Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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61.
COMMENTO A UN DISCORSO DEL PAPA

La vita religiosa ha varie forme. Sarebbe molto utile che ciascheduna leggesse quello che il Papa ha detto ai Superiori religiosi in un'allocuzione del mese di maggio quando ha dato udienza a loro. Fra le cose principali, egli ha detto: Date somma importanza alla vita di consacrazione a Dio; e, secondo: la vita di consacrazione a Dio indica il senso della consacrazione e della vita di un'anima dedita a Dio.
Le persone religiose, le persone consacrate a Dio, rappresentano nella Chiesa quello che la Chiesa è nel suo modo di essere più alto, e cioè: «Se vuoi essere perfetto...». La Chiesa è una, santa, cattolica, apostolica e deve mostrare la santità, non solo la santità quando la vita cristiana è ben vissuta, ma nel grado più perfetto, cioè quando è vissuta la vita religiosa: «Se vuoi essere perfetto...».
Dice il Papa: voi religiosi siete di grande utilità alla Chiesa e dovete moltiplicarvi, e nello stesso tempo vivere più santamente la vita consacrata a Dio. Sono parole molto forti. Perché noi dobbiamo dire anche questo, in due espressioni: Ricordatevi che il vostro superiore principale è il Sommo Pontefice, e che dovete in primo luogo dipendere da Lui e seguire i suoi insegnamenti. Quindi in modo particolare meditare le parole, le esortazioni e i suoi discorsi. Dobbiamo sentire che il nostro superiore è il Vicario di Gesù Cristo che ci viene a parlare. Il Vicario, colui che riflette la voce stessa, i pensieri stessi di Gesù Cristo, colui che ci deve guidare nella santità.
Particolarmente insiste oggi nel dire che la vita religiosa è importante. Vogliamo invitare alla santità i laici, ma li devono guidare le persone consacrate.
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E se voi vivete da persone consacrate, siete di buon esempio, edificate, mostrate come bisogna vivere il cristianesimo, con il buon esempio, con la vostra vita ordinaria e con lo spirito di preghiera. Mostrate la vita che tende sempre più a perfezionarsi, a elevarsi. Quindi il Papa in questo vi ha dato insegnamenti, perché vi venissero comunicati per mezzo dei Superiori dei religiosi.
Poi il Papa ha detto: «Bisogna che viviate secondo i voti, la professione, e cioè: la povertà, la castità, l'obbedienza». La povertà: insiste il Papa sopra la povertà vera, quella di Gesù Cristo. Povertà in ognuna e povertà nell'Istituto: dicendo, il Papa, che non bisogna fare delle cose di lusso, né nelle costruzioni, né in quello che è il complesso dei mobili della casa. In quello bisogna che sia riflessa la povertà. La pulizia, l'ordine, il decoro sì, ma osservando la povertà individuale e sociale dell'Istituto.
Poi il Santo Padre insiste sopra l'obbedienza nel senso del Vangelo, secondo gli esempi del Vangelo. In primo luogo Gesù Cristo ha voluto che venisse notata nel Vangelo la sua obbedienza: «Erat subditus illis», era soggetto: l'obbedienza. La vita religiosa in primo luogo è obbedienza. Tuttavia, dice il Papa, con uno spirito di iniziativa, quando si cammina secondo le costituzioni, in quanto è necessario che si compia il dovere quotidiano di apostolato. Non soltanto fare apostolato con precisione, ma metterci la propria iniziativa per perfezionarlo, sia che dobbiate fare catechismo, o le registrazioni e i conti, o quello che richiede la vita quotidiana e domestica del servizio sacerdotale. Si deve progredire in tutto, con spirito di iniziativa. Obbedienza; e nello stesso tempo l'obbedienza vuol dire utilizzare la mente, il cuore, le forze, la salute e i mezzi moderni per produrre di più alla gloria di Dio e al vantaggio delle anime.
