Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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50.
INCONTRI CON CRISTO

La supplica che deve essere frequente e quasi continua è: «Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi!». Questo è lo scopo degli esercizi spirituali e di tutta la vita: la santificazione, massimo frutto da ricavare da questo corso di esercizi spirituali. Ricordare la parabola narrata dal Maestro Divino: Uscì il seminatore a seminare il grano; ma nel gettare la semente, una parte cadde sulla terra e gli uccelli la beccarono, oppure i passeggeri la calpestarono e non produsse frutto. Una parte cadde in terreno sabbioso, pietroso e la semente nacque, ma mancando l'umore, presto seccò e non produsse frutto. Una terza parte cadde in terreno coperto di spine e di ortiche; la semente nacque, ma presto fu soffocata la pianticella e così anche questa semente non ebbe frutto.
Ecco le prediche inutili: quando cadono in un terreno non adatto, non preparato. Sono i cuori che devono essere preparati, perché la semente divina si sviluppi, cresca, produca frutto.
Il seminatore, però, trovò anche un terreno buono, anzi il Vangelo dice ottimo. Una parte di semente cadde in questo terreno ben preparato, e quale fu il risultato? Quella semente si sviluppò, crebbe in una bella pianta. E quale frutto? Il trenta per uno, cioè un granello ne diede trenta. Un'altra parte cadde in terreno ancora migliore, un granello ne produsse anche sessanta. Una terza parte caduta nel terreno ottimo produsse il cento per uno (Cfr Mt 13,3 e ss.).
Ecco come può essere il risultato degli Esercizi. Negli Esercizi vi sono le predicazioni, vi sono le riflessioni, vi sono letture buone, vi sono le ispirazioni divine.
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In un'anima può essere che produca il trenta; e terminati gli esercizi è abbastanza contenta del frutto, perché i giorni sono stati buoni e utili. Anime invece in cui la volontà è anche maggiore, migliore e la parola di Dio produce il sessanta per uno: il sessanta di fervore, il sessanta di meriti, di unione con Gesù. Poi vi sono anime che producono il cento per uno. Vi sono anime che escono dagli esercizi indifferenti, senza frutto; e anime che ne escono ricche, con propositi buoni, dopo aver molto pregato e incominciato una vita più santa. Il trenta, il sessanta, il cento per uno. Chi fa gli esercizi deve domandarsi: Che terreno sono io? Che terreno voglio essere? Almeno un terreno buono, o anche migliore, o anche ottimo?
«Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi!». In che cosa sta questa santità di cui si parla tanto? Consiste in due parti, e cioè togliere il male e mettere ciò che è bene. Togli il peccato e metti la virtù, togli la tiepidezza e metti il fervore, togli i difetti e metti ciò che è più santo, più perfetto. Togli il male e metti il bene: questa è la santificazione, quindi l'applicazione del trenta, del sessanta, del cento per uno.
Qual è il mezzo più efficace, più potente e che abbiamo alla mano sempre per togliere il male? La Confessione. E qual è il mezzo più efficace, più potente per mettere il bene? La Comunione. Togli il male e metti Dio che è sommo bene. Questo lavoro di santificazione sta appunto qui: la Confessione che cancella i peccati, quando l'anima si presenta ben preparata, disposta; poi toglie anche le venialità che ci possono essere; toglie anche le cattive abitudini, la tiepidezza, la freddezza dell'anima; ci rende guardinghi per non metterci nelle occasioni pericolose e ci avvia sulla strada sempre più santa, una strada che è in salita. Perché la santità che cosa è? È la vita verticale, cioè in salita, non una vita orizzontale, piatta, ma una vita che sale. Quello che esprimiamo dicendo: crescita in Cristo.
Quali sono i frutti della Confessione?
