Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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28.
FORME Dl PREGHIERA

Avete desiderato di prolungare la vostra permanenza qui, il che dimostra la buona volontà, il desiderio efficace di sentire ancora maggiormente la voce di Dio e di partecipare meglio alla sua grazia.
La preghiera può essere mentale, vocale e vitale. La preghiera vocale è quella in cui ha parte importante la voce, come la recita del rosario; invece la preghiera mentale è quella in cui non ha parte la voce, ma sempre vi è i1 lavoro della mente e il lavoro del cuore, cioè il lavoro interiore. Anche per la preghiera vocale si richiede l'attenzione della mente e l'affetto del cuore; ma nella preghiera mentale è tutto l'interiore che lavora, il quale può essere più o meno attivo. Quando cioè si lascia lavorare la grazia, si lascia lavorare il Signore che ha già preso possesso dell'anima e considera quest'anima con una certa intimità, una certa effusione di luce e di fervore e cerca particolarmente di stabilire con essa una santa unione di preghiera mentale. Tuttavia all'inizio, la preghiera mentale non è sempre facile. Quando si trovano molte difficoltà dopo aver riflettuto alquanto, si può anche aggiungere qualche orazione vocale per riempire il tempo, qualche mistero di rosario o qualche altra preghiera.
Vi è però un'altra preghiera e si chiama vitale. È la preghiera della vita che si fa con la vita e per la vita che si fa. Quando tutto quello che facciamo noi lo indirizziamo al Signore, e quello che facciamo è buono e guidato dalla retta intenzione, allora il lavoro è preghiera. Non ogni lavoro è preghiera, ma quando il lavoro è fatto in un certo modo, come ho detto, allora diviene preghiera.
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Si hanno cioè tre condizioni: primo, che il lavoro sia conforme alla volontà di Dio, sia buono; secondo, che sia fatto in grazia di Dio; terzo, che ci sia la retta intenzione.
Qui col nome di preghiera vitale si intende che il lavoro sia fatto per ottenere una determinata grazia o per noi stessi o per il prossimo, per le anime. Se, per esempio, quest'oggi offro la mia giornata perché tutte le persone care che convivono con me conchiudano bene l'anno, in quello che faccio vi è una continuata preghiera vitale. Conchiudere bene l'anno, in che modo? Con il pentimento di quelle mancanze che ci fossero state nel corso dell'anno e col ringraziamento delle grazie ricevute nel corso dell'anno. Quindi il Te Deum. Si può offrire la giornata di oggi o la giornata di domani per il fine che ho detto. Ma per domani si possono aggiungere o cambiare un po' le intenzioni. Per esempio, perché le persone care e alle quali abbiamo fatto gli auguri siano benedette nell'anno 1960, che conducano una vita buona, una vita retta, che evitino sempre il peccato e si indirizzino sempre in tutto al Cielo, alla salvezza eterna nel loro agire, nel loro pensare. Sì, allora abbiamo la preghiera vitale.
Nella preghiera vi sono tre guadagni. Cioè la preghiera può essere di domanda, e allora ha il valore impetratorio; può essere di penitenza, e ha un valore soddisfattorio; e vi è ancora un valore che riguarda solo noi, il valore meritorio. In ognuna delle tre forme di preghiera, vocale, mentale o vitale, vi è il valore meritorio, il valore soddisfattorio e il valore impetratorio. Il lavoro meritorio è quel merito che si guadagna con la preghiera per la pratica di pietà che si compie. Il merito è di chi fa l'orazione, non può essere ceduto a nessuno; è un merito che avrà la sua ricompensa eterna. Il merito di ogni azione buona e di ogni preghiera è sempre personale, non possiamo cederlo, e nemmeno Dio può togliercelo. È connesso con l'opera buona fatta, con la pratica di pietà compiuta.
Invece possono cedersi il valore soddisfattorio e il valore impetratorio. Il valore soddisfattorio è questo: la nostra preghiera soddisfa sempre un po' per i peccati.
