Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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58.
GESÙ MAESTRO, VIA VERITÀ E VITA

Quattro sono i punti di cui dobbiamo trattare. Il primo: la nostra vita ordinata alla gloria di Dio, cioè arrivare alla felicità eterna glorificando in eterno Dio Creatore, Dio Redentore, Dio Santificatore. Secondo: la santificazione nostra. Terzo: la santificazione nostra in Gesù Cristo Via, Verità e Vita. Poi la devozione a Maria come aiuto per tutto il lavoro spirituale per noi e il lavoro apostolico per gli altri. È grande dono la consacrazione al Signore, quando dopo l'aspirantato e il noviziato si emettono i santi voti. Donarsi a Dio. Nostro Signore accoglie la consacrazione e ammette alla grazia.
Quanto dunque al modo, alla via che è più indicata per la santificazione, è precisamente la configurazione, la trasformazione in Gesù Cristo.
Tutti gli esercizi di pietà sono ordinati a questo: alla devozione a Gesù Cristo. Le varie pratiche di pietà sono tutte per vivere Gesù Cristo, in Gesù Cristo. E non solamente gli esercizi di pietà, ma anche le devozioni varie, come la devozione a Maria, la devozione a san Giuseppe, la devozione all'Angelo Custode e le altre devozioni, sono ordinati alla devozione essenziale che è la devozione a Gesù Cristo. Tutte le pratiche di pietà, come l'esame di coscienza, la meditazione, la lettura spirituale e così tutti gli altri segni di devozione, sono come tante stradette che portano alla strada unica, che è Gesù Cristo. «Io sono la Via» (Gv 14,6), dice Gesù Cristo, e attraverso Lui si va in Paradiso, cioè si va al Padre Celeste.
La nostra devozione a Gesù Cristo. Gesù Cristo si è dichiarato Via, Verità e Vita. Se vogliamo vivere in Gesù Cristo, dobbiamo vivere in Gesù Cristo come Via, come Verità, e come Vita.
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Gesù Cristo è Via per arrivare al Paradiso. Noi non possiamo fare nulla senza di Lui. Anche le virtù, quando sono soltanto virtù umane senza essere innestate in Gesù Cristo, non acquistano merito. Bisogna che tutte le opere buone passino attraverso Gesù Cristo per andare al Padre; diversamente non possiamo farci neanche un merito: «Sine me nihil potestis facere» (Gv 15,5): senza di me non potete far nulla. È chiaro questo.
Gesù Cristo è via in doppio senso: la sua vita, i suoi esempi hanno tracciata la strada a noi. In che maniera? Come ha vissuto Gesù Cristo così dobbiamo vivere noi, cioè imitarlo. Imitarlo nell'umiltà del presepio, senza ambizioni; imitarlo nell'obbedienza a Maria e a Giuseppe: docilissimo, imitarlo nello spirito della preghiera: sempre unito al Padre. E nella giornata quanto Egli prega! Gesù che attende al lavoro al banco di falegname e suda è l'esempio di come dobbiamo lavorare e spendere le nostre forze e le nostre ore della giornata. Gesù inizia la sua missione quando si ritira nel deserto a far penitenza con 40 giorni di digiuno. Poi vuole essere battezzato da Giovanni Battista. Poi si forma le vocazioni per iniziare l'apostolato: Pietro, Giacomo, Giovanni, Andrea ed altri. Poi, per tre anni, catechizza, predica in continuità, faticando in tutte le maniere. Poi nella notte, tante volte passa delle ore in preghiera.
L'esempio: calunniato tace; tradito da Giuda tace. Eppure Lui conosceva che Giuda lo tradiva e non fece verso di lui rimostranze, fuorché invitandolo a ravvedersi. Consideriamo Gesù al Getsemani, alla flagellazione, il suo corpo santissimo flagellato, il capo coronato di spine. Erano i nostri pensieri, la nostra testa dura e i nostri pensieri non retti. Egli ha pagato per noi. Accettata la condanna di morte, piega la testa, Egli che è il santo ed è condannato da un peccatore ed è il peccatore che chiede la sua morte. E prende la sua croce sulle spalle. La Via crucis la conoscete tutti.