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Anzitutto bisogna ritenere bene che ci sono tanti mezzi per farci santi. C'è il pellegrinaggio al santuario, c'è la lettura spirituale, c'è la direzione spirituale, c'è la tale devozione... Tutti mezzi che valgono in proporzione che vengono usati rettamente. Ma i due mezzi sacramentali dove interviene Gesù, sono la confessione e la comunione fatte bene. Sì, interviene Gesù. Chi è che assolve nella confessione? È Gesù Cristo. Nessuno può rimettere i peccati fuorché Dio. Egli viene con la sua grazia, con la sua azione: «Va', ti sono perdonati i tuoi peccati», conchiudeva Gesù con la persona caduta (Mt 9,2). E questo intervento di Gesù, della sua grazia, della sua presenza, della sua potenza, un mezzo sacramentale, che vale di più degli altri mezzi: il mezzo principe, diciamo. Il secondo mezzo è ancora più efficace, poiché nella comunione c'è Gesù Cristo stesso, non soltanto la sua azione. È Lui che interviene, è Lui che santifica, è Lui che si unisce all'anima, è Lui che stabilisce con l'anima un'intimità. La comunione, come insegna san Tommaso, riassume i frutti di tutti gli altri sacramenti; la comunione è Gesù con noi, il Santo dei santi.
Allora, primo, la confessione. Conoscere il frutto della confessione fatta frequentemente. E quanto frequentemente? Secondo quanto potete; il Concilio di Trento dice: quando vi è possibile. Chi è in possibilità maggiori, e chi è in possibilità minori. Ma intanto i frutti, oltre all'assoluzione, sono: conoscere noi stessi. Se si fa l'esame di coscienza, a poco a poco conosciamo noi stessi, la fragilità, il bisogno che abbiamo di Dio, della sua grazia. Si toglie la superbia che è la nemica della santificazione, perché il superbo confida in se stesso. Il fariseo che si gloriava tornò a casa peccatore; invece il pubblicano tornò a casa giusto, perché si picchiava il petto: «Signore, abbi pietà di me che sono peccatore» (Lc 18,13). Conoscere noi stessi. Alle volte conosciamo gli altri, giudichiamo gli altri. Giudica te stesso, giudichiamo noi stessi. «Nosce te ipsum»: questo è l'apice della sapienza, conoscere noi stessi.
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Poi la confessione frequente toglie la tiepidezza, il torpore, quella vita stanca, senza conforto, dove non ci sono né le consolazioni del mondo né le consolazioni di Dio.
Poi essa purifica la coscienza. E oggi togliamo un po' il nervoso, domani togliamo un po' l'invidia, dopodomani togliamo un poco la freddezza, e togliamo un po' delle nostre idee, i nostri gusti, le preferenze, la pigrizia, eccetera. La confessione purifica l'anima, aiuta a togliere il male; non tutto assieme, uno non si fa mai santo tutto d'un colpo, ma aiuta poco a poco a togliere ciò che è male. Si morirà anche con dei difetti, siamo d'accordo; ma intanto si diminuiscono. E poi, siccome si odiano, si detestano, non sono peccati ma fragilità; e allora l'anima è unita a Dio, può passare all'eternità con piena fiducia. Oltre che purificare la coscienza, la confessione aumenta la grazia quotidiana e particolarmente la grazia settimanale.
Ora vorrei dirvi quello che consiglio sempre alle Suore della Famiglia Paolina. Nel corso degli esercizi si formano un programma di vita. Ogni settimana, meglio ancora ogni mese, rileggono e vedono se nella settimana o nel mese si è fatto qualche progresso. Alla fine dell'anno, che chiamiamo anno spirituale, e va dal corso di questi esercizi a un altro corso, si controlla: l'anno mio è stato fruttuoso? Sono cresciuta in sapienza, in età, in grazia, come Gesù? Ecco allora un lavoro ordinato. Quindi nel prossimo corso di esercizi si rileggono i propositi, si costata il progresso fatto, le deficienze che si notano e quindi si fa un altro programma per l'anno seguente.
Anime che sono in progresso, che sono in cammino; non siate anime che sono sempre allo stesso punto. E può anche essere che un'anima s'intorpidisca e cominci la discesa anziché l'ascesa. Ora, la via del cielo è la via che sale. Allora formarsi bene un programma di lavoro, come santificazione individuale e come apostolato. Notarlo. Quel taccuino, di anno in anno, va crescendo di desideri, di propositi e anche in fine viene segnato da progressi. Allora in punto di morte avere il Vangelo che si è incarnato e il libretto testimone del lavoro spirituale e del cammino che si è fatto nel progresso della santità.
