41.
L'ANNUNCIAZIONE
È bella questa giornata; sia una giornata tutta fervorosa, tutta santa, in letizia; di quella letizia che viene dall'intimo, cioè quando vi è la comunicazione stabile tra le anime e Gesù. Viene dall'intimo. Vedete quale privilegio per i Gabrielini e le Annunziatine. Tre volte al giorno si ricorda, con l'Angelus, Maria, la quale riceve l'annunzio dell'Incarnazione e acconsente. È la giornata più bella dell'umanità: deve essere anche bella per voi. La giornata più utile per l'umanità, quando il Figlio di Dio si fece uomo, assunse l'umana natura. E allora non vi è altro modo più facile che ricordare quella che è la grazia della vocazione alle Annunziatine. Tre volte al giorno. Avete fatto una preparazione con un triduo di predicazione e certamente avete ricavato un buon frutto, un frutto stabile.
Le grazie all'umanità, la salvezza all'umanità cominciano proprio là, nella casetta di Nazaret; una casetta umile dove viveva una fanciulla, la quale fino allora aveva solo atteso alla sua santità personale. E da quel momento, «Verbum caro factum est», ella entra in una santificazione più alta, in una missione tutta particolare. La sua vita è particolarmente legata a Dio, legata alla missione del Figlio di Dio incarnato in lei. Una via che è stata sempre bella, ma da quel momento questa via, che pure è in continuazione, sale più in alto, in maggior salita, maggior santità, verso una maggior perfezione; più elevata verso una missione tutta particolare, tutta straordinaria, che non avrà mai più l'umanità.
Ecco, appare san Gabriele, l'Arcangelo dell'Incarnazione che già era apparso a Daniele profeta, e già era apparso a Zaccaria.
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Com'è l'atteggiamento? Tutto di riverenza, tutto di rispetto verso quella fanciulla. E con grande umiltà, che è verità e dolcezza, la saluta. Ma non osa, al primo apparire, pronunciare il suo nome. Dante dice: «Parea Gabriel che dicesse ave», tanto era un saluto umile, fiducioso, rispettoso, a colei che era predestinata ad essere regina degli Angeli. «Ave gratia plena, Dominus tecum»: Sii benedetta, piena di grazia, il Signore è con te.
Ecco, ricordiamo sempre che se i nostri Rosari e i nostri Angelus vengono presentati a Maria per mezzo dell'Arcangelo, saranno più accetti, perché Maria ha un amore, una riconoscenza particolare all'Arcangelo Gabriele per l'annunzio che egli le aveva portato: la grande missione, la grande maternità. Quindi le nostre preghiere presentate a Maria dall'Arcangelo saranno accolte con maggior tenerezza, quindi più facilmente esaudite. D'altra parte è sempre molto bene ricordare al principio del Rosario la scena dell'Annunciazione. Il Rosario comincia appunto col mistero dell'Arcangelo Gabriele che appare a Maria: l'Annunciazione. Tutto il Rosario sarà poi più accetto a Maria e sarà anche più facile recitarlo con raccoglimento, con devozione.
Poi l'Arcangelo le comunica la sua missione, e cioè che ella non doveva temere, ma che era stata eletta a diventare la madre del Figlio di Dio. Le dà questo grande annuncio, da cui ha origine la grande dignità di Maria. Tutti i privilegi che ha Maria procedono da quel privilegio che è la divina maternità: Madre di Dio. Se Ella fu concepita immacolata e se ella poi sarà assunta in cielo, questo è appunto per l'onore e per il privilegio grande della divina maternità. Gli altri privilegi sono in funzione della divina maternità.
Grande fiducia. Nella prima parte dell'Ave Maria è scolpita, diciamo così, la missione dell'Arcangelo. Nella seconda parte la missione di Maria: «Santa Maria, Madre di Dio». Suppone già avvenuta l'incarnazione. «Prega per noi adesso, nella nostra vita, e prega per noi nel momento della morte nostra».
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Ecco, onorare questo grande privilegio. Tutta la potenza di Maria presso Dio dipende appunto dal fatto che è Madre di Dio. Perciò la nostra preghiera sia umile da una parte, ma anche piena di fiducia.
In terzo luogo Maria acconsente: «Ecco l'ancella del Signore, sia fatto di me come mi hai detto». Maria si dichiara serva di Dio. Non poteva chiamarsi peccatrice, perché ella non aveva né peccato originale, né peccati attuali; ma si umilia quanto poteva umiliarsi. Serva di Dio, sì.
