ira? E noi ci correggiamo subito? Perché non ci conosciamo a fondo siamo molto esigenti con gli altri. Imitiamo la pazienza di Dio e anche quella dell'angelo custode. Egli ci accompagna continuamente e noi non lo degniamo neppure di una risposta e facciamo i nostri capricci.
Alle volte si cura una persona e non si emenda, allora bisogna anche prendere i provvedimenti, ma prima curarla. «Curavimus Babylonem et non est sanata: derelinquamus eam»7. Quante volte noi facciamo a Dio delle promesse e non le manteniamo! Non dobbiamo d'altra parte aver molta fretta di raccogliere i frutti: occorre dar tempo alla grazia di Dio.
Pazienza con Dio, cioè in tutte quelle cose che dispone a nostro riguardo. Se il Signore tarda ad esaudirci, la dolcezza c'insegna a continuare a pregare. Se il Signore disponesse che, per una malattia noi fossimo solo più di peso alla comunità, anche allora ci vorrebbe pazienza.
Pazienza e dolcezza anche con noi stessi. Vi sono persone che si arrabbiano perché sono sempre le stesse e non pensano che quella dolcezza che debbono esercitare è già il fiore della carità. Non sono mica tanto gli altri che ci fanno esercitare la pazienza, siamo noi stessi che ci portiamo sempre dietro. Si studia e si dimentica, si fa un proposito e non si mantiene. Quante | [66]
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volte si sarebbe portati allo scoraggiamento, ma questo è superbia. È necessario saper sopportare noi stessi, i nostri mali fisici e morali, le incostanze del cuore e del carattere. Ricominciare sempre da capo. La Visita fatta in una lotta continua contro le distrazioni nella pazienza e nell'umiltà, è ottima. Se una persona volendo acquistare lo spirito di preghiera o una preghiera più elevata, lavora continuamente su questo punto, ricominciando da capo, piangendo le mancanze ad ogni settimana e ad ogni mese senza mai stancarsi, nell'altra vita si fisserà in Dio senza alcuna distrazione.
Dolcezza con gli altri, specialmente con i caratteri più difficili e con chi non capisce mai. Dolcezza con chi vuol male, dolcezza soprattutto con chi soffre. Nel correggere ci vuol tanta dolcezza altrimenti si va a rischio di provocare l'effetto opposto.
Siate miti, siate serene; seminate pace e serenità; siate benevole con le sorelle e non rendetevi loro pesanti.
Preghiamo Gesù mansueto e umile di cuore affinché faccia il nostro cuore simile al suo.
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1 Cf Lc 8,15 : «Producono frutto con la loro perseveranza».

2 Cf Mt 11,29.

3 Tratto da: Diario spirituale, ed. cit., p. 161.

4 Alfonso Maria de' Liguori (1696-1787), grande scrittore di morale e di spiritualità, dottore della Chiesa, fondatore dei Redentoristi.

5 Cf Mt 21,12-13.

6 Cf Mt 23,13-32.

7 Ger 51,9: «Abbiamo curato Babilonia, ma non è guarita. Lasciatela e andiamo...».