Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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53.
I NOVISSIMI

La presenza di Maria SS. da una parte è gaudio, dall'altra parte è anche fiducia. Maria è là ai piedi dell'Altissimo, Ella è la nostra protettrice, la nostra madre celeste, la mediatrice della grazia. Ella ha l'incarico di distribuire la grazia che nostro Signore Gesù ha guadagnato con la sua morte in croce.
Questo ci porta a pensare ai novissimi nostri. La parola novissimi alle volte non è ben compresa. Sono le ultime realtà i novissimi: morte, giudizio particolare, Paradiso, purgatorio, inferno, risurrezione da morte, risurrezione della carne, giudizio finale, l'eternità. Sì, possiamo considerare queste che sono le realtà più sicure. Coloro che ci hanno preceduti nell'aldilà, già vivono queste realtà, e in parte già le hanno vissute. L'eternità si vive.
Noi dobbiamo vivere secondo la fede.
Per far bene gli esercizi ci vogliono due disposizioni senza le quali gli esercizi non avrebbero frutto, e con le quali, e a misura che sono abbondanti, sarà abbondante il frutto degli esercizi: umiltà che ci fa pregare, «da me nulla posso»; fede che ci fa sperare in Dio, la fede in Dio, nella sua grazia. Se da me nulla posso, con Dio posso tutto. E cos'è che possiamo tutto? Raggiungere quello che è il grande fine della vita, il Paradiso: santità e Paradiso.
Nel Concilio Ecumenico si insiste tanto su questo punto: tutti siamo chiamati alla santità ed abbiamo le grazie necessarie per raggiungerla. Quanto è consolante questa parola: tutti chiamati alla santità e tutti hanno la grazia per raggiungerla! Come è la vita allora? Qui considerare la vita in senso soprannaturale.
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Troppi ragionamenti ci sono, sempre in senso naturale; troppe preoccupazioni nella vita presente: le circostanze in cui si vive, le difficoltà che s'incontrano, le soddisfazioni che qualche volta proviamo, eccetera. Ma il soprannaturale è più reale di quello che è presente, di quello che è naturale. La nostra vita va considerata nel senso soprannaturale, secondo la fede. Siamo usciti dalle mani creatrici di Dio, siamo venuti su questa terra a fare qualche cosa, e poi lasciamo il mondo e torniamo a Dio. Ecco la vita che cos'è: l'inizio, il corso, la conclusione della vita presente, per entrare nella vita eterna, quella che è la vera vita celeste. Abbiamo sempre da vigilare per non staccare i due concetti: la vita presente e la vita futura. La vita presente è l'inizio; al di là la vita futura, la vera vita, la vita eterna che non avrà fine.
Gesù disse di sé: «Sono uscito dal Padre» (Gv 16,28). Il Figlio di Dio si è incarnato, mandato dal Padre, e venne su questa terra: «Sono venuto a fare quel che voleva il Padre», dice Gesù, cioè la redenzione del mondo. «Adesso lascio il mondo e torno al Padre». Questa è stata la biografia di Gesù e questa è la nostra storia. Già siamo usciti dalle mani di Dio, già stiamo nella vocazione, nella via che ci ha segnato Dio sulla terra, e stiamo avvicinandoci al momento finale, chi più presto, come per me, chi più tardi come per molte di voi, a cui auguro lunga vita. Lascio il mondo e vado al Signore, vado a Dio. Ecco il concetto soprannaturale della vita; considerarla sempre così. Infatti la vita presente si chiude con la morte. Chi più presto, chi più tardi. Ma se adesso anima e corpo fanno insieme il viaggio per l'eternità, con la morte si separa l'anima dal corpo: il corpo al sepolcro, l'anima al giudizio di Dio a ricevere quello che ha meritato.
Ecco, chi frequenta i sacramenti avrà più facilmente la grazia di confessarsi in punto di morte, di ricevere la Comunione, l'olio santo. È una grazia poter morire dopo aver ricevuto i sacramenti. Se uno vive sempre in grazia è sempre preparato a morire bene; ma la preparazione può essere anche migliore quando si ricevono i sacramenti.