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La crocifissione, le tre ore di agonia, e: «Nelle tue mani, o Padre, rimetto il mio spirito» (Lc 23,46).
Così ha vissuto Gesù. Egli ci ha dato l'esempio che significa via. Bisogna passare su quella via lì, di virtù, di santità, di opere buone. Egli ha dato l'esempio, poi lo ha predicato. Prima di predicare l'obbedienza, Egli ha obbedito; prima di comandare l'umiltà, si è fatto bambino, umile, docile; e così prima di invitarci a portare la croce l'ha portata Lui: «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso e prenda la croce» (Mt 16,24). Egli quindi ha insegnato con l'esempio e la parola: «Coepit facere et docere» (At 1,1): prima cominciò a fare, a dare l'esempio, e poi a insegnare. Egli è la via, via della santificazione, via della virtù che noi dobbiamo percorrere seguendo Lui.
In secondo luogo Gesù Cristo è Verità, cioè, Egli ha predicato il suo Vangelo. Voi tutte certamente avete letto il Vangelo, e so quante di voi si sono dedicate alla diffusione del Vangelo e specialmente della Bibbia ultimamente, in questo tempo. Egli ha predicato. Se noi leggiamo il Vangelo veniamo a conoscere quali sono le verità da credersi: l'incarnazione, la passione, la morte, la risurrezione, l'ascensione. Il Credo che riassume le verità da credersi, il Credo detto apostolico, con i suoi dodici articoli: «Credo in Dio Padre», poi: «credo nel Figlio»; e poi: «credo nello Spirito Santo»; poi tutti i dodici articoli che finiscono: «la risurrezione della carne, la vita eterna». Queste sono le verità principali in riassunto; però c'è tutto l'insegnamento della Chiesa. Insegnamento ordinario ed anche insegnamento straordinario della Chiesa. Perché il mezzo ordinario è la predicazione, sono i catechismi ordinari; poi vi sono le definizioni dei Concili Ecumenici o del Papa. Credere in Gesù Cristo.
Ma ciò che abbiamo da considerare in particolare, la verità che dobbiamo avere riguardo alla nostra vita, è che pensiamo ad essa in modo soprannaturale, non nel modo umano.
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Gesù Cristo ha detto di sé: «Exivi a Patre»: sono uscito dal Padre: il Figlio di Dio si è incarnato, è uscito dal Padre; secondo: «Veni in mundum»: sono venuto nel mondo a compiere la missione che mi ha affidato il Padre, cioè la redenzione del genere umano; poi: «Iterum relinquo mundum»: lascio il mondo e torno al Padre (Gv 16,28), perché era alla fine quando Gesù parlava così. Questi tre punti sono la biografia di Gesù Cristo: venire dal Padre, compiere la sua missione nel mondo e quindi lasciare il mondo e ritornare al Padre. Ora siede alla destra di Dio Padre onnipotente.
Questa è anche la nostra biografia, considerata nel senso spirituale. Siamo usciti dalle mani di Dio creatore. Tutto è suo, tutto abbiamo ricevuto da Lui, l'essere e tutto ciò che esso comporta. Siamo nati, siamo venuti da Dio, siamo sue creature e quindi dobbiamo essere docili figli sottomessi a Dio.
Secondo: siamo venuti sulla terra a fare qualche cosa. Ognuno dica: «Sono venuto sulla terra a fare qualche cosa». E che cosa? «Qualche cosa» è riassunto nei comandamenti, ma specialmente nelle virtù teologali: fede, speranza e carità. In particolare, però, ognuno ha una missione. Il Signore creando le anime e avendo creato noi, aveva dei disegni: voleva che compissimo e che ora compiamo qualche prova, cioè qualche cosa che costituisce la missione che ci ha affidato! Chi si trova in una condizione e chi in un'altra, chi ha più tendenza per un apostolato e chi ne ha di più per un altro, secondo lo spirito dell'Annunziatina. Ben inteso l'apostolato! Venuti sulla terra: «veni in mundum»: quindi è doppio quello che abbiamo da fare sulla terra: santificazione e apostolato. Riguardo all'apostolato c'è la scelta, come c'era anche la scelta tra vivere soltanto la vita cristiana, oppure il vivere la vita di consacrazione a Dio. Venuti per qualche cosa, che dobbiamo compiere per avere il premio, perché Dio paga ciò che avremo fatto. Niente andrà perduto, avremo il premio di quello che avremo fatto. Ciascuno riceverà il premio secondo ciò che ha fatto: «secundum suum laborem...» (1Cor 3,8). Come ha lavorato? In che cosa? Due cose ha compiuto: santificazione e apostolato.