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Noi possiamo soddisfare per i nostri peccati o per i peccati di un'altra persona, di un peccatore perché si riconcili con Dio. Soddisfare allora! Come hanno un valore speciale le indulgenze, così, quasi come le indulgenze, le nostre opere buone e le nostre preghiere hanno sempre un valore soddisfattorio, il quale può essere ceduto a un vivo o alle anime del purgatorio. Se viene applicato a un vivo bisogna sempre che costui, per goderne, si metta in grazia di Dio e allora il valore soddisfattorio servirà a coprire un po' delle sue responsabilità e delle pene che dovrebbe soffrire per i peccati commessi. Il valore soddisfattorio è libero, possiamo ritenerlo per noi e possiamo cederlo o a persone viventi o a persone defunte. E se va a un defunto che non fosse in purgatorio, il Signore l'applica, secondo la sua sapienza e secondo la sua bontà, ad altre persone che ne hanno bisogno.
Vi è inoltre il valore impetratorio. Questo valore può essere ceduto e può essere invece riservato per noi. Può essere cioè riservato per noi secondo le intenzioni e le grazie che intendiamo chiedere al Signore, e può essere ceduto a qualche persona vivente che ha ancora bisogno di grazie. Diversamente dal valore soddisfattorio che può essere ceduto alle anime purganti, il valore impetratorio non può essere dato alle anime del purgatorio. Invece alle anime del purgatorio il valore soddisfattorio può essere ceduto e qualche persona va fino all'atto eroico di carità.
L'atto eroico di carità che cos'è? È la cessione che una persona fa in suffragio delle anime del purgatorio di tutto quello che avrà ricavato o ricaverà nel bene che fa e nelle preghiere che eleva al Signore per tutta la vita. Non solo tutto il bene fatto in vita, ma ancora i suffragi che saranno offerti per lui dopo la morte. Prima però di fare questo atto eroico di cessione generale di tutto il valore soddisfattorio delle nostre opere e delle nostre preghiere, è sempre molto importante avere il consiglio di persone esperte, perché può darsi che si capisca bene, o al contrario che non si capisca bene.
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Per fare quest'opera occorre un lume particolare di Dio, e cioè avere la fede che se si aiutano gli altri il Signore aiuta noi. Se io cedo il valore soddisfattorio dei suffragi che mi manderanno le persone care rimaste su questa terra, il Signore applicherà a me, secondo la sua sapienza e il suo amore, altri suffragi oppure i meriti infiniti di Gesù Cristo, i meriti sovrabbondanti di Maria e dei Santi. Occorre però una grande fede; diversamente una persona potrebbe scoraggiarsi e a un certo punto sentire magari il bisogno, o almeno la tentazione, di ritrattare quello che aveva fatto. Ad esempio, venendo a mancare la mamma a cui si voleva molto bene, si ha una certa preoccupazione sulla sua sorte: potrebbe essere già in cielo o ancora in purgatorio. Allora la persona si trova nel dubbio, perché avendo fatto già la cessione di tutto il valore soddisfattorio, non può applicarlo alla mamma defunta. In questi casi bisogna innanzitutto fidarsi molto di Dio. Se una persona è stata molto caritatevole e la carità è la virtù maggiore, si può pensare che il Signore non sarà largo di misericordia con le persone che ci sono care? Il Signore lo sarà. Inoltre anche avendo ceduto il valore soddisfattorio delle preghiere e delle buone opere che si fanno in vita, si può sempre raccomandare al Signore quell'anima che ci è cara, semmai si trovasse in necessità di suffragi e, quindi, ancora nelle pene del purgatorio. In sostanza occorre una fede serena e chiara, perché dopo non ci sia un turbamento di spirito.
Dunque la preghiera sia vocale, sia mentale, sia vitale, ha tre valori.
Adesso chiediamoci: è necessario pregare? Sì, ma perché? È necessario pregare sia per la nostra santificazione, e voi volete essere sante perché avete mostrato il vostro impegno nel venire e anche nel prolungare la permanenza; sia per l'apostolato, per fare opere di bene a favore dell' umanità, a favore di altre persone che si trovano in necessità, sotto qualunque forma, in qualunque condizione. La preghiera è necessaria perché essa ci ottiene la grazia della santità.
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La grazia è la sostanza della vita soprannaturale e pregando possiamo ottenere ogni giorno l'aumento di grazia.