Poi ha insistito sopra la castità. Perché si introducono delle leggi e dei princìpi troppo naturalistici, anche nelle persone che sono già consacrate a Dio, come se si dovesse sempre veder tutto, sentir tutto, leggere tutto; no.
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Dobbiamo camminare rettamente: quello che è necessario è necessario; ma per quello che non è necessario, custodire i sensi, frenare l'interno, la fantasia, i sentimenti, guidare i pensieri nella luce di Dio. Castità.
Poi successivamente il Papa ha parlato dell'apostolato, che è vario secondo le varie istituzioni della Chiesa. Essere fedeli; aggiornare sì gli apostolati, ma fedeli allo spirito dell'Istituto; non cambiare, ma seguire. Ha insistito tanto di seguire lo spirito del Fondatore per vivere sempre con coerenza la vita che avete abbracciato. E anche nell'apostolato ci vuole il senso di progresso, certamente. Perché? Perché dobbiamo parlare agli uomini di oggi mica agli uomini del secolo XVI° o XVIII°; dobbiamo parlare agli uomini di oggi, non a quelli che sono già passati a destinazione, cioè che sono già arrivati al loro posto nell'eternità; ma aiutare gli uomini di oggi. E se il Signore vi ha affidato apostolati che sono adatti e sono necessari ai tempi d'oggi, amarli, studiare sempre meglio le cose per compierle con maggior perfezione.
Servire la Chiesa, servire le anime. La vita religiosa è un servizio; è un servizio alle anime, agli uomini. Gesù Cristo ha lavato anche i piedi agli Apostoli. E come si spiega questa parola servizio? Bisogna intenderla nel senso stesso che il Papa attribuisce a se stesso: «Servo dei servi di Dio»; egli prende questa denominazione: il servo dei servi. Cioè servire le anime che devono servire Dio. Questo è il senso; quando si fa un apostolato, si serve alle anime, si serve a coloro che devono vivere la vita cristiana e la vita di apostolato. Sentire tutti, come si serve la Messa. Serviamo gli uomini e così il nostro servizio è fatto a Dio: a quello che avete dato da mangiare, lo avete dato a me, se avete dato da bere, se avete vestito chi aveva bisogno di essere vestito, lo avete fatto a me. Servire nel senso di servizio alle anime, agli uomini. Quindi nell'umiltà: l'apostolato è un servizio alla Chiesa, alle anime.
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E stimare di essere servi della Chiesa, servi delle anime, servi nel senso della Chiesa.
Il Papa ha detto: Ha somma importanza la vita religiosa, è un sommo bene; che gli Istituti crescano, fioriscano, esercitino il loro apostolato bene; in primo luogo però la pietà. Dice il Papa: Alla pietà che è stata stabilita nelle vostre Costituzioni, non si tolga un ette; si faccia tutta, in primo luogo. Dopo aver nutrito la vostra anima, allora riversate l'abbondanza del vostro spirito interiore sopra le anime, portatelo alle anime; quindi, fedeltà allo spirito dell'Istituto e nello stesso senso dell'Istituto migliorare. Metterci la testa nelle cose vuol dire: prendere le vie migliori, vuol dire: avvicinare di più quelli che sono lontani. E nello stesso tempo dare tanto ai lontani, come ai vicini, quello che è Gesù Cristo, quello che è il Vangelo nel modo e nel senso di oggi, con i mezzi di oggi. E il Signore ve li ha dati. Per questo l'Istituto deve riflettere il suo tempo. C'erano gli Ordini militari al tempo delle Crociate; allora occorreva quello per difendere Gerusalemme, il sepolcro di Gesù Cristo, eccetera. Gli Istituti corrispondono al bisogno del tempo. Allora comprenderli, seguirli con grande impegno! Nei pensieri che si hanno, nell'ordinare la giornata, sempre ricordarsi che dobbiamo fare due cose: santificazione e apostolato.
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