Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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13.
TRE RICORDI

Il Signore in questi giorni di esercizi è stato largo di grazie. Egli ci ha donato luce all'anima e forza per la nostra volontà. Tre ricordi ora per la nostra conclusione.
In primo luogo ricordiamo il Paradiso, che è stato il pensiero con cui abbiamo fatto l'introduzione. La nostra vita è preparazione al Paradiso, preparazione mediante una fede viva, mediante una carità ardente, cioè l'unione con Dio, e mediante l'osservanza, la fedeltà nella pratica dei comandamenti e, quando c'è la vocazione, dei consigli evangelici. La vita presente è come un preambolo, un inizio; si protrae poi per tutta l'eternità. Dio ha creato l'anima immortale, spirituale, e l'anima non perirà mai. Anzi, con la risurrezione finale anche il corpo sarà chiamato a partecipare dei gaudi eterni del cielo se è stato soggetto all'anima, così come può essere chiamato a partecipare dei tormenti dell'inferno, quando la passione ha trascinato l'anima nel peccato e questa si è ostinata nel male.
Il Paradiso è la visione eterna di Dio che viene meritata con la fede viva. L'istruzione religiosa, la fede, il ragionare soprannaturalmente, frutta la visione di Dio. «Praestet fides supplementum sensuum defectui». Qui non vediamo Gesù nell'ostia, ma la fede ce lo fa conoscere, ce lo fa credere e noi riceviamo l'ostia con tanto amore e assistiamo alla Messa offrendo noi stessi col sacrificio che fa Gesù per noi. E vi vediamo Gesù che sappiamo pronto a sentirci, a risponderci, a comunicarci la sua grazia e la sua benedizione.
Mediante la fede si ottiene la visione di Dio, quando si passerà di verità in verità, quando si penetrerà in quell'Essere infinito che è il Signore.
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E si possederà Iddio sommo bene in Paradiso. Sulla terra si considerano solamente i beni materiali, le cose esterne, cioè di avere comodità, casa, denaro, proprietà; ma il bene veramente infinito, il bene che contiene tutti gli altri beni è Dio. E se sulla terra il possedere Dio non comunica piena felicità, è perché la vita è ancora una prova. Ma il possesso di Dio riempirà l'anima di gaudio. Quindi «intra in gaudium Domini tui»: entra nel gaudio del tuo Signore (Mt 25,23). Il Signore dirà così al servo buono e fedele.
Quando si pensa al Paradiso, le pene, le sofferenze, le incomprensioni e le fatiche prendono un altro senso. E un gran guadagno quello che si deve fare. E quando si hanno pene, si offrono a Dio, perché queste pene si cambieranno in gemme preziose del cielo. In ogni difficoltà, in ogni problema della vita, sempre pensare alla salvezza eterna, costi quello che può costare, sempre pensare di voler arrivare al Paradiso. Sulla terra si sta solo pochi anni.
Il mondo si può dividere in due classi: quelli che pensano all'eternità e si preparano, e quelli che dimenticano l'eternità e non si preparano. Ma sarà triste la condizione spirituale di questi ultimi in punto di morte. Due schiere di persone. Gesù diceva dei suoi apostoli: «De mundo non sunt»: non sono del mondo (Gv 17,16). I mondani pensano solo al mondo presente; invece le persone che hanno una spiritualità, che hanno una fede viva, pensano di più a quello che sarà al di là. E per questo che i martiri hanno dato la loro vita. Hanno dato la loro vita per conquistare la vita eterna, il Paradiso.
Il Paradiso è la grande consolazione di tutte le anime che penano, che lavorano, che compiono l'apostolato con dedizione. Anche di voi il Signore può dire: «De mundo non sunt»: essi non sono mondani, appartengono a me.
Il secondo ricordo è la devozione a Maria, espressa specialmente nella recita quotidiana del Rosario. Il Rosario è il dono che ha fatto la Madre celeste alle anime che vogliono ricevere le sue grazie, le sue consolazioni, alle anime che vogliono vincere le tentazioni, che vogliono separarsi dal mondo, alle anime che si vogliono, in sostanza, consacrare a Dio; alle anime che vogliono progredire.
