Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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43.
I VOTI

Il postulato è la domanda di entrare nell'Istituto. Lo sviluppo e la stabilità dell'Istituto dipendono molto dall'accurata scelta e dall'ammissione dei candidati, fatta con ponderatezza e con prudenza. I1 postulato dura almeno sei mesi, ma può essere abbreviato o prolungato dal superiore generale della Pia Società San Paolo.
Dopo il postulato vi è il noviziato, che dura due anni e può essere prolungato dal superiore generale. Durante il noviziato si seguono le norme che ci sono e si fanno le pratiche di pietà. Per ogni giorno: la santa Messa e la Comunione, possibilmente. Non potendo, si supplisce con la comunione spirituale. La meditazione sia possibilmente di mezz'ora; le preghiere del mattino e della sera; la visita eucaristica e lo studio della religione. Per ogni settimana la confessione sacramentale, lo studio del presente Statuto, poi ogni mese il ritiro spirituale, che si può fare in casa propria, o si può fare nelle case dove è possibile raccogliersi.
Le novizie ritenute idonee alla fine del noviziato saranno ammesse alla Professione temporanea dei voti. Prima però di emettere i voti, le novizie che avessero un patrimonio proprio, distinto, dovranno intendersi per queste cose con chi guida il corso di esercizi.
I voti dei membri dell'Istituto sono voti riconosciuti dalla Chiesa con gli effetti giuridici contenuti nello Statuto. Obbligano in coscienza sotto pena di peccato, secondo la gravità o meno della materia. La dispensa dai voti, sia temporanei che perpetui, è riservata al superiore generale della Pia Società San Paolo. Per i voti temporanei si è liberi di rinnovarli, oppure di non rinnovarli dopo che saranno scaduti.
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Il voto di povertà. Col voto di povertà ogni membro rinuncia alla facoltà di usare e disporre liberamente di qualunque cosa temporale stimata in denaro. Non potrà quindi legittimamente, senza il permesso del legittimo superiore, disporre, vendere, cambiare, comprare, imprestare, accettare qualunque cosa di valore economico. Ma è facile. In vista delle molteplici spese comuni e delle opere di apostolato dell'Istituto ogni membro concorrerà con libere offerte.
Come regolarci per la povertà? All'inizio di ogni anno si fa approvare il conto preventivo delle spese da fare, poi si presenterà il conto consuntivo alla fine dell'anno. Chiedere infine il permesso ai superiori quando ci fossero delle cose veramente straordinarie da stabilire. Riferire poi sullo stato economico personale.
Però lo spirito di povertà si vive quando ognuno di noi imita la povertà della casa di Nazaret, come vivevano Gesù, Maria e Giuseppe. Cercare d'imitare la loro vita. Del resto le Annunziatine, come i Gabrielini, devono vestire decorosamente, e anche decoroso deve essere il loro alloggio, la loro casa, in maniera da non apparire gente infelice, oppure strana. Seguire l'andamento e il modo di vivere attuale della donna comune. Regolarsi in modo che non ci sia una moda non buona, oppure che si appaia come persone strane che non sappiano vivere in società. Non devono comportarsi in maniera da essere indicate a dito: quella è una persona che ha i voti. No; gli altri non devono accorgersi, in un certo senso, che la persona è una consacrata e che ha fatto dei voti particolari. Comportarsi come le persone comuni, secondo il proprio stato. Perché altro è lo stato di una operaia che vestirà come una operaia ordinaria; e altro sarà invece lo stato di una che occupa un impiego, eccetera, e che dovrà essere come le persone di quel grado.
Il voto di obbedienza. Ogni membro ha il merito del voto ogni volta che obbedisce.
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Manca al voto quando disobbedisce al suo legittimo superiore in quelle cose che gli vengono comandate esplicitamente in forza del voto. Questo comando però è difficile che venga dato.
Tuttavia c'è la virtù dell'obbedienza. E tra le cose che ora sono più necessarie c'è appunto la virtù dell'obbedienza, la virtù della docilità.
Il voto di obbedienza comprende anche la povertà e la castità. Quindi all'obbedienza dare la maggior importanza. Sappiamo che ogni peccato è una disobbedienza a Dio e ogni atto buono è una obbedienza a Dio. Dare a Dio la libertà nostra con il voto di obbedienza è fare il massimo ossequio al Signore. E il «subditus illis»: Gesù soggetto a Maria e a Giuseppe. Non le cose straordinarie, ma le cose ordinarie.
A chi obbedire? Al confessore per lo spirito; al capo fabbrica se una lavora in fabbrica; oppure, se è in ufficio, al capo ufficio; se è in famiglia, obbedire in quello che la famiglia ha ragione di comandare, perché la mamma, per esempio, avrà bisogno di comandare. Obbedire al confessore in quello che dirà riguardo alle cose spirituali. E poi ricevere le disposizioni che vengono dal centro dell' Istituto.
Per tutte le spiegazioni di cui avete bisogno, che desiderate, notatevi l'indirizzo, scrivete sempre a don Gabriele Amorth. Gabriele è il suo nome, Amorth è il suo cognome, il quale abita nella Pia Società San Paolo a Roma, in via Alessandro Severo, 58.
Adesso invochiamo la benedizione di Dio sopra i propositi fatti in questo giorno. Ringraziare il Signore perché in questa giornata egli vi ha parlato al cuore. Seguire i suoi insegnamenti e amarlo tanto tanto.
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