Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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18.
UNIONE CON DIO

La Chiesa in questo giorno in cui celebriamo la festa dell'Immacolata, ci fa pregare così: «Come la Vergine santissima fu preservata dalla colpa originale, così noi possiamo essere preservati dal peccato».
Per giungere quindi alla salvezza eterna, al cielo, Maria fu preservata dalla colpa originale per i futuri meriti di Gesù Cristo. Noi dobbiamo purificarci per i meriti già compiuti da nostro Signore Gesù Cristo e siamo stati purificati prima di tutto nel battesimo, grande grazia sempre da ricordare. Con la grazia allora ricevuta, con i doni della fede, della speranza, della carità allora ricevuti, celebrare sempre la memoria del battesimo, per rinnovare i propositi di vita cristiana. Propositi cioè di credere alla verità, istruirsi nella verità, seguire i comandamenti di Dio e pregare, costantemente pregare, e vivere uniti a Dio, frequentando i sacramenti in modo speciale.
La strada del cielo è chiara. Noi, creati da Dio, usciti dalle sue mani, dobbiamo ritornare a Dio; è un viaggio che si deve compiere perché siamo usciti da Dio, e a Lui dobbiamo ritornare. Lungo il viaggio si trovano tanti ostacoli, perché ci sono i cattivi esempi di tante persone, le cattive massime di tanti che parlano in modo mondano senza considerare le verità di fede, senza essere illuminati da Dio. Vi sono i pericoli che vengono dalle nostre stesse tentazioni di orgoglio, di attaccamento, di pigrizia, eccetera. Vi è il demonio che sempre tenta di ostacolare la nostra via, di impedire il cammino verso il cielo. Egli che, ribellandosi a Dio, è caduto nell'inferno, vorrebbe trascinare l'umanità intera nell'abisso in cui si trova.
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Trovando tanti pericoli, quale sarà il rimedio? Il rimedio è sempre la preghiera. L'aiuto ci deve venire di là, perché da noi stessi non possiamo avere un pensiero buono, un sentimento di fede; ma solo da Dio. «Non quod sufficientes simus cogitare aliquid a nobis, quasi ex nobis: sed sufficientia nostra ex Deo est»: Non che da parte nostra si possa rivendicare qualche cosa, come proveniente da noi, no, perché la nostra capacità viene da Dio (2Cor 3,5). Dio ci dà poi anche la buona volontà, cioè la grazia di volere il bene e di compierlo. Voi ne avete già la prova: avete pregato, i pensieri e i desideri buoni sono venuti, le buone risoluzioni le avete nutrite e dopo vi siete messe su una strada, la strada di Dio, sulla strada in cui vi assicurate il paradiso, di tornare quindi a Dio, non più in prova, ma in felicità e gaudio eterno. «Entra nel gaudio del tuo Signore» (Mt 25,23).
Della preghiera si potrebbero dire tante cose, ma bisogna notare che chi prega ha le grazie ed è illuminato da Dio. La preghiera è come il cibo per il corpo. Se uno non si nutre e comincia a saltare la colazione al mattino, poi il pranzo a mezzogiorno, la cena alla sera, che cosa potrà fare? Si sentirà stanco, senza forze e come potrà durarla? Se poi prolungherà il digiuno, sappiamo che questo può diventare fatale, si muore di fame, perché il corpo non è nutrito. Così è per l'anima. Quando invece il corpo si nutre bene, la funzione della digestione si compie bene, allora il corpo è nutrito, ci sono le forze per lavorare, per pregare, per fare le varie faccende che riempiono la nostra giornata.
La preghiera è ancora come il respiro, è chiamata il respiro dell'anima. La funzione del respiro si fa con due atti: il primo nel mettere fuori l'aria cattiva che è in noi e il secondo nell'attirare l'aria buona. Quando si prega, se si medita specialmente, si mette fuori l'aria cattiva, vanno fuori i pensieri cattivi, i sentimenti cattivi, i propositi cattivi, i desideri cattivi. Quei pensieri che magari si avevano, quell'oscurità che c'era nell'anima, quel travolgimento di spirito che forse ci disorientava, ecco, vanno fuori sotto la luce della preghiera, della meditazione, specialmente della meditazione e dell'adorazione.