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Mirare alle vette, non strisciare sempre sopra la terra. Alzarsi con lo sguardo al cielo, mirare alle vette, alla santità. Il Rosario è un grande mezzo, quando viene recitato bene, mediante la meditazione dei misteri e la recita devota del Pater e delle Ave Maria. Il Rosario è facile, si può dire per strada e si può dire in chiesa; si può recitare in casa e si può recitare talvolta anche negli uffici, tra un'occupazione e l'altra. Le anime che amano il Rosario trovano sempre il tempo per recitarlo e lo cercano e, nella devozione a Maria e nella considerazione dei santi misteri, prendono forza, ricevono luce, coraggio e si allietano. Le Suore portano il rosario appeso alla cinghia, perché devono distinguersi nell'amore alla corona. Amare la corona e recitarla devotamente: ecco le anime care a Maria.
La devozione al Rosario è facile, poiché il Rosario si compone di Pater e Ave Maria col mistero. Ricorriamo al Rosario in tutte le difficoltà della vita e tutte le volte che dobbiamo fare un passo avanti nella virtù. Il Signore ci chiama alla santità: «Elegit nos ante mundi constitutionem ut essemus sancti»: ci aveva eletti prima ancora della creazione del mondo, affinché fossimo santi (Ef 1,4). Col Rosario la santificazione è facilitata, poiché Maria ha verso di noi il compito di rendere facili le cose che sono difficili.
Terzo ricordo: intimità con Gesù Ostia, precisamente manifestata con la Visita al SS. Sacramento. Non tutte avete facilità in questo. Forse con un po' di sacrificio si troverà il tempo e il modo di compiere la Visita. E se non sarà possibile proprio farla in chiesa, vi sono anime che fanno l'adorazione in casa davanti al Crocifisso, ritirandosi per qualche po' di tempo dalla famiglia e dalle occupazioni della giornata. Un angolo in cui s'incontra Gesù! Come quando arrivò Gesù da Marta e Maria per il ristoro: Maria invitò Gesù in una camera alquanto appartata e là s'intrattenne con Gesù a parlare della sua anima, ad esprimere il suo amore, a sentire le parole dolci e penetranti di Gesù, a domandare le grazie di cui aveva bisogno e si alzò che era un'altra, tanto diversa.
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L'intimità con Gesù, il conversare con Gesù eleva sempre. Noi sappiamo che quando abbiamo un amico, una persona con la quale siamo soliti scambiare le parole, i pensieri, partiamo con un' altra mentalità, se questa conversazione è frequente e abbondante. Ma il parlare con Gesù come ci trasforma! A poco a poco si prendono i pensieri di Dio; ci si rendono cioè familiari le verità di fede, le verità soprannaturali. A poco a poco si assorbono i sentimenti del cuore di Gesù: l'amor di Dio, l'amore alle anime, l'amore all'apostolato. A poco a poco entra nell'anima un incoraggiamento, una forza per cui la pratica della virtù è molto più facile. Noi consideriamo allora Gesù, lo vediamo nei vari episodi della sua vita e ammiriamo la sua santità. Camminando con Gesù, diventiamo un alter Christus. Un altro Cristo per i pensieri, un altro Cristo per la vita, un altro Cristo per il cuore, per l'amore. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Ma chi parla raramente con Gesù, oppure parla qualche volta, ma solo con formule esterne e magari con molte distrazioni, non potrà formarsi secondo Gesù Cristo, non potrà diventare un altro Cristo. Eppure il cristiano deve essere un altro Cristo. Con Cristo la tua mente diventerà soprannaturale, i tuoi sentimenti soprannaturali, le tue aspirazioni, la tua condotta, saranno tutte ispirate alle cose soprannaturali.
Quindi è necessaria l'adorazione, che può essere divisa in quattro parti, oppure divisa in tre parti. Usiamo d'ordinario, dividerla in tre parti, cioè considerando Gesù Via, Verità e Vita. Ma ogni metodo può essere buono. Quando noi sentiamo di essere entrati in intimità con Gesù, allora lasciamo quasi la via aperta ai pensieri e ai sentimenti che egli ci ispira. Lasciamoci condurre da Lui che opera per mezzo dello Spirito Santo nell'anima nostra.
Dunque tre ricordi. Il primo, quello del Paradiso, dove il Padre celeste ti aspetta.
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Il secondo quello del Rosario da recitare con frequenza. Maria a Lourdes si mostrò con la corona e insistette che si recitasse il Rosario. A Fatima insistette più volte con i veggenti per la recita del Rosario. Il terzo ricordo è la Visita al SS. Sacramento nella misura e nel modo che vi lasciano il tempo e le circostanze. Diversamente l'intimità con Gesù Crocifisso: o leggendo, o pregando, secondo l'ispirazione, a seconda se nel giorno già si ha il raccoglimento, oppure si ha bisogno di allontanare pensieri e distrazioni per concentrarsi nella contemplazione di qualche mistero.
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