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Nella preghiera che si recita per la buona morte si chiede al Signore, se è possibile, che non moriamo di morte improvvisa, ma che riceviamo i sacramenti che la Chiesa porta a coloro che sono infermi. Si passa all'eternità, si lascia tutto. Ecco, al camposanto ci basta un piccolo spazio per il corpo, e l'anima va a Dio. Anime che vanno all'incontro con Dio con la letizia segnata in fronte, e anime che passano all'eternità con pena, con ricordi che si fanno sentire nel profondo dell'anima. «Omnes nos manifestari oportet ante tribunal Christi»: tutti dobbiamo presentarci a Gesù Cristo portando quel che abbiamo di bene o quel che abbiamo di male (2Cor 5,10). E per grazia di Dio, per chi si confessa settimanalmente e si confessa bene, il male è cancellato. Rimane soltanto il bene, il quale bene, man mano che si compie, va sulle porte del Paradiso, dove troveremo tutto accumulato quel che è stato fatto, dal primo momento in cui abbiamo raggiunto l'uso di ragione fino all'ultimo respiro; tutto. Dio ci vede, Dio ci sente, Dio ricorda, Dio aiuta, Dio premia e il premio è poi eterno. Anche se la nostra fosse stata una vita di sacrificio, sarà ripagata da un premio eterno.
Fede ci vuole; fede. Considerare l'eternità, credere la risurrezione della carne, la vita eterna: l'ultimo articolo del Credo. E ricordarlo. Giudizio: tutto sarà esaminato. Maria ha subito il giudizio? Sì, ha subito il giudizio, ma il suo giudizio è soltanto in questo senso: di proporzionare la gloria, di proporzionare la beatitudine ai meriti, perché Ella non ebbe neppure la colpa originale, quindi tanto meno colpe attuali.
Ma l'esito del giudizio particolare quale sarà? Può essere l'esito felice, il Paradiso; l'esito più disgraziato, l'inferno; l'esito ancora buono, ma non quello immediatamente ed eternamente da godersi: il purgatorio. Arrivare con l'anima bella, senza macchia. Gli Angeli vestono di bianco. Ecco un'anima che è tutta bianca, che non ha nel suo abito bianco né strappi né macchie che la costringerebbero ad andare in purgatorio.
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Vedete, però, che essere eternamente con Dio vuol dire avere i pensieri della Trinità, i desideri della Trinità. E quali sono, in riassunto? Quelle anime che arrivano al piano più alto della vita, come sono arrivati anche un certo numero di santi: «Ad maiorem Dei gloriam»: quando si cerca soltanto la gloria di Dio. La sentenza più dolorosa è l'inferno. Oh, infelici! Il ricco Epulone morì e la parabola dice che fu sepolto nell'inferno.
Volete salvare anime? Pregate che tutti si salvino. Come Gesù: «Omnes homines vult salvos fieri» (1Tim 2,4). Avere nel cuore il desiderio che tutti si salvino. Ma poi ci possono essere macchie non gravi, strappi nella veste bianca e allora ci vuole un'attesa in purgatorio. In purgatorio per che cosa? O per le venialità, o per attaccamenti non del tutto santi, o perché non si è fatto penitenza dei peccati commessi. Quindi le sentenze possono essere tre: immediato Paradiso, attesa in purgatorio, ma già salve le anime; oppure la sentenza più infelice: la dannazione.
Passerà la storia e il mondo si conchiuderà; si conchiuderà con la catastrofe, ed ecco la fine. Allora sarà il momento in cui il Signore renderà giustizia ai santi e, d'altra parte, confermerà la pena eterna a coloro che sono morti ostinati, in peccato grave. «Sorgete, o morti, venite al giudizio!». Sempre dirlo con una certa riflessione quel penultimo articolo del Credo: credo la risurrezione della carne. Ed ecco che le anime che già sono salve in Paradiso vengono a trovare il corpo che hanno lasciato; le anime che sono cadute nell'inferno vengono a prendersi il corpo che avevano lasciato in morte. Le anime si uniscono ai corpi, ed ecco che si ricostituisce la persona; si erano separati anima e corpo, ma ora si ricongiungono. L'anima bella, l'anima santa, unendosi al corpo lo rende splendente come un sole, lo rende felice, lo rende leggero, ornato delle doti gloriose stesse che ebbe il corpo glorioso di Gesù Cristo risorto, il corpo glorioso di Maria che è in cielo. E i corpi che si riuniranno alle anime che hanno fatto una cattiva fine? Come sarà quella unione tra l'anima perduta e il corpo chiamato a penare con l'anima stessa?
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Il corpo sarà segnato dai peccati commessi, dai disordini della vita, che si porteranno a vista di tutti.