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Quei sentimenti che erano di orgoglio, d'invidia, di attaccamento, o il troppo desiderio di stima degli uomini, svaniscono davanti a Dio, perché l'anima si orienta di nuovo verso Dio, che è il fine, l'oggetto del nostro amore. Così vanno fuori le cattive risoluzioni, i cattivi propositi; quella difficoltà che prima ci sembrava una montagna da superare, dopo invece ci appare un cammino se non facilissimo, almeno un cammino che, con la luce di Dio, si può fare. Sì, non si guarda più ai pensieri, ai sentimenti che si sono appresi dal mondo o che vengono dalle passioni; l'anima si calma e, se ha il pentimento, si mette con Dio e ottiene il perdono; tutto quello che formava il tumulto, l'agitazione interiore, il perturbamento dell'anima, viene a risolversi. L'anima è in pace, dopo che ha meditato un poco.
Così la meditazione è da paragonarsi pure al respiro dell'anima quando la persona ha messo fuori l'aria cattiva e introduce nel suo corpo dell'aria buona, del buon ossigeno, il sangue viene alimentato bene, viene purificato e allora nutre tutto il corpo e porta la salute a tutto l'organismo.
Vediamo così che la preghiera ben fatta porta la luce di Dio, porta in noi pensieri di fede, porta sentimenti di amor di Dio, desideri del cielo e della santità. Porta le buone risoluzioni e tutto ciò che ci sembrava molto difficile si affronta con l'aiuto di Dio, si sente di nuovo il coraggio e la buona volontà.
Alle volte ci fanno impressione quelli che non vivono bene, quelli che si danno al mondo, alle attrattive varie che vengono dal mondo; ma quando c'è la luce di Dio l'anima sente che è indirizzata al cielo e sente che deve fare quella strada. La grazia, poi, fortifica la volontà e si fanno propositi generosi.
La meditazione, come l'adorazione al SS. Sacramento, sono, da una parte, una purificazione continua e, d'altra parte, un'alimentazione spirituale continuata.
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Per questo, in tutti gli Istituti, siano religiosi o secolari, è prescritta la meditazione, perché senza la meditazione si hanno le influenze di tutto il mondo esterno che ci sembra una gran cosa e la luce di Dio si attenua; quasi quasi non ci si vede più e la persona è tentata di fare come fanno tutti gli altri. Come fanno tante persone che si conoscono? Come parlano tanti e come sono le massime che abitualmente si ascoltano? Allora l'anima resta come nell'oscurità, nel disorientamento; ma nella luce di Dio, attraverso la meditazione e l'adorazione, riprende il cammino. Ella sta a parlare con Dio e si trova bene adesso, si trova di nuovo con una luce che le assicura il buon cammino. Se invece continuava così, senza quella luce divina che le è venuta dal tabernacolo, che le è venuta dalla meditazione, era quasi sicuro che sarebbe andata nel fosso. «Lucerna pedibus meis verbum tuum» (Sal 118,105): È lampada ai passi miei la tua parola.
La luce di Dio! Difatti il Signore ci ha dato due consolazioni sulla terra, dice l'Imitazione di Cristo; una è la luce che viene dal Vangelo. Chi legge il Vangelo, chi legge il catechismo che ne è un commento, in sostanza un estratto del Vangelo, chi si istruisce religiosamente, riceve la luce del Vangelo. Il Signore ci ha dato il Vangelo. Poi ci ha dato l'Eucarestia, Gesù con noi. Come si sta bene a parlare con Gesù! Sebbene al principio costi un po' di fatica concentrarsi, dopo l'anima si sente come attirata e viene una certa serenità, viene un certo vigore nuovo. Dopo un quarto d'ora di comunicazione con Dio l'anima si sente ristorata, fortificata, confermata nelle sue buone risoluzioni e incoraggiata a percorrere la via che magari a volte è un po' stretta. Non è più tentata di prendere la via più larga, ma la via stretta che però conduce al Paradiso, alla santità, e quindi a guadagnare il massimo dei meriti. Per questo nella meditazione e nell'adorazione si devono chiedere tante grazie; fra le altre quelle di capire il valore della consacrazione a Dio e il valore dell'apostolato.