Che cosa vuol dire essere serva di Dio? Vuol dire essere a servizio di Dio, di questo padrone e padre che è il Signore, il padre nostro che è nei cieli. Vuol dire fare la sua volontà. E chi compirà la sua volontà sarà un servo fedele. Quando poi si presenterà al tribunale di Dio, ascolterà le parole: «Servo buono e fedele, entra nel gaudio del tuo Signore». Servo di Dio. Serviamo Dio chi in uno stato chi in un altro; ma siamo tutti servi di Dio. Facciamo in modo da meritare l'elogio: «Servo buono e fedele». Buono vuol dire che ascolta; fedele, che ascolta sempre, per tutta la vita. Non una cosa che ci piace e l'altra no; ma tutto quello che piace al Signore. E il proposito è sempre: servi di Dio. Siamo servi inutili. «Quod debuimus facere, fecimus»: abbiamo fatto il nostro dovere (Lc 17,10). Servi buoni, docili; tutta, solo e perfettamente la sua volontà; tutta, non una parte, non tardare, non oggi sì e domani no. Tutta la volontà di Dio: quando parliamo e quando operiamo, quando si è soli e quando si è alla presenza di altri, quando si è in apostolato e quando si è in chiesa; servi di Dio sempre.
Non vergognarsi di servire anche gli uomini. Ci sono persone che sono diligenti e premurose a servire, e tanto più diligenti e premurose a servire Dio. Donarsi tutti, senza capricci in mezzo, non tirare fino a un certo punto e poi basta, non mescolare un po' di gloria di Dio con la nostra volontà, cioè con i nostri capricci, assecondando la nostra umanità. Da bambine avete fatto la volontà di Dio, ora continuate umilmente a fare la volontà di Dio; anche se il tempo cambia, cioè un giorno è tutto splendido, illuminato da un bel sole, e un altro è nuvolo, nuvolo nella testa.
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Quante volte abbiamo le nuvole nella testa; e qualche volta piove e grandina anche! Qualche volta possiamo anche ricevere dei torti, essere insultati, magari calunniati: le tempeste. Verranno anche le malattie, le prove intime; ma sempre fare la volontà di Dio, e andare avanti con fervore. La stessa opera può guadagnare cinque di merito e può guadagnare dieci, a seconda dell'amore che c'è nei nostri cuori. Questo amore che cosa vuol dire? Una sensibilità? Qualche volta sarà anche accompagnato dalla nostra sensibilità; ma ciò che conta è la retta intenzione, l'amore puro, solo per Dio.
Inoltre compiere bene, come servi buoni, quello che dobbiamo fare. Una serva che si comporta male, grossolanamente, con la sua padrona, fa un servizio poco gradito, sopportato magari. E se noi servissimo il Signore grossolanamente, senza le delicatezze, le finezze di un amore puro, santo, come sarebbe il nostro servizio? Servizio quindi umile, delicato, garbato verso Gesù, verso Maria. Voi siete diligenti nel togliere la polvere dai banchi in chiesa; siate delicate anche nel togliere ogni polvere dal cuore, purificandovi sempre più. Compiere un servizio veramente filiale.
Ricordarsi che le Annunziatine hanno da riparare i peccati di ateismo, che è il peccato moderno, come si dice. Quando si nega Dio, si nega la Madre di Dio di conseguenza, perché se non c'è Dio non ci può essere la Madre di Dio. Quindi viene anche riparato indirettamente il peccato contro la Madre di Dio, ma che finisce sempre in Dio. Ogni peccato va contro Dio. «Padre nostro che sei nei cieli»; «Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore e Signore del cielo e della terra»; «Vi adoro, mio Dio, e vi amo, perché mi avete creato e conservato», e mi avete chiamato, con una vocazione particolare, al vostro servizio per riparare i peccati e domandare la conversione per gli atei. Che la luce di Dio penetri in tutte le anime.
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E allora, questa è la vita eterna: conoscere il Padre e conoscere il Figlio: «Ut cognoscant te solum Deum verum et quem misisti Iesum Christum» (Gv 17,3). E se si va a Maria, si conoscerà anche il Figlio suo e si conoscerà il Padre celeste.
Avere sempre questa intenzione di riparare il peccato di ateismo e di riparare l'offesa che si fa anche alla Madre di Dio. Che la preghiera dell'Angelus ripetuta tre volte al giorno, sia di riparazione e il primo mistero gaudioso ben recitato servirà anche per questo. Poi ci sono riparazioni varie: riparazione di preghiera, la riparazione con la vita, e la riparazione con l'apostolato.
Avete cantato la lode: «Com'è bello questo dì». Sarà bello, lieto e fruttuoso, nella misura in cui sarà santo. Avete cominciato bene, e tutta la giornata sarà illuminata dal sole divino, anche se il sole facesse il broncio e non volesse farsi vedere. C'è il sole divino, Gesù. Abbiamo come due luminari: il sole, Dio; e Maria, figurata dalla luna. Maria illumina specialmente nelle notti dell'anima.
Bello è il titolo «Annunziatine», perché ricorda il gran giorno, il miglior giorno dell'umanità, di tutta la storia umana: il giorno dell'Annunciazione.
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