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Ora ecco il terzo punto: «Io devo lasciare questo mondo». Ci sarà la salute attualmente, e vi auguro che abbiate molti anni di vita per riempirli di meriti. Ma relinquo mundum, finalmente. Chi ha un'età e chi un'altra. Il Signore chiama quando vuole. Allora lasceremo il mondo. E dove andremo? Gesù ha detto: «Vado al Padre». Egli ha lavorato per la sua santificazione e per l'apostolato. «Vado al Padre»: Gesù Cristo, compiuta la sua missione, ritorna al Padre. Noi entriamo nel mondo senza merito, ma dobbiamo uscirne ricchi di meriti. Perché le giornate, le ore e i minuti? Perché sulla terra dobbiamo compiere quello che il Signore ci ha mandato a fare, per poi ricevere il suo premio.
Considerare la vita nel senso soprannaturale. Si fanno tanti conti, si pensa a tante cose per la vita presente e se ne fanno tante in una maniera o in un'altra, ma quello che dobbiamo ricordare è che ci sono tre verità: Sono uscita dalle mani del Padre e sono venuta per compiere qualche missione, soprattutto per farmi santa, poi devo passare all'eternità e portare quello che ho fatto, o quello che è mancato, o i debiti con cui lascio la vita. Nel senso soprannaturale, questo. Applichiamo il credo alla nostra vita. Gesù Cristo è la verità. Quante volte ha parlato dei novissimi: della morte, del giudizio, della sentenza del giudizio, ossia o ingresso immediato in Paradiso oppure sosta in purgatorio perché ci sono ancora dei debiti con la giustizia di Dio, oppure l'inferno. Poi c'è la risurrezione finale, il giudizio finale e quindi la sentenza che separerà le due parti dell'umanità: una parte andrà trionfante in cielo, e gli infelici: «Andate lontano da me, nel fuoco eterno» (Mt 25,41).
Terzo: Gesù Cristo è la vita. Vita vuol dire che è la grazia nostra. C'è la vita naturale: il bambino nasce, poi la vita soprannaturale: il bambino viene battezzato. Vita soprannaturale che è la grazia di Gesù Cristo, e Gesù Cristo è la vita. Ecco, noi allora abbiamo una vita, la stessa vita di Gesù Cristo e quindi diventiamo fratelli.
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Perciò: «Dedit eis potestatem filios Dei fieri» (Gv 1,12): cioè il Signore ha voluto che Gesù Cristo fosse la nostra vita, la vita spirituale, la vita di grazia e che quindi noi fossimo figli di Dio. E se figli di Dio perché abbiamo la vita di Gesù Cristo, siamo anche eredi del cielo con Lui. Abbiamo l'eredità che già adesso ha Gesù Cristo sedendo alla destra del Padre; così noi suoi fratelli avremo la stessa gloria, in grado diverso certamente, ma la stessa gloria. Oh come è bello questo! Crescere in grazia!
Gesù Cristo ci ha meritato la vita, ma ce l'ha meritata con due segreti o due fini: soddisfazione per i nostri peccati e santificazione per l'anima nostra. Per quanto siano gravi i peccati dell'umanità, tutto in Gesù Cristo è stato soddisfatto, purché l'uomo si penta; oppure, se c'è un'anima macchiata di molti e gravi peccati, non si disperi mai: la soddisfazione Gesù Cristo l'ha fatta con le sue pene, con la sua morte di croce. Se c'è il pentimento vero, il nostro peccato è veramente perdonato del tutto, quindi mai disperarsi, mai; anche se ci fossero stati dei sacrilegi o dei peccati gravissimi, avere fiducia. Guardare il Crocifisso, Egli ha soddisfatto, e nel sacramento della confessione si applica il perdono. Gesù Cristo offre al Padre le sue sofferenze e la sua morte per noi, Egli ha pagato per noi, e quindi l'anima è rimessa in grazia e di nuovo la vita di Gesù Cristo è in noi.
