Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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67.
DISCIPLINA INTERIORE

Stasera la considerazione riguarda la disciplina: disciplina personale e sociale, sia perché dobbiamo evitare il male, sia perché dobbiamo fare il bene, individualmente e socialmente.
Disciplina in noi stessi. Sappiamo che vi sono le tendenze spirituali e le tendenze carnali; vi è come una lotta nel nostro intimo. Allora è necessario che guidiamo noi medesimi, con una disciplina ferma e con l'aiuto della grazia, perché non siamo vinti nella lotta che è dentro di noi: deve vincere lo spirito e non la carne.
Disciplina interiore. Noi dominiamo i pensieri, la mente? Pensieri retti o pensieri non buoni? Pensieri retti che riguardano Dio, riguardano la carità, la virtù. I pensieri possono essere contro la fede, contro la carità, contro la castità e, possiamo dire, contro ogni virtù. Quanto tempo viene perduto con i pensieri vani ed inutili!
Dominare l'interno: i sentimenti che possono essere retti, in ordine a Dio e in ordine alla virtù, alla santità, in ordine al prossimo. Ecco però che vi sono i sentimenti di orgoglio, di invidia, di desideri pericolosi. Dominare il cuore! Disciplinare il cuore e disciplinare la volontà, la quale deve camminare secondo il volere di Dio. Se la forza delle passioni dominasse la volontà, allora saremmo nella via che conduce al male. Disciplinare l'interiore: la fantasia, per non ricordare e riprodurre in noi cose che si sono lette, che si sono sentite, che si sono vedute; così dominare la memoria: ricordare ciò che impariamo di bene, le prediche, i consigli, gli avvisi del confessore, eccetera. Disciplinare la nostra volontà: alle volte si trovano persone che sono come in un'anarchia continua, vogliono e non vogliono, vogliono il bene e vogliono il male.
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Avere un carattere ed essere disciplinati interiormente! È più facile scoprire l'esterno se si è disciplinati, ma l'interno è più difficile da scoprire.
Disciplinare i sensi esterni. Gli occhi, che devono servire a quello che è necessario per la nostra vita e allora usare gli occhi sempre in ordine a quello che è utile, in ciò che serve per il prossimo, per il bene. Disciplinare gli occhi, perché vedendo ciò che è male creiamo a noi stessi le tentazioni.
Disciplinare l'udito: non ascoltare quello che è male; ascoltare e fare tutto quello che è utile per la vita sociale.
Disciplinare la lingua, che può portare beni immensi a noi stessi: come la preghiera, il confessarsi bene, e altre cose. Con la lingua possiamo portare il bene, illuminare, esercitare la parola che il Signore ci ha dato. Usare santamente la lingua.
Poi il gusto, che non deve essere quello che decide di prendere tanto o poco, eccetera. Prendere secondo il bisogno che serve per il bene fisico, perché, anche se una medicina è amara, non è secondo il nostro gusto, ma serve per la nostra salute. Mortificare il tatto, il corpo. Il riposo sia il necessario; dominiamo le attività che dobbiamo esercitare. Dominare noi stessi.
Non assecondiamo quello che è la passione, quello che porta al male. Invece utilizzare tutte le nostre forze intellettuali, interiori, dei sensi interni e di quelli esterni. Ecco, disciplinare noi stessi: questo significa essere retti ed essere di carattere, essere veramente cristiani in tutto, non solo cristiani in chiesa, ma in tutte le cose e in tutti i posti essere uomini retti, cristiani. Se consacrati a Dio, occorre una disciplina anche maggiore: disciplina che riguarda la povertà, che riguarda la castità, che riguarda l'obbedienza. Disciplinarsi: la rettitudine in tutto.
Oltre a questa disciplina individuale, personale, occorre anche la disciplina sociale. Adamo ed Eva erano in società, società coniugale: Eva ha rovinato Adamo.
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Occorre che vi sia la disciplina nella vita sociale. In primo luogo questa disciplina riguarda la convivenza quotidiana. In qualunque ambiente si vive, in famiglia, in società o in vita comune, occorre una disciplina, perché la nostra vita esteriore impone la mortificazione. La vita comune ha i suoi vantaggi, ma occorre la disciplina sociale, o nella famiglia o dove quotidianamente si vive. Disciplinarci nella società. Essere di esempio nella vita cristiana, non di cattivo esempio; comportarci degnamente, in maniera che siamo di edificazione al prossimo.
Se poi si è già consacrati a Dio, allora è necessario che la vita religiosa sia ben seguita. Se è ben seguita ha una influenza salutare; e se la vita non è seguita rettamente, è di cattivo esempio. Vi sono nella società anche scandali, e guai a colui che dà scandalo ai piccoli. Dice Gesù nel Vangelo: «Sarebbe meglio per lui che gli si legasse al collo una macina da mulino e si gettasse nel mare, piuttosto di scandalizzare uno di questi piccoli» (Lc 17,2). Dobbiamo essere coerenti in quello che impone la vita cristiana, la vita religiosa.
In società voi vi dedicate tutte a qualche apostolato. Ecco, dobbiamo disciplinarci: non prendere troppe cose a cui attendere, ma fare quel tanto che si può fare e si può fare bene. Anche il bene va fatto bene. Poi ancora: in società civile disciplinare un po' tutto, cominciando dal vestito e poi arrivando alle cose più delicate. Bisogna trattenersi da certi divertimenti, da quello che può essere il cinema, il libro, il romanzo, quando questo è pericoloso. Dobbiamo astenerci da quello che è pericoloso, e che la nostra vita sia di esempio, perché l'esempio vale di più della parola stessa, dell'esortazione stessa.
In società ci troviamo alle volte in ambienti buoni, cristiani e ci è facile vivere santamente. Quando invece ci si incontra in ambienti non esemplari, anzi scandalosi e cattivi, allora ci vuole fortezza, sia per evitare, sia quando è possibile, anche per correggere.
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È più facile venir trascinati dal male che non essere portati a quello che è il bene e a quello che santifica. Disciplinare la nostra condotta, la nostra giornata, gli ambienti in cui viviamo e la nostra vita medesima, la nostra vita personale. Chi ama il pericolo, perisce nel pericolo. Evitare tutti coloro che sono di cattivo esempio e che portano al male. Gesù avvertiva i suoi uditori, le turbe, di guardarsi dal seguire quella che era la vita dei farisei, di coloro che volevano fare da maestri, dicevano il bene e poi non operavano il bene
Ora, dovendo concludere gli Esercizi, formarci un programma di vita: come guidare noi stessi e come comportarci negli ambienti in cui dobbiamo vivere, sia nella vita di famiglia, sia nella vita religiosa, sia in società civile e in tutti gli ambienti in cui possiamo trovarci.
Con il buon esempio molte cose servono a portare edificazione in mezzo a tutti. Coloro che conoscono persone che sono rette, giuste in tutto e sono di esempio buono, allora sono come tanti ammonimenti per chi vede e per chi sente.
Vediamo poi, oltre che stabilire la nostra vita sociale dobbiamo ancora aggiungere: possiamo operare e fare un maggior bene nella nostra vita? Di tutti i talenti che il Signore ci ha dato dobbiamo renderne conto. Chi ha più intelligenza, chi ha più salute e chi ha più qualità o mezzi. Tutti i talenti occorre utilizzarli, perché c'è quella parabola nel Vangelo, che ben conoscete.
Quindi usare i nostri talenti, usarli per quanto è possibile, per la nostra santificazione, disciplinando noi stessi, e poi operando per la salvezza delle anime.
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