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Quali sono le disposizioni perché le confessioni siano utili? Non è il confessore che ci santifica, siamo noi che dobbiamo santificarci; lui può chiarire, incoraggiare, ma il lavoro è nostro. I santi l'hanno fatto per sé e l'hanno fatto bene; se un'anima vuol santificarsi, lavora per correggere il male e mettere ciò che è buono, ciò che è virtù, ciò che è spirito soprannaturale, fede, speranza, carità. Quindi le disposizioni sono proprio da parte nostra. Non occorre prolungarsi tanto nell'esame di coscienza, ma piuttosto eccitarsi al vero pentimento; al pentimento unire il proposito: ho sbagliato, voglio far meglio. Ho sbagliato, è il dolore; voglio far meglio, è il proposito. Questo ci assicura il frutto. Non è una conversazione la confessione, tutt'altro; la confessione è una disposizione dello spirito, dell'anima, perché si ha cura delle mancanze, della tiepidezza o di altri difetti; e intanto ci si premunisce, ci si fortifica per il futuro. Ho sbagliato, non voglio più sbagliare. Dolore quindi e proposito. Fermarsi lì.
C'è una preparazione remota alla confessione? Sì, l'esame di coscienza ogni giorno. L'esame di coscienza è una confessione spirituale. Conoscete bene la comunione spirituale; ma c'è anche la confessione spirituale. Quando uno rientra in se stesso, riconosce gli sbagli, non vuole più farli, domanda a Gesù la grazia, promette bene e poi chiede l'aiuto per non ricadere: ecco una confessione spirituale. Ci sono anime che queste confessioni spirituali le fanno frequentemente nella giornata. C'è un libro che riassume e facilita la santificazione. In esso si legge: ogni tanto ripeti a te stesso: Mio cuore, adesso dove stai andando? Ecco, si fa l'esame di coscienza, si orienta di nuovo con Gesù e si fa una confessione e una comunione spirituale.
Altro grande mezzo sacramentale è la Comunione. A che serve la Comunione? Ci unisce e ci incorpora a Gesù Cristo, porta l'unione dell'anima a Gesù, porta aumento di grazia, dà conforto e consolazione.
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La Comunione è l'unione di noi con Gesù; Gesù resta con noi sacramentalmente finché sono consumate le specie eucaristiche, ma spiritualmente resta in noi in continuità. Quando ci sono delle belle Comunioni, diceva Pio XII, Gesù diviene dominatore dentro di noi, cioè domina i pensieri che diventano pensieri di fede, domina i sentimenti, il nostro cuore conformato al Cuore di Gesù, domina la volontà, orienta tutto l'essere al volere di Dio, così che a poco a poco: «Vivit in me Christus»: è Lui che mi comanda e che mi guida (Gal 2,20).
Adesso si parla tanto di personalità, e sta bene formarsi un carattere, una personalità; questo è importante. Ma se si frequenta la Comunione, ecco che sopra la nostra personalità umana interviene la seconda persona della SS. Trinità. Che personalità divina allora! Per cui san Paolo diceva: «Mihi vivere Christus est»: la mia vita è Cristo (Fil 1,21). E cioè è Lui che vive in noi; i pensieri nostri sono i suoi, i desideri e i sentimenti del cuore sono i sentimenti del Cuore di Gesù, e i voleri sono quelli di Gesù. Sia fatta la volontà di Dio: «Padre, non la mia ma la tua volontà sia fatta» (Lc 22,42). Vedete allora, quelle giornate che alle volte pesano, quelle giornate che sono sempre uguali, con le stesse cose che si devono fare. E nelle giornate il lavoro o in famiglia, o in fabbrica, o in altre occupazioni varie. La vita con le medesime persone, le quali alle volte sono pesanti; quelle azioni stesse che si devono ripetere, e continuando a ripeterle alle volte divengono pesanti. Il terribile quotidiano viene chiamato il peso della giornata! Ma quando Gesù è con noi, il peso è soave, è leggero; perché è Gesù che lo porta, cioè Egli con la sua grazia ci sostiene. Questo per le anime che frequentano la Comunione e la frequentano con le dovute disposizioni.
Quanto alle disposizioni per la Comunione, già le sapete.
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Lo stato di grazia e la intenzione retta bastano per accostarci alla Comunione. Ma il frutto massimo della Comunione si ha nel ringraziamento. Quando Gesù, l'amico tuo, è entrato nella tua anima, non hai niente da dirgli? Non hai parole da scambiare con Lui? Quando si ama, le parole vengono da sé, e quanto più le parole che diciamo non sono prese dai libri, ma vengono dall'intimo nostro, tanto più dalla Comunione si trae profitto. E questo anche se diciamo parole ed espressioni molto semplici, ma che escono da un cuore che ama. Vedete, adesso vi stupirete un po', ma non voglio dire che dovete proprio fare così: sant'Alfonso voleva un'ora di ringraziamento. Chi è adesso che fa un'ora di ringraziamento? E allora dice: Almeno un quarto d'ora. Il frutto della Comunione si sente lì, ed è lì che la Comunione lascia quella consolazione, quel conforto, quel coraggio, quel fervore per portare il peso della giornata e santificare le opere.
