Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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46.
INVITO ALLA VITA COMUNE

Nel Vangelo si raccontano due parabole e cioè: Un uomo scoperse in un campo un gran tesoro, ma il campo non era suo e desiderava di acquistare il tesoro. Allora coperse il tesoro con la terra, quindi andò dal padrone del campo, gli domandò che vendesse a lui il campo, senza dirgli del tesoro che vi era nascosto. Il padrone gli chiese un prezzo alto e lui aveva poco denaro; ma andò a casa, vendette tutto ciò che aveva: i mobili, e poi col poco denaro che aveva radunato, i pochi beni che aveva, mise insieme la somma necessaria, comprò il campo e così divenne anche padrone del tesoro che c'era nascosto (Cfr. Mt 13,44).
Il tesoro è precisamente il Cielo, il tesoro che avete scoperto, Gesù, il tesoro, lo sposo dell'anima e l'avete scoperto nel mondo, in questo mondo che è un campo così vario.
La seconda parabola è questa: Un uomo voleva comprare delle perle preziose (era negoziante). Di perle ce ne sono di tutti i prezzi: alcune perle sembrano perle, ma sono poco più del vetro comune. Trovò finalmente una perla bellissima, pregiatissima, di immenso valore. Ci volevano molti soldi, e per comprarla andò, vendette tutto, mise insieme la somma e acquistò la perla. Era la più preziosa che si fosse trovata e così diventò ricco (Cfr. Mt 13,45-46).
Voi nel deserto di questo mondo avete trovato Gesù, lo sposo a cui volete dedicarvi. Avete fatto la scelta con grande sapienza e avete detto: vendo tutto, cioè lascio tutto facendo anche il sacrificio di staccarmi dalla famiglia, non pensando neppure a formarmi una famiglia. Le tre rinunce di chi si consacra a Dio, cioè: lasciare i beni della terra, che è poca roba; secondo, lasciare la famiglia e non pensare a formare la propria famiglia, quindi il celibato; terzo, lasciare la propria volontà.
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Queste sono le tre rinunce della religiosa, della persona che si consacra a Dio, perché voi dovete essere più amanti di Gesù che non le suore di vita comune. Per arrivare alla vita degli Istituti Secolari, dovete cercare lo sposo come vostro tesoro e lasciare tutto il resto. In sostanza dovete rinunciare all'egoismo, all'amor proprio e dovete abbracciare Gesù come il vostro amore, il vostro sposo.
Ora, che cosa devo dirvi? Devo dirvi che se volete essere Annunziatine, come già siete, se volete fare il gruppo delle Annunziatine che devono poi lavorare per formare le altre Annunziatine, occorre che abbracciate la vita comune. Quindi il vostro voto di obbedienza deve essere molto più profondo. In sostanza, chi vuole fare la vita di Annunziatina fuori di comunità, può stare a casa, scegliersi il suo apostolato ed esercitare quello; può anche lavorare presso la SAIE, a Torino, per l'apostolato. Se però si vuole entrare anche in vita comune, allora è necessario proprio fare la vita comune come le religiose; quindi unire la libertà che avete come Istituto Secolare e fare la vita comune, la quale porta a un merito di più. Si comprende allora come vi dedichiate a Gesù per intero, come unico amore del vostro cuore. Ma forse qualcuna ha portato ancora il suo io, non Gesù del tutto; non ha ancora fatto Gesù totalmente padrone del suo cuore.
Adesso bisognerebbe che rifletteste e poi mi comunicaste la vostra scelta prima di concludere questi giorni di esercizi. Oh, Annunziatine sì! Ora si tratta di scegliere proprio la vita comune, in obbedienza comune, come le suore nel loro Istituto, aggiungendo quindi a quel voto di obbedienza che fate come Annunziatine anche l'impegno di fare la vita comune.
Quindi si può essere Annunziatine come ce ne sono altre a Torino, le quali vivono in pensioni o a casa propria e compiono presso la SAIE il loro apostolato.
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Ci potrebbe anche essere il caso di una Annunziatina che faccia solo la pensionante presso la SAIE, cioè è Annunziatina che osserva i suoi voti, è libera nell'apostolato dopo quel che ha fatto come ufficio presso la SAIE, poi vive in pensione alla SAIE stessa o fuori, o a casa propria. Quindi bisogna scegliere.