Poi vi sono ancora le grazie da ottenere; non solo la grazia, ma le grazie. Vi è distinzione fra grazie e grazia. La grazia che si chiama anche santificante è quella che aumenta i nostri meriti e quindi aumenta la gloria eterna. Invece le grazie, che si chiamano le grazie temporanee cioè attuali, sono quelle che ci aiutano a rimanere buoni, per esempio, a vincere una tentazione, a fare una mortificazione, a compiere i doveri della giornata, a fare quell'opera di zelo, di apostolato, a fare un sacrificio. Sono le grazie che ci aiutano a fare il bene attuale o a evitare un male attuale. La grazia santificante è l'accrescimento della vita eterna in noi. Come il bambino piccolo è vivo, ma non ha ancora la forza di un uomo di venticinque-trent'anni perché ha bisogno che si nutra, che cresca, che si difenda dalle malattie, che rafforzi la sua salute, si maturi, divenga cioè uomo; così con il battesimo abbiamo ricevuto la vita spirituale, cioè la grazia, ma prima della santità bisogna crescere ogni giorno, ogni giorno aumentare i meriti, cioè far crescere la vita di Dio in noi. Infatti il bambino che muore dopo il battesimo è salvo, ma è diversa la santità del bambino dalla santità, supponiamo, di sant'Alfonso de' Liguori che è morto a oltre 90 anni. Sant'Alfonso dopo aver tanto scritto opere di ascetica, di morale, dopo aver tanto predicato e confessato per tanti anni, quanti meriti avrà colto nel corso della sua vita! Così è della vita spirituale; si può crescere ogni giorno, ma questa grazia è un dono di Dio. Noi ci facciamo il merito, ma il Signore mette la sua compiacenza anche se in quel giorno ti senti un po' disturbata, con un certo nervosismo e tuttavia ti mantieni calma; ecco l'aumento di grazia interiore, un merito. E se la vita passa così facendo del bene, allora l'aumento di grazia è continuo, si arriva a una santità distinta.
Il Signore sceglie certe anime a cui aggiunge la santità taumaturga, ma questa non è necessaria.
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La santità taumaturga c'è quando una persona che è molto buona e santa è strumento del Signore per far certi miracoli. Il miracolo lo fa Dio, non che facendo il miracolo uno guadagni il merito per sé, un merito straordinario, ma fa un'opera buona. Dicendo a un'ammalata di alzarsi perché il Signore l'ha guarita, compie un'opera buona come quella di dare un bicchiere d'acqua a quella sorella, a quella persona che lo chiede; ma il miracolo è di Dio. Il santo taumaturgo è tale per una grazia del Signore. Il Signore si serve di lui per mostrare la sua potenza, come si serve del Sacerdote per consacrare l'ostia. La santità può essere anche più abbondante in un'anima che non fa prodigi, non fa miracoli, ma si sforza di crescere abitualmente. Ora questa grazia, questa vita soprannaturale è dono di Dio, e se noi la vogliamo, dobbiamo pregare.
Gesù ci ha detto che è venuto a portare la vita, cioè la grazia, e sempre più abbondante. Cosicché le anime che si arrendono a Dio, che si abbandonano a Lui, ricevono un continuo aumento di grazia e quindi la santità. Ma, si vede questa santità? Qualche riflesso c'è all'esterno, ma il più è occulto, nell'interno, e il Signore nel giudizio proporzionerà il premio allo stato di grazia e di santità di quell'anima in particolare. Quindi la preghiera è assolutamente necessaria, si tratta di un dono di Dio.
In secondo luogo la preghiera è necessaria anche nell'apostolato, perché abbiamo da operare e da portare del bene agli altri. Del bene materiale agli altri tutti possono farlo, anche uno che non sia cristiano.
Per esempio, in occasione di queste feste natalizie, molti mandano i panettoni, mandano dei regali e magari fanno un'elargizione ad un orfanotrofio, a un ricovero, di vecchi, eccetera; ma la persona non ha la grazia e quindi non guadagna il merito, perché non ha il battesimo. Così avviene anche per uno che vive in peccato mortale, non guadagna il merito per la vita eterna. Per fare del bene vero, che guadagni merito, ci vuole l'aiuto di Dio.