Oh! quanto è importante la Comunione frequente, quanto è importante! Possibilmente farla al mattino; ma chi alle volte ha difficoltà di farla al mattino in parrocchia, avrà facilità di farla alla sera quando c'è la Messa vespertina. Però se si può fare al mattino è meglio; sì, perché nella Comunione ci si prepara alla giornata, mentre se si fa alla sera la giornata è quasi terminata. Se noi facciamo bene la Comunione al mattino, ecco, abbiamo una luce maggiore per la giornata, la luce di Dio che ci guida. «Lucerna pedibus meis verbum tuum»: è luce ai miei passi la tua parola (Sal 118,105). E poi abbiamo la fortezza, il coraggio, la serenità, la generosità. Se però non si potesse fare davvero al mattino, in qualche maniera supplisce la comunione spirituale; ma farla con raccoglimento, trattenersi un po' con Gesù, parlargli delle nostre necessità, esprimere il nostro amore, il nostro affetto, consegnargli tutto il nostro essere, mente, volontà e cuore. E domandare la grazia di vivere... in che modo?: «per Cristo, con Cristo, in Cristo, a Dio Padre Onnipotente, in unione dello Spirito Santo, ogni onore e gloria».
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Allora si cresce in Gesù Cristo, allora si ha la vera crescita in Gesù Cristo, perché c'è la purificazione dell'anima mediante la confessione e c'è il possesso di Gesù Cristo con la comunione. Egli si impossessa dell'anima nostra: «Si quis diligit me... ad eum veniemus et mansionem apud eum faciemus»: se uno mi ama, dice Gesù nel Vangelo, verremo in lui e dimoreremo in lui (Gv 14,23). Ma con Gesù viene anche il Padre e lo Spirito Santo; e allora c'è la Trinità in noi, e il nostro petto è un tabernacolo che va in giro, perché magari si è in giro per la casa, si è in giro per le faccende, al lavoro e nelle varie occupazioni dell' apostolato. Rispetta te stesso, tu sei un tabernacolo di Dio, la Trinità abita in te. Se vogliamo andare più avanti, sentiremo ancora di più la Trinità, che è Gesù stesso in noi. Ma sentire Gesù, Gesù è la via per vivere poi la vita trinitaria in noi. Siete un po' a conoscenza di suor Elisabetta della Trinità e di altri libri spirituali che spiegano abbondantemente questi concetti.
Tra di voi vi sono anime che sono molto ricche di grazia, anime veramente chiamate a grande santità. Volete essere tutte così? Lo stesso fatto di essere venute e lo stesso fatto di appartenere all'Istituto Maria SS. Annunziata è già un segno che dentro di voi c'è nostro Signore che lavora; è già un segno dell'abbondanza della grazia di Dio in voi. Queste grazie sono abbondanti e so che ci sono; fatele rendere al massimo. Il cento per uno. Non accontentatevi di una vita mediocre, ma mirate a una vita di fervore, a una vita veramente santa. Spirito di fede che domini l'anima; fiducia in Gesù Cristo, nei suoi meriti, nella sua grazia, e l'amore a Dio con tutto il cuore sopra ogni cosa e al prossimo come noi stessi nell'apostolato. Molte di voi hanno abbondanza di grazia; fatela rendere al massimo; perché il seme sta cadendo nel terreno buono ed ottimo.
Allora i frutti; il minimo è il trenta, meglio il sessanta, ottimo il cento per uno. La benedizione stasera sia proprio presa in questo senso. Penso domani mattina di celebrare la Messa per la vostra santificazione, applicandola per questo.
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Perché dappertutto dove sono stato quest'anno, nelle varie nazioni, cominciando dal Giappone, poi in Oriente, in Europa, e nell'America meridionale, dappertutto celebro la Messa per la santificazione della comunità in cui arrivo. Domani la Messa per la santificazione di ognuna di voi. Giacché siete ricche di grazia, il terreno è buono; mirate al cento per uno!
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