Intanto, perché proviate, vi abbiamo assegnato una suora, alla quale si dovrà ubbidire per esercizio, per vedere se poi voi siete capaci a fare un gruppo e fra voi avere una eletta. Una volta scelta, si dovrà essere obbedientissime verso di lei. La persona adatta sarà eletta quando si vedrà il momento giusto. Ma vorrei che mi capiste in questo.
Il vostro impegno di Annunziatine non include la vita comune, l'Istituto non è impegnato a prendervi nella vita comune. Potete essere pensionanti presso la SAIE, come potete vivere fuori, pur avendo già i voti. Una può avere maggior libertà: invece di andare alla Messa alle 6, può andare, non so, alla Messa delle 6,30, invece che al sabato sera fare qualche cosa per istruzione in vita comune, come abbiamo stabilito, sarà libera di fare altro. Oh, sia chiaro: se si vuole si può aggiungere allo stato di Annunziatina, che è stato religioso, anche la vita comune che vi guadagna più meriti. Ma la vita religiosa comune ha il gran sacrificio di stare proprio giorno per giorno sottomesse, dipendenti e unite nella pietà, nella osservanza della povertà, nella osservanza della delicatezza di coscienza, delicatezza, voglio dire, nella sensibilità; e poi l'obbedienza propriamente. Se si vuole, si può aggiungere la vita comune; altrimenti, se una non si sente di fare tale scelta, può essere pensionante, o può essere Annunziatina fuori.
Però è arrivato il momento di domandarsi: mi sono donata tutta? Ho portato tutto a Gesù? Chi si sente di arrivare lì, allora osserverà l'obbedienza verso la suora. Più tardi sarà l'obbedienza a una di voi, quando cioè ci sarà una talmente virtuosa, talmente istruita e veramente capace di dirigere. Perché è inutile nominare i Superiori se poi non si obbedisce.
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Non solo la superiora non fa la superiora, ma non adempie il suo dovere ed è meglio se rinuncia, perché deve anche disporre come si dispone in comunità; e poi si creerebbe un impegno che non si mantiene. Perciò le altre bisogna già che siano abituate; ci vuole una specie di noviziato qui, per fare la vita comune. La vostra obbedienza, sotto un certo aspetto, ha più meriti che l'obbedienza comune; ma se ai meriti dell'obbedienza che avete come Annunziatine volete aggiungere questo della vita comune, bene. Altrimenti una può essere, ho detto, come pensionante ed è meglio che si metta a parte, perché non lascerebbe camminare il gruppo in quella perfezione, per formare poi quelle che un giorno formeranno le altre Annunziatine. Perché noi, i sacerdoti, dovremo predicare gli esercizi; invece tutta l'organizzazione dell' Istituto deve passare a voi, eccetto quello che è la dipendenza dal Superiore Generale della Società San Paolo, perché il Papa vi ha messo come Superiore Generale il Superiore della Società San Paolo.
Io spero di aver detto tutto chiaro; se invece avete dei dubbi potete chiedermi spiegazioni anche in pubblico, o potete chiedermi spiegazioni in privato, e potete dirmi il vostro parere. Io non ambisco che siate tutte dalla mia parte, ma chi vi entra lo deve fare volenterosamente. E chi non può fare questo passo della vita comune così stretta, non lo faccia, perché già fa l'obbedienza come Annunziatina. C'è da aggiungere un merito, ho detto, a fare la vita comune, che non distrugge il merito antecedente, ma ne aggiunge un altro. Come, per esempio, una Annunziatina dice: io sono Annunziatina, ma voglio consacrare le mie giornate e il mio lavoro, la vita religiosa, i rinnegamenti che devo fare, per la santificazione dei sacerdoti; è Annunziatina ma ha quel carattere lì: vittima per la santificazione dei sacerdoti. Ecco il vostro carattere: vogliamo la vita propriamente comune. Scegliete bene, con calma. Se qualcuna vorrà parlarmi sono a vostra disposizione; oggi sono tutto il giorno qui.
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