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Anche per fare il bene materiale, perché allora ecco cosa abbiamo: si pensa a una vocazione dell'Africa e alla fine dell'anno si manda un'offerta per le vocazioni dell'Africa, perché là crescano dei buoni giovani e arrivino al sacerdozio, alla vita religiosa, perché le giovani bisognose di sussidi possano arrivare alla vita religiosa. Allora si è mossi da un fine soprannaturale. Anche quando si scrive una lettera per rendere contenta quella persona, per portarle una parola di sollievo o un augurio, per mostrarle che le vogliamo bene, per portarle un po' di serenità, se tutto questo si fa per motivo soprannaturale, si acquista merito.
Inoltre chi si dedica all'Azione Cattolica, chi si dedica a fare catechismo, chi si dedica alle opere di culto, come sono le associazioni per l'adorazione eucaristica, ecco, volendo far del bene a queste anime deve pensare a portare del bene soprannaturale, a portare un aiuto spirituale. È necessario che queste persone siano docili, che i ragazzi ci obbediscano, prendano quei mezzi di salvezza che noi suggeriamo, e che quelle aspiranti, quelle beniamine, eccetera, crescano in virtù. Per tutto questo occorre la grazia. Perché quelle anime siano aiutate da Dio, per trasformarle in anime di Dio, non bastano soltanto le nostre parole, ci vuole la grazia di Dio. Quindi pregare per il nostro apostolato. Si tratta sempre di lavorare in un piano soprannaturale, quando vogliamo fare per noi dei meriti e quando vogliamo portare del bene spirituale alle anime che ci sono care. Quindi la preghiera è assolutamente necessaria. Chi prega si salva, chi non prega si danna. E anche quando una persona è bene avviata, se cessa di pregare, si ferma sulla sua strada e torna indietro, perché c'è il detto: «qui ad orationem non vadit, ad ruinam vadit», cioè chi non va a pregare, poi discenderà gradino per gradino verso la rovina.
Sempre è necessario pregare! Gesù non ha lasciato, diciamo, delle incertezze di interpretazione, «oportet semper orare et non deficere»: cioè bisogna pregare sempre e non lasciare mai (Lc 18,1). Ma cosa vuol dire questo sempre? Devo tralasciare le mie occupazioni?
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No, ma pregare tutti i giorni, quest'oggi, domani, tutto l'anno, questo mese, l'altro mese e un altro anno fino alla fine della vita. Adempiere tutte le pratiche, secondo il nostro stato, che prevede la meditazione, la visita al SS. Sacramento, il rosario. Pregare tutta la vita, non lasciare giorno senza preghiera, perché quel giorno è un giorno perduto, se non si è pregato nel corso della giornata, specialmente al mattino e si conchiude poi con amarezza alla sera.
«Et non deficere», cioè mai lasciare la preghiera. Quando il diavolo vuol vincere un'anima la disarma, cioè le toglie l'aiuto di Dio, tentandola a non pregare. Allora questa persona è debole e dinanzi alle tentazioni cade. Quindi è necessario pregare sempre e mai tralasciare. E questo pregare sempre, senza mai tralasciare, va interpretato come ho detto. Tutti i giorni pregare quanto è sufficiente, senza logicamente tralasciare le occupazioni ordinarie.
Ma si può aggiungere anche un'altra osservazione: se si trasforma la vita in preghiera, tutto quel che si fa diventa un'orazione e allora, materialmente anche si può dire, quella persona prega in continuità. Tiene il suo cuore unito a Dio; lungo il giorno dice delle giaculatorie, fa anche qualche comunione spirituale, o ricorda di nuovo il pensiero della meditazione del mattino, eccetera. Ecco che la sua giornata è così una continua orazione vitale. La preghiera nostra vale? Certamente. «Tutto quello che chiederete al Padre mio, dice Gesù, ve lo darò» (Mt 21,22). Poi abbiamo l'intercessione delle Vergine Santissima che unisce le sue preghiere alle nostre, e abbiamo l'intercessione dei nostri protettori, quelli di cui si porta il nome, o quelli che sono i protettori della Parrocchia, dell'associazione in cui uno si trova.
