Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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7.
L'ISTITUTO MARIA SS. ANNUNZIATA

E adesso veniamo a considerare un po' più da vicino l'Istituto delle Annunziatine, cominciando dall'entrata.
Questi Istituti richiedono anime che brucino di amore di Dio e che si vogliano dedicare all'apostolato. Mi direte che ci vuole più virtù allora. Vivere sempre in mezzo al mondo, passare nel fango del mondo senza lordarsi; fare un'obbedienza che lascia molta libertà perché ognuno deve disporre di sé; vivere una povertà la quale è diversa da quella della vita religiosa, perché quest'ultima richiede solo di non amministrare, invece la povertà dei membri degli Istituti Secolari richiede che uno tenga la sua proprietà, che l'amministri saggiamente sotto la direzione dell'Istituto e che provveda a sé e, se può, che faccia anche la beneficenza. In primo luogo la beneficenza deve essere verso la famiglia, in secondo luogo per l'Istituto, in terzo luogo per le opere varie, per l'apostolato che ha sempre molte esigenze.
Di conseguenza si richiede più virtù. Notate bene che per questo genere di vita si richiede più virtù.
In secondo luogo si deve compiere un apostolato in cui c'è tanta parte lasciata all'iniziativa personale. Non è come per le Salesiane che guardano le giovani, le fanciulle. Il vostro apostolato è tanto vario. Non c'è, giorno per giorno, una superiora che vi dica di far questo, di uscire o di stare a casa, di appoggiare la proposta di certe opere, di certe iniziative. È più difficile! Perciò avete bisogno di grande fede, di grande amor di Dio, di una volontà ferma e di una iniziativa di cui non ha bisogno la suora.
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Infatti se la suora si fa suora per gli ammalati, ha già tutta la sua strada tracciata e giorno per giorno le vien detto quello che deve fare; ma voi avete da spendervi con fatica e nello stesso tempo scegliere, decidere quello che è conveniente o meno.
Il Signore vi ha dato una grande grazia a condurvi qui perché vi propone l'acquisto di un ordine di meriti superiore, di un grado di gloria superiore, ma vuole che siate interamente sue, se vi fate membri di questo Istituto.
Non c'è da pensare di fare i voti più o meno per l'orgoglio o la vanità di essersi consacrati a Dio e, nello stesso tempo, di camminare come camminano certe persone del mondo. Coloro che vogliono consacrarsi devono bruciare di amor di Dio; diversamente non si può resistere. E bisogna scegliere tra una vita di famiglia e una vita di santificazione decisa.
Io credo che negli Istituti Secolari saliranno sugli altari tante anime. Anime umili, anime che non sono neppure riconosciute esternamente come persone consacrate a Dio perché non hanno abito particolare, perché vivono una vita simile ai civili. Ma, sotto sotto, quel cuore piace a Dio, e Dio abita in quel cuore. Quindi per l'entrata le condizioni sono queste: avere questo amor di Dio intenso e questo amore alle anime. Poi una farà l'apostolato in un modo e una in un altro modo; tuttavia la vita consacrata è tutta per il Signore, per le anime, si lavorerà e si metterà l'intenzione per le anime; si offrirà tutto con Gesù crocifisso, si darà buon esempio e questo farà spandere il profumo di Cristo attorno. Che vi sia questa intenzione
Consideriamo adesso l'organizzazione dell'Istituto. In principio si dovrebbe fare l'aspirantato che consiste nel dare prova di amor di Dio e di amore all'apostolato Per chi ha già dato prova di amor di Dio e di amore all' apostolato, l'aspirantato è già fatto. Segue allora il noviziato, il quale dura due anni. Vi sono istruzioni che si mandano mensilmente a casa e vi sarà un libro per la meditazione, poi l'istruzione religiosa e le altre pratiche. Certo per quanto è possibile è bene la Messa la mattina e la meditazione.