La risurrezione finale. «Sorgete, o morti, venite al giudizio!», perché gli Angeli hanno suonato le trombe rivolte alle quattro parti del mondo. «Sorgete, o morti, venite al giudizio!». Ed ecco che tutta l'umanità si riunirà per sentire la sentenza definitiva sul mondo. Per ogni anima già salva, la sua sorte è confermata; così per ogni anima perduta sarà confermata la sua sorte infelice.
Ecco come renderà giustizia il Signore. Qui vivono i buoni e i cattivi, la zizzania col buon grano; ma poi viene il tempo della mietitura, cioè il giudizio universale, e: «Tagliate prima la zizzania, legatela in fasci per bruciarla; il buon grano invece ammassatelo nel mio granaio» (Mt 13,29). Ecco, la separazione. I buoni alla destra, i cattivi alla sinistra. Tutto ciò che c'è di male nel mondo si raccoglierà là. Tutto il male! Pensate ai più orribili peccati, ai più penosi supplizi: a sinistra. E può essere separato un padre dalla sua figlia, la sposa dallo sposo, l'amica dall' amica. La separazione eterna. Da chi dipende? Dipende da noi il metterci alla destra con i buoni, o metterci alla sinistra coi cattivi. E può anche essere che uno si metta coi tiepidi. I tiepidi hanno prima fatto l'attesa per entrare poi in Paradiso, ma sono salvi; sì, muoiono in grazia di Dio.
«Andate, o maledetti, nel fuoco eterno» (Mt 25,41). I cattivi che hanno disprezzato i buoni, che li hanno perseguitati come hanno perseguitato Gesù Cristo, i martiri. «Ergo erravimus»: abbiamo sbagliato (Sap 5,6), grideranno quelli che hanno fatto il male e si sono ostinati. «Pensavamo che quelli che si mortificavano, che vivevano bene, fossero degli infelici, che fossero stolti, non sapendo godere la vita, ma invece loro sono stati sapienti e ora sono salvi». E noi? «Ergo erravimus»: abbiamo sbagliato e non c'è rimedio. Perché la sentenza è: «Discedite a me, maledicti, in ignem aeternum!» (Mt 25,41): fuoco eterno! E la sentenza di Gesù rivolta ai buoni: «Venite, benedetti, nel regno del Padre mio» (Mt 25,35).
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Ecco le due grandi schiere di uomini. In quale schiera ci troveremo? Secondo dove ci mettiamo: chi vive santamente, si mette con i santi; chi vive fervorosamente, si mette con le anime fervorose. Notate che poi Gesù, invitati i buoni, precederà gli eletti e li presenterà al Padre come trofeo della sua vittoria, e cioè quelli che ha conquistato con la sua morte in croce.
Adesso rifacciamo le domande. Ripetiamo ancora le otto parole: morte felice e morte infelice; giudizio con esito ottimo o con esito infelicissimo; risurrezione gloriosa o risurrezione ignominiosa; al giudizio universale a destra o a sinistra? La sentenza che darà Gesù ai cattivi, la sentenza che Gesù darà ai buoni: quale ci aspetta. La scegliamo noi, perché sta a noi metterci alla destra adesso, fra i buoni. E se sapessimo metterci pienamente alla destra con gran fervore di vita, allora ecco il gaudio eterno. Essere con i santi: i Patriarchi, gli Apostoli, i Martiri, i Confessori, le Vergini, i Santi tutti.
Allora la conclusione è questa: la Scrittura dice: «In omnibus operibus tuis memorare novissima tua» (Eccl 7,40): quando hai da fare una cosa, scegliere il bene e il male, ricorda i novissimi, cioè ricorda quella che sarà la fine e che sarà la fine in eterno. Sì, perché se noi per fare una cosa pensiamo alla fine, cioè all'eternità, chi è che non prenderà la parte buona?
Maria è in cielo gloriosa e là è attorniata dalle vergini. Guardare il cielo! Guardare il cielo! Persone che guardano solo la terra! Alzate gli occhi al cielo: là siamo chiamati! Maria assunta in cielo anima e corpo, dopo il terreno pellegrinaggio, lassù con Gesù alla destra del Padre Maria alla destra del Figlio. Avanti, coraggio! E al lume di questi novissimi prendere le risoluzioni, fare i propositi per conchiudere bene gli Esercizi spirituali.
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