La preghiera è esaudita, ma ci vogliono tre condizioni; perché non qualunque preghiera è ascoltata dal Signore, ma la preghiera fatta bene. Per primo ci vuole la fede. Bisogna proprio credere che la preghiera è sentita da Dio, perché il Padre Celeste si piega ad ascoltare la preghiera di colui che si umilia e domanda con fiducia.
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Nel salmo si dice al Signore: «Signore, metti il tuo orecchio vicino alla mia bocca, per sentirmi» (Sal 16,6), come quando una mamma mette l'orecchio vicino alla bocca del bambinetto per capirlo. Il Signore richiede la fede, cioè di credere che egli è misericordioso, che è potente, che noi possiamo sempre domandare le grazie per i meriti di Gesù Cristo, anche se dobbiamo riconoscere la nostra cattiveria, ma ci sono i meriti di Gesù Cristo. Gesù è buono e viene ascoltato dal Padre Celeste. Ci sono anche i meriti di Maria e Maria prega con noi.
Bisogna credere che la preghiera non cade mai nel nulla se è fatta con fede. Però non inganniamoci e cioè non crediamo che il Signore ci dia proprio quello che noi chiediamo in particolare. Credere che il Signore ci ascolta sempre, ma o ci dà quello che chiediamo o ci dà di meglio. Egli ci ascolta come un padre sapiente, come un padre che ama. Se un padre ama il suo bambino e se questo gli chiedesse il rasoio che egli usa per radersi la barba, oppure una cosa che gli scoppierebbe in mano, il padre non ascolta il bambino; invece di dargli quello che gli farebbe male, gli darà invece un giocattolo, per esempio. Ho pregato per la guarigione del papà e non è guarito, è passato invece all'eternità! Noi preghiamo per i malati, ma se il Signore ci ascoltasse sempre, chi andrebbe in paradiso? Bisogna che a un certo punto si vada in paradiso, è la sua volontà. Il Signore ci concederà allora che il malato muoia bene e che quindi vada presto in paradiso. Mica si pensa che la vita eterna sia su questa terra; la vita eterna è di là. Quindi il Signore ci ascolta sempre e se non ci dà quello che chiediamo ci dà di meglio, anche perché, alle volte, domandiamo cose che non sono utili per la nostra salvezza eterna. Anche quando si domanda una grazia spirituale crediamo che sia proprio quella che ci occorra, invece tante volte non lo è. Se uno è orgoglioso, nella vita si rovinerebbe, e allora il Signore permette molte umiliazioni affinché arrivi all'umiltà, perché quando avrà l'umiltà procederà meglio e si santificherà assai di più. In sostanza, anche nelle virtù, il Signore darà quelle che vede più necessarie per noi.
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Abbandonarci nelle braccia di Dio. Pregare e poi rimettersi a lui soprattutto con la recita del Padre nostro che è la preghiera di fiducia, in cui si domandano grazie generali e in cui sono comprese tutte le altre grazie particolari; pregare con la Salve Regina, che è la preghiera di chi si sente in necessità: «Rivolgi a noi i tuoi occhi misericordiosi». Vi è anche la preghiera quasi dei disperati: «Ricordatevi, o piissima Vergine, che non si è mai udito al mondo che qualcuno sia ricorso a Voi, abbia chiesto il vostro aiuto e sia stato abbandonato. Anch'io mi sento in tante necessità e quindi animato da tale fiducia vengo a voi. Sebbene coperto di peccati, tuttavia so che voi siete la Madre delle misericordie e specialmente avete pietà dei figlioli che sono più malati». Come una mamma che ha diversi figlioli volge le sue premure verso quello malato perché gli altri stanno bene, così Maria. Aver grande fiducia nel Signore, non dobbiamo mai dubitare; chi dubita non riceve. «Postulet autem in fide», la Scrittura ci invita a domandare sempre con fede (Giac 1,6), perché chi non ha fede non è degno di ricevere, non può ricevere. Ci vuole questa condizione.
Altre condizioni della preghiera sono l'umiltà e la perseveranza, ma adesso è già trascorso il tempo e non voglio stancarvi.
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