Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE IX
LA SEMPLICITÀ

[55] Compie in modo perfetto la divina volontà colui il quale non ha di mira che Dio.
Il divin Maestro disse: «Siate prudenti come serpenti e semplici come colombe»1. La semplicità è la virtù che ci fa mirare sempre e unicamente a Dio, in tutti i nostri pensieri, parole e azioni. La semplicità è una virtù che ne suppone tante altre.
Esser semplici vuol dire avere un desiderio solo, una mira sola, un modo solo di giudicare le cose, un solo modo di parlare, un solo modo di operare.
Dio è la semplicità assoluta e occorre che, coloro che lo amano, acquistino questa virtù e siano semplici in tutto.
Il semplice ha solo una cosa a cui pensare: se cioè quello che sta per fare piace o non piace a Dio, mentre chi non è semplice deve pensare se quella cosa piace alla tale o tal'altra persona, se acquista stima o no, se verrà giudicata bene | [56] o male, ecc. Per chi è semplice non vi sono le preoccupazioni vane. La semplicità fa mirare solo a Dio: non intenzioni storte di piacere a questa o a quella persona: colui che è semplice non si preoccupa di ciò che possono pensare o dire le persone che lo circondano.
Chi è semplice nel parlare, dice schiettamente quello che pensa nel suo cuore. «Est, est, non, non!»2. Perché tanti raggiri? Viene tutto dal maligno. Perché chi ci circonda deve mettersi in guardia dai nostri raggiri?
Figlie di San Paolo, siate schiette. Se dite una cosa, sia veramente quella. Perché quel combinar bugie e continue restrizioni mentali? Le bugie sono peccato, lo sappiamo. Guardate che questo male va notevolmente accentuandosi. Alcune fanno proprio scuola di falsità, formano alla falsità. Figlie di San Paolo, siate schiette, lo ripeto, siate schiette!3.
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La semplicità nell' operare è quella rettitudine che esclude ogni doppiezza, ogni rispetto umano. Per questo la semplicità suppone un complesso di virtù.
La semplicità piace tanto a Dio perché ci rende simili a lui. Egli vuole solamente il bene e quindi tutto dispone al bene.
Se ad esempio nella Comunione si portano due fini, non vi è più semplicità. Chi è semplice ha un solo fine, quello di piacere a Dio.
Gesù prediligeva gli Apostoli semplici; si trovava bene con i bambini perché sono semplici. È necessario essere umili, schietti come i bambini se si vuole entrare in cielo. «Se non vi | [57] farete piccoli come uno di questi, non entrerete nel regno dei cieli»4. Il bambino è semplice: ama chi gli vuol bene, dice con semplicità ciò che pensa, non sa architettare inganni, né dire bugie.
Perché Gesù amava tanto S. Giovanni e gli permise di appoggiare la sua testa sul suo cuore? Perché era semplice e innocente.
La semplicità ci fa acquistare molti meriti. Quello che fa la religiosa è, nella sostanza, tutto buono; ma le cose buone si possono fare in modo santo e meno santo: dipende da noi, cioè dalle intenzioni. Chi ha dei fini vani, dei fini storti, perde molto del merito e, se avesse anche un solo fine cattivo, commetterebbe peccato. La rettitudine, la schiettezza, la semplicità, l'intenzione retta, aumenta straordinariamente il merito.
La semplicità ci rende cari anche agli uomini. Si dubita sempre di chi è capace di ingannare. Le parole e gli scritti si giudicano sempre dalla persona che le ha dette o scritte. Alle volte bisogna avere molte precauzioni prima di prendere un provvedimento, vedere cioè se le cose sono veramente come sono state riferite per iscritto o a voce. Invece quando si deve trattare con una persona semplice, non si hanno timori; si sa che ciò che dice è vero.
Quando una persona è semplice non ha vergogna di passare per ignorante e chiede consiglio e spiegazione a tutti, così acquista sempre nuove cognizioni.