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Poi vi sarà il Rosario che si potrà dire in qualunque luogo, una visitina o una visita più prolungata in chiesa, nella giornata.
Intanto mediante quelle circolari mensili si prende cognizione dell'Istituto, dei suoi vantaggi, delle opere che si possono compiere, della consacrazione a Dio, del modo con cui si praticano i voti. Tutto viene facilitato; non c'è da spaventarsi, giorno per giorno si fanno piccoli passi.
Il noviziato dura due anni, perché è più difficile la vostra vita della vita della Suora che vive in convento. Richiede quindi una prova di virtù. Poi vi sono i voti temporanei e dopo otto anni, se si è decisi di continuare, ci sono i voti perpetui. L'organizzazione è questa.
Adesso bisogna dire che il nome particolare che si usa per la professione è «consacrazione a Dio». Nei primi tempi della Chiesa tutti quelli che si radunavano per seguire la vita religiosa si diceva che si consacravano a Dio. La consacrazione a Dio comprende appunto l'osservanza dei consigli evangelici, i voti santi. L'Istituto si abbraccia se vi è un grande desiderio di santità e grande amore alle anime, alla Chiesa. Esso è chiamato, secondo il primo mistero della redenzione: Maria SS. Annunziata.
I fini generali sono due: la gloria di Dio e la santificazione propria, e poi l'apostolato. La gloria di Dio e la santificazione si raggiungono mediante l'osservanza dei voti di povertà, castità, obbedienza e l'osservanza delle regole. In principio non si daranno subito tutte le regole, si daranno poco per volta mediante le circolari, perché si leggano e si meditino. Il fine speciale è servire e cooperare con la Chiesa nel dare all'umanità Gesù Maestro Via, Verità e Vita con la diffusione del pensiero cristiano, della morale cristiana e dei mezzi di elevazione della vita individuale e sociale, particolarmente in forme moderne. Ciò che è moderno oggi serve. Non ci sono apostolati antichi e non ci sono forme di vita antica. La sostanza è sempre la consacrazione a Dio e il lavoro per le anime; ma le forme sono diverse.
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Se san Francesco dava ai suoi tempi la disposizione che i frati camminassero a piedi, adesso vanno in bicicletta, in automobile perché, vivono oggi, non vivono due o tre secoli fa. Le forme moderne sono tutte quelle che voi vedete necessarie attorno a voi. Prima non si concepiva che una persona consacrata a Dio andasse al Ministero e lì trattasse con le autorità; oppure non si concepiva che una consacrata fosse deputato al parlamento; oggi sì, perché i governi sono cambiati. Prima c'erano governi assoluti, oggi sono governi democratici e ciò che vale è il numero e la coscienza di quelli che sono destinati al governo. Quale grande bene se fossero tutti consacrati a Dio e consacrati al bene del prossimo, e dediti alla elevazione del popolo sia materiale, che spirituale e morale!
L'Istituto è collegato spiritualmente con la Famiglia Paolina, ma non è la medesima cosa, perché ha governo proprio. Adesso dirigo io a causa delle circostanze attuali perché si tratta di iniziare l'opera. Poi ci sarà la casa dove si stabilirà il governo che viene determinato, in primo luogo, da chi inizia l'Istituto e in secondo luogo dalle elezioni.
Alcuni membri vivono in comune. Sono le persone che non possono più stare in famiglia, o le persone che appartengono al governo dell'Istituto, o le persone che hanno un apostolato che richiede che stiano in comune. Queste persone in generale non saranno molte.