Inoltre Gesù Cristo ha meritato per noi il Paradiso. I suoi meriti sono infiniti. Lui ha meritato per sé, ma nel tempo stesso ha meritato per noi, e quindi abbiamo diritto a questi meriti, purché mettiamo le condizioni. I meriti di Gesù Cristo sono di chi li vuole. Gesù Cristo ha istituito la Comunione, l'Eucarestia, e chi vuole la riceve; così Gesù Cristo ha messo a disposizione tutti i suoi meriti e a chi vuole li dà. E come? Confessione sì, ma specialmente Comunione e gli altri sacramenti. Questa è l'applicazione dei meriti di Gesù Cristo: primo, i sacramenti; secondo, le opere buone che si fanno nella giornata, le virtù nostre e le opere di apostolato a favore di altri, sorgente e quindi applicazione dei meriti di Gesù Cristo a noi; terzo, la fede viva.
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Questi sono i tre canali per cui Gesù Cristo comunica a noi la vita e l'aumento della vita «Abundantius habeant» (Gv 10,10): affinché abbiano una vita più rigogliosa, più piena. E c'è tanta diversità tra uno che appena appena si salva, perché magari si è confessato, e un altro che ha trascorso 25, 50, 75 e più anni ancora pieni di meriti. Che ricchezza! E Gesù è glorificato, è felice che i suoi meriti non vadano perduti, come è felice quando fate la Comunione, perché ha detto: Prendete e mangiate.
Così vuole che prendiamo i suoi meriti, specialmente, ho detto, coi sacramenti e con l'esercizio delle virtù, con le buone opere e con la fede, quando si crede in Gesù Cristo pienamente. Allora il Padre Celeste è glorificato, quindi glorifichiamo il Padre prendendo i meriti di Gesù Cristo; perché il Padre lo ha mandato appositamente, e Gesù Cristo è stabilito unico mediatore tra noi e il Padre Celeste. Oh, quale ricchezza di beni abbiamo a nostra disposizione!
Ecco, Gesù Cristo è Via, Verità e Vita. Via, come esempio e come insegnamento; Verità, come predicazione di tutte le verità che ha insegnato, e ci ha portato il senso della vita: venire dal Padre, fare quello che il Padre ci ha mandato a fare su questa terra, e poi ritornare al Padre felici; poi Vita, la grazia. Riceviamo tanto più grazia quanto più noi ci accostiamo bene ai sacramenti: belle Comunioni, belle confessioni; oppure quando facciamo qualche opera buona, esercitiamo qualche virtù, e poi con l'esercizio della fede viva in Gesù Cristo, nei suoi meriti. Ecco, la conclusione è questa: un'anima si doleva molto, si sentiva tanto umiliata e scoraggiata per le sue miserie e i peccati commessi, per le imperfezioni e i difetti, quindi era sempre piuttosto triste, inclinata al pianto. Allora il Signore Gesù si fece sentire finalmente: «Ma perché ti reputi misera? Se possiedi me, non sarai mai misera». «E perché?».
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«Perché sarai arricchita dei miei meriti. Oh, se sapessi quali tesori ci sono in Gesù Cristo!».
Quella è la devozione: a Gesù Cristo. E quanti libri alle volte non presentano abbastanza bene la pietà vera, quella che ci innesta in Gesù Cristo! Poi dare non uguale importanza alle varie pratiche, perché altro è la lettura spirituale e altro è la Comunione; altro è un libro comune di spiritualità, altro è il Vangelo con il quale non regge neppure il paragone. Allora bisogna che noi ci incentriamo in Cristo fino al punto a cui è arrivato san Paolo: «Vive in me Cristo». È il punto più alto e non vi sarà purgatorio certamente, ma gloria immensa, felicità eterna, per chi arriva a questo.
Avanti, nessuna si scoraggi! Sempre in crescita, sempre!
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