[58] Che cos'è che si oppone alla semplicità?
1) La bugia. La bugia è asserire qualcosa contrariamente a ciò che si pensa. Vi sono bugie leggere; ma vi sono anche bugie gravi. Vi sono le bugie di parole e le bugie di opere. Sono bugie le adulazioni, ossia il lodare una persona quando vogliamo ottenere
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qualche cosa (se una persona è pericolosa, molesta, non bisogna farle i complimenti).
Alcune girano chi comanda come vogliono col brutto vizio di far complimenti. E vengono credute perché a chi loda si crede volentieri. Altre magari con più capacità e più meriti vengono messe da parte perché sono sincere.
Vi sono persone che dicono facilmente bugie anche su cose che possono avere gravi conseguenze. E ciò dispiace molto al Signore.
Vi sono poi persone che dicono le bugie con le opere, e queste sono ipocrite: coprono la pelle del lupo sotto le sembianze dell'agnello.
2) Si oppone alla semplicità il rispetto umano. Dobbiamo evitare il rispetto umano: comportarci nel modo che piace a Dio, non in quello che piace agli uomini.
Il rispetto umano s'infiltra spesso anche nelle comunità religiose. Perché per es. altri mancano al silenzio, si ha paura di osservarlo, perché si teme di essere derisi da chi ha meno buona volontà.
La semplicità è necessaria, alle volte, sotto pena di peccato grave. Ci sono dei difetti, delle | [59] malattie che è necessario rivelare. Ingannando gli altri inganniamo noi stessi.
Semplicità e schiettezza in tutte le cose, incominciando dalle più delicate. Quindi semplicità al confessionale. Tacere volontariamente un peccato grave è sacrilegio. Se il confessore interroga su certe cose, bisogna rispondere con schiettezza. Non bisogna voler apparire più buoni di quanto si è. Non parlare di cose sublimi. In confessionale bisogna andare per accusarsi dei peccati, non per scusarli o per avvolgere le cose in modo da far capire tutt'altro che la verità, non accusare i peccati degli altri, o dare agli altri la causa dei nostri difetti. Vi sono persone che attribuiscono le loro debolezze di cuore ad altri, a ciò che hanno visto o udito: questo è male.
Vi sono persone che sono veri serpi tentatori, eppure a sentirle sembrano limpide come l'acqua. Talvolta, oltre ad esservi malizia grave, vi può essere anche la calunnia.
La semplicità ci porta anche a non accusare come peccato ciò che non lo è. Se si sono commesse solo imperfezioni involontarie si accusino pure, ma si aggiunga poi qualche peccato della vita presente o della passata per avere materia di assoluzione,
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altrimenti le confessioni sono nulle. Dire le nostre cose con semplicità così come sono.
Inoltre, semplicità nelle relazioni con i superiori, nel rendere conto della nostra coscienza e del nostro lavoro; nel rendiconto dell'apostolato, nello scrivere lettere e nel | [60] manifestare i nostri bisogni. Non bisogna adulare i superiori, mai; questo è contro la semplicità e spesso si riduce a falsità. Certune hanno un talento speciale per adulare, altre l'hanno per farsi lodare e festeggiare. Che brutta cosa! Eliminate, eliminate queste cose. Quella persona lì, perché sa fare, può farne pure delle grosse ma finisce sempre per aver ragione. Cercate di averla dal Signore la ragione. Le lettere di augurio siano sobrie e senza adulazione. È bene dimostrare la riconoscenza, ma non bisogna manifestarla proprio a quella persona; prima di tutto a Dio. Gli auguri devono consistere in cose vere; augurare cioè che si abbiano tante grazie da Dio e che si pregherà per ottenere quelle grazie. Tutte le altre cose in più, sono inutili. Siano sinceri i vostri auguri. Anche qui ci vuole schiettezza e non falsità.