Questo come si decide? Si vedrà cos'è il meglio per ognuna. Considerata ogni persona, si potrà dire per una che va meglio la vita comune, per un'altra la vita in famiglia, per un'altra ancora la vita di famiglia fino, ad esempio, a 50 anni, perché poi può essere che si ritiri in vita comune in quanto è sola o inferma. Bisognerà che ci siano case per la sistemazione, così da poter avere una vecchiaia serena, assistita e una morte tra persone care, tra sorelle e quindi suffragi abbondanti. E tra questi suffragi le 30 Messe gregoriane che hanno un valore speciale per i defunti, per cui si crede che dopo il trentesimo giorno in cui si sono dette queste Messe, sempre per la medesima persona defunta, per essa venga la liberazione.
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Vi sono altre promesse. La Messa però è il fondamento della nostra fiducia, è quello che maggiormente assicura il sollievo, la liberazione delle anime purganti. Il Concilio di Trento dice che sappiamo che esiste il Purgatorio e che le anime purganti possono essere aiutate in tante maniere, ma soprattutto col sacrificio della Messa. Ora invece di una Messa ce ne sono trenta, come si celebrano sempre per i membri della Famiglia Paolina, così per i membri degli Istituti Secolari.
La vita in comune per gli altri membri è tenuta viva con alcuni mezzi. C'è anche un po' di convivenza, intesa così: ogni anno tutte devono passare un mese nelle case dell'Istituto per gli esercizi, gli aggiornamenti, il rinvigorimento dello spirito. Questo mese si può ridurre a otto giorni. Si è messo un mese come massimo, perché vi sono persone che ogni anno vogliono ritirarsi, dedicandosi un po' allo studio, un po' a riposarsi. Poi è formazione comune in quanto si dà un libro di pietà uguale per tutte, sia che siano sparse in Portogallo, o in Francia o altrove.
Le pratiche di pietà sono specialmente segnate dall'ora di adorazione quotidiana, o in chiesa, o in casa davanti al Crocifisso. Amare questo Gesù, conversare con questo Gesù, trattenersi con questo Gesù Maestro, parlargli, sentirlo, chiedergli, ricevere.
I membri dell'Istituto accettano in obbedienza l'ufficio loro assegnato e lo compiono secondo lo spirito dell'Istituto e le norme particolari delle. Superiore. Possono essere uffici che vengono assegnati come il lavoro in parrocchia dove si è già avanti, oppure il lavoro di formazione delle catechiste per quelle parrocchie che ne sono sprovviste e dove i fanciulli crescono nell'ignoranza. Molti errori dipendono dalla mancanza d'istruzione religiosa.
Inoltre i membri, e questa è la cosa più utile, fanno alla superiora o al superiore un resoconto della loro vita spirituale religiosa, dell'apostolato, dell'amministrazione, dell'orario seguito.
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Cioè si tengono in relazione e ogni mese possono ricevere risposta, scrivere liberamente. Quando io ero sacerdote giovane, eravamo in 32 iscritti all'Unione Apostolica e mandavamo l'esame di coscienza al Superiore; ma non l'esame che riguarda l'interno bensì quello riguardante l'osservanza delle pratiche religiose l'amministrazione, i rapporti nella società, se si era contenti dell'ufficio che si aveva, eccetera. Era un esame particolarmente esterno, specialmente sulla pietà, ma era di tanta consolazione e incoraggiamento.
Quando io avevo questo incarico, vedevo che quei sacerdoti scrivevano, facevano il resoconto, domandavano consiglio ed era una consolazione sentirsi tutti uniti nella via della santificazione e nel compiere i nostri doveri sempre più fervorosamente.
Le superiore faranno frequenti visite ai membri, specialmente a quelli che vivono fuori dell'Istituto. Notiamo però, che alle volte è possibile visitare i membri che sono a casa; altre volte in famiglia è difficile visitarli. Si possono incontrare in altri luoghi e qualche volta non si potranno incontrare perché si romperebbe il segreto e si manifesterebbe quello che è meglio rimanga nel silenzio. Naturalmente se si vive in comunità bisogna adattarsi a tre cose: alla casa, al vitto, all'orario, pur potendo ognuna fare un apostolato proprio.