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Quando si compie la consacrazione a Dio? Quando uno vuole decidersi di seguire da vicino Gesù, vuole seguirlo nella povertà, nella castità, nell'obbedienza. Quando decide di seguire Gesù anche nelle contraddizioni e magari nelle persecuzioni e nelle derisioni degli altri, quasi si fosse persone singolari che non sanno vivere. Si capisce anche i1 Calvario e quanto giova e quanto sia prezioso il soffrire e l'immolarsi con Gesù per il Paradiso e per le anime. La consacrazione a Dio allora si capisce. Se non c'è questa intimità con Dio non se ne comprende il valore, perché «nemo potest venire ad me nisi Pater traxerit eum»: nessuno viene a me se il Padre non lo attira (Gv 6 44).
Ci deve essere Gesù che ci attira. Nella Famiglia Paolina si è sempre alimentata l'adorazione, perché il parlare con Gesù Crocifisso, con l'immagine, è già cosa grande; ma parlare con Gesù vivo e vero nel tabernacolo è una luce ancora più viva, è entrare nella persuasione che Gesù è lì, che ci sente e che di lì ci parla. Quindi in quei tempi, in quel momento si comprende che cosa ha fatto Maria da bambina quando si è consacrata a Dio. Anche se era bambina, era molto illuminata da Dio, quindi comprendeva il valore della consacrazione. Quante anime arrivano alla consacrazione a Dio appunto perché sono illuminate da una luce simile a quella che ebbe Maria nei suoi teneri anni!
Nella preghiera si comprende poi il valore dell'apostolato, il valore di salvare le anime, il valore del secondo precetto: «Amerai il prossimo tuo come te stesso». Si comprende il valore del catechismo, il valore degli aiuti agli infermi, il valore di una parola santa che si dice nell'ambiente familiare o nell'ambiente sociale, il valore dell'apostolato, in sostanza, per illuminare le anime, per ricordare loro il destino eterno, il Paradiso, e per ricordare i mezzi di grazia necessaria, vivere la vita soprannaturale. Queste sono grazie riservate alle anime interiori alle anime che sanno parlare con Dio, che sanno comprendere il valore della consacrazione a Dio, il valore delle anime per le quali Gesù Cristo ha dato il sangue e la vita.
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Quanto è preziosa un'anima se il Figlio di Dio incarnato ha dato il suo sangue e la sua vita per ognuna di esse! Sì, Gesù ci amò e andò a morire per noi.
Quando quest'orazione fatta di adorazione e di meditazione manca, facilmente si resta nell'oscurità; anzi non si comprende quasi perché altre anime facciano questo passo e magari si comprende soltanto quello che è essenziale per la salvezza; non si comprende quello che ci assicura meglio la salvezza e ottiene un premio ancora più grande. Perciò fare la meditazione e l'adorazione, parlare con Dio trattenersi con Lui, perché appunto il secondo mezzo che il Signore ci ha dato per trascorrere bene la nostra vita è se stesso. Gesù ci ha dato se stesso nell'Eucarestia, quindi comunione frequente, quotidiana, se si può; Messa frequente, quotidiana, se si può; e poi l'adorazione che, in qualche caso, si potrà anche fare a casa, orientandosi verso il tabernacolo della chiesa più vicina e pregando nel segreto della camera.
Quando l'anima si mette sola con Dio solo, indovina i sentimenti del cuore di Gesù eucaristico e pensa che Gesù dal tabernacolo, verso cui si orienta, fa arrivare la sua luce e il suo conforto, affinché l'anima sia costante e sempre più decisa nel buon cammino. Cammino che poi porterà a una morte serena. La devozione a Gesù eucaristico come consolerà in morte, quando Gesù verrà come viatico per l'anima! Incontrarsi allora con Gesù per fare il cammino dell'eternità con Lui. Egli è il compagno di questo grande cammino. Incontrarsi con Gesù che si è amato, che si è visitato nella chiesa, che si è ricevuto; incontrarsi con Gesù dopo che si sono ascoltate tante Messe, con Gesù che viene ad assisterci nella nostra ultima agonia.
Concludendo, diamo la massima importanza alla meditazione e all'adorazione. Si avrà la luce, la forza, la generosità, il desiderio di una vita sempre più perfetta.
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