Il promettere di pregare e poi non mantenere la promessa, è mancanza di semplicità. Se si dice a una persona che si pregherà occorre mettere le intenzioni o aggiungere alcune orazioni per quello. Attenzione specialmente riguardo ai benefattori. Nelle lettere non fare tanti raggiri.
Voler ubbidire solo ai superiori lontani per disubbidire a quelli vicini, è male. Rispondere con semplicità alle domande dei superiori anche quando chiedono relazioni di altri. Vi sono persone che, parlando di altre non sanno dirne che male; eppure qualche cosa di buono ci dev'essere. Coloro che fanno relazioni cattive riguardo ad altri, con imprudenza, hanno | [61] una grave responsabilità, perché mettono i superiori nella necessità di prendere provvedimenti seri e quindi il loro governo viene ad essere danneggiato. È vero che essi hanno l'obbligo di assicurarsi delle cose, ma alle volte ciò non avviene, e allora?... Vi sono di quelli che hanno tante astuzie per accaparrarsi la benevolenza dei superiori che guastano l'opera di Dio, questo è male. L'ingannare con lo scritto è ancor più grave che ingannare con parole, perché lo scritto è sempre lì a testimoniare il falso.
Siate schiette con le sorelle, perché esse devono sapere e sentire di aver vicino dei cuori e delle anime che vogliono loro bene, non dei censori arroganti.
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Certe figliuole alle volte si sentono capitare addosso delle cose, dei pesi, che non sanno di dove vengano. Che c'è stato? Eh, c'è stata quella linguaccia là che ha messo ombra dove forse non v'era che luce.
Che sarebbe mai quel diffidare l'una dell'altra? Quando regna la bugia e l'inganno si amareggia la vita di coloro che ci circondano. Ma non sapete che è grave amareggiare la vita al prossimo?
Ma allora bisogna dir tutto?. No, altro è dire tutto con prudenza e altro architettare bugie. Non si è obbligate a dire tutto ma si è obbligate a non mentire mai. Se a una sorella che vi domanda una cosa voi rispondete il contrario di quello che pensate la inducete in inganno. Se non potete dire la cosa, tacete, dite piuttosto | [62] che non sapete, che non potete dirlo, ma non ingannate mai. Se una figliuola non si può fidare di chi le sta attorno e di chi sta a capo, di chi si dovrà fidare? Siate schiette, siate sincere.
Ostacolo alla semplicità è l'invidia, che è grandemente pericolosa. Altro impedimento è la superbia. Si vorrebbe distinguersi, mettere in vista il bene fatto e allora si esagera.
Il bene che si è fatto si deve dissimulare e coprire. Vi è la prudenza dello spirito e quella della carne. La prima cerca solo la gloria di Dio, la seconda, le lodi degli uomini e le soddisfazioni terrene. C'è da dubitare quando una persona è portata avanti ed è molto lodata. Altro impedimento alla semplicità sono le persone che ci circondano. Guai agli ambienti dove vi è l'abitudine di dir bugie. Il mondo è tutto inganno e tutta bugia e questo spirito d'inganno e di bugia è quello che Gesù ha condannato. Egli fu dolce con tutti eccetto che con i farisei ipocriti contro i quali lanciò otto terribili «guai a voi»5.
Le persone semplici con una parola dicono tutto, quelle false ti fanno delle filastrocche che non finiscono più. Certe persone sono tenute in poco conto, ma sono molto care a Dio perché non sanno che cosa voglia dire falsità. La semplicità è un gran segreto di pace e di meriti, è la presenza di Dio in noi.
Chiediamo questa virtù a Dio che è semplicissimo.
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1 Mt 10,16.

2 Mt 5,37: «[Sia il vostro parlare] sì, sì; no, no».

3 Maestra Tecla farà di questi orientamenti una caratteristica fisionomica delle FSP (VPC 132).

4 Cf Mt 18,3.

5 Cf Mt 23,13-32.