Invece nel vitto, nel vestito, nell'abitazione, quelle che sono fuori si conformino a modestia. Com'è la regola? Comportarsi come le persone di uguale condizione circa il vitto, il vestito, l'abitazione. Se una è maestra si vestirà come le altre maestre e se una è operaia come le operaie. Sempre però con modestia, come gli altri, ma non con vanità, in maniera che non si distinguano. La santità sta nel cuore! L'abito esteriore deve essere sempre modesto si comprende, e questo serve sia alla nostra umiltà, sia a edificare il prossimo, a non prestarsi come pericolo. Così anche nelle relazioni, tenere le relazioni comuni, però evitare ciò che non va.
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Frequentare di preferenza quelle persone che hanno i nostri pensieri, le nostre idee, o quelle persone con cui si deve trattare per ragioni di apostolato o di ufficio. Se c'è l'occasione di dare un consiglio, di esprimere un pensiero buono, lo si farà perché è conveniente. Sempre però si sia decenti e decorosi nel tratto, nel vestire, nell'abitazione. Conosco un Istituto Secolare con cui sono più in familiarità. Nell'entrata e nelle sale di ricevimento c'è una certa abbondanza, un po' di ricercatezza quasi; ma nell'interno della casa c'è una povertà molto più applicata.
Non vi impegno a nessun sacrificio particolare, perché le nostre penitenze sono tre: carità, cioè volersi molto bene; obbedienza alle persone che sono in autorità; lavoro di apostolato. Non vi sono penitenze né di cilici, né di asprezze particolari. C'è l'apostolato, e la penitenza che ha dato nostro Signore: mangerai il pane col sudore della fronte.
Quanto all'accettazione, l'età sarebbe fino a 35 anni, però si può andare anche più avanti, o si può anche ridurre secondo i casi, perché dipende molto dalla qualità e dalle circostanze delle persone. Nella casa centrale risiede la superiora col consiglio. Quanto poi alla posizione sociale, si esortano i membri ad occupare posti ed uffici di maggiore autorità e di influenza cristiano-sociale. Tendere ad elevarsi, non a vanità. Se una da maestra elementare diviene direttrice didattica, ha una maggiore influenza nella scuola. Se una invece di essere semplice operaia, appartiene alle commissioni interne della fabbrica, oppure diviene capo reparto o direttrice, più è in alto e più farà del bene, perché acquista una certa autorità; se dice una parola buona può essere più ascoltata, eccetera. E se una può salire a studi maggiori e raggiungere posizioni maggiori è sempre utile ed è sempre conforme allo spirito dell'Annunziatina.
Tutte professano la medesima vita di perfezione, vivono secondo la regola, partecipano ai privilegi e favori spirituali dell'Istituto. Sì, vi sono molti privilegi e favori spirituali.
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Abbiamo già una ricchezza molto abbondante di indulgenze che si possono acquistare.
Inoltre, e questa è una cosa molto importante, ognuna si metta in condizioni di vita serena in caso di malattia o di vecchiaia, quando non si potrà più attendere a lavori produttivi. Ci sono tanti modi: ci sono le pensioni, le assicurazioni, vari contributi, le varie previdenze sociali, eccetera. Ma una può avere beni propri o accumulare qualche cosa per il caso di malattia o di vecchiaia. In ogni modo, per questo ogni membro deve considerarsi come un caso a sé, ognuna è in condizioni particolari. La regola è di non trovarsi nella miseria. L'Istituto non dimenticherà nessuno certamente, ma ognuna deve provvedere. Vedete come è la povertà qui: bisogna osservare la povertà con la modestia nel vestire, con una mensa frugale e con un vestito che sia conforme all'ambiente sociale che si pratica; ma nello stesso tempo ognuna deve provvedere al necessario. Vedete come è più difficile? La vita della suora in generale non richiede certe cose che si richiedono qui. Quindi povertà e nello stesso tempo previdenza.
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